In questa giornata densa di articoli, concludiamo con quello che abbiamo provato dell'Early Access di Into the Dead: Our Darkest Days. Questo survival di PikPok lo avevamo già visto e commentato durante l'ultima Gamescom, e già al tempo ci aveva incuriosito e messo la voglia di continuare a seguirne gli sviluppi. Oggi possiamo finalmente parlare di quello che è il prodotto quasi completo, al quale mancano solo alcuni aggiornamenti che verranno introdotti nel corso di questo Early Access, che durerà tra i 12 e i 18 mesi, durante i quali verranno applicati vari aggiornamenti secondo la Roadmap recentemente rilasciata.
Into the Dead: Our Darkest Days è un titolo 2D a scorrimento laterale con una grafica dai colori che rimandano agli anni '80 e che prende spunto da This War of Mine e ne evolve il sistema dal punto di vista meccanico, per poi trasporlo in un contesto completamente diverso: il mondo è stato invaso da un'epidemia zombi, che ha catapultato delle persone normali in un ambiente che li vuole morti e nel quale saranno costretti a uccidere per sopravvivere.
Partendo quindi da una delle cinque coppie disponibili per iniziare, dovremo gestire il tempo dei nostri superstiti, diviso tra giorno e notte, così che siano sempre al sicuro dall'ondata di non-morti e soddisfatti nei loro bisogni primari. Tutto questo mentre cerchiamo indizi che ci portino a sviluppare un Piano di Fuga dalla cittadina texana nella quale ci ritroviamo.
Il titolo di PikPok colloca al centro del suo gameplay la gestione delle risorse, nelle quali sono inclusi i sopravvissuti stessi. Dopo la scelta della coppia iniziale, che caratterizzerà anche il nostro stile di gioco viste le differenti abilità e malus che portano con sé, potremo aggiungere nuovi superstiti al nostro gruppo trovandoli in giro durante le esplorazioni. Gestire quindi al meglio le mansioni di ognuno dei membri del party sarà fondamentale.
In Into the Dead dobbiamo scegliere chi andrà in esplorazione per recuperare nuove risorse e chi rimarrà a casa, a riparare le barricate, cucinare pasti, dormire, creare nuove strutture (come un banco da lavoro o una zona comune per rilassarsi) e molti altri impegni che si sbloccheranno man mano che miglioriamo il nostro rifugio.
Parlando prima dell'esplorazione, essa avviene in due parti separate: la prima, nella quale dalla mappa del rifugio dovremo scegliere in quale luogo andare a recuperare materiali, è fondamentale perché sono esplicitate sia la difficoltà dell'area, in base alla presenza di non-morti e alla loro durabilità, sia le risorse ottenibili da esso. Una volta scelto il nostro luogo di ricognizione, ci ritroveremo di fronte all'entrata e dovremo entrarci con prudenza e silenziosamente; questo gioco è altamente mortale ed è facile finire contro un gruppo di due o tre zombi che ci fanno la pelle, dato che è molto difficile combattere contro nemici multipli e persino contro uno solo non è detto che se ne esca indenni. La strategia migliore è quindi fare tutto in silenzio e nell'ombra, prendendo da dietro i nemici non-morti così da poterli far fuori con un colpo singolo.
Mentre che spacchiamo la testa a uno zombi dietro l'altro, possiamo trovare varie risorse in giro, da pezzi per il crafting a cibo e armi, oltre a possibili nuovi sopravvissuti da far andare al nostro rifugio.
Determinate zone sono convertibili in rifugi nel momento in cui son state liberate da ogni zombi presente nell'area: questa è la meccanica unica e particolare di Into the Dead, per la quale avremo la possibilità di passare in rifugi meglio riforniti, con barricate più durature o magari semplicemente con un letto in più così da poter far riposare contemporaneamente più di uno dei nostri ragazzi.
La parte del rifugio, invece, escludendo il passaggio da un luogo ad un altro, si concentra sulla creazione di nuove stazioni di lavoro e sul miglioramento di quelle già presenti con lo scopo di creare armi, cibo e oggetti di vario utilizzo sempre migliori.
Qui ogni sopravvissuto può occuparsi di una singola mansione per ogni fase di tempo, che si divide tra giorno e notte; in questo modo possiamo suddividere i lavori e mantenere tutti nel miglior stato fisico e mentale possibile. Per esempio, un membro in depressione va mandato nell'area comune, affinché possa rilassarsi e non potrà occuparsi di qualsiasi lavoro sia necessario all'interno del rifugio.
La nuova fatica di PikPok ci ha fatto divertire per alcune ore e ci ha fatto capire tutto il suo potenziale. Questo gioco si propone di farci sentire costantemente la pressione di dover sopravvivere in un mondo come questo e riesce perfettamente nel suo intento, sia a livello di gameplay che di colonna sonora e grafica. Into the Dead: Our Darkest Days è un titolo capace di farvi appassionare e che offre una grande rigiocabilità grazie alle varie coppie di sopravvissuti e ad una mappa in continuo cambiamento. Siamo molto curiosi di vedere quello che offrirà nel momento in cui uscirà completo alla fine dell'Early Access!
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