recensione

Maneater

Un titolo che non da non prendere troppo sul serio ma che riesce a donare delle ore di divertimento

Pubblicato il 1 Giugno 2020 alle ore 10:00
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Nel corso degli anni lo squalo è passato da essere un temibile predatore in grado di terrorizzare il pubblico (grazie a una serie di film che a partire dal 1975 ha iniziato a far capolino nelle sale cinematografiche) a vera e propria icona del trash. Tutti ricordiamo con, più o meno, piacere la saga Sharknado che è diventata cult anche grazie alle famose recensioni di Yotobi. Videoludicamente, invece, gli squali sono sempre stati rappresentati grazie ad Hungry Shark, una serie che negli anni è passata anche tra le mani di Ubisoft. Questa saga ha completamente ispirato i ragazzi di Tripwire Entertainment che han deciso di farla quasi resuscitare con Maneater, titolo uscito lo scorso 22 Maggio su Playstation 4, PC e Xbox One. Sarà il ritorno dello Squalo terribile o del suo fratellino trash? Scopritelo con noi.

Baby Shark tu tu tu tu

L’ossatura di Maneater si basa completamente su quella di titoli simili come il già citato Hungry Shark; ci ritroveremo quindi a mangiare mangiare e ancora mangiare prede all’interno degli ambienti così da crescere per intraprendere la nostra vera e propria vendetta. Infatti il nostro piccolo squaletto dovrà divorare le sue vittime e diventare sempre più forte per vendicare la madre, uccisa brutalmente da un cacciatore dopo che questa ha divorato un gran numero di persone nella sua vita. Marchiato e orfano, il piccolo Squalo Leuca – non ci sarà possibile scegliere la razza purtroppo – vagherà per i pericolosi fondali alla ricerca di risorse per attuare il suo piano di conquista della zona e divorare tutti i cacciatori che gli si pareranno davanti. Il tutto, ovviamente, sarà accompagnato da una voce narrante che ci introdurrà al mondo degli squali leuca, in un mood che ci ricorda tanto quello di National Geographic, con diversi aneddoti che accompagneranno i vari obiettivi che andremo a completare nel corso della decina di ore che servono per completare quella che è una scialba storia principale. Ci potevamo aspettare di più da questo lato, ma è lecito notare come l’intento di realizzare un gioco volutamente trash sia proprio voluto sin dal primo istante in cui prendiamo il pad in mano. I cacciatori, tra cui Pete lo squamato, sono un vero e proprio leit motive per rendere accettabile divorare tutto e tutti per crescere, acquisire nuove abilità e andare avanti a divorare. Maneater è volutamente trash e gli sviluppatori non hanno cercato di nasconderlo neanche per un istante.

Daddy Shark tu tu tu tu

Maneater si ambienta, come specificato precedentemente, in otto location in cui avremo a che fare con una fauna progressivamente più violenta, ma più generosa dal punto di vista delle ricompense. Se, inizialmente, il massimo da affrontare saranno coccodrilli ed alligatori, verso le fasi finali incroceremo i denti con orche o cetacei vari in grado di far sudare fino all’ultima goccia per portare a casa la pellaccia sana e salva.

Oltre alla fauna, dovremo stare molto attenti ai cacciatori che ci verranno a cercare quando inizieremo a mangiarci degli innocentissimi umani. Questo permette di riempire il nostro indicatore di infamia che, raggiunto il massimo, ci renderà appetibili a uno dei 10 famosi cacciatori di squali che dovremo, inevitabilmente, ammazzare così da sbloccare gradi superiori e – soprattutto – miglioramenti da equipaggiare sul nostro leuca. Una volta acquisiti, questi ci permetteranno di fare molti più danni grazie a una dentatura misteriosamente elettrizzante o alla crescita di sporgenze in grado di danneggiare il nemico mentre schiviamo gli attacchi. Maneater è volutamente irrealistico e ci ritroveremo davanti a un vero e proprio terminator verso la fine del gioco, in grado di massacrare qualsiasi forma di vita gli si ritrovi davanti – ad eccezione dei cetacei citati prima – senza difficoltà. 

Oltre ai cacciatori, dovremo prestare molta attenzione anche ai Super Predatori, delle vere e proprie boss battle nelle quali affronteremo versioni modificate di animali in grado di impegnare – e anche molto – il nostro Leuca in battaglie all’ultimo sangue. Affrontarli è ovviamente necessario per la nostra crescita e per il percorso verso la vendetta contro Pete lo squamato. 

In questo ShaRkPG non dovremo solo combattere cacciatori o super animali modificati. Una delle tipologie di missioni presenti, infatti, consiste nel raccogliere collezionabili e risorse. Tra i primi potremo trovare delle targhe, delle casse nascoste nei punti più disparati nella mappa e dei luoghi particolari che – una volta trovati – verranno illustrati dalla voce narrante con particolare dovizia e un pizzico d’ironia. Diciamo la verità, Maneater è terribilmente ripetitivo e seppur il suo essere trash sia allettante, non vale la pena infognarcisi per poterlo finire al 100% subito dopo l’uscita, ma anzi è consigliabile goderselo poco per volta così da poter apprezzare ogni singola sfumatura che il titolo Tripwire ci propone.

Granpa Shark tu tu tu tu 

Maneater è un titolo sufficiente che non eccelle in nessun aspetto particolare, tra cui quello tecnico. Seppur non sia particolarmente impegnativo per la console – una prima versione di Xbox One su cui abbiamo passato una ventina d’ore – non è neanche così disastroso come tanti colleghi hanno cercato di dipingerlo nel corso delle scorse giornate. La resa grafica è buona, se avete una PS4 Pro o una Xbox One X potete godervi anche il 4K nativo, e con fps stabili per la maggior parte del tempo con qualche sporadico calo nelle fasi più concitate. Uno dei problemi più “pesanti” riguarda probabilmente il sistema di combattimento che, seppur semplice da usare e da masterare, tende a mostrare delle incertezze contro nemici veloci quanto il nostro Leuca anche per colpa di una telecamera che definire ballerina forse è troppo poco; nulla che in realtà non si possa sistemare con una patch nelle prossime settimane per permettere a tutti di godere di un titolo che, seppur non eccella particolarmente, non è neanche così disastroso come tutti credono.

Let’s go hunting tu tu tu tu

In definitiva Maneater è quello che ci aspettavamo totalmente: una trashata unica che non si prende sul serio e probabilmente è meglio così. Non neghiamo che inizialmente, incuriositi dal progetto, pensavamo potesse rivelarsi qualcosa di diverso, ma in realtà il tempo passato a far crescere il nostro Leuca ci ha completamente divertito seppur consci di doverlo prendere in bassissime dosi, pena la voglia di disinstallare tutto a causa dell’altissima ripetitività di alcune azioni e di alcune battaglie. Abbiamo pensato molto alla valutazione da dargli perché non è facile giudicare un prodotto simile e, in realtà, abbiamo letto molte cattiverie da parte di colleghi nelle giornate scorse su un titolo che non è stato pienamente capito. Se volete passare una ventina d’ore, tempo per raggiungere il 100%, in totale divertimento, acquistate Maneater e giocateci, poco, tutti i giorni perché preso in bassi quantitativi è un prodotto che vale sia il tempo che ci volete impiegare che i soldi spesi.

Good

Comandi uno squalo
Divertente se preso in piccole dosi
Tecnicamente non eccelle ma neanche delude

Bad

Ripetitivo al massimo
Confusionario in alcune situazioni
Ci si poteva aspettare di più
6.5
NONNO APPROVED

Sviluppatore: Tripwire Interactive
Distributore: Deep Silver
Data di uscita: 22 maggio 2020
Genere: RPG
PEGI: 18
Piattaforme: PlayStation 4, PlayStation 5,Xbox One, Xbox Series X/S, Nintendo Switch, PC

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