recensione

Resident Evil 3

Capcom torna con un nuovo Remake, riportandoci tra gli orrori di Racoon City

Pubblicato il 6 Aprile 2020 alle ore 15:00
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di Peppe090
@Peppe090

Lo abbiamo chiesto a gran voce, ci è stato dato e lo abbiamo atteso fino ad oggi, o meglio fino allo scorso 3 Aprile, data di uscita del remake di Resident Evil 3. Uno dei giochi più iconici nella storia dei videogiochi e di Capcom, vuoi perché il più completo a livello di meccaniche di gioco nella serie, vuoi i suoi personaggi rimasti nell’immaginario collettivo come Nemesis, il nemico che faceva anche da sottotitolo al gioco originale che nel titolo dava la caccia senza sosta alla protagonista nei momenti meno opportuni.
Cavalcando l’onda del successo del remake di Resident Evil 2, adesso Capcom ci riprova con questa reimmaginazione di Resident Evil 3 e per l’occasione è andata ad inserire anche una modalità multiplayer standalone chiamata Residend Evil Resistance (della quale avremo modo di parlare in maniera approfondita con una recensione a parte nei prossimi giorni). Lo scopo è quello di superare il suo predecessore, sarà riuscita la software house nel suo intento? Scopritelo insieme con la nostra recensione.

STARS

La storia di Resident Evil 3 rimane la stessa di base; Raccoon City è alle prese con l’apocalise zombie causata dal Virus T e la città si trova nel caos, Jill Valentine dovrà ancora una volta sopravvivere agli orrori che le si pareranno davanti dopo esservi riuscita nel primo capitolo. Fin qui siamo in linea con il gioco originale, ma in questo remake appena iniziato il gioco vedremo la prima grossa differenza: Jill si trova nella tranquillità della sua casa, ignara di quanto stia accadendo in città, quando viene attaccata da una mostruosa arma biorganica che ha il compito di ucciderla, in quanto la donna è membro della S.T.A.R.S; si tratta di Nemesis che darà la caccia alla protagonista fin da subito, un tema ricorrente per tutto il gioco in maniera più marcata rispetto a quello che avevamo visto nell’originale.
Le differenze nella storia però non si limitano solo ad un Nemesis quasi onnipresente, ma sono più marcate come ad esempio Carlos Oliveira, il mercenario della U.B.C.S. che è presente in maniera più costante e vanta più sezioni giocabili oltre a quella famosa dell’ospedale sebbene durino davvero poco. Altra differenza tra questo remake e gioco originale è l’assenza di alcune location che qui sono state tagliate: come il parco di Raccoon City e la Torre dell’Orologio, mentre altre come la stazione di polizia (già vista in Resident Evil 2) fanno il loro ritorno o come nel caso della sezione nelle fogne vi è stato un restiling in meglio. Questo remake quindi offre un buon mix di luoghi che abbiamo avuto di conoscere bene più altri che sono stati rinnovati o completamente cambiati [e riguardo quest’ultimi non aggiungerò altro così da non rovinare sorprese N.d.R.] ma è evidente come il focus del gioco sia l’esplorazione della “nuova” Raccoon City, lineare si, ma decisamente complessa e ricca di novità da scoprire o riscoprire se decideremo di dedicare qualche minuto ad andare in giro piuttosto che andare avanti con la trama che si rivela essere piuttosto corta come tutto il gioco: Resident Evil 3 può essere finito senza troppi problemi in un singolo giorno o due a seconda della modalità di gioco che abbiamo scelto; ad avventura finita il mio timer ha segnato 7 ore e 24 minuti a difficoltà standard, non troppo lungo ma pensandoci bene neanche troppo corto in quanto è la stessa durata di una singola campagna tra le due disponibili nel remake del 2, ma l’impressione è che se le location tagliate fossero state presenti l’intera esperienza di gioco sarebbe risultata migliore. Questo non vuol dire che Resident Evil 3 sia un gioco brutto, anzi si tratta di un gioco perfettamente in linea col suo precedessore, ma che nel complesso è leggermente inferiore solo ed esclusivamente per il fattore longevità che potrebbe aver peccato “causa” Resident Evil Resistance, ovvero la modalità multiplayer del gioco, ma anche di questo ci sarà modo di parlarne in futuro.

Come sopravvivere agli zombie…di nuovo

Il primo pensiero che viene in mente, visto che si parla di un remake che ha come base Resident Evil 2, può essere quello di trovarsi di fronte giochi simili; in parte è vero ma, le differenza tra i due giochi ci sono e sono notevoli; prima di parlare delle novità è però giusto spendere qualche parola sulle somiglianze dei due giochi, del resto senza RE2 non avremmo mai avuto il remake di questo capitolo.
Le basi che hanno fatto il successo del remake precedente tornano tutte, 
dalla visuale in terza persona al gameplay generale, le differenze invece sono nei protagonisti Jill e Carlos (ovvio viene da dire) e nel modo nel quale i due affrontano gli orrori di Raccoon City. Per la maggior parte della storia useremo Jill (del resto era così già nel gioco originale, sarebbe stato sciocco cambiare) e a differenza di Leon e Claire la nostra protagonista è più portata al combattimento, nonché presenta l’abilità di aprire alcune serrature (ricordate che era famosa proprio per questo nel gioco) e gli sviluppatori hanno pensato bene di rendere l’uso del coltello illimitato: in RE2 infatti i coltelli avevano una durabilità e bisognava costantemente trovarne di nuovi, in RE3 invece il coltello è una delle armi più fidate (finché non avremo modo di mettere la mani sul devastante coltello incendiario) che abbinato all’introduzione della schivata permette di sterminare quasi tutti i nemici del gioco con questa singola arma… a patto di usare la schivata al momento giusto si intende. Qual’ora preferite affrontare gli zombie e compagnia brutta con le armi da fuoco, queste non mancano di certo, pistole, fucili a pompa e d’assalto, granate, lanciarazzi (a certe condizioni), tutta roba utile ad affrontare le orde di zombie che non vedono l’ora di banchettare con i nostri protagonisti, ma è quasi inutile dire come le munizione non sono regalate e in base al livello di difficoltà la quantità disponibile in giro può essere piuttosto limitata, idem le erbe medicinali. A non cambiare sono gli oggetti che aumentano lo spazio nel nostro inventario, nascosti in vari luoghi che avremo modo di visitare e che sono indispensabili se vogliamo portare con noi quante più armi possibili.
Come detto in precedenza, Nemesis è una presenza costante durante tutto il gioco, molto più di Mr. X visto in RE2 perché se li dovevamo semplicemente scappare, quando Nemesis appare non ci darà tregua e non se ne andrà finché non avanziamo ad un punto tale da continuare la storia. Il mostruoso essere è molto più aggressivo ed agile rispetto a quanto ricordavamo su PS1 e adesso è anche capace di compiere un poderoso salto che ci raggiunge in maniera istantanea qual’ora decidessimo di scappare; come si affronta questo nemico allora? Sostanzialmente ci sono due possibilità, la prima è quella di scatenargli addosso il nostro arsenale finché non cadrà in ginocchio lasciando cadere oggetti quali potenziamenti per le armi allo stesso modo del gioco originale, la differenza sta nel fatto che trascorso qualche minuto Nemesis si rialzerà e continuerà la sua caccia, da qui la soluzione numero due e citata qualche riga sopra: scappare… a meno che non si tratta di una battaglia forzata durante la storia.
Il remake Resident Evil 3 quindi mantiene le basi del 2 andando ad aggiungere qualche interessante novità nel gameplay per rendere l’esperienza più frenetica e intensa, come a voler rispecchiare quanto accade nel gioco.

Un buon remake che poteva essere migliore

A livello tecnico Resident Evil 3 è un gioiello, merito dello strepitoso RE Engine di Capcom. Quando il gioco fu annunciato vi furono parecchie polemiche sull’aspetto di Jill (nel suo caso più legate al costume che al personaggio) e Carlos, ma con un motore grafico come quello creato dalla software giapponese è sciocco pretendere un design blando e stereotipato come quello del gioco originale quando si può puntare su personaggi realistici, zombie orrendi e creature a dir poco terrificanti. Bisogna comunque dire che non ci sono differenze con RE2 in termini di qualità e resa grafica, ovviamente cambiano solo le ambientazioni (tranne qualche parte del distretto di polizia) com’era lecito aspettarsi. Buono il sonoro, non tanto per la colonna sonora quanto per effetti sonori e il doppiaggio presente in lingua italiana.
Di come Capcom sia diventata una software house garanzia di buoni remake ne avevamo già parlato (qui nello speciale a cura del nostro Drio) e Resident Evil 3 da questo punto di vista continua su questa linea, ma l’impressione generale è che si poteva e doveva fare di più, magari aspettando un altro anno piuttosto che rilasciare il gioco un anno dopo lo strepitoso successo di Resident Evil 2; con questo non voglio assolutamente dire che il remake di Resident Evil 3 sia stato deludente, ma sicuramente sotto le aspettative, del resto era difficile fare meglio del suo predecessore però resta l’impressione di un gioco fatto uscire troppo in fretta per soddisfare chi ha chiesto a gran voce il remake, con gli sviluppatori scesi a compromessi per completare il titolo per la data prevista. Come già detto i tagli subiti non rovinano l’esperienza che si rivela più che buona e certamente la longevità di un gioco non è determinante nello stabilire la sua bontà e qualità, ma l’eccessiva “cortezza” (passatemi il termine) del remake di Resident Evil 3 lo rende un gioco di poco inferiore a Resident Evil 2, bello per carità, ma visti gli standard qualitativi di Capcom negli ultimi anni era lecito non solo aspettarsi qualcosa di più ma anche pretenderlo. Bene ma non benissimo.

Good

Lo spirito del gioco originale è intatto
L'introduzione della schivata è una gradita novità
Tecnicamente al top
Buon doppiaggio in italiano

Bad

Svariate location tagliate dal gioco originale
Poco longevo e bassa rigiocablità
8.0
PEM-PEM

Sviluppatore: Capcom
Distributore: Capcom
Data di uscita: 3 Aprile 2020
Genere: Survival Horror
PEGI: 18
Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC

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