Ormai la produzione di remastered nel mercato videoludico è divenuta prassi comune e diffusa. Il discorso diviene delicato nel momento in cui questa operazione di restauro viene applicata a pietre miliari, rivelandosi un’arma a doppio taglio; se ben svolto il compito infatti è in grado di far scoprire alle nuove leve di videogiocatori titoli che andrebbero giocati almeno una volta nella vita, e far fare un tuffo nella nostalgia ai veterani. Come contraltare, un fallimento è in grado di scatenare matematicamente eserciti digitali di fan storici del gioco in questione irosi e animati da uno spirito giacobino nei confronti degli sviluppatori. Blizzard, che è stata creatrice di titoli amatissimi, è particolarmente esposta in questo tipo di pratica, e si sa, più è grande più fa il botto quando cade; è stato il caso di Warcraft 3: Reforged, remastered di uno degli rts più amati di tutti i tempi, che presentava criticità gravi ben note a tutti, riuscendo addirittura a peggiorare l’esperienza complessiva rispetto alla versione originale. Per questo l’annuncio di Diablo II: Resurrected ha generato un mix di emozioni, il cui spettro va dall’esaltazione generale alla preoccupazione della possibile rovina di uno degli action-gdr più adorati di tutti i tempi, che ha tenuto compagnia ai giocatori più anzianotti per un incredibile numero di ore. Onde evitare di lasciarvi con il fiato sospeso, vi tranquillizziamo subito, Diablo 2 è tornato in splendida forma.
La trama è un seguito diretto del primo capitolo della serie, che vede quello che è stato l’eroe (il Viandante Oscuro) in grado di liberare il mondo dalla minaccia di Diablo, divenire per ironia il ricettacolo per il ritorno dei demoni sulla terra. La storia, divisa in cinque atti (quattro del gioco base e uno aggiunto dall’espansione Lord of Destruction), viene raccontata fra un capitolo e l’altro tramite cutscene dal punto di vista di Marius, che per qualche motivo decide di inseguire il Viandante nel suo viaggio.
Il personaggio impersonato dal giocatore fa parte di un gruppo di eroi alla ricerca del Viandante, che tentano di sventare le sue oscure trame e il ritorno di Diablo.
La storia riesce nel suo intento di collante per il fulcro del titolo rappresentato dal gameplay, ma nonostante questo riesce a presentare personaggi piuttosto interessanti e un mondo di gioco affascinante.
L’unico appunto che abbiamo da fare è relativo alle cutscene in CGI, realizzate splendidamente dal punto di vista grafico, ma abbiamo notato alcune scene non propriamente fluide. Non si tratta comunque di nulla di eccessivamente fastidioso o in grado di vanificare l’ottimo lavoro svolto dal punto di vista visivo.
Per questa remastered Blizzard ha deciso saggiamente di adottare una soluzione tesa alla fedeltà assoluta al gioco originale, uscito nell’ormai lontano 2000, permettendo ai veterani di sentirsi a casa e perdersi nel mare della nostalgia e ai più giovani o semplicemente a coloro che non hanno avuto modo di giocare il titolo al tempo, di godersi la stessa esperienza di 21 anni fa.
All’inizio di una nuova run si dovrà creare un nuovo personaggio, specificando se lo si vorrà usare online o offline. Le sette classi disponibili coprono praticamente tutti gli archetipi tipici del genere fantasy e le esigenze di ogni tipo di giocatore. Il bilanciamento fra classi è eccellente, sostanzialmente ogni scelta si rivela efficace e piuttosto divertente da giocare.
Il gameplay di Diablo II: Resurrected, grazie al suo mix fra semplicità, immediatezza e stratificazione su più livelli, è stato in grado imporsi fin dalla sua uscita come metro di paragone per tutti gli action-gdr che sarebbero venuti in seguito con meccaniche similari, tanto che è stato coniato il termine “Diablo-like”. Per coloro che non lo conoscessero, si tratta di un action GDR a visuale isometrica, nel quale il personaggio per combattere le variegate orde di demoni e mostri ha a disposizione un attacco base con l’arma equipaggiata, utilizzare pozioni e sfoderare le abilità speciali specifiche di ogni classe.
Il sistema è talmente immediato che è quasi come se fosse un'estensione del nostro stesso corpo e lo si padroneggia non estrema naturalezza. Questo non significa che sia la superficialità a farla da padrone, tutt’altro: la relativa semplicità del sistema di combattimento, ha permesso a Blizzard di concentrarsi sul sistema di loot e di crescita del personaggio.
Il primo, che ha dettato un vero e proprio standard, tanto da essere ancora oggi alla base dei così detti "game as a service", che prevede il ritrovamento uccidendo schiere di nemici e aprendo bauli di un gargantuesco numero di armi, armature e accessori di diversa rarità; sono presenti anche equipaggiamenti unici esclusivi di classe, necessari in build avanzate, e rune di diverso tipo e qualità, in grado di fornire bonus passivi differenti a seconda di quali tipologie di equipaggiamento li si infonderanno. Nel corso del secondo atto si otterrà il cubo Horadric, un oggetto che ci permetterà di ottenere nuovi equipaggiamenti, pozioni e rune combinandoli con quelli già in nostro possesso fra loro, attraverso un sistema di ricette da scoprire a suon di trial and error.
Il sistema di crescita del personaggio è classico ma non per questo privo di complessità. Ad ogni passaggio di livello si otterranno cinque punti da distribuire liberamente per aumentare le statistiche e un punto spendibile per apprendere o potenziare nuove abilità attive e passive divise in tre alberi propri di ogni classe.
La combinazione di tutti questi elementi permette la creazione di un numero indefinibile di build possibili, consentendo di ottenere una notevole varietà nel lungo termine, anche senza cambiare classe. La caccia all’equipaggiamento migliore e il continuo potenziamento del proprio alter ego virtuale, rappresentano il cuore pulsante dell’esperienza e motore che porterà i giocatori che riusciranno a farsi catturare a investire centinaia di ore.
Il gameplay di Diablo II: Resurrected, nonostante abbia ben 21 anni sulle spalle, non risulta invecchiato per niente, risultando ancora molto attuale e in grado di rivaleggiare tranquillamente, e perfino di sconfiggere in certi casi, i suoi nipoti più giovani.
L’interfaccia di gioco, pulita e facilmente leggibile, sebbene sia stata pensata originariamente per mouse e tastiera, è stata adattata e risulta funzionale anche pad alla mano, grazie ad alcuni scorciatoie che consentono di ridurre il tedio di alcune operazioni. Qualche feature di contorno in più sarebbe stata comunque gradita, in particolare per quanto riguarda la gestione dell’inventario, del forziere e del commercio con i mercanti.
Anche il sistema di controllo funziona ottimamente: non appena si verrà catapultati in partita, si saprà immediatamente come muoversi. Ogni tanto non viene preso l’input della corsa, ma si tratta di un’inezia che i più nemmeno noteranno e nulla che infici minimamente la godibilità.
I cinque atti composti da sei missioni ciascuno (ad eccezione del quarto atto), alcune delle quali secondarie, ci porteranno ad esplorare una serie di dungeon e ambientazioni dalla notevole varietà e dalla struttura procedurale, fattore che contribuisce alla varietà e alla diversificazione di ogni singola run. La varietà dei nemici è ottima e le relative resistenze e danni elementari aggiungono una nota strategica nella preparazione dell’equipaggiamento per affrontarli. L’unico piccolo neo è rappresentato da alcune mappe troppo ristrette che, in caso di morte per mano di un ingente quantitativo di avversari, renderanno talvolta ostico recuperare l’inventario e i soldi lasciati a terra, generando una catena di morti nei tentativi in cui si cercherà una fenditura fra l’orda in questione, nel caso non si disponga di un equipaggiamento alternativo di riserva per affrontarla.
Tecnicamente il lavoro di restauro è ottimo. Dal punto di vista grafico Diablo II: Resurrected è un vero piacere per gli occhi; i veterani non riusciranno a paragonare i nuovi modelli con quelli visti 21 anni fa, mentre le nuove leve non percepiranno di giocare ad un titolo con (in certi casi ) più anni di loro. I modelli sono molto buoni, così come le animazioni, nonostante alcune appaiono troppo approssimative. La possibilità di switchare in qualsiasi momento alla grafica della versione originale è un gradito valore aggiunto, che consente anche di fare confronti con la nuova veste grafica in maniera più efficace e precisa. Nulla da eccepire per quanto concerne la direzione artistica, già ottima ai tempi, e valorizzata maggiormente dalle migliorie tecniche di questa remastered.
Le musiche sono ottime, così come gli effetti sonori. Nota di merito anche per il doppiaggio in lingua italiana, ad un livello che sfrutta appieno il potenziale degli ottimi doppiatori che disponiamo nel nostro Paese.
Purtroppo, per dovere di cronaca, siamo costretti a segnalarvi la presenza di qualche bug in cui noi siamo sfortunatamente incappati, in particolare citiamo un completo azzeramento del volume della colonna in uno specifico momento del quarto atto, e la cancellazione di un personaggio creato offline. Siamo comunque certi che siano problematiche circostanziate e che verranno prontamente risolte da Blizzard.
Difficile quantificare la longevità, e i giocatori di Diablo hanno immediatamente capito il motivo. La campagna principale vi occuperà per circa 12/15 ore, ma la volontà di potenziare al massimo il proprio personaggio e fare lo stesso con tutte le classi, vi porteranno via centinaia, se non migliaia di ore. Ad incrementare ulteriormente la durata ci pensano le run stagionali e le due difficoltà di gioco aggiuntive sbloccate dopo aver portato a termine il titolo in difficoltà normale, che garantiranno maggiore possibilità di ottenere equipaggiamento raro in cambio di un potenziamento dei nemici, non solo dal punto di vista della mera salute e potenziale di danno, ma fornendo anche specifiche invulnerabilità elementari.
Diablo II: Resurrected è un’opera di restaurazione messa in atto magistralmente. La scelta di fedeltà massima al gioco originale è senz’altro azzeccata, permettendo ai veterani di sentirsi a casa e sconfiggere Diablo per l’ennesima volta, e ai nuovi giocatori di scoprire una delle pietre miliari e maggiori esponenti del genere a cui appartiene della storia videoludica.
Il titolo è consigliato pressoché a tutti, a patto che apprezziate ovviamente in genere degli action-gdr in visuale isometrica. I più giovani potranno riempire il proprio bagaglio culturale videoludico con quello è stato al momento della sua uscita uno dei giochi più amati e influenti di sempre, mentre i più anzianotti e fan storici non potranno far altro che asciugare l’inevitabile lacrimuccia.
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