Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout

Gust ci porta su nuove frontiere con Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout e vince alla grande

Pubblicato il 25 Ottobre 2019 alle ore 15:00
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di Peppe090
@Peppe090

Mai avrei pensato che nel giro di un anno sarebbero usciti ben tre nuovi Atelier. Già due sono stati un evento particolare, Nelke Lulua, ma la vera sorpresa è stata il terzo gioco, Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout, che fin da subito si è fatto notare per il character design e l’aspetto della protagonista che ha attirato l’attenzione della rete, un po’ come successo con 2B e Nier Automata; un’attenzione che Gust ha sfruttato giustamente, promuovendo il gioco come un nuovo inizio non solo in quanto capitolo inedito dopo la trilogia Mysterious, ma per tutto Atelier e che lo scorso 27 Settembre in Giappone, ha fatto di Atelier Ryza il capitolo più venduto di sempre al lancio con oltre 150.000 copie vendute in soli tre giorni. Dai numeri, che nel mercato giapponese per giochi del genere sono piuttosto alti, capirete quindi quanto siano alte le aspettative su un gioco che può segnare la svolta per Gust e che adesso è in arrivo in Europa.
Ebbene, nell’ultima settimana ho passato tantissime ore con la versione inglese del gioco ed è finalmente arrivato il momento di parlarvi dello splendido lavoro svolto da Koei Tecmo e Gust su Atelier Ryza. 

Avventura estiva

Atelier Ryza non ha per protagonista la classica alchimista. Reisalin Strout, Ryza per gli amici, è figlia di fattori e non ha alcuna conoscenza della pratica dell’alchimia, ma passa le sue giornate insieme agli amici d’infanzia Lent e Tao in attesa di poter lasciare la città natale situata nell‘Isola di Kurken e partire per una grande avventura. L’occasione arriva in seguito all’incontro del trio con Klaudia, figlia di un ricco mercante giunto sul luogo per siglare accordi commerciali, ma soprattutto con Lila e Empel; quest’ultimo è un alchimista che insegnerà a Ryza le basi dell’alchimia. Ecco la prima grande differenza rispetto al passato, dove le vecchie protagoniste erano già alchimiste sebbene principianti, mentre Ryza dovrà seguire gli insegnamenti e suggerimenti di Empel per avvicinarsi a quest’arte e successivamente diventare alchimista di nome e di fatto, ma è sbagliato pensare che la storia sia incentrata sulla crescita della protagonista: Atelier Ryza è un’avventura corale, dove tutto il cast è rilevante ai fini della trama e la loro maturazione nel tempo è solo uno dei tanti aspetti di una storia che è più in linea ad un JRPG “normale” che un Atelier. Questa è una novità per la serie, che non ha mai brillato per trame complesse o troppo profonde (sebbene con la trilogia Dusk si è fatto un tentativo in questa direzione, riuscito solo in parte), ma dal canto suo Ryza vuole essere più che un semplice Atelier, vuole essere un JRPG vero e proprio, che include uno story telling di livello, un cast di personaggi di tutto rispetto (elemento che è sempre stato uno dei punti forti della serie e che qui non cambia) e un mondo di gioco libero da esplorare e vivere, come non si vedeva da quell’Atelier Firis che resta il punto più alto raggiunto da Gust. Alla fine di questo discorso posso dire senza il minimo dubbio che il gioco riesce nel suo intento, viaggiare per il mondo e scoprire i suoi misteri sono solo due degli aspetti di una storia ben scritta e che mantiene alto l’interesse grazie anche a qualche piccolo colpo di scena inaspettato. Ovviamente, come detto qualche riga sopra, grande attenzione è stata data al cast e nel corso del gioco avremo modo di assistere a svariati eventi secondari che ci danno la possibilità di conoscere meglio i personaggi e il loro passato. Inoltre, il titolo abbandona le vecchie quest viste nella serie in favore di vere e proprie sottotrame che ci permettono di conoscere meglio gli abitanti dell’Isola, novità graditissima vista l’eccessiva ripetitività delle quest nei vecchi giochi.  Gust si è davvero data da fare con Ryza, il cui sviluppo è durato due anni circa ed è un piacere vedere come la serie sia migliorata in così poco tempo, soprattutto facendo un paragone con gli altri due Atelier usciti quest’anno, che non reggono il confronto sotto tutti i punti di vista.

Tanta azione

Uno dei tanti punti di forza del gioco è  il battle system, senza dubbio il migliore di tutta la saga in tempi recenti e secondo forse solo a quello di Atelier Escha & Logy. Come da tradizione, Ryza utilizza il classico sistema di combattimento a turni, dove la velocità dei personaggi è l’elemento che determina l’ordine con il quale i personaggi e i nemici attaccheranno, ma l’elemento particolare del gioco è che, nonostante i turni, l’azione si svolge completamente in tempo reale. In battaglia potremo utilizzare 3 personaggi dei 6 in totale a disposizione, con la possibilità di passare da uno all’altro con la pressione dei tasti R1 e L1 (la versione testata per la recensione è stata quella per PS4, piattaforma di riferimento per lo sviluppo del gioco), mentre gli attacchi, l’uso delle skill e qualsiasi altra azione vogliamo effettuare dipendono dal numero di AP a disposione. Il gioco, infatti, abbandona l’uso degli MP e ci mette a disposizione la Tactis Gauge, una barra che va dal Lv 1 a 5 che possiamo caricare accumulando AP in battaglia: maggiore è il livello della Tactics Gauge, maggiore sarà il numero di combo che ogni personaggio potrà fare (sebbene il numero di combo si limiti a 3). Tanti attacchi e una Tactics Gauge alta sono indispensabili per accumulare AP in modo da usare le skill a disposizione dei personaggi, che si dividono in offensive e difensive; inoltre un numero elevato di AP ci permette di attivare le Quick Actions che vengono attivate dal tasto R2 e richiedono un minimo di 10 AP più il numero utile ad utilizzare una skill. Le Quick Actions ignorano la turnazione dei personaggi e possono essere utilizzate in qualsiasi momento, finché abbiamo AP a disposizione, mossa utile a svuotare la Break Gauge dei nemici in modo da impedirgli di attaccare ed eventualmente bloccare il loro attacco speciale. Un po’ come accade in Cold Steel 3, anche su Ryza sia i nemici che il nostro party hanno una barra speciale che, se svuotata, rende incapaci di agire per un limitato periodo di tempo, utile contro nemici forti, ma dobbiamo anche ricordarci di usare oggetti di recupero per evitare che un nostro personaggio vada in Break.
Da qui arriva il momento di trattare gli oggetti, che vengono utilizzati non tramite gli AP, ma grazie ad un oggetto chiamato Core. Il Core permette l’uso di oggetti in battaglia, da 1 a 4, il cui numero dipende dal livello dell’arma equipaggiata al momento e parte da un massimo di 10 punti. Ogni oggetto consuma punti CC e una volta raggiunto lo zero sarà impossibile usare altri item a meno che non scegliamo di convertine uno per ricaricare i CC con l’oggetto sacrificato, il quale non sarà più utilizzabile fino a quando non torneremo all’atelier, ragion per cui è bene portare sempre con sé qualche item di basso livello in modo da usarlo come “ricarica”. Esiste comunque la possibilità di ricaricare i CC riposando in appositi punti delle mappe, sebbene questi non siano frequenti e possano essere sfruttati solo una volta durante la visita del luogo, oppure tramite le skill passive che ricaricano un CC per battaglia.
Con un battle system così complesso e appagante potevano mancare gli attacchi speciali? No. Una volta raggiunto il livello 40 i personaggi potranno utilizzare in battaglia le Fatal Drive, le tipiche mosse finali che fanno tantissimi danni e ci permettono di vincere lo scontro facilmente. Fin qui nulla di strano, ma le Fatal Drive sono una mossa a doppio taglio, innanzitutto perché richiedono la Tactics Gauge a livello 5 e in secondo luogo utilizzare una Fatal Drive porterà la barra nuovamente a Lv 1 e lasciandoci a 0 AP, una mossa suicida se il nemico che stiamo affrontando riesce a sopravvivere all’attacco se stiamo giocando ad un livello di difficoltà elevato. Proprio la difficoltà è un elemento del gioco non perfettamente riuscito. Ho giocato Ryza ad Hard fin dall’inizio e le battaglie non hanno mai causato troppi problemi, tutto merito degli equipaggiamenti che, se creati in un certo modo, ci rendono praticamente invincibili dall’inizio alla fine. Da questo punto di vista il gioco continua a seguire quanto iniziato da Atelier Sophie, dove la difficoltà in generale è stata abbassata per rendere la serie più accessibile a chiunque; un peccato se si pensa che i vecchi Atelier rappresentavano una bella sfida che richiedeva ingegno per venirne fuori.

Evoluzione e innovazione

Dimenticate tutto quello che sapete sul sistema di creazione degli oggetti appresso nei vecchi Atelier: Ryza mantiene ovviamente intatte le basi, ma stravolge tutto quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi grazie ad una serie di novità che non solo sono gradite, rendendo tutto il processo creativo più intuitivo e accessibile, ma offrono un grado di personalizzazione degli oggetti profondo come non si è mai visto in un JRPG, figuriamoci in un Atelier. Ryza utilizza un particolare sistema di creazione che vede ogni item associato ad una sorta di schema ad albero, dove ogni materiale e il suo livello aprono nuovi rami che permettono di sbloccare tutte le peculiarità del’oggetto che stiamo creando. Inoltre, seguendo un particolare ramo potremo sbloccare i derivati, ovvero ricette di nuovi oggetti che possiamo imparare solo con questo metodo piuttosto che comprare il classico libro nei negozi. La conseguenza è che lo stesso oggetto finisce per essere creato più volte in modo da sbloccare tutti i derivati, che a loro volta possono averne altri e così via; l‘unico vero limite alle possibilità di creazione è dovuto dal livello di alchimia corrente, che arriva fino a 99.
Il sistema ad albero non è la sola novità nell’alchimia, perché il gioco propone anche il Rebuild System. Immaginate di aver creato l’oggetto tanto desiderato, magari una bomba particolarmente potente, ma di non essere riusciti a sbloccare tutte le abilità e i tratti di quell’item; normalmente per crearne uno migliore bisognerebbe avanzare con la storia, trovare materiali migliori e rifare tutto il processo dall’inizio, ma con il Rebuild System è possibile prendere l’oggetto creato e andarlo a potenziare fino a sbloccare tutti i rami disponibili, il tutto utilizzando le gemme, ottenibili scomponendo materiali e che non ci impongono limiti nei materiali da usare come nell’alchimia normale, bensì sono legate al livello. Di conseguenza, se abbiamo raggiunto il livello 99 nell’alchimia potremo creare senza problemi qualsiasi oggetto al massimo delle sue potenzialità grazie al Rebuild. La cosa bella di tutto questo processo è che non siamo tenuti a rifare tutto di nuovo per avere più item, ma possiamo utilizzare le gemme per creare il numero di copie che vogliamo, facilitandoci così il lavoro, reso ancora più semplice dalla possibilità di creare oggetti automaticamente con la pressione del tasto R1, dove sarà l’IA a inserire i materiali adatti alla creazione di un item. La creazione automatica, però, non sblocca i derivati, che andranno fatti manualmente. Le novità non finiscono qui, perché non solo è possibile creare e potenziare gli oggetti, ma è possibile anche potenziare le armi grazie alla forgia, che una volta sbloccata permette l’uso dei materiali creati per potenziare l’arma attualmente in nostro possesso. Per finire abbiamo le bottiglie, oggetti speciali dove possiamo inserire dei materiali per creare dei dungeon generati in maniera casuale e liberamente esplorabili alla ricerca di materiali rari. Ogni dungeon ha una password che è possibile condividere con i giocatori di tutto il mondo e tra le versioni PS4, Switch e PC del gioco, in modo che tutti possano usufruire delle nostre creazioni.
In Atelier Ryza l’alchimia è complessa, appagante e soddisfacente, con tante ore di studio richieste per creare l’oggetto perfetto e siamo davanti al miglior sistema di crafting degli item mai visto nella serie. 

Next-gen, finalmente

C’è voluta la fine del ciclo vitale della console, ma con Atelier Ryza, Gust ha finalmente mostrato cosa è in grado di fare su PS4. Non è chiaro se il motore di gioco utilizzato sia uno di terze parti o uno creato da Gust o Koei Tecmo, ma in qualsiasi caso si tratta di un engine ottimizzato in maniera egregia, meno esigente rispetto a titoli come Atelier Lulua e Blu Reflection, ad oggi i due giochi graficamente tra i migliori di Gust, ma molto più curato nei modelli dei personaggi, nelle loro animazioni e negli ambienti di gioco. I movimenti dei personaggi sono finalmente realistici, con animazioni di ottimo livello sia mentre giochiamo che durante le cutscene, veramente tante nel corso della storia e che personalmente mi hanno fatto pensare ai dialoghi nei giochi di Hideo Kojima. Questo esempio lo faccio per farvi rendere conto della cura che è stata messa dagli sviluppatori nel gioco e non vuole essere una critica, ma in certi momenti si passa davvero troppo tempo a leggere dialoghi piuttosto che giocare e ciò non è sempre un bene. Come accennato, gli ambienti del gioco sono una vera e propria sorpresa per la qualità con la quale sono stati realizzati: foreste, sentieri montuosi, vulcano, rovine sotterranee, caverne, Ryza ha una varietà di luoghi così grande che è difficile dire quale sia quello più bello da visitare, ma in tutti i casi si parla di ambienti curati nel dettaglio e piuttosto vasti, non tanto quanto Atelier Firis e il suo meraviglio open world, ma Ryza gli si avvicina parecchio senza sacrificare il framerate, stabilissimo in qualsiasi occasione.
Gust è garanzia di qualità per le colonne sonore e Ryza ne è la prova. Da una delle più belle battle theme della serie all’opening, le musiche del gioco sono splendide ed è un po’ strano come non sia possibile ascoltarle durante il gioco o cambiarle liberamente come accadeva in passato; non è un difetto ovviamente, ma vista la qualità sarebbe stato bello poter riascoltare qualche brano in particolare e magari selezionarlo come fisso per qualche battaglia o durante l’esplorazione. Per finire, chiudiamo con la localizzazione, come sempre solo in lingua inglese. Ryza è uscito in Giappone il 27 Settembre, arriverà in Occidente il 29 Ottobre in America e l’1 Novembre da noi in Europa. Questo significa che i lavori sulla traduzione sono stati fatti durante lo sviluppo della versione giapponese e nonostante i tempi brevi non sono stati trovati errori di traduzione o nei menù del gioco; è quasi inutile dire come la qualità sia ottima e soprattutto accessibile per tutti, un bene anche per chi non è amante della lingua d’Albione, mentre per quello che riguarda il doppiaggio, questo è solo in lingua originale giapponese, come da tradizione nelle localizzazioni recenti dei giochi di Gust che hanno visto il taglio delle voci inglesi per garantire tempi di localizzazione più rapidi.

La svolta è arrivata

Arriviamo così alla fine di questa recensione con una certezza: Atelier Ryza è la svolta di cui aveva bisogno la serie. Un gioco curato quasi in maniera maniacale che vuole dire la sua in un mercato dei JRPG in cui, a differenza di quello che in molti dicono, non ne vuole proprio sapere di morire e, anzi, continua ad evolversi e innovarsi senza abbandonare le tradizioni. Atelier Ryza è senza dubbio il secondo miglior JRPG di questo 2019 (dietro solo a quel capolavoro assoluto che è Cold Steel III). Il momento della consacrazione di Atelier a grande esponente dei JRPG è arrivato, finalmente. 

Good

Trama interessante al punto giusto
Ottima caratterizzazione dei personaggi
Crafting degli oggetti totalmente rinnovato
Uno dei migliori Battle System della serie
Grafica finalmente all'altezza di questa generazione

Bad

...ma ci sono troppe cutscene
8.7
PEM-PEM

Sviluppatore: Gust Studio
Distributore: Koei Tecmo Europe
Data di uscita: 1 novembre 2019
Genere: JRPG
PEGI: 12
Piattaforme: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC

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