Pongiornissimo, amici della Tribù! Proprio come nella mia ultima recensione, anche oggi andremo a parlare di un titolo che è stato recentemente rimasterizzato e, coincidenza nella coincidenza, proviene dall’iconica era del Nintendo DS.
Il gioco in questione è opera dello sviluppatore e publisher Capcom e ho avuto il piacere di giocarlo su PlayStation 4, dove sono rimasto veramente folgorato dal suo carisma e stile unico. Non perdiamoci però troppo in anticipazioni e andiamo a vedere cosa ci riserva il destino in questa recensione di Ghost Trick: Detective fantasma!
Ghost Trick: Detective fantasma uscì nel 2010 e sin da subito si ritagliò la sua buona dose di ammiratori grazie al suo stile unico e al gameplay pensato appositamente per Nintendo DS [ho ricordi abbastanza vividi di ciò N.d.R.]. Il titolo nasce infatti dalla mente di Shu Takumi, designer noto soprattutto per essere il creatore di una saga leggendaria nel panorama di Capcom, ovvero Ace Attorney. Egli voleva, con questo gioco, raccontare una storia di mistero che si discostasse dalla serie che lo aveva reso famoso e, soprattutto, che fosse votata alla maggior esplorazione delle vite dei personaggi che abitano il mondo di gioco. La versione remaster uscita alla fine del mese scorso si pone quindi l’obiettivo di portare su PC e console questa gemma con una grafica totalmente ricreata sul RE Engine proprietario di Capcom e delle musiche in alta qualità [e che musiche! N.d.R.], mantenendo però intatto il carisma originale dell’opera.
Iniziamo dunque col raccontare un po’ la trama del titolo, dato che Ghost Trick parte con dei presupposti abbastanza semplici: siamo morti. Sì, avete capito bene, Sissel, il protagonista, si “risveglia” dopo essere stato ucciso da qualcuno. Come se non bastasse, le anime dei defunti non sempre riescono a ricordare bene i dettagli di quando erano ancora vivi [piove sempre sul bagnato N.d.R.], quindi Sissel si ritrova anche spaesato, non avendo in alcun modo memoria di chi era in vita. Nel corso di una singola notte, egli si mette subito in viaggio per tutta la città, alla ricerca dei suoi ricordi e per scoprire chi è stato ad averlo ucciso.
Il nostro eroe però non è certo impotente, ma è anzi in grado di influenzare le vite dei personaggi che incontra grazie a dei poteri di recente acquisizione. Il primo passo per risolvere il suo doppio mistero sarà aiutare Lynne, una ragazza dai capelli rossi e dal cappotto giallo…
Evitando di addentrarci troppo nell’intreccio, possiamo dirvi che ci si sentirà continuamente spinti a scoprire cosa il gioco ha in serbo, poiché le premesse relativamente “semplici” e scanzonate del titolo non fanno che complicarsi e avvilupparsi sempre più. Alla fine della storia, poi, tutto sarà al suo posto e ci si sentirà di aver vissuto un’esperienza completa e pensata nei minimi dettagli, un’esperienza che parla sì di morte e di soprannaturale, ma che tratta soprattutto di vita, di destino… e di determinazione!
È necessario fare un plauso al nutrito cast di personaggi, che contribuiscono al carisma del gioco grazie alle loro eccentricità, sia nei design che nei comportamenti. Partendo da Cabanela, il detective in bianco che si muove esclusivamente a passo di danza, arrivando fino al prode Missile, il volpino più coraggioso di sempre, è praticamente impossibile non innamorarsi di chi abita il mondo notturno di Ghost Trick.
Parliamo ora un po’ di che cosa i giocatori devono fare nel titolo per aiutare Sissel nella sua missione. La morte ha infatti donato al nostro eroe defunto degli straordinari poteri [che perfettamente sono asserviti alla storia N.d.R.] e sta a noi riuscir a usare il tutto a dovere nelle varie sezioni rompicapo che compongono i capitoli del gioco.
Primo di questi “trucchetti da fantasma” è la capacità di possedere oggetti inanimati, trasferendo la nostra anima mentre si sta visitando il regno dei morti (che è lo specchio di quello reale). Così facendo, si ha la possibilità di interagire con essi passando nuovamente al mondo dei vivi, attivando leve, facendo rotolare cerchioni e così via. Difficile riprodurre il feeling dello schermo tattile del DS, in cui ci si poteva spostare da un punto all’altro tramite i controlli touch, ma i controlli moderni sono stati riadattati piuttosto bene al contesto di gioco.
La vera chicca dei poteri di Sissel è però la capacità di interagire con coloro che sono vivi, o meglio… con coloro che lo erano. Nel corso della storia, il protagonista del gioco si imbatterà in gente più o meno sfortunata che ha fatto la sua stessa fine [e non succederà di rado, ve lo assicuriamo N.d.R.], ma ciò non gli impedirà di dare una mano. Interagendo col nucleo di qualcuno che ha lasciato questa terra da poco sarà infatti possibile viaggiare indietro nel tempo, a ben quattro minuti prima della dipartita del defunto! Dopo aver assistito alla scena completa che ha portato alla prematura morte, avremo un lasso di tempo limitato per influenzare coi nostri poteri l’ambiente circostante, risolvendo all’atto pratico quello che è un grande quadro di un puzzle a tempo. Nel caso di fallimento sarà possibile ricominciare da capo quante volte vorremo, sfruttando magari indizi ottenuti tramite i tentativi precedenti.
Rimbalzando qua e là tra passati tragici e nuovi presenti, il titolo fa scoprire ai giocatori tanti modi diversi in cui è possibile influenzare le vite dei comprimari di Sissel, introducendo mano a mano situazioni sempre più complesse che portano a dover spremere le proprie meningi per riuscire a trovare la chiave di volta. Pur trovandosi a volte nella situazione in cui non si capisce bene il da farsi, venendo magari bloccati in un mortale ciclo di trial and error [che può effettivamente infastidire N.d.R.], il gioco ripaga la pazienza e la capacità di osservazione senza essere mai troppo complesso. Va inoltre sottolineato come il flusso di gioco non risulti mai piatto e vengano anche introdotte nuove meccaniche abbastanza avanti nella storia.
Al di là dei capitoli principali [non pensati troppo per la rigiocabilità N.d.R.], la remaster non offre troppo altro, se non dei piccoli puzzle extra e delle sfide interne ad alcuni capitoli.
Dal lato tecnico, questa versione di Ghost Trick: Detective fantasma ha poco da invidiare a un titolo moderno e si comporta estremamente bene. Buona parte del carisma del titolo colpisce il giocatore fin dalle prime battute grazie allo stile grafico esagerato e ben messo in mostra. Mentre il gioco originale mostrava su schermo modelli creati in 3D portati poi in due dimensione per rendere il tutto meno pesante per l’hardware portatile di casa Nintendo, la remaster presenta invece tutti i propri modelli ricreati in un ambiente tridimensionale, facendo risaltare ancora di più lo spessore [è il caso di dirlo N.d.R.] di tutte le figure che popolano le varie scene di gioco, siano esse vive o inanimate. Con caricamenti onesti e un’interfaccia pulita e leggibile, il gioco gira piuttosto bene e non ha causato nessun tipo di problema tecnico mentre lo stavamo giocando.
Il lato artistico è stato quindi reso in HD in tutte le sue forme e, per quanto non sia perfetto sotto ogni punto di vista, è incredibilmente curato e vibrante. In particolare, i personaggi sono animati in maniera appariscente e le loro movenze sono esagerate proprio per dare questo senso di esagerazione, con questo stile sopra le righe un po’ in tutti gli ambiti che la fa da padrone. A coadiuvare il tutto c’è la direzione artistica [che nelle parole di Takumi doveva quasi ricordare al giocatore una vera e propria rappresentazione teatrale N.d.R.], che lega il carisma del titolo tramite colori sgargianti e l’uso sapiente di filtri per distinguere scene che si svolgono in maniera differente. In particolare, troviamo veramente delizioso l’effetto del riflettore usato per “puntare le luci” sul personaggio al centro della scena. Insomma, Ghost Trick era ed è un gioco con scelte stilistiche eccezionali.
Il vero fiore all’occhiello del titolo, però, oltre alla già citata narrativa, è senza dubbio un reparto musicale da applausi. Tralasciando gli ottimi effetti sonori [ma quanto è bello che Missile abbia il suo apposito abbaio ogni volta che ci “parla”? N.d.R.], la colonna sonora del gioco è stata interamente riarrangiata ed è semplicemente una vera delizia per le orecchie. Il gioco ti investe continuamente coi suoi ritmi simil-jazz e riesce a far entrare nella testa del giocatore diverse tracce nel giro di poche ore, senza mai stancare e dando il giusto peso a tutte le scene, siano esse ricche di tensione oppure dal tono molto più leggero. E’ facile ritrovarsi a staccare dal titolo continuando a canticchiare alcuni motivetti, come quello del menu principale, per esempio.
È anche estremamente apprezzabile la possibilità di poter impostare la colonna sonora originale per la propria partita in qualsiasi momento.
Traiamo quindi le somme della recensione facendo un po’ il sunto di cosa può offrire questa versione di Ghost Trick: Detective fantasma. Un cast di personaggi incredibili, una storia che presenta un colpo di scena dietro l’altro e delle tematiche affascinanti portano il titolo ad avere un primo grande tassello di successo: un comparto narrativo di primordine che riesce a coinvolgere, far ridere ed emozionare. In seconda istanza, delle meccaniche studiate per sfidare e anche appagare il giocatore, una direzione artistica che abbraccia appieno il carisma di un’opera invecchiata benissimo e delle musiche trascinanti fanno il resto.
Ci sentiamo di poter consigliare tranquillamente a ogni appassionato di puzzle game questo gioco, complice anche il suo prezzo, aggiungendo che farà sicuramente la felicità di chi cerca una storia fuori dal comune piena di spunti interessanti, senza durare troppo [si può finire tranquillamente in 10-15 ore N.d.R.]. Se la versione italiana non presentasse così tante sbavature a livello ortografico o di sintassi il voto sarebbe stato anche più alto… ma ad ogni modo il team di Capcom ha confezionato una versione veramente pregevole di un gioco che merita di essere (ri)scoperto!
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