Ben ritrovati dalla vostra Linda con la recensione del nuovo film che abbiamo visto in anteprima lo scorso mercoledì.
Non è stato semplice per me che sono facilmente impressionabile guardare fino alla fine un film horror, ed è stato altrettanto arduo scrivere questa recensione evitando spoiler.
La casa delle bambole è un horror-thriller diretto da Pascal Laugier, in uscita il 6 dicembre 2018 e distribuito da Koch Media.
Pauline e le due figlie adolescenti, Vera e Beth, molto diverse l’una dall’altra, si recano nella vecchia casa lasciata loro in eredità da una zia. La villa è piena di vecchi cimeli e centinaia di bambole antiche, che rendono l’atmosfera cupa e sinistra. La notte, le tre donne vengono aggredite da due intrusi che prendono in ostaggio le ragazze, Pauline lotta con tutte le sue forze per difendere le figlie e riesce a sopraffare i due aggressori. Ciò che hanno visto, però, segnerà per sempre la mente delle ragazze e anni dopo Beth, che è riuscita a rifarsi una vita e a diventare una scrittrice di successo, riceve una telefonata dalla sorella Vera, rimasta a vivere nella vecchia casa con la madre. Beth, allora, ritorna nel luogo che ha causato loro così tanto dolore per aiutare Vera, la quale non è riuscita a superare il trauma e vive nella follia e nell’ossessione. Beth si renderà conto però che, anche dopo tanti anni, l’incubo continua.
La casa delle bambole propone una commistione di elementi horror e thriller ben amalgamati. La grande casa disabitata sperduta tra i campi, le bambole inquietanti costantemente presenti in ogni scena e in ogni stanza, i due aggressori terrificanti sia nell’aspetto che nella personalità sadica, le ferite sul corpo di giovani ragazze, sono tutti fattori che concorrono a creare un’atmosfera lugubre e minacciosa, da racconto dell’orrore. Durante lo svolgersi dei fatti, non mancano i riferimenti a H. P. Lovecraft, un omaggio al maestro della letteratura horror. Questa ambientazione fa da sfondo alla vicenda delle due ragazze, che coinvolge lo spettatore tanto da spingerlo a voler scoprire cosa c’è davvero dietro a tutti quegli elementi destabilizzanti, sempre più frequenti man mano che la storia prosegue, creando ansia e suspance.
Il ritratto psicologico delle due protagoniste spaventate è molto ben realizzato e, affiancato a salti narrativi azzeccati e ben incastonati, ricrea in maniera realistica gli effetti di un trauma che sconvolge la mente umana. Al contrario, degli aggressori, purtroppo, non è stata approfondita la psicologia e non sappiamo molto del motivo della loro violenza; un solo indizio riguardo uno dei due, trapela verso la fine del film, ma subito l’attenzione viene catturata da altri avvenimenti.
Una componente importante è la musica: durante alcune scene cruente ci sono in sottofondo musiche [poche ma, in compenso azzeccate N.d.R.] che richiamano gli anni ‘30 e ’40, creando un effetto grottesco e ancora più inquietante.
Il film risulta così, nel complesso, molto ben realizzato, grazie anche alle ottime scelte di regia e di fotografia, curate nei dettagli, a costruire la suspance che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine, in un’escalation di puro terrore.
In conclusione, questo film è davvero ben riuscito e mi sento di consigliarlo sia agli amanti del genere (anche letterario, dati i riferimenti a Lovecraft), sia a coloro che normalmente non guardano horror (come la sottoscritta, che si spaventa con poco), perché, anche chi non è avvezzo, lo troverà molto più che interessante. Buona visione!
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