Gli open world stanno vivendo quello che è considerabile, forse, il loro periodo d’oro. Dopo Red Dead Redemption 2, che ha stabilito nuovi standard, tutti devono confrontarsi con quello che è probabilmente il gioco che ha rivoluzionato totalmente l’intera industria. Negli ultimi anni, Sony ha fatto la sua grande parte in questa “golden age”, con esempi del calibro di Horizon Zero Dawn e God of War, i quali sono riusciti a infiammare il pubblico grazie al grande lavoro fatto da Guerrilla e Santa Monica. A volersi spartire il grande piatto di mamma Sony c’è anche Bend Studio, il team made in Oregon che – sin dal 1993 – lavora a giochi per console della compagnia giapponese. I genitori di Syphon Filter, dopo essersi occupati per anni di questo brand, sono stati relegati a lavorare su PSP prima e PS Vita poi, hanno avuto la loro grande occasione all’E3 2016 quando – nel tripudio della conferenza migliore degli ultimi anni [se non di sempre n.d.H.] – il trailer di Days Gone è stato proiettato a schermo. Quello che sembra l’ennesimo gioco sugli zombie fa le sue sporadiche comparse in varie fiere del settore, con giudizi non sempre positivi, ma la storia insegna che non bisogna mai demordere, nonostante quasi nessuno creda più nel tuo progetto. Nonostante vari ritardi, sta per arrivare finalmente nei negozi Days Gone e noi, dopo varie ore passate in compagnia di Deacon St. John a caccia di Furiosi, siamo pronti a dare finalmente il nostro giudizio sulla fatica di Bend Studio.
Days Gone racconta la storia di Deacon St.John, un uomo che è sopravissuto insieme al suo fratello di sempre –Boozer – al disastro di due anni prima, quando una marea di Furiosi ha invaso le città degli Stati Uniti e ha decimato la popolazione della nazione. Tra queste vittime c’è Sarah, la donna della vita di Deek – come viene chiamato da tutti – che è rimasta come un fantasma nella mente del protagonista, il quale ormai non ha quasi più niente da perdere. Deacon è quella che viene considerata una vera e propria anima libera; lui e Boozer, infatti, vivono per conto proprio facendo dei lavori per vari accampamenti per guadagnarsi qualche credito. Tutto cambia, però, quando Boozer viene attaccato da dei Ripugnanti, delle persone che ormai impazzite vivono solo per autoflagellarsi adorando al contempo i Furiosi, che lo feriscono gravemente. Da qui in poi l’unico obiettivo di Deek è quello di prendersi cura di Booz, l’unica persona cara che gli è rimasta nell’inferno dell’Oregon. La vita quotidiana, infatti, non si è mai ripristinata del tutto in questi luoghi, con la lotta per la sopravvivenza che viene portata avanti da alcuni Campi comandati da uomini (e donne) di grande potere, come Mark Copeland e Iron Mike, che forniscono missioni a chi necessita di crediti e ha il coraggio di affrontare le insidie del mondo esterno. Nel corso delle oltre 30 ore che servono per completare la campagna principale [si, più di 30 ore di sola campagna principale n.d.H.] però non si affronteranno solamente i Furiosi o i Ripugnanti, ma si andrà a scoprire cosa è realmente successo due anni prima e come si è arrivati a questa situazione. Questo grazie anche all’intromissione – nel grande quadro generale – della NERO, la National Emergency Response Organ, che cercherà di effettuare degli studi sui mutanti per capire se ci sarà mai una fine a quest’incubo.
Days Gone parla anche di viaggi interiori, della ricerca del perdono e dell’accettazione per quello che è successo in passato e sta accadendo anche in quel momento. Questo è uno dei punti forti dell’intera produzione di Bend Studios e, c’è da dire, ha colpito enormemente nel segno. Deacon St. John sembra il cavaliere senza macchia e senza paura ma, al suo interno, nasconde il dolore per la sua perdita e questo ha effetto su tutto ciò che fa e su come si comporta con il prossimo. Il viaggio di Deek è una delle parti più riuscite del gioco, quella che forse andava evidenziata di più nel corso dei mesi passati e che solo ultimamente – grazie agli ultimi story trailer – è stata messa in rilievo. Le emozioni giocano un ruolo preponderante in Days Gone e dal puro lato della scrittura ci si trova davanti a colpi di scena che, seppur banali e preventivabili, riescono a colpire e far breccia anche in chi voleva solamente un gioco dove uccidere gli zombie. Non abbiamo paura a fare paragoni pesanti e più andavamo avanti nell’avventura più ci sembrava di trovarci davanti a The Last of Us; paradossalmente i due giochi sono più simili di quanto ci si potesse aspettare ed è un vero peccato che Bend Studio non ci abbia puntato sin dal primo momento.
La vita di Deacon St.John si divide tra il viaggio – fisico e mentale – e l’attività nei Campi. Questi sono parte fondamentale del mondo di gioco perchè fungono da veri e propri hub dove potersi rifornire di materiale, vendere i trofei ottenuti uccidendo i Furiosi (le loro orecchie) e potenziare la propria moto (di quest’ultima parleremo approfonditamente più tardi, perchè ci sarà molto, ma molto da dire). Nei Campi il referente principale ci darà spesso delle missioni che serviranno a incrementare il rapporto di fiducia, che a sua volta ci permetterà di acquistare i potenziamenti migliori per tutti gli elementi a nostra disposizione e – quindi – di poter affrontare più facilmente le insidie dell’Incubo. Oltre alla Fiducia saranno necessari i Crediti, anch’essi acquisibili durante le missioni che ci verranno affidate, ma con la particolarità di essere utilizzabili solamente nel Campo di riferimento, dovendo quindi guadagnarsi la pagnotta ogni volta che si arriva in una nuova location. L’importanza, quindi, delle missioni secondarie è assoluta: avere crediti a disposizione e poter acquistare le armi più potenti sarà indispensabile per sopravvivere agli assalti nemici ad alte difficoltà. Un’altra meccanica interessante è quella dei sopravvissuti. Durante le nostre scorribande – infatti – sarà possibile scovare delle persone che sono assalite da Ripugnanti o Furiosi: se decideremo di salvarle, allora potremo mandarli in un campo di riferimento e questo ci consentirà di ottenere ricompense aggiuntive in base alla destinazione scelta. C’è da segnalare, purtroppo, che il grande lavoro effettuato sulla trama principale non si riflette anche sulle secondarie e sugli eventi casuali, che rimangono sempre abbastanza ripetitivi e con ben poche variazioni sul tema. Si passa dalla riscossione di taglie per i ricercati a disinfestazioni di città dai nidi di Furiosi; quest’ultime sono necessarie per poter sbloccare il viaggio rapido verso i Campi visto che altrimenti non sarà possibile effettuarlo per la troppa presenza dei nemici. Bruciare i nidi, infatti, diminuisce la quantità di Furiosi presenti per le strade – anche se non sarà possibile eliminarli del tutto – sopratutto durante le ore notturne, considerate le più pericolose in quanto il numero di nemici è superiore rispetto al resto della giornata.
Se le missioni secondarie non sono così particolari e variegate, lo stesso non si può dire della Main Quest. Questa, però, ha un difetto che tende a rivelarsi pesante sopratutto durante le ultime ore, quando il giocatore vuole arrivare al sodo: l’enorme presenza di fetch quest. Per chi fosse meno avvezzo al termine, le fetch quest sono missioni dove il nostro obiettivo sarà quello di effettuare un viaggio solamente per raccogliere un particolare oggetto e riportarlo a chi ci ha dato il compito. In Days Gone, probabilmente per evidenziare la natura del viaggio di Deacon, queste sono largamente presenti e tendono a spezzare molto il ritmo rispetto alle missioni che portano avanti la trama. Gran parte delle oltre 30 ore necessarie per portare a termine la trama principale, infatti, ci vedranno protagonisti di viaggi solitari con la nostra moto, forse la vera co-protagonista di Days Gone. Il mezzo ricoprirà una parte fondamentale nell’avventura di Deek, tanto da richiedere un’attenta gestione delle risorse a propria disposizione, visto che durante le scorribande per le strade dovremo tenere d’occhio due particolari indicatori: la benzina e la manutenzione. Una volta terminata la prima ovviamente il mezzo si fermerà e dovremo necessariamente recarci (a piedi o spostandoci con la moto spenta) presso un distributore – localizzato spesso nelle aree da disinfestare – oppure sperare di trovare una tanica di benzina che, seppur non siano così rare, non sempre sono segnate sulla mappa. Se invece il mezzo subirà troppi danni, questo si romperà e sarà necessario ripararlo sfruttando i rottami – ricavati dalle auto ferme per le strade o dai nemici – o portandolo dal meccanico situato nei Campi. Questo potrà, inoltre, permetterci di potenziare gran parte delle caratteristiche del mezzo come la potenza del motore, la capienza del serbatoio, il telaio – e quindi la sua resistenza – e tanti altri. Effettuare questi upgrade può spesso salvare la vita e il nostro consiglio è quello di effettuarli il prima possibile, in modo da da facilitarsi il viaggio all’interno della regione che, al contrario di quanto visto con Red Dead Redemption 2, sarà anche vivo di dialoghi grazie alla radio posseduta da Deacon e dalle trasmissioni complottistiche di Mark Copeland.
Come specificato più volte fino ad ora, Days Gone appartiene a quel filone di Open World dove lo scontro con i nemici sarà praticamente costante. Durante le scorribande per le strade dell’Oregon, infatti, si troveranno spesso sia Ripugnanti che varie tipologie di Furiosi i quali, in base alla zona o ai progressi della trama, tenderanno a essere sempre più aggressivi e in grado di dare filo da torcere. L’importanza di avere un equipaggiamento sempre aggiornato in base ai progressi effettuati è enorme e può fare la differenza tra uno scontro di pochi minuti e uno di mezz’ora, sopratutto durante le ultime fasi dove entra in gioco uno degli elementi che ha distinto Days Gone sin dai primi trailer: le Orde. Durante il corso dell’avventura verremo a conoscenza di alcuni particolari sui Furiosi, ovvero che tendono ad aggregarsi e viaggiare insieme formando piccoli sciami. Questi poi si uniscono tra di loro formando vere e proprie orde da 100 o 200 unità. Gli scontri contro questi gruppi sono sempre pregni di tensione e la strategia deve farla da padrona, perché andare a casaccio porterà solamente alla morte. Durante l’esplorazione della mappa si incontreranno varie Orde e avremo la possibilità di fuggire, ma quando lo scontro sarà obbligatorio si vedrà il vero grande lavoro fatto da Bend Studio per rendere Days Gone fruibile anche dal punto di vista del gameplay. Programmare ogni mossa e ogni singolo proiettile sarà necessario perchè, nonostante le risorse siano presenti in grosse quantità vicino alla Orde, non sono infinite. Come in The Last of Us raccogliere risorse sarà fondamentale per crearsi bende per curarsi e armi da lancio per gli scontri più impegnativi e in questo consiste il vero e proprio gioco di strategia: lasciarsi qualche risorsa indietro può spesso significare la salvezza in condizioni disperate oppure la morte nel caso siate stati troppo avidi.
Uno degli aspetti su cui Bend Studio ha lavorato in maniera ottima – ma non perfetta – è l’IA dei nemici. Essi cercheranno sempre di accerchiarvi e non esiteranno a spararvi per distrarvi dall’arrivo dei loro compagni alle vostre spalle. Questo è ancora più notabile durante i combattimenti contro i Furiosi (e di conseguenza le Orde) che tenderanno a farvi agguati dividendosi e chiudendo Deacon in una sorta di mossa a tenaglia nel caso stesse scappando, costringendolo a evasioni degne del miglior Dark Souls. Affrontare i nemici con le armi da fuoco sarà un particolare problema visto che il rumore tende ad attirarne sempre di più, ma questo può essere sfruttato anche a vostro vantaggio in maniera da far avvicinare un gruppo e poi punirlo con una Molotov. Nel caso, invece, apprezzaste di più lo stile Stealth sappiate che sarà possibile abbassarsi per prendere di spalle quasi chiunque e ucciderlo corpo a corpo. Nei Campi, inoltre, saranno disponibili i silenziatori – divisi tra armi principali, secondarie e speciali – che andranno poi equipaggiati sull’arma fino alla completa usura.
Prendersi cura dei nemici garantisce un certo numero di punti esperienza che, andandosi a sommare, assicurano a Deacon la possibilità di acquisire diversi tipi di abilità. I tre alberi principali si dividono in attacchi in mischia, attacchi a distanza e sopravvivenza, ed essi si suddividono ulteriormente in cinque livelli con il successivo sbloccabile acquisendo almeno due abilità di quello prima. Queste cambiano totalmente, com’è giusto che sia, l’approccio di Deacon sia negli scontri che nell’esplorazione, permettendo al protagonista di muoversi meglio nell’Incubo. Alcune di esse determinano profondi cambiamenti nel gameplay, come la possibilità di usare la concentrazione, un vero e proprio bullet time dove potremo rallentare il tempo per sparare con più precisione. Questa concentrazione – così come vigore e punti vita – sarà possibile aumentarla grazie a dei particolari oggetti rinvenibili nei campi della NERO, delle sezioni in cui dovremo riattivare la corrente – utilizzando benzina o fusibili – per entrare e scoprire sempre più informazioni sull’organo militare e fare man bassa di oggetti e farmabili.
Precedentemente abbiamo parlato della difficoltà di Days Gone che anche a quelle più basse è in grado di offrire un ottimo grado di sfida. Impostando immediatamente la modalità Difficile sarà preclusa la possibilità di poterla cambiare durante il corso della partita, mentre utilizzando le più basse sarà sempre possibile effettuare questo cambio. Inoltre, se durante alcune sezioni vi dovreste trovare in particolare difficoltà, dopo alcuni game over il gioco stesso vi chiederà se volete saltare la sequenza di gioco in grado di permettere – soprattutto durante le Orde – a chi non vuole perdere tempo di proseguire con l’avventura principale.
Uno degli aspetti che, nel corso delle varie prove, ha sempre fatto tentennare giornalisti e chiunque avesse potuto metter mano alle prime build di Days Gone è quello tecnico. Bend Studio ha sempre chiesto tempo in più per poter ripulire il gioco dalla maggior parte dei problemi e dobbiamo dire che, senza dubbio, il tempo di attesa aggiuntivo è stato più che ripagato. Days Gone infatti si presenta al lancio più pulito che mai, con pochi cali di framerate (dovuti più che altro alla difficoltà nel caricare tutto il mondo di gioco durante gli spostamenti in moto) e si mantiene stabile anche con più di 200 Furiosi a schermo. Purtroppo rimangono da segnalare alcuni problemi di caricamento di texture, dovuti sempre alla difficoltà di cui parlavamo prima, con il gioco che in alcune situazioni costringe il giocatore a un riavvio totale dell’applicazione. Non abbiamo dubbi che nel corso delle prossime settimane Bend Studio possa intervenire anche su questo e, speriamo, anche nel ridurre i tempi di caricamento e la loro frequenza. Questi infatti saranno veramente numerosi, andando spesso a spezzare l’azione in quanto ci saranno almeno 10/15 secondi di caricamento prima e dopo ogni cutscene, romperndo il ritmo che si crea sopratutto durante alcune scene particolarmente concitate.
Uno dei lati, invece, più riusciti riguarda il motore grafico che riesce a fare il suo sporco lavoro sia sui modelli – meravigliosi dal primo all’ultimo – sia durante i numerosi primi piani che una regia sopraffina ci regala sin dai primi istanti di gioco. Grande plauso va fatto per il meteo dinamico, caratteristica che sempre più open world stanno cercando di implementare non sempre con grande fortuna. Il lavoro di Bend Studio, infatti, da questo lato è magnifico e non è raro notare in tempo reale quando stia per arrivare uno scrosciante temporale, utile sopratutto per allontanarsi dalle zone piene di Furiosi che approfittano del buio per uscire allo scoperto. Anche la fisica della moto risente, ovviamente, degli influssi climatici con la sua guidabilità che cambia in base alla situazione e capita di sbandare di più durante la pioggia se eravate abituati a dosare con l’asfalto asciutto.
Un encomio va fatto anche alla localizzazione del gioco che, come sempre in stile Sony, è completamente in italiano sia nei testi che nel doppiaggio. Il lavoro effettuato dal team di doppiatori è di altissimo livello, vantando grandi nomi della scena come Claudio Moneta e tanti altri che non sto qui a nominare per non rovinarvi la sorpresa. Non abbiamo trovato grandi strafalcioni nell’adattamento, mentre il lip synch non è nulla di trascendentale, ma nella media anche se, vista la cura maniacale, ci aspettavamo leggermente di più.
Days Gone si è rivelato, alla fine, una grandissima sorpresa in grado di far ricredere anche il più grande dei suoi detrattori [uno tra tutti il nostro boss N.d.R.]. Il focus principale dell’avventura Bend Studio è tutto sulla storia, una delle più intriganti e emozionanti degli ultimi tempi – facendo paragoni scomodi diremmo dai tempi di The Last of Us – che punta tutto sulla semplicità della narrazione di eventi che, seppur ampiamenti scontati, riescono a colpire dritto al cuore. Per quanto riguarda il puro lato ludico, invece, Days Gone è quello che ci si aspettava sin dal primo annuncio: volutamente caotico, dove la sopravvivenza dipende da come deciderete di affrontare i pericoli che vi circondano. Ad accompagnarvi in questo grandissimo viaggio è la moto, compagna di una vita per il buon Deacon che dovremo coccolare e trattare come se fosse nostra figlia, vista la sua enorme importanza nell’economia globale.
Days Gone è un viaggio nelle emozioni, nel caos e nella vita di un uomo che ha perso tutto, un titolo che nella sua semplicità gioca con la cosa più importante che tutti possiedono: i sentimenti. Bend Studio non ha avuto paura di metterci dentro tutto ciò che aveva e il tempo li ha ampiamente ripagati. Days Gone è una piccola perla che, seppur fuori dal proprio tempo e non propriamente originale, fa ciò che deve e lo fa splendidamente.
Devi essere connesso per inviare un commento.