Nuovo nascituro della serie, The House of Da Vinci VR è probabilmente il più curioso per molte ragioni. In questo titolo ci troveremo infatti a rivivere il primo capitolo della trilogia classica, trasposto per l’occasione in realtà virtuale (disponibile su Steam e Meta Quest Store).
Detto questo, non pensiate nemmeno per un secondo di trovarci di fronte ad un adattamento pigro e mal fatto; al contrario Blue Brain Games ha fatto un egregio lavoro nel portare l’esperienza di gioco da una vista 2D, come quella di un monitor, ad una in 3D stereoscopico come quella offerta da un visore VRr. La cura per la ricostruzione dei livelli è infatti ottima, cosa che ci ha portato più volte a soffermarci ed osservare gli splendidi scenari della Firenze rinascimentale, o le riproduzioni fantasiose e talvolta esistenti delle invenzioni di Leonardo, reali e vivide proprio davanti ai nostri occhi.
Prima di parlare nello specifico di questa versione VR, però, ci piacerebbe spendere due parole per introdurre la serie a chi non dovesse averne mai sentito parlare. The House of Da Vinci è infatti composta da tre capitoli, usciti negli anni passati che raccontano le vicende di Giacomo, assistente di Leonardo, alla ricerca del suo maestro. Come scopriremo giocando questo primo capitolo in VR, infatti, Leonardo si sentirà in pericolo, e come tale cercherà di scappare da Firenze per mettersi al sicuro [vedremo nel gioco da chi N.d.R.].
Prima di andarsene però lascerà una serie di indizi destinati a noi, in modo da permetterci di seguirlo nel suo percorso al nostro ritorno. Per fare ciò dovremo risolvere una serie di enigmi e puzzle che ci spianeranno la strada verso il nascondiglio di Leonardo, ma attenzione, perché questo non sarà proprio un gioco da ragazzi. Per essere in grado di risolvere questi enigmi, costruiti un po’ come una escape room virtuale, sarà fondamentale avere spirito di osservazione e un pizzico di arguzia. In primo luogo, ogni stanza in cui ci ritroveremo sarà composta da più di un puzzle, e non tutti saranno risolvibili in un primo momento. Per completarli sarà spesso necessario trovare prima degli oggetti o delle informazioni nascoste da altre parti, o che diventeranno disponibili risolvendo altri enigmi. Anche così però a volte otterremo delle chiavi incomplete, che dovremo in alcuni casi semplicemente manipolare per renderle utilizzabili o, in altri momenti, dovremo combinare con altri oggetti per capirne finalmente l’uso.
In questa versione VR di The House of Da Vinci le cose sono particolarmente interessanti proprio per via dell’interazione con l’ambiente e gli oggetti che, grazie ai controller che tracciano il movimento delle mani, risultano piuttosto naturali ed intuitivi. Certo, la sensibilità di questi ultimi non è proprio perfetta, ma mancando dei feedback fisici realistici il gioco deve sopperire cercando di adattarsi alle azioni del giocatore, anche se queste potrebbero non essere perfette e precise al millimetro. In questo aspetto il gioco si comporta piuttosto bene e durante la recensione abbiamo incontrato ben poche sbavature in tal senso, fermo restando che a tratti sarà necessario fermarsi un attimo e permettere al tracking dei controller di raccapezzarsi magari per un paio di secondi, per evitare movimenti magari troppo bruschi. Detto ciò, questi momenti di incertezza sono abbastanza rari e si risolvono nel giro di pochi secondi.
Poter osservare i puzzle e gli enigmi in modo così vivido e così da vicino è invece un qualcosa che, al di là di qualche imperfezione, riesce a rendere in modo eccezionale la cura con cui molte delle animazioni sono state realizzate. I puzzle che ci troveremo ad affrontare non sono infatti impossibili e, come spesso accade nella serie, non richiedono conoscenze esterne al gioco o pregresse. A dispetto di ciò, sarà possibile ritrovarsi bloccati in alcuni punti, vuoi perché non riusciamo a comprendere un certo enigma, o perché ci siamo persi qualche oggetto o dettaglio sparso per la stanza. Qui viene in nostro aiuto il sistema di supporto realizzato dagli sviluppatori di Blue Brain Games, che ci potrà offrire due suggerimenti diversi. Richiedendo un aiuto potranno infatti succedere due cose, ovvero un cursore animato che ci mostrerà dove andare, nel caso fossimo nella posizione errata, o in alternativa lo stesso cursore attirerà la nostra attenzione su dei particolari oggetti o elementi, eventualmente fornendoci un indizio visuale per guidarci verso la soluzione.
Questi aiuti, realizzati in modo progressivo, sono una vera e propria manna dal cielo e, dopo averli utilizzati in un paio di occasioni, ci siamo resi conto che non compromettono in nessun modo l’esperienza, al contrario spesso ci consentono di non perdere tempo a causa di una distrazione o di una incomprensione; quindi, se doveste trovarvi in difficoltà, usateli senza troppe remore.
Il gioco ben presto ci offrirà ben due meccaniche tanto interessanti quanto fantasiose. Leonardo ha infatti predisposto il suo laboratorio in modo da fornirci due “poteri” e di vincolarli alle nostre mani. I guanti speciali che otterremo ci forniranno una sorta di visione alchemica che ci permetterà di vedere messaggi e meccanismi nascosti, ma anche di visionare delle eco del passato. Il tutto semplicemente usando un interruttore sul polso destro, o una ghiera su quello sinistro. Queste due meccaniche saranno fondamentali per poter risolvere alcuni enigmi, e rappresentano un’aggiunta sicuramente interessante che offre una variante alla risoluzione mera e semplice degli enigmi.
In conclusione, The House of Da Vinci VR è un’esperienza che ci ha colpito positivamente, nonostante la durata limitata del tutto. Nel nostro caso per arrivare a vedere i titoli di coda si parla di poco più di quattro ore, e questo senza procedere in modo particolarmente spedito. A dispetto di ciò gli enigmi, la qualità della narrazione e persino l’ambientazione stessa vissuta in VR sono davvero qualcosa di interessante e coinvolgente. Certo non stiamo parlando di un’opera priva di difetti, e le piccole imprecisioni con i controlli in realtà virtuale ci sono e a tratti si fanno sentire, ma, ad onor del vero, senza mai compromettere l’esperienza fino in fondo.
Nel caso foste interessati il nostro test è stato condotto con un PC di fascia medio-alta, ma con già una certa età (Ryzen 9 3900X, 32Gb RAM e RTX 2080Ti), e il visore usato per l’esperienza è un Meta Quest 2 collegato con Oculus Link Wi-Fi. In queste condizioni il gioco non ha mostrato incertezze o problematiche di sorta, ma tenete a mente che, salvo abbiate una buona connettività Wi-Fi, un cavo è sempre preferibile, dove possibile chiaramente. Se quindi siete in possesso di un visore, o intendete nel prossimo futuro acquistarne uno, il nostro consiglio è sicuramente di tenere in considerazione questo titolo tra i papabili per l’acquisto, di certo non ve ne pentirete.
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