Atlus è uno degli studi più conosciuti tra i fan dei giochi di ruolo di tipico stampo giapponese, questo perché madre di due delle serie più importanti per questo genere: Shin Megami Tensei e Persona. I due brand sono spesso andati di pari passo – basti pensare che Persona è nato come spinoff di SMT – ma con una differenza sostanziale: il successo in Europa. Il 31 marzo farà il suo debutto nel nostro paese Persona 5 Royal, la riedizione di uno dei giochi più significativi di questa generazione che anche noi sulle pagine di Tribe Games abbiamo celebrato a suo tempo. In occasione di questo avvenimento vogliamo andare a parlare e analizzare come la serie sia diventata così importante in Occidente e cosa potrà significare per il futuro.
Partiamo però dal principio, parlando di Shin Megami Tensei (o solo Megami Tensei in Giappone), una serie che ha spaziato nei generi proponendo anche diverse sfaccettature. Inizialmente SMT nasce basandosi su Digital Devil Story, una serie di libri a stampo fantascientifico, scritta da Aya Nishitani prendendo infatti il nome da uno dei titoli presenti nel primo libro.
Come per i Final Fantasy o Dragon Quest, molti titoli della saga sono stand-alone, con proprie storie e personaggi, pur mantenendo una serie di elementi ricorrenti come mostri o tematiche. SMT non è considerabile “una saga per tutti” vista la grande varietà di temi che sfocia spesso in elementi filosofici, religiosi o di carattere scientifico. Pur non avendo la fama delle due serie nominate in precedenza, Shin Megami Tensei è molto conosciuta nel Paese del sol levante mantenendo però anche uno zoccolo duro pure in Occidente, pur non toccando le vette raggiunte dallo spinoff Persona.
Come spiegavamo precedentemente, pur non avendo una propria continuità, gli elementi in comune sono molti: l’ambientazione urbana – spesso Tokyo – con elementi post apocalittici, la presenza di mostri ben definiti (celebre Mara, che è diventato quasi un meme), il concetto di rinascita sia spirituale sia fisica e l’immensa difficoltà. Quest’ultimo è forse l’elemento che più attrae un certo tipo di giocatori, quelli considerati hardcore, che ha contribuito al successo per quanto riguarda il Sol Levante.
Punto di forza anche la trama e le tematiche affrontate nelle due serie cardine di Atlus che puntano molto su una lotta di gruppo contro un grande tiranno che poi si rivela essere soggiogato da una divinità, il vero e ultimo nemico. La serie SMT utilizza anche un sistema di moralità che, in base ad azioni effettuate durante la run, va a modificare l’andamento della storia incitando poi il giocatore a compiere varie run per vedere tutti i finali.
Se Shin Megami Tensei è la serie più “pesante” – passate il termine – dal punto di vista narrativo, ecco che Persona è invece quella più introspettiva. Infatti, quello che nasce come uno spinoff, punta molto più sul lato psicologico della creazione dei personaggi per mettere in piedi una storia. Il termine, infatti, prende spunto dal concetto filosofico della persona, cioè la singolarità di ogni individuo rispetto alla natura del genere umano. I giochi di questa serie tendono ad andare alla scoperta dei singoli personaggi andando a svelare le loro particolarità che li rendono “speciali” rispetto a chi li circonda. A volte, per esprimere questa particolarità è necessario togliersi una maschera che nasconde la propria versa personalità o eliminare la banalità presente in sé stessi, per far emergere chi si è veramente. Nella serie, vari metodi vengono intrapresi per far intuire questo: in Persona 3 si usa una pistola, nel quarto capitolo le carte e nel quinto una vera e propria maschera che viene simbolicamente strappata dal viso.
Ogni titolo della saga prende l’ispirazione dei Persona dei personaggi principali da elementi diversi, andando spesso a coincidere con il tema del gioco stesso: divinità greco/romane, giapponesi o storici fuorilegge e ladri. Questi non sono mai intesi come semplici mostri, ma sempre come la trasposizione della cattiveria presente nel mondo e nelle persone, andando così a fornire il motivo per il quale i protagonisti devono affrontarli: sconfiggere i demoni interiori per guarire chi ne è posseduto. Spesso i più grandi Shadow, le ombre generate dalla propria vera personalità, provengono da chi possiede una posizione di spicco (politici, mafiosi, poliziotti corrotti) e sconfiggerle può guarire l’oscurità presente in ognuno di noi.
In questo paragrafo stiamo solo scalfendo ciò che è la serie Persona – i temi di ogni gioco ad esempio sono ancora più profondi e significativi – per rendere partecipi anche coloro che non conoscono il brand e la sua importanza.
La storia racconta come i titoli Shin Megami Tensei siano sempre stati considerati di nicchia e Persona non ha fatto eccezione, quanto meno fino al terzo capitolo considerato uno dei migliori JRPG mai esistiti. I fan del genere, quindi, si sono fatti portavoce del fenomeno che ha poi contraddistinto gli anni a venire, chiamando a gran voce il pubblico più “mainstream” e facendosi sentire da Atlus. Il successo, per la serie, arriva con Persona 4: Golden, la riedizione uscita su Playstation Vita tra il 2011 (Giappone) e il 2013 (Europa) che a dicembre 2013 ha registrato circa 700 mila vendite, un vero e proprio successo per Atlus. Golden è stata una vera e propria miniera d’oro [scusate il gioco di parole N.d.H.] per la compagnia che ha espanso poi l’universo con un fighting game (Arena), l’anime (diviso in Persona 4 Animation e The Golden Animation) e un dancing game.
Atlus non è mai sparita dagli schermi dei videogiocatori e questo è stato probabilmente una delle motivazioni che han spinto i fan ad attendere, quasi fosse il messia, Persona 5, seguendolo durante i suoi numerosi rinvii e nonostante la mancanza di comunicazione da parte della compagnia giapponese.
Ovviamente, solo il bombardamento da parte di Atlus con il brand Persona non era sufficiente ad attirare il grande pubblico, ma a questo ci ha pensato Square Enix. Il grande passo falso chiamato Final Fantasy XV ha instillato il dubbio nella maggior parte dei videogiocatori che si è scoperta vogliosa di giochi di ruolo giapponesi e Persona 5 è stato lì per loro. Basti pensare che fuori dal Giappone all’uscita, il gioco ha fatto segnare dati da capogiro: vendute cinque volte le copie di Persona 4 in pochi giorni e sul Playstation Network è stato al primo posto tra i titoli più venduti su PS4 con Atlus che ha annunciato di aver distribuito 1,5 milioni di copie in tutto il mondo (contando circa 600k copie nel solo Giappone) in pochi giorni e a fine 2019 questo numero arriva a ben 3 milioni, rendendolo definitivamente il gioco più venduto dell’intera saga.
Persona 5 è stato un successo non solo per i giocatori, ma sopratutto per la stampa, che lo ha idolatrato ed è stato nominato da molti (tra cui testate internazionali come Eurogamer, Polygon e The Verge) come miglior gioco del 2017, con un metacritic che si è fermato a 93/100, un vero e proprio successo che non ha fermato Atlus la quale, anzi, ha deciso di dare di più ai giocatori. Come per Persona 4, infatti, sono stati creati spinoff (Persona 5: Dancing in the Starling o l’appena rilasciato in Giappone Persona 5: Scramble), anime, manga e addirittura Nintendo ha deciso di portare il personaggio di Joker su Super Smash Bros. Ultimate, cementificando ancora di più l’egemonia di Persona 5.
Con l’arrivo di Royal (un’edizione migliorata di Persona 5), Atlus sta cercando di metter più attenzione sul brand e, guardando al futuro, avrà sempre di più gli occhi addosso e il dovere di migliorarsi sempre senza fare un passo falso. Ce la farà? Siamo sicuri di sì, ma intanto finalmente la serie Persona ha conquistato anche l’Occidente e sicuramente non ha intenzione di fermarsi e cedere il passo agli altri.
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