Come ci suggerisce il Nome, Hood: Outlaws & legends, nuovissima produzione di Sumo Digital (disponibile dal 10 maggio 2021 su PS5, PS4, Xbox Series S/X, XboxOne, PC, Steam ed Epic Games Store) ci porterà indietro nel tempo per immedesimarci nella famosa banda di fuorilegge capitanata da Robin Hood.
Avremo la possibilità di essere catapultati nell’Inghilterra medievale e di aiutare Robin e i suoi compagni di avventure a rubare ai ricchi per… dare ai poveri? Non esattamente: il nostro compito consisterà nell’alleggerire il famigerato Sceriffo di Nottingham di un forziere pieno di tesori ed evitare che questo finisca tra le mani del team avversario in un avvincente MMO a squadre.
Facciamo ora un passo indietro.
Noi della Tribù ci siamo posti la domanda: quanto è accurato il gioco storicamente parlando?
Ebbene, cari lettori, ecco la nostra risposta!
Sumo Digital ci propone la scelta tra quattro personaggi: Robin, John, Marian e Took.
Per chiunque sia anche solo in minima parte avvezzo all’argomento, o banalmente abbia visto il vecchio cartone animato di casa Disney (1973), riconoscerà immediatamente questi quattro nomi.
Anche se il mito è molto più complesso e ricco di personaggi e sfumature, ci limiteremo a prendere in esame i personaggi principali.
Una menzione d’onore va alla figura dello Sceriffo, l’arcinemesi di Robin Hood. Nel gioco è dipinto quasi come un mostro, dotato di forza sovrumana, in grado di sterminarci in uno o due colpi soltanto, come a dimostrare che la legge distorta dell’epoca era al di sopra di tutti e che neanche un eroe colmo di principi onorevoli come Robin Hood può competere contro di essa.
Descritto come temibile sniper, il ranger é dotato del caratteristico arco lungo, che gli permette di essere fatale da pressoché qualsiasi distanza.
Il personaggio si ispira ovviamente al “principe dei ladri”, Robin Hood, è colui che fa capo all’organizzazione di criminali, l’uomo, la “leggenda”.
Come scopriremo, la sua tendenza alla violenza estrema, alla vendetta e alla brutalità non é poi tanto lontana dalla realtà dell’epoca in cui il gioco è ambientato.
Il lottatore, o “picchiaduro” John, ispirato al luogotenente di Robin dall’ironico soprannome “Little” John, è caratterizzato dalla sua forza bruta, dalla sua stazza imponente e dal suo gigantesco martello, che richiama (anche se bisogna ammettere, un po’ alla lontana) la caratteristica mazza ferrata (quarterstaff) di Little John.
Se la missione in modalità stealth non dovesse andare a buon fine, questo personaggio sarà il primo a lanciarsi nella mischia e adoperare la sua brutalità sia sul team avversario che sugli NPC capitanati dallo Sceriffo.
L’unica donna presente nel team è probabilmente anche l’elemento più pericoloso di quest’ultimo. Ispirata alla figura di Lady Marian, la cacciatrice è l’assassina più silenziosa e veloce del gruppo.
Il suo ruolo differisce drasticamente da quello che le è stato dato dalla letteratura più recente. Se siamo abituati ad immaginarci Maid Marian come donzella in pericolo, trattata ingiustamente da uomini potenti, la Marian che ci presenta Sumo Digital è molto più vicina alla figura descritta nelle antiche ballate inglesi: una donna forte, spietata e indipendente, che non solo si travisa in vesti mascoline, ma dimostra anche la capacità di combattere pari a quella di un bruto, e che non lascia che le ingiustizie che le sono state riservate rimangano impunite.
Ultimo, ma non ultimo, il quarto componente della nostra squadra è il mistico Took, ispirato a nientedimeno che Frate Tuck.
Il frate fuggitivo che funge da cappellano per i criminali che abitano la foresta di Sherwood è tanto capace di atti di fede, quanto di atti violenti e truci.
All’interno del gioco, Took è rappresentato come uomo integro e fedele ai suoi principi, amante dell’ordine e dell’obbedienza, incapace di piegarsi alla corruzione che dilaga nel suo milieu.
Quindi la sua decisione di unirsi alla banda di Robin ci pare sensata, cosi come è di conseguenza più facile giustificare la violenza con la quale è capace di attaccare il team avversario così come
gli NPC.
Come abbiamo già anticipato, la ricezione del mito di Robin Hood e i suoi fedeli merry men è mutata nel tempo. Robin non è sempre stato il fuorilegge devoto all’unico vero re Riccardo cuor di Leone, che ruba ai ricchi per dare ai poveri, protettore degli oppressi e via dicendo.
Nonostante siano pervenute fino ai giorni nostri delle ballate del quattordicesimo secolo che trattano di Robin Hood, dobbiamo tenere a mente che nel Medioevo quasi nessuno (in molti casi nemmeno il re!!) era capace di leggere e scrivere. La scrittura e la trascrizione di testi già esistenti era riservata in genere agli uomini di chiesa e i temi più popolari erano, per l’appunto, udite udite, pertinenti alla sfera religiosa o politica. Chi l’avrebbe mai detto.
Ma perché ci serve questa informazione? Perché nel Medioevo si era soliti, in mancanza di alternative, tramandare miti e leggende oralmente.
Esistono innumerevoli studi relativi all’argomento, che supportano la tesi secondo la quale Robin Hood e le sue vicende fossero conosciuti dalla popolazione analfabeta da ben prima della sua prima apparizione in un manoscritto; era talmente ben conosciuto che tutti gli angoli dell’Isola britannica presentano versioni differenti e possibili origini del corpo mitologico.
L’origine della leggenda di Robin Hood è senza dubbio una delle più misteriose.
Secondo alcuni studiosi letterari, l’origine del mito sarebbe da ricercare negli antichi atti notarili britannici, nei quali attorno alla metà del 1200 compaiono più possibili varianti del nome “Robin Hood”; l’origine del mito sarebbe dunque da ascrivere ad un tale criminale fuggitivo William Robehod.
Di fatto, il nome, nelle varianti Robehod o Robynhode, divenne presto un terminus ante quem, per descrivere criminali fuggitivi, e si può trovare in numerose altre fonti.
A detta di altri studiosi, invece, l’origine del mito non è da cercare nella storia, ma nel folklore medievale inglese. A differenza di altri cicli di leggende (ad esempio quello Arturiano, relativo appunto a re Artù) quello di cui ci occupiamo non tratta di nobili e prodi cavalieri ed aristocratici, bensì di ladri ed emarginati; questo ci suggerisce che le storie nacquero a loro tempo nell’immaginario del popolo e non su commissione di potenti cortigiani, il che ci spiegherebbe il motivo del ritardo nell’apparizione di Robin Hood nei manoscritti.
Nei primi scritti pervenutici su Robin Hood, Robin Hood and the Monk e The Lyttle Geste of Robyn Hode, il nostro paladino ci viene presentato come un uomo senza scrupoli e pronto a massacrare le sue vittime.
In questa prima fase, Hood è un ladro i quali crimini erano sì a scapito di ricchi e potenti corrotti, ma non a favore del popolo oppresso. In questi testi Robin e i suoi scagnozzi agiscono per interesse personale, senza il gran bisogno di giustificare i propri assassinii e le proprie violenze. A tal proposito, bisogna notare che nel Medioevo la morte e la violenza erano all’ordine del giorno, dunque nulla dinanzi al quale scandalizzarsi troppo.
Però non solamente il nostro protagonista ha subito sostanziali trasformazioni nel tempo.
Se Little John resta più o meno una figura costante [tratto quasi unanimemente da un tale Fulk FitzWarin N.d.R.], più controversi sono i tratti distintivi di Frate Tuck e Lady Marian.
In principio, infatti, l’incorruttibile Frate, tanto pio non era: il buon Tuck non era altro che un chierico emarginato dalla comunità per via della sua dedizione all’alcol.
Marian invece, come precedentemente menzionato, è, (nei suoi?) albori, descritta come figlia di un ricco nobile trucidato dalle forze sovrane. Piena di desideri di vendetta, Marian fugge nella foresta di Nottingham, si abbiglia come un uomo e attua la sua vendetta cruenta finché torna nuovamente a possedere le terre di cui era legittima erede.
Ecco chiarito a quale fonte hanno attinto gli sviluppatori de Hood: Outlaws & Legends. Sumo Designs si è quasi interamente basata sulla prima fonte reperibile sull’argomento. Possiamo quindi dire che il character design è in un certo senso accurato.
Nel sedicesimo secolo compare per la prima volta il concetto di “rubare ai ricchi per dare ai poveri” nell’immaginario collettivo. Questo concetto fu così popolare, che finì per diventare la caratteristica riconoscitiva del nostro eroe [se escludiamo l’imbarazzante outfit verde foglia e il cappello piumato presenti ad esempio nel celeberrimo Robin Hood, un eroe in calzamaglia, film di Mel Brooke N.d.R.].
In contemporanea al celebre sceriffo troviamo la figura di Guy of Gisborne, una sorta di assassino incaricato della cattura e dell’esecuzione di Hood. Insieme allo Sheriff of Nottyngham, tale Guy of Gisborne é considerato il secondo antagonista di Robin Hood in senso classico.
Anche se al giorno d’oggi ci sembra scontato associare il mito di Robin Hood a Nottingham e alla foresta di Sherwood, l’associazione non è sempre stata così naturale.
In molti testi non è chiaro a quale foresta reale facciano riferimento le greenwoods, in altri si parla esplicitamente di parti diverse della Gran Bretagna; tanti testi parlano addirittura di un altro Re, ossia King Edward, e non della classica dicotomia King Richard Lionheart – King John Lackland.
Successivamente, la struttura delle leggende che circondano Robin Hood e i suoi compagni fuorilegge è andata solidificandosi in una direzione più “family friendly”, come la chiameremmo oggi.
Robin è diventato il nobile ladro devoto ai poveri e agli oppressi, la foresta è diventata ufficialmente quella di Sherwood ed il potere al quale Robin si ribella è diventato quello di John Senzaterra, che dopo aver usurpato il trono in assenza del fratello, terrorizza i suoi sudditi e porta la miseria a regnare sulla Gran Bretagna. Robin quindi è fedele all’unico vero re e, insieme ai suoi fidati compagni di avventure, si dedica alla giusta causa: rubare ai ricchi, agli oppressori e ai corrotti per ridare ciò che spetta al popolo.
Merita una citazione anche il Robin Hood che appare nell’Ivanhoe di Walter Scott (1820).
Qui il personaggio di Robert Locksley, un uomo dai nobili ideali insediato nella foresta, buono coi poveri e insolente nei confronti dei prepotenti, si rivela come il vero Robin Hood al protagonista (appunto Sir Ivanhoe). Si può dire che da quest’opera in poi il nostro eroe afferma la sua immagine di liberatore degli oppressi, pronto a tutto per la sua merry England.
A mitigare le violenze di Robin e della sua banda di ladri è infine l’opera di Howard Pyle The Merry Adventures of Robin Hood of Great Renown in Nottinghamshire (1883), che é stata appositamente adattata per i più piccoli. Grazie a quest’opera si è inoltre aperto per il mito di Robin Hood il confine verso gli Stati Uniti.
Riportiamo qui un estratto di famose comparse di Robin Hood e la sua banda di ladri nei media moderni:
Robin Hood (1912), diretto da Étienne Arnaud ed Herbert Blaché e scritto da Eustace Hale Ball. Nonostante la data di produzione, si riuscì a sovrapporre ad ogni personaggio l’immagine momentanea di un animale che fosse simbolo del suo carattere.
La leggenda di Robin Hood (1938), diretto da Michael Curtiz e William Keighley, vincitore di ben tre Oscar (miglior scenografia, miglior montaggio e miglior colonna sonora).
Robin Hood (1973), prodotto dagli studios di Walt Disney. Cartone animato coloratissimo e premiato per la sua colonna sonora agli Oscar. Tra le fila della nostra generazione, probabilmente il film più conosciuto.
Robin Hood – un uomo in calzamaglia (1993), diretto da Mel Brooks, film parodico che non solo fa il verso al suo predecessore di poco successo del 1991, ma ci regala riferimenti ad altri grandi titoli come Il Padrino.
Robin Hood (2010), diretto da Ridley Scott. Questo film ci porta nel 1200 riuscendo a restare storicamente molto accurato, nonostante tratti di una leggenda, quindi di un prodotto di fantasia. La pellicola ci racconta le vicende di Robin prima che diventasse leggenda, fungendo quindi come una sorta di prequel.
Robin Hood (2018), diretto da Otto Bathurst. In questa pellicola, infine, troviamo interpretata la storia canonica del nostro paladino in chiave un po’ meno realistica, con l’aggiunta di molti elementi stravaganti e costosi effetti speciali.
Interessante da menzionare è anche l’apparizione del principe dei ladri nel popolarissimo universo di Shreck, un capolavoro di DreamWorks. Qui la cruentissima banda diventa un gruppo di uomini in costumi attillati che tentano di sabotare i protagonisti in modo molto parodistico.
Dunque, cara Tribù, siamo giunti al termine di questo piccolo excursus nel Medioevo britannico.
Cosa possiamo quindi dire di Hood: Outlaws & Legends?
Sicuramente possiamo complimentarci con gli sviluppatori per l’impegno e la ricerca che hanno portato alla creazione di personaggi in un certo senso molto fedeli all’idea che in origine si aveva della leggenda di Robin Hood.
Nonostante il gioco sia senza dubbio di impronta fantasy, rimane comunque molto fedele alla realtà storica del periodo in cui é ambientato.
Ci possiamo quindi aspettare un gameplay che trasmetterà un feeling autentico e che rispecchia abbastanza fedelmente il folklore che circonda il mito di Robin Hood and the merry men. Inoltre il design del gioco ci sorprende anche con le sue ambientazioni e le sue armi ed armature; anche questi elementi infatti sono in un certo senso molto vicine alla realtà storica.
Anche se si ispirano a (e talvolta combinano) più stili, singole parti di armature e armi indossate dagli NPC, così come singoli elementi architettonici degli ambienti in cui si avvicendano le missioni, sono per la maggior parte ricercatissime riproduzioni di armi, armature ed elementi architettonici dell’Europa medievale.
Per coloro di voi nei quali abbiamo instillato la voglia di sapere e di osservare, è sufficiente guardare il trailer ufficiale del gioco per farsi un’idea. Vediamo ad esempio un classico kettle helmet (anche se l’aggiunta della visiera é arbitraria); lo sceriffo invece veste un “busto a scatola”, un’armatura squadrata e massiccia, molto di moda nel Nord Europa dell’età di mezzo.
Hood: Outlaws & Legends contiene eccezionalmente molti spunti dai quali è possibile trarre interessanti riflessioni. Ora sta a voi giocare questo titolo alla luce di queste nuove rivelazioni ed imparare a conoscerlo in maniera completamente diversa da ciò che vi eravate immaginati.
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