I consigli della Tribù Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/i-consigli-della-tribu/ Videogiochi, Cinema, Giochi da Tavolo, Serie Tv, Podcast e Live Fri, 30 Oct 2020 13:00:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.tribe.games/wp-content/uploads/2021/08/cropped-avatar_facebook2021-32x32.png I consigli della Tribù Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/i-consigli-della-tribu/ 32 32 Horrormania: Giochi da paura per Halloween https://www.tribe.games/horrormania-giochi-da-paura-per-halloween-speciale/ https://www.tribe.games/horrormania-giochi-da-paura-per-halloween-speciale/#respond Fri, 30 Oct 2020 13:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/horrormania-giochi-da-paura-per-halloween-speciale/ Tribù, siamo ad Halloween, un ottimo periodo per mettere mano a qualche terrificante titolo con cui ricevere insulti dalle nostre coronarie.Il […]

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Tribù, siamo ad Halloween, un ottimo periodo per mettere mano a qualche terrificante titolo con cui ricevere insulti dalle nostre coronarie.
Il sottoscritto oggi vi consiglia alcuni giochi che ha avuto modo di apprezzare nel corso degli anni, buona parte facilmente reperibili, altri un po’ meno perché retrò, ma valgono la pena di essere giocati.
Iniziamo!

Alien: Isolation

Partiamo subito col botto, dato che nel periodo di Halloween questo titolo torna spesso in scena e viene ancora adesso consigliato.
Alien: Isolation” è sicuramente un ottimo gioco horror e, al tempo stesso, si può definire uno tra i migliori titoli ambientati nell’universo di Alien, specialmente dopo la grossa scottatura che i fan ricevettero tempo addietro con il discutibile “Alien: Colonial Marines”.
Questa terrificante avventura è cronologicamente ambientata quindici anni dopo gli eventi del primo film, Alien.
Nei panni di Amanda Ripley, veniamo invitati ad unirci a una squadra per prelevare la scatola nera appartenente alla Nostromo (la stazione spaziale del primo film), così che la ragazza possa finalmente avere delle risposte riguardo la scomparsa di sua madre, Ellen Ripley (protagonista della quadrilogia cinematografica).
Purtroppo, durante l’approccio presso la stazione spaziale in cui è attualmente situata la scatola nera, qualcosa va storto, Amanda viene separata dal resto della sua squadra e si ritrova sola in una situazione fuori dall’immaginario.
La stazione contiene al suo interno un equipaggio dove la gran parte delle persone è pronta ad uccidere qualunque straniero si presenti davanti, gli androidi da assistenti diventano macchine assassine e poi c’è lui… Lo Xenomorfo!
Quello che più mi ha affascinato di “Alien: Isolation” è stata la cura nei dettagli riguardo la struttura su cui si incentra la storia, perché riprende fedelmente com’erano immaginate le tecnologie viste nei primi due film.
Questo gioco sa tenere sempre col fiato sospeso, specialmente per l’IA realizzata sul nostro bavoso amico; essendo un essere praticamente immortale, le uniche cose che possiamo fare sono nasconderci e sfruttare tutte le risorse che abbiamo a disposizione per distrarlo o scacciarlo.
Man mano che si avanza, lo Xenomorfo apprenderà le nostre azioni e proverà ad anticipare le nostre mosse per poterci prendere e diventare il suo pasto, senza contare tutti gli altri pericoli citati prima che non aiutano nella drastica situazione in cui ci troviamo.
Alien: Isolation” è sicuramente un ottimo titolo, non perfetto perché in alcune cose pecca, per esempio alcune fasi di gameplay ripetitive, a dimostrare che si è cercato di allungare il brodo per non rendere l’esperienza troppo breve.
Nel complesso, è da aggiungere alla propria collezione perché sa molto bene tenere fede al termine survival horror.

The Coma 1 & 2

The Coma è un titolo che per diversi aspetti mi ha incuriosito e affascinato, scoperto totalmente a caso, questo indie si è dimostrato un’interessante esperienza.
Principalmente è stato il tema ad avermi intrigato, siamo spesso abituati a giocare (o vedere film) basati sulla cultura cinese e (soprattutto) giapponese, mentre non si sente molto spesso parlare di storie horror a tema coreaneo.
Nel primo The Coma, vestendo i panni del giovane Youngho, ci risvegliamo nella nostra scuola di notte, dopo esserci addormentati nella mattinata durante un esame (cosa che accade a fare le ore piccole per studiare all’ultimo).
Purtroppo non sarà solo, perché un essere con le apparenze della sua insegnante comincerà a braccarlo per i corridoi del Liceo Sehwa, pronto ad ucciderlo; il giovane ragazzo dovrà capire che cosa sta accadendo e trovare un modo per fuggire vivo dall’istituto.
The Coma è un survival horror 2D in cui esplorazione, senso dell’orientamento, capacità di nascondersi saranno essenziali mentre si cerca di sopravvivere e scoprire i misteri che avvolgono questo posto in continua mutazione con l’avanzare della trama.
Lo stile con cui viene rappresentato è molto affascinante e, nonostante l’aspetto “fumettoso”, sa comunque sorprenderti grazie all’ottimo audio, il tutto accompagnato da una trama ben strutturata, che va approfondita mentre si cerca di non morire.

Apparentemente semplice, è un prodotto indie di rispetto, così come per il suo seguito “The Coma 2: Vicious Sisters”.
Nel secondo capitolo prenderemo invece i panni di Mina Park, anche lei studentessa del Liceo Sehwa, che si ritroverà anch’essa coinvolta in un incubo simile a quello vissuto da Youngho.
Non entro nei dettagli per evitare potenziali spoiler, quello che posso però dirvi è che il suo seguito è degno di rispetto; gli autori sono stati capaci di espandere l’ambientazione di gioco con nuove sezioni anche fuori dall’istituto, evolvendo diversi aspetti relativi al gameplay e rendendolo uno story-driven inquietante ed accattivante.
Se il gioco vi affascina potete acquistarli singolarmente partendo dal primo oppure recuperare tutto in un pacchetto unico con il pacchetto bundle, “The Coma: Back To School”.

Resident Evil 1 – 2 – 3 (Originali e Remake)

Non poteva assolutamente mancare questa perla del survival horror, che ha terrorizzato molti di noi nell’epoca della PlayStation 1.
Per i remake di questa serie non credo proprio vi siano problemi nel reperirli, dato che sono stati rilasciati per la maggior parte delle console e su PC; più complessa invece la questione se voleste recuperare gli originali.
L’idea di base non è metterli a confronto, ma qualcosa di più, analizzarne l’evoluzione: osservare quello che attualmente alle nuove generazioni quasi non spaventa, mentre noi “vecchi” ci siamo presi una bella serie di infarti.
Per quanto riguarda il primo Resident Evil, da ammirare è una lezione di come si realizza un remake a dovere, perché quello che è stato fatto con il ReBirth è la dimostrazione pratica di come prendere l’esperienza dell’originale e portarla ad un livello superiore.
Non parlo solo di qualità grafica, ma anche del gameplay, le nuove zone, nuovi nemici, qualche nuovo evento di trama, sempre rispettando quello che è stato fatto con l’opera originale.
Per Resident Evil 2 e Resident Evil 3 la questione è differente, con loro si parla di avere tra le mani esperienze totalmente diverse dal gameplay delle versioni PlayStation 1.
Se i capitoli PS1 erano versioni “migliorate” del primo Resident Evil a livello di meccaniche, i loro remake invece hanno adottato delle grosse varianti; basti pensare alla telecamera libera e la possibilità di mirare con precisione con la camera alle spalle come, in un terza persona.
Oltre a modifiche di vario tipo inerenti alla trama stessa, i concetti essenziali a livello di storia ci sono, è la narrazione ad aver subito diverse svolte.
Nel complesso, è come aver suggerito di giocare ben sei giochi, dato che tutti propongono un’esperienza diversa l’uno dall’altro, rimanendo comunque nell’universo comune di Resident Evil.

Silent Hill 2

Se abbiamo parlato di Resident Evil, non poteva sicuramente mancare un’altra grande serie che nel corso degli anni ha lasciato la sua impronta nel mondo del survival horror, cioè Silent Hill (morta da tempo grazie a Konami…).
Spesso i due brand vengono messi in paragone e viene posta la domanda su quale dei due sia il migliore, penso che la questione posta in questa maniera sia errata e che sia più corretto chiedere quale preferenza una persona possa avere.
Questo per una serie di motivi tra cui il fatto che sono sì entrambi survival horror, ma posti in due maniere nettamente differenti.
Resident Evil è un horror a tema (concedetemi il termine) fantascientifico, perché parliamo di creature generate da virus ed esperimenti genetici; Silent Hill invece si pone come un horror sul piano paranormale/psicologico, tra rituali per evocare il “Dio” di un nuovo mondo o storie che fanno a toccare la psiche umana, rendendo Silent Hill una sorta di “città purgatorio”.
Già questi aspetti hanno un forte peso che portano a riformulare la domanda su quale serie sia la propria preferita, rispetto a farne un vero e proprio paragone.
Da parte del sottoscritto la mia scelta va a Resident Evil, ma Silent Hill ha lasciato una forte impronta nel mio cuore, specialmente il secondo capitolo che è il suggerimento di questo paragrafo.
Di tutta la serie, Silent Hill 2 è quello che più ho divorato, giocandolo più e più volte per sbloccare tutto ciò che era possibile ottenere tra segreti e finali.

La storia narra di James Sunderland, un uomo in viaggio presso Silent Hill, dopo aver ricevuto una lettera dalla moglie Mary che lo invita a raggiungerlo presso il loro “luogo speciale”; c’è solo un piccolo problema… sua moglie è morta tre anni fa a causa di una malattia, eppure la lettera sembra proprio scritta da lei, solo loro potevano conoscere quel posto per loro importante.
Con molta incredulità e domande, James si dirige comunque a Silent Hill e da qui avrà inizio questa inquietante storia tra creature disturbanti e l’incubo nelle due realtà parallele che fanno parte di questa città.

Ciò che più ho amato di Silent Hill 2 è la trama, il corso degli eventi in cui gira attorno a James ed il suo tormento, così come alcuni altri personaggi che si incontreranno nello svolgersi di questo viaggio.
Se il primo capitolo era votato al paranormale, questo invece (che è una storia sua, senza reali legami al suo predecessore) è più un horror psicologico.
Il tutto accompagnato da una colonna sonora magnifica che sa accompagnare ogni scena e situazione, assieme ad un effetti sonori che danno i brividi ad ogni minimo rumore che si percepisce.
Vi chiedo solo un favore, NON cercate la “remastered HD” che venne rilasciata per Xbox 360 e PS3, quel prodotto è un abominio! Cercatevi piuttosto una PS2 usata ed il gioco originale, ma state lontani da quella versione.
Perché così tanto disgusto? Eccovi uno dei motivi: in Silent Hill 2 “””HD“”” la nebbia (elemento emblema del gioco) praticamente non c’è, la sua assenza mette in evidenza certi aspetti che dovevano essere nascosti.
Per esempio, al primo incontro con Maria (uno dei personaggi chiave del gioco), con l’assenza della nebbia si vede chiaramente che il lago è “tagliato”, arriva ad un certo limite e poi il vuoto totale.
Penso che questo basti come spiegazione, per cui vi invito a recuperare la sua versione originale.

Eternal Darkness: Sanity’s Requiem

Ecco, in questo caso abbiamo qualcosa di più complesso da reperire, ma se ci riuscite avrete recuperato un diamante andato perduto del survival horror.
Eternal Darkness: Sanity’s Requiem” è un gioco esclusiva Nintendo Gamecube, sviluppato dalla Silicon Knights.
Questa software house, non pagando ai tempi dei diritti ad Unreal, ebbe una battaglia legale contro quest’ultima, perdendola poi con conseguente chiusura di tutto.
Si può dire che il gioco è alquanto sfortunato perché, tra il fallimento da parte di Silicon Knight ed il mancato successo del Nintendo Gamecube, diede a poche persone la possibilità di conoscere questo ottimo prodotto.

Eternal Darkness ha come protagonista principale Alexandra Roivas, una ragazza all’apparenza come tutte le altre, perché ancora non sa che avrà tra le mani il destino dell’umanità.
Un giorno riceve una chiamata da parte della polizia, che le chiede di tornare alla tenuta di famiglia a Rodhe Island per identificare il corpo appartenente a suo nonno, Edward Roivas, che è stato brutalmente assassinato.
In attesa di novità da parte della polizia per scoprire chi possa essere il colpevole ed avere giustizia, Alex (abbreviazione usata anche nel gioco) comincia ad esplorare la casa; in questa ricerca troverà una stanza con un libro, di cui la copertina sembra fatta di ossa e pelle umana, The Tome of Eternal Darkness!

Questo gioco è veramente una perla perduta, ogni capitolo che andremo ad affrontare ci farà vivere storie ambientate sempre in epoche differenti, ognuna con il suo protagonista.
Tutti loro avranno i rispettivi punti di forza e debolezza, così come gli equipaggiamenti, portandoci ogni volta a studiare quali approcci applicare per affrontare i mostri che incontreremo.
Vi è un sistema di combattimenti originale in cui è possibile mirare specifiche parti del corpo dei nemici (elemento non da poco per quei tempi, specialmente nei survival horror), con lo scopo di renderli inoffensivi e poter dare loro il colpo di grazia per eliminarli definitivamente.
In aggiunta, vi è la magia, con una meccanica tutta sua e originale dove dobbiamo trovare noi i simboli per realizzare gli incantesimi e scoprirne anche di nuovi; poi c’è quella birichina statistica chiama sanità mentale.
Ogni volta che si incontra un nemico e ci nota, la barra dedicata alla sanità mentale cala, perché alla fine i nostri protagonisti affrontano creature fuori dall’ordinario. Ci sono comunque modi per recuperarla e sarà importante apprendere come… perché? Diciamo che il gioco comincerà a farvi diversi scherzetti: per esempio (tra i tanti), mentre si esplora una stanza al nostro personaggio improvvisamente salterà in aria la testa, facendoci credere che siamo morti, per poi avere un flash che ci riporta da dove siamo entrati ed il personaggio è vivo mentre impreca che non sta succedendo davvero.

A questo punto vorrei fare un appello a Nintendoma fare una bella remastered?
Se rischiate di fare una porcata come quella fatta da Konami con Silent Hill 2&3 lasciate perdere, ma se ci fosse la possibilità di riportare questo capolavoro perduto sull’attuale Nintendo Switch, dandogli una buona pulizia grafica per la remastered, dal mio punto di vista sarebbe una bella mossa.

Bene ragazzi, con questo si conclude il mio speciale Horrormania, spero che possiate recuperare e giocare i titoli suggeriti, se non li avete ancora giocati.
Ve ne sono tanti altri di cui si potrebbe parlare, ma attualmente questi sono tra i titoli che più mi viene spontaneo suggerire quando mi chiedono suggerimenti su quale horror giocare.
Passate un buon Halloween e vi aspettiamo a braccia aperte con nuovi speciali, recensioni ed articoli!

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Servizi di Streaming di Videogiochi a Confronto https://www.tribe.games/servizi-di-streaming-di-videogiochi-a-confronto-speciale/ https://www.tribe.games/servizi-di-streaming-di-videogiochi-a-confronto-speciale/#respond Wed, 29 Jul 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/servizi-di-streaming-di-videogiochi-a-confronto-speciale/ Finalmente siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio attraverso i vari servizi di streaming per videogiochi. Durante la nostra […]

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Finalmente siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio attraverso i vari servizi di streaming per videogiochi. Durante la nostra avventura abbiamo avuto modo di elencare i punti di forza e le debolezze di molti servizi disponibili su mercato al momento, o per lo meno di quelli più noti . Dopo tutto questo tempo però, vi sarà probabilmente sorta naturale una domanda: “Ok tutto molto bello ed appassionante, ma quale dovrei scegliere?”. Questa domanda ci ha tenuti svegli diverse notti a pensare ed alla fine la risposta che abbiamo elaborato non è affatto semplice o breve. Prima però di presentarvela, ci sentiamo in dovere di tornare sui nostri passi e vedere in queste settimane come i nostri contendenti si sono comportati . Preparatevi dunque ad un rapido ripasso dei singoli servizi; se al contrario invece siete interessati solamente al nostro giudizio finale, saltate pure in fondo all’articolo, li troverete le nostre considerazioni conclusive.

STADIA 2.0

Google non è certamente stata a guardare e in questi mesi ha lavorato piuttosto alacremente per mantenere le promesse fatte nei confronti del suo pubblico. In questo ultimo periodo infatti è il servizio di streaming che ha portato le migliorie più consistenti. In primo luogo, ve ne avevamo già parlato a ridosso del nostro articolol’audio 5.1 anche nella sua versione Browser, ma successivamente abbiamo avuto modo di scoprire come ora Stadia possa essere eseguito su un numero molto più alto di dispositivi Android (quando in principio erano solo i Pixel a poter sfruttare il gioco online e successivamente solo pochi altri modelli top di gamma), rendendo accessibile il gioco online virtualmente a quasi tutti i telefoni più recenti. In ultimo, altra funzionalità molto gradita, ora è possibile sfruttare il controller Stadia anche su Browser, ma in modalità wireless (quindi comunicando direttamente coi server Google invece di passare tramite il Pc o la piattaforma di turno), rendendo ancora più versatile il controller ed ancora più breve il ritardo dei controlli.

GEFORCE NOW

Nvidia non ha effettuato grossi cambiamenti alla sua formula, ma abbiamo avuto modo di constatare come il servizio sia stato consolidato nel tempo, fornendo prestazioni sempre più stabili e soprattutto rendendo i tempi tecnici sempre più brevi. Grazie agli sforzi degli sviluppatori infatti ora i nostri giochi saranno più facilmente accessibili, i nostri account non ci richiederanno più altrettanto spesso di reinserire le credenziali, e la copia dei nostri dati sulla macchina virtuale non sarà più necessaria così di sovente, accorciando, come detto, i tempi morti, e massimizzando il tempo di gioco. Catalogo che con il tempo è sempre più rifornito di titoli compatibili con GeForce Now, e che include giochi recenti a brevissima distanza dal lancio, ma anche titoli più datati rendendo le nostre librerie sempre più compatibili con il servizio di streaming.

NULLA DI NUOVO DAL FRONTE OCCIDENTALE

Per quanto riguarda gli altri servizi (PlayStation NowXcloud e Vortex) al momento non abbiamo avuto modo di constatare nuove migliorie o funzionalità. Vuoi perché PsNow al momento si limita al più ad aggiungere nuovi titoli al catalogo, vuoi perché Xcloud e Vortex sono servizi ancora in Anteprima. Alla luce di questo, siamo consapevoli che, sotto al cofano, le rispettive compagnie stanno sempre lavorando per portare un servizio più stabile e funzionale, e che si tratta di servizi in continua evoluzione, ma  oltre a ciò, non abbiamo molto altro da segnalarvi in proposito [Anche perché Vortex lo abbiamo trattato solo una settimana fa quindi non avrebbe nemmeno avuto tempo di aggiungere particolari nuove funzioni n.d.r.]. Ciò non di meno, non pensiate che questi ultimi servizi siano più arretrati o stagnanti in termini di novità; come vi abbiamo già detto, questo riepilogo serve ad aggiornare con le novità uscite nell’ultimo periodo ed in tal senso è assolutamente normale che non tutte le aziende eseguano degli update nel medesimo periodo. Al contrario, siamo certi che nel prossimo futuro anche questi ultimi servizi subiranno un aggiornamento massiccio, vuoi per tenersi al passo con la concorrenza, vuoi per l’approcciarsi della tanto agognata Next Gen.

IL CASO IOS

Perdonate questa parentesi, ma dato che abbiamo provato virtualmente tutti i i servizi di streaming di videogiochi esistenti e non siamo incappati in una versione compatibile con dispositivi iOS, ci siamo fatti due domande, ed abbiamo indagato un po’ più a fondo. Cercando così su internet abbiamo scoperto qualcosa che ci ha lasciato non poco sorpresi: pare infatti che a frenare i servizi di streaming di videogiochi sulla piattaforma mobile di Apple, sia Apple stessa, o per meglio dire le sue politiche riguardanti le App accettate sull’AppStore. Una delle regole in questione costringe al momento tutte le app presenti sullo store a essere obbligatoriamente scaricate in locale per venire poi eseguite, cosa che nel caso dello streaming di un videogioco non sarebbe possibile, in quanto il codice sarebbe eseguito dalla macchina virtuale e non dal dispositivo di turno. Il secondo problema riguarda la distribuzione di software di terze parti. Accedendo ad un servizio in streaming effettivamente un giocatore può avviare giochi appartenenti a sviluppatori differenti, cosa che sarebbe contraria all’attuale politica dell’App Store, la quale prevede invece che tutti i giochi o i contenuti distribuiti da un servizio di questo tipo siano posseduti in esclusiva o licenziati da un unico sviluppatore (in questo caso lo sviluppatore del servizio di streaming).

Alla luce di questo, ci è parso chiaro il motivo per cui su dispositivi iOs non ci sia ancora notizia di una applicazione per fruire di videogiochi in streaming. Detto ciò non c’è certo da disperare. I colossi del gioco in streaming hanno tutto l’interesse ad accaparrarsi anche la fetta di mercato che sono i dispositivi mobili Apple, e l’utenza chiaramente vuole poter accedere ai medesimi servizi anche con il proprio hardware. Si tratta quindi solo di una questione di tempo e accordi con Apple stessa, prima di poter vedere uno dei servizi di streaming sopra citati anche su un iPhone o un iPad.

IL VINCITORE È…

Siamo onesti, anche dopo diverso tempo ad analizzare tutti i servizi di streaming è veramente difficile emettere un verdetto che decreti la superiorità di un servizio nello specifico. Ogni azienda ha infatti dato risalto a elementi diversi e il risultato è che ogni servizio ha Pro e Contro piuttosto radicati. Aggiungete che al momento nessuno dei candidati ha raggiunto la piena maturità, ed avrete presto capito che qui stiamo paragonando alla carlona patate e mele. Detto questo, ci sentiamo di dare una indiscussa menzione di onore ad uno dei servizi che abbiamo analizzato, non per eleggerlo come il migliore a tutti gli effetti, ma piuttosto come quello che ci ha offerto il servizio più completo e ci ha soddisfatto maggiormente, anche a dispetto dei difetti riscontrati. Dopo aver provato quindi praticamente tutti i servizi di streaming per videogiochi, il nostro “vincitore morale” non può che essere StadiaGoogle è riuscita mettere su una infrastruttura ottima, che ci ha consentito di fruire in estrema semplicità e funzionalità dei giochi inclusi nella piattaforma. Oltre a ciò, Stadia è al momento l’unico servizio che offre uno streaming superiore al fullHD con annesso HDR e audio in 5.1. Aggiungete che la piattaforma è disponibile su Pc, su Chromecast e persino su dispositivi Android, e che ora potete usare il controller Stadia anche su Pc in modalità Wifi e avrete un buon quadro generale di quello che ha da offrire Stadia al momento. Certo, resta ancora un servizio appena nato, che per giunta porta uno store completamente nuovo che ci costringe ad acquistare i contenuti da zero ed al prezzo imposto da Google, ma grazie al Pro, ed al lento e inesorabile miglioramento che sta venendo portato avanti, Stadia potrebbe mantenere le promesse fatte prima del lancio, riparando se vogliamo in parte, agli errori di marketing anche piuttosto grossolani commessi in fase di pubblicizzazione del prodotto.

Da questo punto di vista ci sentiamo di menzionare come esempio virtuoso anche Geforce Now, che oltre ad offrire sotto abbonamento il Raytracing sui giochi compatibili , ci porta il nostro personale catalogo online, permettendo chi ha un cospicuo numero di giochi tra Steam, Uplay ed Epic Game Store, di giocare ai propri titoli ma in streaming.

IN CONCLUSIONE

Non pensiate però che i restanti servizi siano da buttare. Al contrario, ci sentiamo in dovere di sottolineare che non mancano certo buone ragioni per scegliere ed adottare uno di questi.

Playstation Now infatti potrà sembrare più modesto, sia in termini di catalogo rispetto alla sua controparte Microsoft, sia in termini di prestazioni. Detto ciò ci consente di giocare ai titoli Sony (playstation 4, 3 e 2) sia in streaming sulla nostra console casalinga, sia su Pc, permettendoci di avere accesso a questi ultimi  anche senza virtualmente possedere una console.

XCloud è un servizio ancora decisamente arretrato, che ha visto la luce solo di recente ed in forma di anteprima. A parte ciò, di recente è stato confermato che Xcloud ed XStream saranno comprese, senza modifiche di prezzo, all’interno dell’attuale Game Pass, rendendo l’accesso a questo servizio decisamente economico, e aprendo le porte a centinaia di titoli giocabili su Console, su Pc ed ora anche in Streaming.

Per concludere Vortex, forse il meno maturo dei servizi, è l’unico che al momento ci sentiamo di sconsigliare. Come abbiamo detto nell’articolo dedicato, non si tratta di un servizio pessimo, ma per come stanno le cose al momento e per il prezzo del biglietto, c’è decisamente meglio sul mercato.

Per concludere questo riassunto di tutti i servizi di cloud gaming al momento disponibili, vorremmo infine sottolineare un’ultima cosa. Tutto ciò che abbiamo visto e spiegato fino ad ora non si trova ancora nel suo stato definitivo. Tutti questi servizi sono ancora in fase di assestamento e sviluppo, motivo per cui lo stato attuale non rispecchia per forza l’esperienza che potrete fruire nel prossimo futuro. Il nostro consiglio dunque è quello di tenere d’occhio i siti dei produttori principali, in modo da essere aggiornati sulle ultime novità e funzionalità introdotte all’interno dei singoli client. Oltre a questo, non escludiamo di fare un ulteriore articolo di approfondimento nel prossimo futuro, giusto per fare il punto della situazione e vedere come gli attuali contendenti si sono comportati.

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Vortex e lo Streaming di giochi alternativo https://www.tribe.games/vortex-e-lo-streaming-di-giochi-alternativo-speciale/ https://www.tribe.games/vortex-e-lo-streaming-di-giochi-alternativo-speciale/#respond Wed, 22 Jul 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/vortex-e-lo-streaming-di-giochi-alternativo-speciale/ Vortex non è di certo il più famoso o blasonato dei servizi di streaming per videogiochi, abbiamo però deciso di menzionarlo […]

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Vortex non è di certo il più famoso o blasonato dei servizi di streaming per videogiochi, abbiamo però deciso di menzionarlo in questa serie di articoli perché, a dispetto delle sue umili origini, è uno dei pochi servizi al momento accessibili e funzionanti. Disponibile su Pc e dispositivi Android, Vortex è quindi a tutti gli effetti un competitor che, data la sua natura, come vedremo a breve, si pone come alternativa a Geforce Now, ma che rispetto a quest’ultimo presenta qualche differenza. Partiamo dalle basi e, come nei casi passati, vediamo come funziona anche questo servizio, quanto costa e, soprattutto, come si comporta una volta che lo si mette alla prova.

UNO STREAMING CHE SA DI MACCHINA VIRTUALE

Come vi abbiamo anticipato poco fa, Vortex ha molto in comune con il già menzionato Geforce Now. Anche in questo caso infatti, più che un servizio di streaming vero e proprio, ci troviamo di fronte ad una macchina virtuale nel cloud che, con le dovute restrizioni, si appoggia su client già esistenti per riprodurre giochi in streaming. A differenza di Geforce Now, però, Vortex appare fin da subito leggermente più arretrato, ma anche diverso per certi aspetti. Essendo un servizio che non può vantare alle sue spalle un grande azienda come Nvidia o Google, i server messi a nostra disposizione non sono certo il top, motivo per cui Vortex non riesce ad offrire le medesime funzionalità di altri concorrenti. I singoli giochi talvolta saranno in manutenzione poiché le macchine staranno eseguendo le operazioni di aggiornamento del titolo in questione, o anche del sistema o del client, i giochi verranno allocati nella nostra macchina virtuale solo quando verranno richiamati, e non avremo modo di accedere ad una versione virtual di Steam come se ci trovassimo di fronte ad un nostro Pc in remoto ecc…  Tutto questo suona molto simile a Geforce Now per certi versi, ma le limitazioni dell’hardware non consentono le medesime prestazioni e nemmeno le stesse identiche funzionalità. Anche qui dovremo reinserire le nostre credenziali per il client di riferimento ad ogni accesso, ma a differenza di Geforce Now, che dopo un primo periodo limitato ad un certo punto inizia a memorizzare i giochi nel nostro profilo virtuale, su Vortex saremo costretti ad “installare” nuovamente il gioco ogni volta, il che prolunga inevitabilmente di un paio di minuti il tempo di lancio di un titolo. L’altra grossa limitazione del servizio è la risoluzione [chiaramente scordatevi anche di avere accesso ai giochi con il raytracing attivo, quella è una funzione esclusiva di Geforce Now per ora n.d.r.], che come accade per Xcloud e Ps Now al momento, è bloccata a 720p. Questo non solo limita la qualità dello streaming, ma rende poco adattabile a risoluzioni intermedie il segnale video, costringendoci di fatto al 16:9, e soprattutto rendendo la riproduzione su schermi in alta risoluzione sicuramente meno piacevole. Il rovescio della medaglia è che con una risoluzione così limitata la banda richiesta per lo streaming è decisamente bassa (circa 10 Mbps), velocità che ci sentiamo di avallare, come per le altre soluzioni, solo in parte. Anche Vortex commette infatti il peccato piuttosto comune di non fornire un valore di riferimento per il Ping, ma solo per la banda in download. Questo ci porta a fare le medesime considerazioni fatte negli altri articoli. Avere un’ADSL con 20 Mbps in download infatti potrebbe illuderci di poter avere tranquillamente accesso al servizio, quando purtroppo questo potrebbe non essere altrettanto vero. Come abbiamo sottolineato in passato, la banda è fondamentale per poter vedere lo streaming senza artefatti e rallentamenti, ma ciò che ci permette di fruire senza intoppi di un buon gameplay è la reattività del servizio, e questa dipende dai tempi di risposta del computer remoto e della linea internet. Tradotto per chi non mastica troppo l’informatichese, stiamo parlando del Ping [tempo di risposta del server ancora più semplicemente n.d.r.]. Più il ping è basso meglio è, in soldoni è questo che vi deve interessare, ma se volete scendere un po’ più nel dettaglio ci sentiamo di suggerire un ping almeno sotto i 20ms meglio ancora se intorno o sotto i 10ms.

ABBONAMENTI E LICENZE

Il paragone con Geforce Now per Vortex non è ancora finito per vostra sfortuna. Al contrario, ora tocca analizzare il modello di abbonamento scelto dagli sviluppatori di questo servizio indipendente. Qui purtroppo arriva la prima doccia fredda: se pensavate infatti di lanciarvi in un impeto di curiosità a giocare usando Vortex dobbiamo subito tarparvi le ali e riportarvi con i piedi per terra. Vortex infatti NON ha un’opzione gratuita per avvicinarsi al servizio. Al contrario, propone tre livelli di abbonamento: BASIC, PRO ed ULTRA. Questi partono da un minimo di 9.99€ al mese per il BASIC, 18.99€ per il PRO e 27.99€ per l’ULTRA. Questi abbonamenti inoltre differiscono anche per un po’ di altri elementi.

In primis la risoluzione, ricordate che vi abbiamo detto che era a 720p? Ecco vi abbiamo mentito, lo streaming è a 720p al momento per tutti, ma gli sviluppatori hanno annunciato che “presto” i possessori di PRO e ULTRA potranno usufruire dello streaming in Full HD. Tutti i tre gli abbonamenti permettono di avere accesso al client per lo streaming su Pc, MacOS e Android, ma occhio che ogni sottoscrizione concede solo un certo numero di ore di gioco totale. Il BASIC ci darà accesso a 50 ore di gioco in Streaming, il PRO a 80 ed infine l’ULTRA a 140 ore al mese.

Come accade già per Geforce Now molti giochi che si appoggiano a Client esistenti ci richiederanno, per essere riprodotti in streaming, di possedere già una licenza. Questo però porta sul piatto della bilancia un ulteriore prezzo che va ad aggiungersi a quello mensile del servizio. Facendo due conti Geforce Now ci permette di giocare gratis (ma con le sessioni limitate) oppure per 5 euro circa al mese di avere sessioni lunghe quanto vogliamo; Vortex  ci richiede al momento prezzi dai 9.99 ai 27.99€ al mese e richiede pure che ci compriamo i giochi? La risposta a questa domanda è NI. I tre tipi di abbonamento non vi lasciano infatti a mani vuote e, oltre ai classici titoli Free to Play che potrete tranquillamente giocare senza troppi problemi, disporrete di un certo numero di giochi inclusi nel vostro piano. Per il BASIC parliamo di 66 giochi disponibili, mentre per PRO e ULTRA siamo a circa 162. Attenzione però, questi titoli non saranno certamente giochi appena usciti o tripla A blasonati e ricercati. Per quei giochi di maggior richiamo è ancora necessario possedere una chiave valida sul client di turno, ma per molti titoli meno recenti, o meno rinomati, sarà sufficiente il vostro abbonamento Vortex.

SE NON VEDO NON CREDO

Come vi abbiamo già detto, abbiamo avuto modo di provare Vortex in svariate circostanze e con diverse metodologie. Il servizio è disponibile su MacOs, Pc e anche Android, motivo per cui abbiamo condotto dei test su queste ultime due piattaforme. I risultati, come ben potete immaginare, sono particolarmente diversi e variano in funzione della connettività e del metodo utilizzato.

Anche in questo caso abbiamo sperimentato una connessione via 4G, una via Wifi 2.4Ghz e 5Ghz ed infine una cablata. Il 4G, sebbene la banda fosse ben più che generosa (oltre i 100 mbps) ci ha dimostrato come, inevitabilmente, con un ping elevato (superiore a 35 ms) il servizio funzioni, ma gli input arrivino decisamente in ritardo, rendendo virtualmente ingiocabile qualsiasi cosa e cadendo vittima di diverse disconnessioni e de sincronizzazioni. Passando al Wifi la situazione è diventata molto più gestibile e, sebbene la banda in Download fosse decisamente inferiore, la stabilità delle partite è migliorata, anche se non in modo assoluto. Il 2.4 Ghz permette infatti di usufruire di una connessione stabile e con una buona gittata rispetto al nostro Access Point o Router di casa, ma purtroppo offre una banda più modesta ed una latenza non proprio stabilissima. Questo si traduce in un certo ritardo nei controlli ed in momenti durante i quali è quasi impossibile giocare a causa della scarsa reattività. Il risultato migliore per quanto riguarda le reti wireless lo abbiamo ottenuto con il 5Ghz che, grazie alla sua connettività più rapida e potente, ci ha consentito di giocare senza troppi problemi, salvo allontanandosi dal ricevitore.

In ultima, e come facilmente prevedibile, la connessione cablata è quella che ci ha dato i risultati migliori, permettendoci di giocare senza interruzioni a titoli come Monster Hunter e Dauntless. A fronte di questo ci sentiamo però di segnalare come saltuariamente abbiamo potuto registrare, anche sulla medesima piattaforma, risultati molto diversi da un giorno all’altro. Il motivo pensiamo che sia da imputare prevalentemente all’infrastruttura di rete sicuramente ancora in assestamento, e magari sottoposta a carichi diversi in momenti distinti. Questo ci ha portato durante alcuni giorni a non riuscire a giocare nemmeno da Pc collegati alla rete via cavo ethernet a causa di problemi tecnici, ritardi eccessivi nei controlli e saltuarie disconnessioni.

CONCLUSIONI

Alla fine del nostro viaggio con Vortex dobbiamo ammettere un paio di cose, positive e negative. Le nostre aspettative non erano infatti alte nei confronti di un servizio con delle risorse piuttosto limitate. A dispetto di ciò lo streaming funziona quasi sempre bene e, salvo rari momenti o problemi di connettività, abbiamo potuto accedere al servizio e ai giochi della nostra libreria abbastanza comodamente. Allo stesso tempo la piattaforma è palesemente ancora non pronta e non matura. Tra i servizi PC è sicuramente quello più arretrato e i tempi morti dovuti a motivazioni tecniche, manutentive e imprevisti vari, rendono il tutto non sempre affidabile. Oltre a questo, ci sentiamo di affermare che per la qualità del servizio il prezzo richiesto è decisamente alto; 27.99€ al mese non sono pochi, e a fronte di ciò per i titoli più “golosi” dovremo ugualmente comprare una licenza pagando di tasca nostra. Aggiungete all’equazione i problemi e le incertezze, sommate che il numero dei titoli disponibili tra ULTRA e PRO sono gli stessi e concludete mettendo in conto il numero di ore di gioco limitate, e vi sarete fatti un idea dei limiti di questo servizio. Probabilmente il BASIC è l’abbonamento con il bilanciamento qualità prezzo più corretto, ma per meno della cifra richiesta per il PRO potete avere accesso al Game Pass Ultimate di Microsoft, che molto presto includerà XCloud ed XStream nel suo pacchetto oltre a centinaia di giochi anche tripla A. Altro paragone è che al prezzo del basic potete avere un abbonamento Stadia Pro (dovrete ancora comprare i giochi, ma almeno li potrete godere in Full Hd o 4K e per quanto tempo vorrete, oltre ad averne alcuni gratis ed altri scontati). Insomma, a questo punto avrete capito che Vortex è un buon servizio, ma purtroppo arretrato e molto costoso per poter competere nel panorama attuale. Detto ciò potrebbe avere senso se disponete già di una nutrita libreria su Steam o affini e volete avere accesso allo streaming di questi giochi, ma anche qui il paragone con Geforce Now è piuttosto inclemente a nostro modo di vedere le cose.

Per concludere, però, non ci sentiamo di stroncare questo servizio emergente, per come vanno le cose infatti lo streaming funziona, non perfettamente, ma c’è e può dire la sua. Con il tempo e introducendo lo streaming in Full HD, e magari qualche titolo in più, Vortex potrebbe tranquillamente coprire il terreno perso con la concorrenza, quindi se lo streaming dei videogiochi è tra le vostre corde, vi consigliamo di seguire l’evoluzione di questo brand e vedere come cambierà nel tempo… potrebbe sempre riservare delle sorprese inaspettate.

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Cosa giocare in Estate: i consigli di Peppe https://www.tribe.games/cosa-giocare-in-estate-i-consigli-di-peppe-speciale/ https://www.tribe.games/cosa-giocare-in-estate-i-consigli-di-peppe-speciale/#respond Mon, 13 Jul 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/cosa-giocare-in-estate-i-consigli-di-peppe-speciale/ L’estate è arrivata, che sia una bella notizia o brutta dipende dai vostri gusti, ma quello che non cambia è […]

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L’estate è arrivata, che sia una bella notizia o brutta dipende dai vostri gusti, ma quello che non cambia è il fatto che in questo periodo i giocatori hanno tutto il tempo di dedicarsi alla loro passione e passare ore davanti al PC/console, magari con qualche gioco nuovo oppure dedicandosi al backlog.
Non sapete cosa giocare? Non preoccupatevi, perché il sottoscritto è qui con una serie di consigli su giochi adatti al periodo: impegnativi, tripla A, mobile, vecchie perle del retrogaming e altro che vi aiuteranno a superare la stagione.

Ghost of Tsushima

Poteva non essere presente in questa lista il gioco del mese di Luglio Tribe Games? No. Certo il titolo ha ben poco a che fare con l’estate, ma parliamo di uno dei titoli più importanti in uscita nel 2020 e che con ogni probabilità metterà fine ai first party su PS4. Il fatto che esca il 17 Luglio, a scuola e sessioni d’esame finite, rende Tsushima un’ottima scelta con cui passare il prossimo mese e mezzo. Sceglierete la via del Samurai e dell’Onore, o diventerete il Fantasma che massacrerà i Mongoli? A voi la scelta. 

Super Mario Sunshine

Uno dei giochi a tema “Estate” per eccellenza, seguito di quel capolavoro immortale che è Mario 64, Sunshine vede Mario, Peach e compagnia andare in vacanza…per poi imbattersi in una serie di guai che danno vita ad una nuova avventura dell’idraulico più famoso al mondo. Tutto in Sunshine grida “Estate”, dai livelli a Mario stesso armato di Splac-3000, un cannone ad acqua con cui dovremo sconfiggere i nemici. L’intoppo? Parliamo di un gioco per Gamecube, quindi giocabile solo per chi possiede la console, in fondo un po’ di sano retrogaming non fa mai male.
Se proprio volete giocarlo, potete pregare che i rumor che vogliono dei remaster di Super Mario Galaxy, 3D Land e appunto Sunshine in arrivo su Switch nel 2020 per il 35° anniversario di Super Mario siano veri; non sarebbe neanche tanto male, visto che Nintendo non ha altro per la seconda metà di quest’anno e una sorpresa del genere farebbe implodere l’intera comunità videoludica. I Want to Believe.

Horizon Chase Turbo

Ok, questo è in lista per un fatto puramente personale, ma eccovi una piccola premessa: vi ricordate del mitico Out Run? Bene, Horizon Chase Turbo è il suo erede. Tantissime piste (incluse alcune tipicamente estive), un gran numero di auto a disposizione, svariate modalità di gioco e un prezzo bassissimo unito al fatto che il titolo è disponibile su tutte le piattaforme, Switch inclusa, rendono il gioco perfetto per la classica partita toccata e fuga. Un gioco di guida Arcade purissimo che omaggia il genere, ma attenzione, non si tratta di un gioco semplice, bensì di una vera e propria sfida.

Azur Lane e Azur Lane Crosswave

Tempo di fare il weeb con un po’ di roba che viene direttamente dal Giappone. Se il nome di Azur Lane non vi è nuovo probabilmente avete letto la nostra recensione di Crosswave, il gioco PS4 e PC di Compile Heart e Felistella che si è beccato un buon 7.1 dal sottoscritto qualche mese fa. Oppure potreste essere fan fin dagli esordi di questo franchise su dispositivi mobile. Azur Lane è il tipico gioco mobile con microtransazioni e l’odiatissimo gatcha per sbloccare nuovi personaggi, con la differenza che qui si possono ottenere tutti senza sborsare soldi…cosa che farete per comprare i costumi dei vari personaggi femminili perché siete (e siamo) tutti porcelloni. Tornando seri, che sia su mobile o PS4/PC, Azur Lane è un gioco adattissimo al periodo, poco impegnativo e che vi farà perdere qualche decina di minuti al giorno. 

The Legend of Zelda: The Wind Waker

Questo lo troverete praticamente in qualsiasi articolo dedicato a giochi per l’estate, ma è impossibile non nominarlo. Una veste grafica colorata e allegra, un mondo di gioco circondato dal mare e la possibilità di spostarsi con una barca a vela… se non è estate questa, cosa lo è allora? Se avete un Gamecube potete sicuramente recuperare questo gioco, altrimenti c’è il remaster in HD su WiiU. Aspettiamo solo il porting su Switch o, perché no, un bel remake, magari da giocare nell’attesa di Breath of the Wild 2. Tocca a te Nintendo.

La pila della vergogna

Nessuno di questi giochi vi ispira? Bene, allora filate a dedicarvi al backlog e sfoltire la vostra personale “pila della vergogna” di giochi acquistati e mai toccati, o iniziati e mai finiti che tutti noi abbiamo. Del resto se non ne approfittiamo in estate finirà che si accumulerà sempre più roba.

Piaciuta la piccola lista? O preferite pensare al backlog? Qualunque sia la risposta io e tutta la redazione di Tribe games vi auguriamo di passare una bella estate!

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xCloud e lo Streaming di Microsoft https://www.tribe.games/xcloud-e-lo-streaming-di-microsoft-speciale/ https://www.tribe.games/xcloud-e-lo-streaming-di-microsoft-speciale/#respond Tue, 16 Jun 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/xcloud-e-lo-streaming-di-microsoft-speciale/ Ed eccoci finalmente giunti al turno di xCloud, il servizio di streaming realizzato da casa Microsoft per la sua utenza. Siamo infatti riusciti ad […]

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Ed eccoci finalmente giunti al turno di xCloud, il servizio di streaming realizzato da casa Microsoft per la sua utenza. Siamo infatti riusciti ad avere accesso al test del servizio e, per questa ragione, abbiamo approfittato per mettere alla prova un po’ di giochi e per paragonare la nostra esperienza rispetto alla concorrenza. Per chi fosse interessato, infatti, xCloud non è aperto al pubblico al momento e per avere accesso è necessario far parte del programma Xbox Insider e richiedere l’autorizzazione per poter usufruire del servizio. Una volta che Microsoft ci avrà abilitato saremo in grado di prendere parte al programma ed entrare nell’apposita App nella sezione dedicata.

Un servizio acerbo ma promettente

Prima di iniziare ad entrare nei dettagli riguardanti xCloud, ci sentiamo in dovere di puntualizzare un paio di cose. Il servizio promosso da Microsoft è infatti ancora in una sorta di Closed Beta che, per come stanno messe le cose al momento, permette di avere accesso ad una versione dimostrativa del servizio. Al momento è infatti possibile accedere ad XCloud solamente tramite App, e solamente sulla piattaforma Android [iOs si riconferma del tutto ignorato dai produttori di questo genere di servizi essendo escluso virtualmente da ogni piattaforma per il momento N.d.r.] e, oltre a ciò, l’applicazione ci costringerà ad adottare un controller con connettività Bluetooth per poter giocare ai contenuti in streaming. Per ora quindi xCloud non potrà essere sfruttato né da chi ha una console Xbox, né tanto meno da chi usa un Pc, sebbene lo scopo finale sia di portare questo servizio sia su piattaforma Apple, sia chiaramente su console Xbox.

Una volta abilitati all’uso e scaricata l’app, potremo infine buttarci nella mischia e giocare al nostro catalogo online di titoli in streaming. Prima però di iniziare, un paio di raccomandazioni e consigli che abbiamo avuto modo di riscontrare e raccogliere durante la nostra prova. In primo luogo, fate attenzione ai requisiti per poter accedere al servizio; come detto solo i dispositivi con Android versone 6.0 o superiore potranno installare ed usufruire dell’app, ma dovrete anche disporre del protocollo Bluetooth 4.0 ed un controller ufficiale Xbox One. Riguardo questo ultimo punto vi invitiamo a fare particolare attenzione alla generazione della vostra periferica. Tutti i controller di prima generazione della Xbox One infatti non presentano la connettività Bluetooth e non potranno essere usati per giocare in streaming sull’App. Per controllare se il vostro controller è fornito del Bluettoth è sufficiente che lo osserviate con attenzione. I controller equipaggiati di Bluetooth, infatti, presentano l’area attorno al pulsante Xbox fatta della medesima plastica della scocca superiore, oltre ad avere un Jack da 3,5 mm nel lato interno tra le impugnature, oltre al connettore proprietario di Microsoft. I controller sprovvisti di Bluetooth hanno invece la fascia superiore in plastica lucida che si estende all’area del pulsante Xbox e sono sprovviste anche del jack da 3,5mm su lato interno.

In ultima istanza, Microsoft ci suggerisce di sfruttare come connettività il Wifi 5Ghz e di disporre di almeno 10 Mbps per poter godere del servizio. Per sfruttare appieno la vostra connessione di casa è comunque possibile anche collegare il proprio smartphone o tablet direttamente alla rete LAN usando un apposito adattatore che ci consente di collegare tramite la porta USB o type-c il nostro dispositivo direttamente ad un cavo di rete [soluzione che vi suggeriamo di adottare in caso di segnale Wifi insufficiente o in caso di incompatibilità con il Wifi 5 Ghz N.d.r.]. Anche in questo caso ci sentiamo di segnalare come anche Microsoft, oltre a tutti gli altri competitor analizzati fino ad ora, non ci fornisca un valore di riferimento riguardante il Ping della nostra connessione, valore che francamente ci avrebbe fatto comodo per avere anche solo un valore di riferimento per capire a priori quale potrebbe essere la nostra esperienza finale.

Lo stato di xCloud

Come detto in precedenza, xCloud è un servizio che attualmente sta vivendo un momento di “Anteprima” che vede la possibilità solo per una fetta ristretta di pubblico di accedere al suo contenuto. Ad onor del vero però xCloud è composto da due grosse componenti ed al momento vi abbiamo parlato solo di una di queste. XStream è infatti solo metà dell’offerta di questo pacchetto, l’altra metà è xConsole, ovvero il processo di “In-Home-Streaming” proposto da Microsoft. Questo secondo componente vi permetterà infatti di poter giocare in streaming dalle vostre console sui dispositivi compatibili che avrete nella vostra rete domestica. Sfortunatamente, al momento, non siamo stati in grado di provare questo secondo servizio, ma sappiate che nella versione definitiva, sarà incluso e disponibile per tutti. Altra nota ancora incognita riguarda infatti il modo con cui xCloud sarà reso disponibile al pubblico, o per meglio dire le modalità di adesione ed abbonamento. La soluzione di cui si vocifera da un po’ di tempo a questa parte è che potrebbe essere incluso all’interno dell’attuale Game Pass, ma non ci sono ancora notizie certe in proposito, così come ancora non si sa quando e se il servizio sarà aperto completamente al pubblico.

Per come stanno le cose al momento, quando sarete ammessi all’interno dell’anteprima avrete la possibilità di giocare ad un nutrito catalogo di titoli che già da ora sono riproducibili in streaming. Al momento, dunque, non preoccupatevi, non ci sono ancora costi accessori od abbonamenti da sottoscrivere, e sarà così per lo meno finché questa fase dell’Anteprima proseguirà in questo modo.

La nostra esperienza

Come potete immaginare, in questo caso non abbiamo potuto eseguire particolari test o paragoni, il servizio è disponibile solo su dispositivi Android, motivo per cui abbiamo potuto giusto variare la connettività per vedere come lo streaming rispondeva. Per rendere le cose il più possibile imparziali alla fine abbiamo deciso di connettere il nostro smartphone (un Samsug Galaxy A20e) usando un adattore USB-C a ethernet, in modo da poter usufruire al meglio della linea internet in nostro possesso. Come controller abbiamo usato invece un comune controller Xbox One connesso tramite Bluetooth.

Una volta avviato qualche gioco, e dopo aver sperimentato pad alla mano la qualità del servizio, ci siamo alzati dalla sedia abbastanza soddisfatti, ma ancora con qualche dubbio. Microsoft ha fatto un ottimo lavoro nel portare un buon catalogo nelle mani dei giocatori, presentando una lista di titoli, magari non recentissimi, ma comunque di un certo richiamo. Detto questo, anche disponendo di una connessione più che adeguata e consci che lo streaming dei contenuti avviene come per Playstation Now a 720p, xCloud si è dimostrato il meno stabile dei servizi testati fino ad ora. Anche rientrando a pieno titolo nei requisiti (10 Mbps e connessione cablata) abbiamo saltuariamente incontrato problemi di lag e ritardo nei controlli tali da rendere quasi ingiocabile il titolo che stavamo provando. A parte ciò, per la maggioranza del tempo i giochi che abbiamo provato (Ace Combat 7, Plague a tale of Innocence ecc…) si sono comportati piuttosto bene, mantenendo un profilo del tutto accettabile, ma come già detto controller alla mano,  non siamo mai riusciti ad immergerci al punto da dimenticarci di stare giocando in streaming come accadeva con altre piattaforme. Detto questo non vogliamo sicuramente denigrare il servizio realizzato da Microsoft, al contrario, tenendo conto dello stato dei lavori e del fatto che c’è ancora parecchio margine di miglioramento, siamo piuttosto sicuri che questi saltuari problemi siano da attribuire ad un’infrastruttura ancora da consolidare ed ottimizzare, piuttosto che ad una qualità scadente del servizio in sé. Resta di fatto però ancora un servizio molto limitato che, sebbene mostri un gran potenziale, soprattutto grazie a quello che potrebbe essere il catalogo finale  offerto dall’integrazione con Game Pass, risulta al momento solo un assaggio. Oltre a ciò ci sentiamo, come già fatto da Microsoft stessa, di raccomandare l’uso del servizio al momento sfruttando il Wifi a 5 Ghz se vorrete giocare senza scomodi cavi, o ancora meglio collegando il vostro dispositivo alla vostra rete LAN con un cavo ethernet. Usare il 2.4 Ghz, così come al momento affidarsi alle reti 4G, può infatti dare luogo a diverse problematiche che renderebbero l’esperienza potenzialmente ingiocabile, come accade anche con molti altri servizi di questo genere.

Per quanto riguarda il requisito minimo indicato da Microsoft ci sentiamo anche in questo caso di andarci con le pinze. Pur vero che 10 Mbp potrebbero essere più che sufficienti per permettervi di accedere  al servizio, ma come detto più e più volte in questi articoli, tenete assolutamente sotto controllo il ping della vostra linea; se questo è alto (sopra i 30 ms) o poco stabile (varia di molto nel tempo) sappiate che potreste soffrire di diversi problemi di reattività e lag, anche nel caso in cui doveste disporre di una banda ben al di sopra dei requisiti minimi.

Conclusioni

A voler tirare le somme, xCloud è un servizio di streaming ancora molto acerbo, ma decisamente promettente. Microsoft ci propone una serie di funzionalità che, se mantenute nella versione finale, porterebbero sul mercato uno dei migliori servizi di streaming per videogiochi. Al momento purtroppo ci sono ancora dei limiti tecnici da superare, e soprattutto c’è da estendere il servizio su più piattaforme per renderlo godibile alle masse. Detto questo, si tratta di ostacoli decisamente superabili senza troppi problemi e che potrebbero portare a maturare xCloud nella sua interezza nell’arco di pochi anni. Grazie a Game Pass, infatti, Microsoft ha già stabilito delle solide fondamenta su cui costruire il suo concetto di Game as a Service a tutto tondo. Se quindi questo progetto andrà in porto in questi termini ci aspettiamo di vederne delle belle, e soprattutto xCloud diventerà un tassello importantissimo di questo progetto a lungo termine perpetrato da Microsoft anche come passerella verso la nuova generazione rappresentata da Series X.

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Playstation Now e lo Streaming di Sony https://www.tribe.games/playstation-now-e-lo-streming-di-sony-speciale/ https://www.tribe.games/playstation-now-e-lo-streming-di-sony-speciale/#respond Tue, 02 Jun 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/playstation-now-e-lo-streming-di-sony-speciale/ Alla lunga lista di servizi di streaming (Stadia e Geforce Now al momento) che stiamo prendendo in esame con questi speciali, non poteva […]

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Alla lunga lista di servizi di streaming (Stadia e Geforce Now al momento) che stiamo prendendo in esame con questi speciali, non poteva assolutamente mancare Playstation Now, offerto da Sony in esclusiva per i suoi titoli. Anche in questo caso, come vedremo a breve, le differenze con la concorrenza non sono poche, così come il modo di poter avere accesso al servizio e persino i titoli disponibili al suo interno.  Abbiamo quindi testato anche questo servizio a lungo, e soprattutto su piattaforme differenti, in modo da poter confrontare i diversi risultati ed esperienze, rimanendo in taluni casi anche piacevolmente sorpresi dei risultati ottenuti. Non ci resta dunque che iniziare a parlarvi nello specifico di Playstation Now e delle sue caratteristiche salienti.

Playstation Now, un servizio anche in streaming

Come di consueto, iniziamo con lo spiegarvi in cosa consiste questo servizio e soprattutto cosa ha da offrire alla sua utenza in termini di titoli e funzioni. La prima cosa che ci teniamo a sottolineare è come effettivamente Playstation Now non sia solo un servizio in streaming, ma in taluni casi permetta anche il download del gioco in locale sulla nostra console, permettendoci così di evitare spiacevoli problemi di connessione e affini. Su Playstation Now avremo infatti accesso ad una libreria più che dignitosa da cui potremo scegliere a quali titoli giocare. I giochi disponibili saranno presi dal catalogo Playstation 4, ma anche da vecchie console quali Playstation 3 e 2, rendendo quindi questo servizio a tutti gli effetti appetibile anche a chi, per un motivo e per un altro, vuole avere accesso a vecchie glorie del passato, oltre che a qualche titolo più recente. Attenzione però che non tutto, come detto sopra, sarà disponibile al download; questa funzionalità è valida solamente per i giochi Playstation 4, mentre per quelli appartenenti a console più datate saranno disponibili solamente per lo streaming. Tutto questo a patto di accedere al servizio tramite una console Playstation 4 (base, Slim o Pro), Playstation Now è infatti disponibile anche su Pctramite un client sviluppato da Sony. Giocare da Pc ci consentirà di avere accesso alla medesima libreria che abbiamo su Console, ma senza disporre in nessun caso del download in locale per i giochi, al contrario sarà possibile usufruire solo dello streaming dei contenuti. Terminiamo questa sezione dicendo i prezzi del servizio che, in condizioni di normalità e senza eventuali sconti, può essere acquistato per 9,99€ al mese, se si opta per il mensile, oppure per 59,99€ per la versione annuale.

Questioni tecniche

Come ben sapete, a noi in redazione piace mettere alla prova i vari servizi di Streaming che stiamo provando, cercando di testarne la stabilità e la qualità in condizioni e su piattaforme differenti. Playstation Now è disponibile sia su Console di casa che su Pc, dunque abbiamo provato un po’ di titoli su entrambe le piattaforme, in modo da paragonarne la qualità. Partiamo subito con il dire che, in termini di quantità di banda, il servizio di casa Sony è sicuramente tra i meno esosi. Sony dichiara infatti una banda minima richiesta di soli 5 Mbps, limite che però ci sentiamo di sconsigliare se volete usufruire di una giocabilità almeno passabile. Sebbene infatti i giochi vengano riprodotti ad un massimo di 720p e l’audio sia strettamente stereo al momento, ci sentiamo di suggerire una connessione un pelo più prestante di quella annotata nei requisiti minimi, ma soprattutto, come avevamo già sottolineato in altre sedi, verificare di non avere un Ping eccessivamente alto [sotto i 30 ms dovrebbe essere sufficiente, ma meglio se si aggira attorno ai 10 ms n.d.r.]. Detto ciò, Playstation Now ci ha messo a disposizione un bel po’ di titoli che abbiamo potuto provare per toccare con mano il servizio. A dispetto della risoluzione massima non proprio eclatante, dobbiamo ammettere che l’esperienza su console non è affatto male e, a parte qualche lieve imperfezione e piccolo artefatto che si può venire a formare in fase di upscale del segnale video, il tutto è perfettamente godibile, proprio come si stesse giocando su una Playstation 4 normalissima.

Per quanto riguarda i nostri test su Pc abbiamo deciso di sperimentare non solo computer diversi, ma anche schermi con risoluzioni diverse, ed anche un po’ atipiche. Il primo monitor Pc è un pannello TN 16:9 full HD, piuttosto semplice e di poche pretese. Su quest’ultimo Playstation Now si è comportato in modo del tutto prevedibile e senza denotare particolari problemi. Oltre a questo su Pc abbiamo potuto monitorare la banda usata dal servizio e, sebbene non siamo riusciti ad avere dei valori numerici precisi, abbiamo potuto constatare come effettivamente il servizio di Sony non sia troppo goloso di banda, permettendoci addirittura di lavorare con la nostra connessione mentre giochiamo [Chiaramente si tratta di attività non troppo dispendiose come guardare un semplice video in streaming o effettuare delle chiamate Voip n.d.r.].

L’ultimo test è stato condotto su un monitor un po’ più atipico, ovvero su un 21:9 (risoluzione 3440×1440). Alla luce delle nostre passate esperienze eravamo piuttosto sicuri che, una volta avviato un gioco su Playstation Now, ci saremo trovati di fronte al gioco in 16:9 e con due belle barre nere ai lati, e invece Playstation Now ci ha sorpresi, adattando l’immagine all’insolita risoluzione del monitor e soprattutto girando senza darci particolari problemi. Certo, l’adattamento a questa risoluzione particolare porta inevitabilmente alla luce in modo molto più evidente le imperfezioni legate alla bassa risoluzione dello streaming, ma, a parte ciò, la nostra esperienza è rimasta perfettamente godibile e giocabile, ancora una volta anche in presenza di un carico lieve sulla linea internet.

Galeotto fu il controller

Uno dei punti che più ci ha dato gatte da pelare su Pc, è sicuramente l’argomento controller. Sony ha infatti dichiarato che, essendo molti giochi legati ad una piattaforma specifica, per usufruire dell’esperienza completa in ogni gioco è necessario disporre di controller originali Sony, in quanto in molti altri non si dispone di accelerometri, giroscopi, touchpad ed ammennicoli vari. Detto questo, per collegare i nostri controller dovremo, ancora una volta, fare uso di hardware ufficiali (cavi non necessariamente, ma se vorremo usare un controller in modalità wireless, la chiavetta USB ufficiale di Sony è praticamente un must have). Se da un lato sarà infatti possibile sfruttare virtualmente quasi ogni controller compatibile con un Pc per giocare ai titoli Plyastation Now, è anche vero che i tasti indicati ed alcune funzioni non saranno sempre disponibili e, oltre a ciò, in modalità wireless queste saranno supportate solamente se si dispone di ricevitori e controller ufficiali.

Una volta messo in chiaro questo importante punto ci teniamo anche a raccontarvi la nostra personale disavventura redazionale legata ai controller su Playstation Now. Al nostro primo avvio su Pc, infatti, abbiamo collegato il nostro controller per metterci a giocare, ma proprio subito dopo aver avviato il gioco ed essere arrivati al menu principale abbiamo avuto un’amara sorpresa. Sebbene il controller venisse riconosciuto dal Pc [Il tasto PS funzionava ed apriva correttamente il menu contestuale n.d.r.], il tasto Options (start) non dava segni di funzionare, ed anzi veniva letto come se stessimo premendo il tasto PS. Questo purtroppo per noi si è ripetuto per tutti i controller che abbiamo provato a collegare, sia via cavo che in wireless. Cercando su internet siamo quindi venuti a sapere che Playstation Now non è nuovo a questo genere di problemi su Pc che, ad onor del vero, sono causati da diverse problematiche, e non tutte imputabili alla fine dei conti a Sony. Se riscontrate anche voi questi problemi ci sentiamo quindi di consigliarvi un paio di tentativi che potrebbero risolvere la questione sul nascere. In primis provate a riavviare l’applicazione Plystation Now da capo: a volte se il controller è collegato dopo aver avviato l’applicazione, potrebbe venire riconosciuto erroneamente. Se questo non dovesse risolvere date una controllata ai dispositivi collegati al vostro computer, e più nello specifico ai controller collegati, alcuni programmi o periferiche potrebbero virtualizzare dei controller che a tutti gli effetti vanno a prendere il controllo al di sopra di quelli normali e di conseguenza rendono inutilizzabile il vostro [Li trovate sotto Pannello di Controllo > Dispositivi e Stampanti, sono i device riconosciuti con l’icona di un controller n.d.r.]. L’ultima spiaggia è infine controllare che non stiano girando altri client che potrebbero a loro volta gestire la mappatura dei tasti del vostro controller in modo autonomo, quindi chiudete Steam e compagnia cantante per lasciare gestire al Client Playstation Now il vostro controller in modo esclusivo. Nel nostro caso questo ultimo tentativo si è dimostrato risolutivo e, dopo aver terminato Steam, siamo riusciti a giocare senza problemi di sorta sia via cavo, sia usando una USB wireless per collegare il nostro controller.

Conclusioni

Playstation Now è a conti fatti un servizio ben strutturato e funzionante, anche se sicuramente non brilla in termini di qualità e possanza. Da un lato giocare in streaming su questa piattaforma targata Sony ci ha dato diverse soddisfazioni, permettendoci di usufruire di uno streaming di tutto rispetto, stabile e con praticamente zero interruzioni. Il rovescio della medaglia è rappresentato sicuramente dalla bassa risoluzione dello streaming che, specialmente su schermi in alta definizione, mostra inevitabilmente il fianco. In ultima istanza, Playstation Now ci pone di fronte un ulteriore dualismo rappresentato dal suo catalogo giochi. Se da un lato la libreria è ben fornita e presenta diversi giochi anche appartenenti alle vecchie console Sony [Il tutto giocabile sia da Playstation 4  che da Pc n.d.r.], dall’altro la maggioranza dei titoli disponibili non sono sicuramente recentissimi, e molto difficilmente troverete giochi appena lanciati sul mercato. Questo chiaramente non rende Playstation Now un’opzione per chi vuole stare dietro al mondo del gaming in continua evoluzione, ma si rivolge piuttosto a chi vuole recuperare qualcosa che si è perso in passato senza troppi pensieri e senza sborsare direttamente per giocare un singolo titolo.

Anche in questo caso dunque non possiamo che sottolineare come Playstation Now sia un ottimo servizio, ma ancora non del tutto pronto e maturo. La mancanza di una risoluzione maggiore ai 720p, così come la libreria, sono un sicuramente i sintomi di una piattaforma ancora in rodaggio e che, si spera, con il tempo e la venuta della nuova generazione di console, possa consolidarsi per divenire un ulteriore servizio accessorio al Playstation Plus già presente.

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Geforce Now: Lo Streaming secondo Nvidia https://www.tribe.games/geforce-now-lo-streaming-secondo-nvidia-speciale/ https://www.tribe.games/geforce-now-lo-streaming-secondo-nvidia-speciale/#respond Wed, 27 May 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/geforce-now-lo-streaming-secondo-nvidia-speciale/ Ed eccoci giunti al secondo appuntamento con i servizi di videogiochi in streaming; questa settimana è la volta di Geforce Now, […]

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Ed eccoci giunti al secondo appuntamento con i servizi di videogiochi in streaming; questa settimana è la volta di Geforce Now, un sevizio proposto da casa Nvidia e disponibile, a volerla dire tutta, già da diverso tempo. Dovete infatti sapere che Geforce Now nasce come servizio in beta per tutti i possessori dei primi dispositivi Nvidia Shield e, per lunghi anni è rimasto un servizio aperto solamente agli acquirenti di tali prodotti, permettendo di riprodurre un certo catalogo di giochi. In tempi più recenti dunque Nvidia non ha fatto altro che sdoganare il servizio al resto dell’utenza e estendere il supporto anche al mondo Pc, Mac ed Android in generale.

GEFORCE NOW AL MICROSCOPIO

Iniziamo quindi con il definire che cosa è Geforce Now, e soprattutto come è possibile accedere al servizio. La prima cosa che vale la pena sottolineare è infatti come Geforce Now non sia propriamente un servizio di streming di videogiochi, quanto piuttosto una macchina virtuale nel cloud a cui potremo accedere e riprodurre i giochi dei nostri cataloghi da molteplici dispositivi. Il servizio di Nvidia è infatti al momento disponibile da Pc e Mac [attraverso il loro client scaricabile dal sito n.d.r.], da dispositivi Android compatibili e da dispositivi Shield, quali la Shield Tv e Shield Tv Pro. Avrete notato a questo punto che abbiamo detto che potrete giocare ai giochi dei “vostri cataloghi”, questo perché Geforce Now non ha una libreria propria da cui proporre ed offrivi titoli da giocare, ma al contrario si basa su client già esistenti e consolidati. Al momento Geforce Now supporta Steam, Epic Game Store, Uplay e alcuni client proprietari tra cui quello di casa Riot per giocare a titoli come Legue of Legends ed affini. Questo comporta che una volta dentro al client del servizio saremo in grado di lanciare ed eseguire liberamente solo quei giochi di cui possediamo una licenza nel corrispettivo Store, oppure a quei titoli che per loro stessa natura sono Free to Play. Inoltre se pensavate di poter avere accesso, come per Stadia, ad una serie di titoli gratuiti grazie ad un abbonamento mensile, rimarrete purtroppo delusi. L’abbonamento di Geforce Now infatti non comprende l’accesso ad un catalogo esclusivo, e nemmeno offre sconti per l’acquisto di determinati titoli in quanto nel client Nvidia, non esiste proprio uno store. Da un lato questo può essere un elemento scoraggiante per alcuni giocatori nuovi, ma dall’altro rappresenta un bel vantaggio per chi già dispone di un catalogo piuttosto nutrito e, per tanto, ora ha la possibilità di avere accesso a questo ammasso di giochi, senza fastidiosi download, patch e senza litigare con lo spazio di archiviazione sempre più risicato nel proprio Hard Disk o SSD.

GIOCARE SU UNA MACCHINA VIRTUALE

Come abbiamo già detto in precedenza Geforce Now non è esattamente un servizio di streaming per videogiochi, quanto piuttosto uno che ci mette a disposizione una vera e propria macchina virtuale nel cloud a cui possiamo accedere, installare i nostri titoli e giocarci. Questo approccio è diverso dal classico streaming di un gioco e fa girare il nostro software su quello che a tutti gli effetti è un computer di cui siamo anche in grado di avere a grandi linee delle specifiche. Ma cosa succede quando entriamo nel nostro client e facciamo partire un gioco? La risposta è semplice, il client Geforce Now crea un collegamento verso la nostra macchina virtuale che, per l’occasione viene caricata e messa a nostra disposizione. Questo significa che un server da qualche parte nel mondo riserverà a noi delle risorse quali core di una CPU (probabilmente un Intel Xeon di qualche tipo) della RAM e una porzione di una GPU in modo da avere abbastanza VRAM e core per elaborare il nostro gioco. Il Client ci porterà quindi su un desktop virtuale (una versione chiaramente limitata e privata di gran parte dell’interfaccia) in cui ci verrà chiesto di eseguire il login nel client dove possediamo il gioco che vogliamo riprodurre. Fatto questo saremo inoltrati nel client di turno e, al suo interno, dovremo aspettare che il nostro gioco venga scaricato. Non preoccupatevi però questa procedura non richiederà un vero e proprio download, al contrario richiederà pochi secondi in quanto il server non dovrà fare altro che copiare l’immagine del gioco che deve essere lanciato, inserirci dentro eventuali salvataggi ed impostazioni salvate nel nostro Cloud personale, ed infine permetterci di giocare. Questo step, ad onor del vero non è sempre necessario, ed il server ad un certo punto inizierà a tenere in memoria i giochi a cui accediamo di più, o quelli che abbiamo giocato più di recente, in modo da rendere la nostra esperienza più fluida e leggera. Oltre a ciò, è possibile anche accedere direttamente al client (al momento solo Steam) e lanciare i giochi direttamente da lì, come se stessimo osservando la nostra versione desktop classica, oppure la versione BigPicture se stiamo eseguendo l’accesso tramite un dispositivo mobile o con un controller.

Questa impostazione ci ha permesso in effetti su Steam di usufruire appieno di alcune funzionalità estremamente interessanti. Tutti quei giochi che infatti permettono l’uso del cloud per tenere al sicuro i nostri salvataggi, ci hanno permesso di riprendere le nostre partite nel punto esatto in cui le avevamo interrotte su Pc e, cosa altrettanto interessante, anche le impostazioni grafiche dei nostri giochi, saranno prese direttamente da quello che avevamo selezionato in passato. [Anche se a ben vedere questa seconda funzionalità può tranquillamente essere un’arma a doppio taglio per chi possiede Pc non particolarmente performanti nel momento in cui decide di riprendere il gioco in questione in locale sulla sua macchina e si dimentica di riabbassare le impostazioni di gioco n.d.r.]

Per concludere questo capitolo ci teniamo a precisare che sfruttare una macchina virtuale ci consente di poter eseguire anche la cattura dei nostri gameplay sfruttando la tecnologia proprietaria di Nvidia, Shadowplay. Sarà infatti possibile sfruttare il potente hardware della nostra macchina per eseguire la cattura del gioco e registrare in questo modo i nostri file senza dover far uso di hardware dedicati o software che richiedono tempo per essere ottimizzati e sfruttati a dovere, di fatto, rendendo questa funzione estremamente comoda ed accessibile.

OFFERTA E ABBONAMENTO

Geforce Now offre in effetti due versioni del servizio, una gratuita, ed una a pagamento. Come avrete capito infatti è possibile giocare gratuitamente , ma ci saranno alcune importanti limitazioni da tenere a mente. In primo luogo, i giocatori che scelgono di adottare il servizio nella sua forma Free potrebbero sperimentare delle code in fase di accesso, e quindi dover essere costretti ad attendere prima di poter far uso del servizio. In secondo luogo, le sessioni di gioco sono limitate nel tempo ad un’ora, scaduto il quale si sarà disconnessi dal servizio. A questo punto badate bene non dovrete attendere il giorno successivo, ma potrete rimettervi subito in coda per poter rientrare e continuare a giocare, ma in questo caso sarete molto probabilmente costretti ad attendere nuovamente il vostro turno.

La versione a pagamento del servizio, denominata al momento Founders, offre invece alcuni benefici. In primis i Founders non dovranno attendere alcuna coda per poter avere accesso al servizio, le loro sessioni sono limitate, ma a 6 ore invece che ad 1 inoltre basandosi su di un hardware prodotto da Nvidia, Geforce Now ci permette di abilitare per i giochi che lo consentono, il tanto famoso Raytracing, e senza investire un considerevole cifra in una scheda video di ultima generazione. Sfortunatamente al momento della stesura di questo articolo non è possibile accedere al servizio Founders in quanto i posti sono esauriti. Se tornerà disponibile questo abbonamento vi offrirà un periodo gratuito di 90 giorni, a seguito del quale inizierete a pagare l’abbonamento al prezzo di 5,49€ per un anno. Alla fine di questo periodo l’abbonamento verrà poi modificato alla versione Now Premium (di cui non conosciamo ancora i dettagli) e potrà essere mantenuto o cancellato in qualsiasi momento.

UN PO’ DI NUMERI

Nel periodo durante il quale abbiamo messo alla prova il servizio siamo riusciti ad eseguire un paio di test giocando sia da Pc che da smartphone. Il risultato dei nostri test è stato piuttosto interessante, anche se non siamo riusciti a tirare fuori dati troppo certi per quanto riguarda la connessione. Geforce Now offre infatti uno streaming video che parte da una base di 720p fino ad un massimo di 1080p e 60FPS. Come accade anche negli altri servizi di streaming la qualità è definita dalla bontà della nostra connessione, e essendo in questo caso al massimo in Full HD richiede una banda leggermente meno potente rispetto a Stadia. Tradotto in numeri sarà necessario disporre di almeno 15 Mbps per avere uno streaming a 720p 60FPS mentre per la versione a 1080p e 60 FPS dovrete avere almeno 25 Mbps. A fronte di questo però è anche vero che, soprattutto su Pc, per poter sfruttare il client è necessario rientrare in dei requisiti tecnici minimi che potrebbero tagliare fuori alcuni Pc meno performanti. Tanto per cominciare è necessario disporre di una versione a 64 bit di Windows 7 o superiore (le versioni a 32 bit non sono supportate), di una CPU almeno Dual Core con 2.o Ghz di clock o superiore, almeno 4Gb di RAM ed una GPU che supporta almeno DirectX 11; il che si traduce in:

  • Almeno una Geforce serie 600 o superiore(attenzione però che le versioni M e per notebook potrebbero non rientrare nei requisiti anche se superiori come serie)
  • Almeno una AMD Radeon HD serie 3000 o superiore.
  • Intel HD Graphics serie 2000 o superiore.

Per quanto riguarda le periferiche di gioco la maggior parte delle tastiere e dei mouse USB vanno più che bene, anche se Nvidia raccomanda l’uso di periferiche da Gaming per sfruttare appieno l’esperienza. Per i Gamepad anche buone notizie, è infatti possibile usufruire sia dei controller Sony DualShock 4 sia i controller Microsoft Xbox 360 e Xbox One via cavo USB. Per concludere, Nvidia ci suggerisce di sfruttare quando possibile una connessione cablata (via ethernet) per poter ottenere la massima qualità e, in caso si debba ricorrere al Wifi per motivi tecnici, di fare uso del Wifi 5Ghz, in caso contrario non sarà possibile garantire la stabilità del servizio. 

LA NOSTRA PROVA

Come vi abbiamo già preannunciato abbiamo messo alla prova Geforce Now su due piattaforme, un Pc ed uno smartphone (Un Galaxy A20e per la precisione). A volerla dire tutta abbiamo provato il servizio anche su Pc con configurazioni diverse. Scoprendo così che il nostro portatile non rientrava nei requisiti minimi per sfruttare il client.

Partiamo con le nostre prove eseguite su smartphone, una piattaforma interessante quanto potenzialmente problematica. Il nostro test è stato condotto sfruttando sia la nostra connessione domestica, una fibra FTTC (purtroppo in questo caso non siamo stati in grado di usare il wifi a 5 Ghz, ma abbiamo risolto collegando il telefono con un cavo ethernet alla nostra rete domestica) e con la rete dati 4G. Per completare il tutto abbiamo provato a collegare al nostro telefono un controller Xbox One e, per curiosità ci siamo messi a testare persino i controlli touch virtualizzati sullo schermo del nostro dispositivo. I nostri test ci hanno dato degli esiti decisamente interessanti decretando al primo posto come qualità la prova eseguita via cavo ethernet. Al secondo posto quella eseguita usando la rete 4G ed infine il test eseguito su wifi 2.4Ghz. L’esito migliore è stato chiaramente via cavo, con una qualità dell’immagine decisamente stabile, ed una reattività del tutto accettabile. Abbiamo in questo caso rilevato qualche saltuario momento di lag o istante di scarsa reattività del gioco, ma nulla da rendere il titolo ingiocabile. Al contrario sfruttare i controlli virtuali si è dimostrato decisamente poco pratico, rendendo alcuni titoli decisamente impraticabili e, nella migliore delle ipotesi, limitando comunque la visibilità dello schermo. Di tutt’altro avviso è invece l’esperienza con un controller collegato via bluetooth, che i permette di sfruttare appieno tutti i tasti, e soprattutto di avere a disposizione un feedback fisico degli analogici e lo schermo totalmente a disposizione dell’immagine di gioco.

Il nostro test su rete 4G occupa invece la seconda posizione a causa della latenza non ottima che questa tecnologia al momento offre. Anche disponendo di una banda dati ben superiore ai requisiti minimi, il valore di ping decisamente più alto influisce negativamente sull’esperienza finale, generando un ritardo molto fastidioso e rendendo la gran parte dei giochi Action decisamente poco godibili. Titoli più lenti, o strategici potrebbero risultare per lo meno giocabili in questa modalità, ma per il momento, ed in attesa di un 5G che consenta dei tempi di trasmissione migliori, ci sentiamo di sconsigliare questa esperienza come principale se volete approcciare un servizio di questo tipo.

In ultimo la connettività a 2.4 Ghz, oltre a non rientrare nei requisiti minimi, ci ha confermato di essere ben poco affidabile, proprio a causa della scarsa larghezza di banda e reattività. Questo ci ha condotto a soffrire di diverse problematiche sia di stabilità del gioco, che persino di qualità dell’immagine con la comparsa di diversi artefatti durante la partita, e la presenza di fenomeni di lag pesantemente marcati, che rendono il titolo spesso e volentieri del tutto ingiocabile.

In ultimo non ci resta che parlarvi del nostro test su Pc, dove con ogni probabilità, abbiamo ottenuto la nostra prova migliore. I giochi sono infatti per la stragrande maggioranza del tempo stabili e presentano solo molto di rado dei fenomeni di lag o di ritardo. Sul client Pc abbiamo inoltre avuto modo di mettere alla prova la combinazione mouse e tastiera che, soprattutto con alcuni giochi, ci consente un controllo più comodo e diretto delle nostre azioni. Come vi abbiamo detto avendo a disposizione una buona connessione cablata, ed un Pc con una buona scheda video, il risultato è decisamente sopra alla media, e ci ha permesso di godere di un gameplay a 1080p e 60FPS per lo più stabile e senza grossi intoppi. Come accadeva per Stadia su Chromecast Ultra ci viene da dire che, una volta immersi nel gameplay, è facile dimenticarsi che si sta giocando ad un titolo via streaming anche con Geforce Now, sottolineando come la tecnologia sia abbastanza pronta ad essere impiegata, ed abbia bisogno solamente di ancora un pochino di tuning, prima di essere sdoganata anche verso un pubblico più ampio. Certo in questo caso resta da considerare la bontà dalla connessione internet di ogni individuo, ma come ben potete immaginare almeno per ora, lo streaming non soppianterà il modo classico di videogiocare, ma piuttosto lo andrà ad affiancare, offrendo così al suo pubblico una maggior scelta.

CONCLUSIONI

Geforce Now è un servizio che dopo un lunghissimo periodo in closed Beta finalmente incontra un pubblico più vasto ed eterogeneo. A fronte di questo impatto il servizio si è dimostrato assolutamente all’altezza, dimostrando di avere ben pochi difetti, ma limitando ancora una volta l’esperienza per cercare ancora una volta di consolidare la sua natura.

I requisiti per Pc e, ancora una volta, di connessione, possono certo limitare l’accesso a questo servizio Nvidia, ma tenendo a mente come la connettività a banda larga si stia diffondendo a macchia d’olio non manca molto prima che il potenziale pubblico di Now diventi estremamente più numeroso. Detto questo il fatto di doversi appoggiare su Client esterni, di dover eseguire il login dentro ogni Client sepratamente, ed alcuni tempi tecnici rappresentano comunque ancora dei limiti che potrebbero rendere l’esperienza finale indigesta a molti. L’altro lato della medaglia sta nella possibilità per chi dispone di una vasta libreria SteamEpic Games o anche Uplay (ed in questo si aggiunge l’eventuale abbonamento a Uplay+) di giocare i propri titoli in mobilità, ed anche a casa propria senza soluzione di continuità, per giunta con l’aggiunta del raytracing dove possibile. Indubbiamente ci troviamo quindi di fronte ad un servizio non ancora maturo al 100%, ma che ugualmente potrebbe avere la sua attrattiva per qualcuno. Non vi resta dunque che valutare di tasca e testa vostra se, e quanto, questo servizio possa interessarvi, valutandone i pro ed i contro, ma soprattutto i costi ed i benefici.

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Stadia: lo Streaming secondo Google https://www.tribe.games/stadia-lo-streaming-secondo-google-speciale/ https://www.tribe.games/stadia-lo-streaming-secondo-google-speciale/#respond Tue, 19 May 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/stadia-lo-streaming-secondo-google-speciale/ Disponibile ai Founders già da Novembre, ma aperto al resto del pubblico solo in tempi più recenti, il servizio di Streaming di Google, Stadia, è […]

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Disponibile ai Founders già da Novembre, ma aperto al resto del pubblico solo in tempi più recenti, il servizio di Streaming di GoogleStadia, è ormai alla portata di tutti, complice anche il periodo di prova proposto in occasione della pandemia in corso. Da bravi curiosi in redazione non abbiamo potuto esimerci dal mettere il prima possibile le mani su questo servizio di streaming e, dopo diversi mesi di gioco e prove, siamo qui per discutere dei pro e dei contro di questo tanto discusso prodotto proposto da Google.

DALLA FONDAZIONE

Per prima cosa iniziamo con il descrivere che cosa è Stadia a tutti gli effetti, e soprattutto cosa ha da offrire ai suoi clienti. Partiamo quindi dall’ovvio dicendo che Stadia è un servizio di streaming casalingo di titoli videoludici, annunciato ormai più di un anno fa, e che permette, anche senza disporre di un Pc o di una console da gioco, di usufruire di numerosi titoli sfruttando i server di Google. Al momento è infatti possibile accedere a Stadia in diversi modi e per mezzo di diversi dispositivi. Per chi ha acquistato la Founder’s Edition, o la più recente Premier Edition, il metodo più normale consiste nello sfruttare il Chromecast Ultra e il controller compresi nella loro edizione.  Per essere più precisi tutti i Chromecast Ultra sono al momento compatibili con Stadia e possono essere adoperati per accedere al servizio, anche se sarà necessario abbinare a quest’ultimo un controller per poter giocare effettivamente (al momento solo lo Stadia Controller, ma in futuro dovrebbe essere possibile abbinare anche altri controller delle più comuni console da gioco). Attenzione però che tutti i Chromecast Ultra precedenti al lancio di Stadia, ed anche alcuni messi in commercio nel periodo aperto ai soli Founders, non hanno di base il supporto a Stadia, e potrebbe essere necessario aggiornare il firmware del vostro dispositivo per veder comparire Stadia tra i servizi disponibili.

Il secondo metodo con cui fruire del servizio streaming di casa Google è quello di sfruttare il loro browser web, o per meglio dire sfruttare un browser web basato su Chromium che sia sufficientemente aggiornato [Siamo infatti riusciti a far funzionare Stadia anche sul nuovo Microsoft Edge disponibile da qualche tempo n.d.r.]. In questa configurazione sarà possibile sfruttare però una buona dose di controller, oltre a mouse e tastiera per giocare. Al momento è infatti possibile connettere quasi la totalità dei controller al Pc e sfruttarli sia via cavo che via Blutooth per giocare su Stadia dentro al vostro browser web.

In ultimo, ma non meno importante, Stadia è ora disponibile su diversi dispositivi Android. In origine solamente i telefoni Google, ed in particolare solo la serie Pixel 4 e Pixel 3, erano in grado di offrire il servizio, ma ora il supporto è stato esteso a molti dispositivi con Android 10.0 o superiore [Anche se il nostro consiglio è quello di controllare sul sito ufficiale i modelli compatibili, nel tempo sono destinati ad aumentare n.d.r.]. Con questa modalità di gioco avremo ancora una volta la possibilità di giocare usando i nostri controller casalinghi, collegandoli al nostro smartphone tramite bluetooth oppure via USB quando possibile. A rimanere fuori in questo caso però è il solo controller Switch Pro che, per il momento non è disponibile all’uso su dispositivi mobile in nessun modo. Al momento non ci sono inoltre notizie certe per quanto riguarda l’arrivo di una versione dell’App per i dispositivi Apple, che per il momento almeno, restano esclusi in toto dallo streaming [Sull’App store è però presente l’app ufficiale che, per ora, permette solo di sfogliare la propria libreria di titoli, ed acquistarne di nuovi per mezzo dello store online n.d.r.]

UN CONTROLLER DIVERSO

Fin qui non vi abbiamo detto molto del controller di Google Stadia, ed il motivo è che si tratta di un pezzo di hardware piuttosto interessante. A prima vista non vince certo il premio per il controller più bello, o ergonomico della storia, ma condivide un certo numero di caratteristiche con i suoi cugini provenienti dal mondo console. Il D-pad è piuttosto classico e presenta una corsa degli switch piuttosto breve, mentre i tasti azione arrivano direttamente dal mondo Microsoft sfoggiando i classici a, b, x, y sul lato destro del dispositivo e quattro dorsali, di cui due grilletti. La disposizione degli stick analogici arriva invece dal mondo Sony, con gli stick posizionati alla medesima altezza ed il d-pad lasciato nella parte alta sinistra. Nella parte centrale del corpo  i classici “start” e “select” ed in più un tasto deputato a catturare degli screenshot dello schermoed uno che ci permette di invocare l’assistente vocale Google (anche se al momento le funzionalità ed il suo uso sono limitati alla sola schermata Home, e solo per alcue funzioni tra cui lanciare i giochi in libreria). Il controller ha infatti nella parte bassa un microfono che può essere usato per le funzioni di chat, ed un jack da 3,5” per collegare eventuali cuffie.

Per ricaricare il controller, ed eventualmente connetterlo via cavo ad un Pc o uno smartphone, lo Stadia Controller fa uso di una singola porta Usb Type-C che ci permette di ricaricare in tempi piuttosto rapidi la batteria del nostro compagno; batteria che risulta essere interna e non sostituibile, se non smontando il controller stesso.  La caratteristica peculiare di questo controller sta però nella modalità con cui può interagire con il servizio di Google. Oltre a collegarsi via cavo è infatti possibile sfruttare il Wi-Fi, avete letto bene, non il bluetooth. Lo stadia controller si connetterà infatti direttamente al vostro Access Point, o Router Wi-Fi, bypassando del tutto l’eventuale Chromecast Ultra o Pc (Su dispositivi Androind questa funzione non è disponibile dato che potreste non essere connessi a nessun Wi-Fi). Questo escamotage permette al controller Stadia di essere direttamente in collegamento con i server Google, guadagnando di fatto in responsività e qualità dei controlli.

PRO, NON PER FORZA

Google Stadia arriva sul mercato con la possibilità di giocare senza pagare alcun abbonamento mensile. Stadia Pro è infatti un servizio che ci darà accesso ad alcuni privilegi esclusivi, ma non ci vincola ad un pagamento mensile per forza. Su Stadia infatti i giochi si comprano dallo store, ed una volta acquistato un gioco sarà possibile giocarci in streaming gratuitamente (a patto di disporre di un modo per collegarsi ai server e fruire il gioco). Giocare in modalità free avrà però le sue limitazioni; i giochi saranno fruibili al massimo in 1080p a 60 FPS e con l’audio in stereo [Limitazioni abbastanza blande se non disponete di una Tv o schermo Pc in 4K ed un impianto in 5.1 n.d.r.]. Al contrario pagare l’abbonamento Pro ci darà accesso ad alcuni privilegi tra cui il video in 4K con il supporto per l’HDR e l’audio in Dolby 5.1 [Purtroppo al momento non si tratta di un 4K nativo, la risoluzione a cui i giochi vengono renderizzati è probabilmente 1440p e quando poi il segnale viene ricevuto dal Chromecast Ultra questo esegue un Upscale in 4K n.d.r.]. Attenzione però che queste specifiche sono al momento da intendersi solo su Chromcast Ultrasu Browser verranno introdotti col tempo, ed al momento della scrittura di questo articolo è stato introdotto solo il supporto per l’audio 5.1. Altri benefici che si hanno con il Pro sono: l’accesso agli sconti esclusivi sullo store che verranno periodicamente aggiornati, e la possibilità di riscattare gratuitamente un certo numero di titoli al mese [da 1 a 3 per ora n.d.r.], titoli che però saranno disponibili al gioco solamente finché sarete membri Pro.

LA NOSTRA PROVA

In questi mesi abbiamo avuto modo di provare il servizio di Google in diverse situazioni e su diverse piattaforme, potendo sperimentare condizioni di rete disparate. Partiamo quindi con il dire che, nella maggioranza dei casi, siamo riusciti a giocare in modo dignitoso ai titoli nella nostra libreria, ma con alcuni singhiozzi e senza qualche problemino saltuario. La prima cosa che abbiamo riscontrato è come tra la versione Chromecast Ultra, e quella per Browser ci sia una certa differenza, non solo in termini di risoluzione, ma anche di stabilità e qualità dell’immagine. Se su Chromecast Ultra la nostra esperienza è per lo più fluida e con una qualità eccellente dell’immagine, non possiamo sempre dire lo stesso della nostra esperienza su Browser Web. Responsabile di questa differenza sono, con ogni probabilità, i decoder video integrati in chrome che richiedono ancora un certo grado di raffinatezza ed ottimizzazione. Le immagini presentano infatti diversi artefatti, soprattutto in quelle scene a bassa luminosità e con colori molto simili tra loro, inoltre anche la responsività dei comandi risulta saltuariamente essere rallentata con alcuni fenomeri più rari di vero e proprio lag. Abbiamo quindi optato per eseguire un test cambiando la qualità della connessione e cambiando Pc. Il risultato è che giocando su un Pc più performante i problemi riscontrati vengono in parte arginati, ma non del tutto (sintomo di un problema di ottimizzazione insito nel software di riproduzione, piuttosto che un problema di vera e propria mancanza di prestazioni da parte dell’hardware o di connessione).

Variando la qualità della connessione abbiamo invece raccolto informazioni piuttosto interessanti. Stadia infatti tende a non saturare troppo la connessione che ha a disposizione, e per la maggioranza del tempo non richiede una connessione esagerata. Ci sono però diversi fenomeni di picco, per lo più legati a scene particolarmente concitate, che possono portare la connessione ad essere messa sotto torchio a dovere. Google dichiara che il minimo per garantire un’esperienza a 720p e 30 FPS è di 10Mbps mentre quella raccomandata per un’esperienza fluida in 4K è di 35Mbps. A questi valori però Google non ha affiancato un requisito per quanto riguarda il Ping, valore forse ancora più cruciale della mera larghezza di banda all’interno di un servizio di streaming. Alla luce dei nostri test abbiamo però riscontrato dei valori leggermente diversi e, per godere appieno dell’esperienza in 4K con HDR e audio in 5.1 riteniamo che sia più credibile avere 40-50 Mbps ed un ping che non sia superiore di troppo ai 10ms. Con valori di ping più alti, e di banda più limitati, infatti, lo streaming scende facilmente in 1080p e, soprattutto a fronte di un ping più elevato, la reattività dello streaming tende a peggiorare anche in modo piuttosto tragico, arrivando ad essere quasi ingiocabile con valori superiori a 30ms. Anche il valore di 10Mbps ci pare quindi poco ragionevole per un limite inferiore, anche se qui il vero problema non è tanto la larghezza di banda, quanto più che connessioni di questo tipo sono tipicamente ADSL vecchio stampo con un valore massimo di banda di 20Mbps e un ping che di solito si attesta sui 35ms, cosa che rende improbabile giocare in modo fluido. Non escludiamo che con una banda molto limitata, persino a 10 Mbps, ed un ping molto basso il tutto possa risultare giocabile come dice Google, ma si tratta di uno scenario non certamente comune.

GIOIE E DOLORI

Stadia alla fine della fiera si è dimostrato un servizio valido e, per la maggioranza dei casi anche stabile e perfettamente fruibile persino in 4K con HDR e audio in 5.1 [target raggiunto su Chromecast Ultra con una connessione di circa 60Mbps in download e 9 ms di ping n.d.r.]. Il pubblico però sembra non aver recepito troppo bene questa novità, ed il numero di utenti che si sono avvicinati al servizio streaming di Google è ancora basso. Persino dopo questo periodo di pandemia e la prova gratuita che permette di fruire di due mesi di Pro gratuito a tutti  i giocatori, il numero degli utenti stenta a salire.  A ben vedere l’elefante nella stanza in questo caso, non è proprio la qualità del servizio, quanto più nella politica marketing di Stadia stessa. Già nel periodo pre-lancio Google ha fatto diversi errori, anche gravi, nella comunicazione con i suoi utenti, promettendo funzioni che poi si sono dimostrate non ancora pronte al lancio, o del tutto assenti dall’offerta finale. A questo panorama già non troppo lusinghiero si è aggiunta una libreria al lancio non proprio ben nutrita, e con veramente pochi titoli di richiamo per il grande pubblico. Persino ora che i giochi sono aumentati di numero restano comunque ancora decisamente pochi per offrire varietà alla community dei player e, complice di questo,  vi è sicuramente il prezzo dei giochi sullo store, e l’abbonamento, percepito come un’aggiunta sgradevole che fa lievitare il prezzo dell’esperienza. Salvo sconti per Pro infatti, tutti i titoli presenti nello store sono a prezzo di lancio pieno, anche per quelli usciti sul mercato più di un anno fa (titoli che  la maggioranza dei giocatori ha già comprato, giocato e finito a suo tempo). In aggiunta l’abbonamento Pro permette l’accesso ad un numero molto limitato di giochi [laddove la concorrenza di altri servizi analoghi propone una libreria molto più nutrita, ed un abbonamento con una lineup di tutto rispetto n.d.r.], ed alcuni anche di scarso richiamo per le grandi masse di giocatori. Stadia ha infatti pochi titoli che fungono da System Seller, e con questo intendiamo titoli che escono in esclusiva per la piattaforma [si veda Gylt ad esempio n.d.r.] oppure giochi che escono simultaneamente su tutte le piattaforme, mettendo così Stadia almeno ad armi pari con le altre piattaforme di gioco. Il risultato è che la maggioranza dei giocatori preferisce giocare ancora su console e Pc, magari acquistando i titoli dagli store virtuali, o persino dai tanto criticati siti di Key, che offrono prezzi decisamente più bassi.

CONCLUSIONI

Stadia è un prodotto che a dirla tutta ci piace. L’esperienza è ottima, ed i giochi funzionano senza troppi problemi, permettendoci di giocare senza pensare a patch, aggiornamenti, o download fastidiosi. Acquisti un gioco e semplicemente lo avvii senza ulteriori perdite di tempo e senza soluzione di continuità. Non abbiamo avuto modo di provare l’esperienza su piattaforma mobile, ma a conti fatti, per ora la qualità migliore è sicuramente offerta dall’accoppiata Chromecast Ultra + Stadia Controller. A dispetto di questo le scelte di Marketing di Google sono alquanto discutibili e, soprattutto se paragonate ad altri servizi concorrenti, risultano poco competitive andando così a svalutare agli occhi del pubblico la totalità del servizio. Stadia è infatti un servizio che non ha ancora raggiunto la piena maturità, e prova ne è il fatto che molte funzioni non sono ancora disponibili ed i titoli sono ancora pochi. Google ha assolutamente bisogno di pubblicare più prodotti di richiamo, e soprattutto rivedere in parte la sua politica di prezzi per rendere questo prodotto appetibile al pubblico. Come appare chiaro al momento, la sopravvivenza, e l’eventuale successo di Stadia è ora nelle mani combinate di Utenti e Sviluppatori. Se Google riuscirà a convincere il pubblico a far parte del loro servizio sicuramente ne vedremo delle belle, al contrario il rischio è di assistere ad un inesorabile quanto catastrofico flop che porterà alla chiusura prematura di questo tanto discusso servizio.

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