Benvenuti, ragazzi e ragazze della Tribù, sulle nostre pagine, questa volta per la recensione di Albatroz, un titolo decisamente particolare realizzato da Among Giants e pubblicato da SOEDESCO.
Questo gioco, rilasciato l'1 novembre per PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC tramite Steam, parla di una ragazza, Isla, che parte per un viaggio alla ricerca del fratello scomparso. In questa avventura, definita dagli sviluppatori come un GdR esplorativo, dovremo quindi guidare la ragazza in ambienti montani dove incontreremo vari personaggi e ci scontreremo con molti ostacoli.
Albatroz mi ha incuriosito per la sua atmosfera strana e quasi spirituale, che in alcune situazioni mi ricordava un film Disney dei tempi d'oro. Mi sono quindi tuffato in questa esperienza con una grande aspettativa per quanto riguarda l'aspetto artistico e narrativo, che sembravano essere ciò su cui il team aveva spinto di più. La domanda che sorge di conseguenza è: sarà valsa la pena di immergersi in questo viaggio quasi onirico?
Prima di iniziare, vi dico che ho giocato al titolo per svariate ore, ma che la lunghezza di questo viaggio dipende dal percorso intrapreso da ognuno: non esiste un'unica strada predefinita e ciò fa sì che ognuno di noi possa giocare al ritmo che preferisce, cosa che ho molto apprezzato.
Ora, finite le introduzioni, vi lascio alla recensione di Albatroz!
Albatroz si presenta inizialmente come un semplice gioco di esplorazione, nel quale, alla guida della nostra fidata automobile, dovremo esplorare le Terre Proibite, un luogo estremamente particolare a metà tra la realtà e l'immaginazione; questo posto, infatti, si presenta poco dopo l'inizio come un luogo particolare, con gli alberi estremamente colorati, l'erba di un verde molto acceso e l'acqua più limpida che la nostra protagonista abbia mai visto.
In tutta l'avventura, infatti, Isla non perderà occasione di commentare la bellezza di un fiore o di un altro elemento della natura che la circonda, definendola molto più bella di qualsiasi altra avesse mai visto. Persino un semplice tulipano diventa qualcosa di cui prendersi cura per la sua magnificenza.
In ogni caso, come detto in precedenza, la trama segue il desiderio di Isla di trovare il fratello maggiore, scomparso mesi prima dopo essere passato per queste terre. Il ragazzo era un'esploratore con un'incredibile sete di avventura, soddisfatto solamente in ambienti ostili che lo mettessero alla prova, un desiderio che aveva trasmesso anche alla sorellina quando erano bambini.
Ora Isla si trova a dover affrontare gli stessi territori che lui ha attraversato, anche se con molta meno esperienza; è così, infatti, che ci ritroviamo immediatamente a lasciare la nostra automobile e ad avventurarci nella natura selvaggia a piedi, con solamente il nostro fidato zaino in spalla contenente tutto il necessario per la sopravvivenza.
Improvvisamente diventa notte e una nebbia gelida ci circonda, impedendoci di vedere se non a pochi passi intorno a noi, pochi passi che però bastano per notare una figura che si muove nella nebbia e che Isla sembra riconoscere come Kai, suo fratello.
Persasi nella foschia, Isla sviene e a noi giocatori viene mostrata una vista che ha dell'incredibile: una montagna viva, con occhi e bocca, che si muove in maniera agitata e apparentemente arrabbiata.
Questa visione onirica si conclude e noi, tornati nei panni di Isla, ci risvegliamo nella capanna di Sence, una ragazza del villaggio di El Condor che stavamo cercando di raggiungere. Dopo una breve discussione con la giovane sciamana, lei decide di accompagnarci nel nostro viaggio, che da quel momento diventerà sempre più particolare e spirituale.
Non andiamo a raccontare di più di questa trama, in quanto rovinerebbe l'esperienza di ciascuno, ma possiamo dire che ci ha sorpresi in positivo; nonostante i dialoghi non siano eccelsi [però essendo un team indie al loro secondo gioco glielo si può concedere N.d.R.], le emozioni vengono ben trasmesse dai personaggi tramite il doppiaggio in inglese e la trama di per sé presenta vari colpi di scena veramente inaspettati.
Possiamo però aggiungere che Albatroz si presenta come un'esperienza che vuole parlare di molti argomenti, ma in particolar modo dell'importanza di lasciare andare, di non attaccarsi eccessivamente a persone o cose, poiché tutto in questa vita ha una fine, per quanto longevo possa essere.
Un messaggio per niente scontato e che, per motivi personali, abbiamo sentito molto vicino, oltre che importante da comprendere e trasmettere.
Oltre ad una buona trama, un gioco per essere considerato di buona fattura deve avere un gameplay che risalti o che faccia risaltari le altre componenti; ebbene Albatroz mostra di avere un gameplay estremamente accurato, capace di farci sentire come se fossimo realmente tra monti ad arrampicarci per arrivare in cima o in una valle piena di foreste, corsi d'acqua dolce, frutti, erbe... insomma, riesce a far immedesimare benissimo anche il giocatore meno avvezzo a questo tipo di avventura.
Il titolo infatti presenta una serie di componenti survival di cui tenere conto, come il serbatoio della benzina dell'automobile, che si esaurisce facilmente, o la condizione di gambe e braccia che si deteriora nel corso della giornata, per poi essere recuperato dormendo la notte, come se diventassero sempre più rigide a causa dello sforzo. Ma non solo, gli sviluppatori di Among Giants hanno anche inserito variabili come la pendenza del terreno, la sete, la fame, la temperatura corporea relativa a quella esterna che va regolata con vestiti più o meno caldi o mangiando e bevendo alimenti che possano scaldarci o farci abbassare la temperatura, come un peperoncino rosso o il grog speciale di un abitante del villaggio.
Albatroz rivolge anche grande attenzione allo sviluppo dei personaggi che avremo a nostra disposizione, dato che, come detto prima, figure come Sence si uniranno al nostro gruppo di esploratori, ognuno con i propri punti di forza e le proprie debolezze. Di conseguenza è importante anche tener conto delle condizioni degli altri membri del gruppo, oltre che delle loro abilità speciali, capaci di rendere il viaggio molto più comodo;oad esempi lo Sprint di Isla, le permette di non consumare la condizione delle sue gambe, le pozioni di Sence permettono di recuperare parte della condizione proprio delle suddette gambe e braccia.
Avremo quindi la possibilità di migliorare ognuna di queste loro statistiche grazie ai punti viaggio guadagnati esplorando i dintorni e trovando i punti di riferimento di cui sentiremo parlare.
Insomma, il gameplay di questo titolo riesce a supportare a pieno la trama, ma si ritaglia anche un proprio posto sotto i riflettori, offrendo un'esperienza piena di sfide e variegata.
Ora parliamo dei punti deboli del titolo, che altrimenti avrebbe meritato un voto nettamente più alto. Partendo dall'aspetto grafico, esso risulta ispirato e con una chiara direzione, ma si presenta con una grafica nella quale sono spesso visibili pixel e definibile quasi da vecchia generazione.
Presenta vari glitch grafici e problemi di illuminazione che rendono l'esperienza a volte frustrante e poco incisiva. Inoltre anche le animazioni risultano alquanto legnose e spesso sono la causa di compenetrazioni o bug peggiori [dei quali parleremo a breve nel paragrafo dell'aspetto tecnico N.d.R.]. Un vero peccato, dato che le idee da cui scaturiscono gli ambienti sono molte volte geniali e sarebbero state da incorniciare, se non fosse per questi problemi ricorrenti.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, esso risulta anche peggiore di quello grafico, e di molto. Purtroppo sotto questo punto di vista si presentano vari problemi, da hitbox mal posizionate che rendono l'interazione con certi oggetti un vero incubo, fino ad arrivare a bug capaci di rompere completamente il gioco [mi è successo, nella prima run, di finire sopra ad una caverna di una montagna con entrambi i personaggi, cosa che mi ha impedito di continuare in qualsiasi maniera dato che i personaggi non si muovevano più, ma semplicemente levitavano in aria sopra al muro di ghiaccio e neve della caverna montana N.d.R.].
Non solo, anche la gestione della mappa è molto insicura, permette di muoversi nonostante fosse chiaramente inteso che il gioco in sottofondo rimanesse bloccato e alcune funzioni della mappa stessa non sono utilizzabili, portando solamente ad avere dei segni in punti casuali al posto di poter mettere dei marker dove fosse più utile.
Insomma, sotto l'aspetto tecnico Albatroz si presenta in maniera disastrosa e ha decisamente bisogno di lavoro per essere sistemato.
Infine discutiamo del sonoro. Questo è l'unico di questi tre comparti che si difende sufficientemente, riuscendo a evocare emozioni genuine in determinati momenti della trama e dando ottime sensazioni di libertà nel momento in cui si viaggia per la valle o per il villaggio di El Condor. Il problema emerge nella forte ripetitività delle tracce presenti e nella poca varietà degli effetti sonori, oltre che nella bassa qualità di alcuni di essi.
Alla fin fine si può dire che sia stato fatto un buon lavoro in questo comparto, ma sicuramente si poteva fare di meglio.
Ci siamo tuffati in questa avventura con l'aspettativa di vivere un'esperienza da film Disney, con una morale alla fine mascherata dall'aspetto cartoon e dai colori vivaci. Possiamo dire di aver avuto ragione in parte, ma Albatroz è decisamente diverso da quello che ci aspettavamo: il titolo vuole essere maturo, vuole trasmettere un chiaro messaggio attraverso la sua arte e le parole dei personaggi in gioco, un messaggio che dice di riavvicinarsi alla natura e alle nostre origini, di rompere la routine quotidiana per ritrovare noi stessi e di non conformarci alla società. Vuole trasmettere un messaggio che dice "esplorate la vostra identità, trovate ciò che vi rende unici".
Perlomeno questo è quello che Albatroz è riuscito a far arrivare al vostro redattore, un insegnamento che abbiamo trovato stupendo e importante.
Quindi, se siete capaci di andare oltre ad alcuni problemi tecnici e grafici, vi consigliamo caldamente di provare questa esperienza, che merita di essere vissuta
Il codice per Xbox Series X|S ci è stato fornito dal publisher.
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