26 anni per una serie sono davvero molti, ed è difficile, soprattutto oggi, riuscire a portarla avanti senza mai snaturare la propria essenza, avendo successo nell'avvicinarsi a diversi tipi di videogiocatori grazie a personaggi sempre innovativi e, a volte, metodi che coinvolgono altri medium come anime o manga. In questo caso stiamo parlando della serie Atelier, una di quelle più longeve e con una fanbase molto chiusa - quasi invidiosa del prodotto – che ha sempre perpetrato diverse critiche a titoli precedenti come Atelier Ryza che, invece, hanno allargato il bacino d’utenza della saga. Koei Tecmo ha deciso, però, di tornare all’inizio di tutto grazie al remake di Atelier Marie, arrivato sul mercato all’inizio del mese di luglio su PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e Windows tramite Steam.
The Alchemist of Salburg è disponibile sia in modalità standard che in una versione Digital Deluxe, che include alcuni oggetti addizionali e, in più, il port tradotto del gioco, mai arrivato in Europa, nella sua versione PS2.
Atelier Marie: The Alchemist of Salburg ci colloca nei panni di Marlone, conosciuta grazie al suo soprannome di Marie, una giovane alchimista che frequenta la prestigiosa Royal Academy of Magic nella città di Salburg. Nonostante la sua smodata passione per l’alchimia, Marie è sempre stata considerata la studentessa peggiore del suo corso, continuando a fallire ogni esame a causa della sua scarsa propensione alla sintetizzazione degli elementi. La sua istruttrice Ingrid, quindi, decide semplicemente di proporle un’ultima possibilità per diventare una vera e propria alchimista, con una sfida particolare: con a disposizione un proprio atelier, Marie deve essere in grado di sintetizzare un oggetto di alta qualità entro cinque anni o sarà esclusa dalla cerimonia di diploma. In questo periodo di tempo, Marlone, inizierà a girare per la città e soddisfare le richieste dei cittadini insieme alla sua cara amica Schia Donnerstag, in un gioco dai molteplici finali che includono il successo o il fallimento della sfida finale.
Atelier Marie è un titolo totalmente diverso da quelli della serie che siamo abituati a giocare al giorno d’oggi, questo soprattutto perché è relativamente corto. La durata dipende prevalentemente dal proprio modo di sfruttare il tempo, in quanto ci sono svariati metodi per arrivare ai finali migliori. Marie può apprendere le ricette degli ingredienti necessari per l’alchimia dai libri in vendita presso la scuola, dove può anche acquistare strumenti alchemici adatti per le creazioni, e scoprire dove recuperarli esplorando il mondo a sua disposizione. Essendo il primo della sua tipologia, Atelier Marie è un gioco che si perde tanto nella concezione del tempo a disposizione: se, infatti, potreste pensare che cinque anni siano un periodo enorme, sappiate che non è proprio così. Ogni spostamento nella world map, ogni ingrediente raccolto e – soprattutto – ogni sintetizzazione necessita di più o meno tempo, con svariati giorni che si andranno a perdere solamente per raccogliere un oggetto raro, ovviamente trovabile solo in combattimento e con una percentuale rarissima. Per questo, infatti, Koei Tecmo ha ragionato sull’introduzione di una modalità in grado di rendere questo obiettivo più leggero, eliminando del tutto il limite dei cinque anni e facendo sì che il giocatore possa perdersi come e quando vuole alla sintetizzazione estrema.
Il sistema di sintesi è molto più facilitato rispetto a quanto visto con Atelier Ryza 3, simbolo proprio di un passato che è, in tutto e per tutto, l’inizio di uno dei brand più amati dai videogiocatori di una certa nicchia di RPG. Infatti, è necessario solo inserire i due oggetti nel calderone e mischiarli, utilizzando al contempo – se necessario – uno strumento alchemico e sfruttando i giorni per lavorarci su alacremente, per elaborare così il risultato finale. I materiali si possono trovare facilmente nei vari “dungeon” che si vengono a creare quando Marie parla insieme a qualcuno o affronta uno degli eventi casuali che il gioco propone in determinati momenti. Un’occhiata al calendario, infatti, garantisce alla giovane di ricordarsi alcuni dei grandi avvenimenti che esistono nel mondo di gioco, come la celebrazione dell’incoronazione del re o particolari feste di paese che possono dare vita a side quest e sequenze filmate interessanti, le quali sbloccano sempre più location e quindi nuovi materiali.
La raccolta di questi è molto semplificata grazie alla funzione di raccoglimento automatico, con il rischio, però, di incrociare nemici e far scattare così il combattimento. Questo è un elemento di poca importanza all’interno dell’intera avventura, ma, al contempo, è quello su cui si passerà più tempo, vista la quantità di materiale che si può recuperare solamente sfidando i nemici presenti in game. Il livello di difficoltà non è assolutamente pari alla complessità di un RPG giapponese classico, ma per coloro meno avvezzi al genere sicuramente la sfida può essere complessa e in loro aiuto arriva la possibilità di rendere automatiche le battaglie con la CPU, che è egregiamente in grado di destreggiarsi anche durante le boss fight più impegnative.
La scelta di Koei Tecmo di cambiare radicalmente lo stile grafico di questo remake è un misto tra la sorpresa e la meraviglia: Atelier Marie, infatti, utilizza uno stile chibi che assomiglia molto a quanto visto in Bravely Default e nel remake di Link’s Awakening. Ogni personaggio possiede anche un artwork, mostrato principalmente durante i dialoghi, totalmente re-disegnato ed elaborato rispetto alla prima uscita su PlayStation 2. La natura di remake si evidenzia nell’enorme lavoro fatto da Koei Tecmo per elaborare le ambientazioni: la città risulta sempre particolarmente viva, mentre i vari dungeon possiedono elementi molto più ispirati che vanno a migliorare enormemente l’esperienza del giocatore. Ogni stagione cambia gli oggetti in gioco, creando allo stesso tempo nuovi paesaggi e introducendo alcune differenze anche tra i nemici presenti in quel determinato momento, dando così una spinta più “strategica” sulla scelta di compiere o meno alcune missioni. Una menzione va fatta anche alla colonna sonora realizzata da Gust che, nel creare un’atmosfera magica in un gioco che risulta essere svariati scalini sotto rispetto alle classiche produzioni Atelier, riesce comunque a far trapelare la relativa novità nel nostro continente.
Definitivamente Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg è un ottimo gioco per esplorare il passato della serie Atelier, anche se forse un po’ fuori dai canoni moderni e, soprattutto, dal mercato. Un prezzo troppo elevato, circa € 50 per l’edizione base e € 64,99 per la Digital Deluxe, potrebbe penalizzare il valore di un gioco che arriva per la prima volta nel nostro continente con tanti cambiamenti, ma nessuno riguardo la possibile longevità migliorata di un titolo che ha una durata molto limitata. Il completismo e la voglia di prendere il platino o tutti gli achievement su Steam possono essere sicuramente dei deterrenti per l’acquisto a prezzo pieno, ma il consiglio è quello di attendere un calo che potrebbe arrivare sicuramente nei prossimi mesi e godervelo totalmente senza pentirvene.
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