Cara Tribù, onestamente non avrei mai pensato che sarebbe successo, ma eccomi qui, nel 2020, a recensire il nuovo gioco di Battletoads. Battletoads è il picchiaduro classico di Rare noto per la sua difficoltà spietata e il suo mondo bizzarro, che ha sfidato le convenzioni a partire dal 1991 mescolando diversi generi insieme. Allora (per il capito dello SNES) funzionò alla grande, ma per quanto riguarda il 2020? Andiamo a scoprirlo.
Questo Battletoads prende luogo 26 anni dopo gli eventi della incarnazione del gioco del 1994, quando i rospi scoprono di essere rimasti bloccati in un bunker simulato per tutto quel tempo. Per diventare di nuovo famosi, Rash, Pimple e Zitz hanno deciso di trovare e sconfiggere il loro arcinemico, The Dark Queen.
La loro avventura li porta a viaggiare per tutto lo spazio, mentre combattono contro una miriade di colorate e strane creature aliene lungo la strada. Come in altri picchiaduro, i nemici possiedono diversi set di abilità che ci faranno modificare l’approccio ai combattimenti, evitando di farci ripetere sempre le solite mosse.
Alcuni nemici possono bloccare, il che significa che dovremo caricare un attacco smash per stordirli e poi poter fare danni. Altri avversari, invece, possono infliggere danni da effetto ambientale, quindi dovremo prestare attenzione a quando e dove attaccheranno rispetto alla nostra posizione sul campo di battaglia.
Più si avanza in Battletoads, più si sovrappongono i tipi di nemici che incontreremo e affrontarne così tanti e diversi contemporaneamente sarà una sfida impegnativa, ma gratificante soprattutto visto che la parte del combattimento è il pezzo più riuscito a Rare.
L’azione è veloce e fluida, quindi sarà importante reagire di conseguenza ai nemici circostanti. Anche alla difficoltà più semplice, quasi ogni combattimento richiede un tempismo preciso per eseguire mosse combinate mentre si schivano gli attacchi nemici per completare le varie ondate.
Ovviamente la difficoltà di Battletoads non è neanche lontanamente così brutalmente difficile come l’originale. Le tre difficoltà tra cui i giocatori potranno scegliere all’inizio del gioco dividono il danno che faranno rispetto a quello che faranno i nemici.
I diversi livelli di difficoltà dovrebbero fornire a chiunque una sfida equa. Chiunque sia alla ricerca di una sfida impegnativa al primo avvio avrà sicuramente pane per i suoi denti, ma non dovrà preoccuparsi che sia sbilanciato o ingiusto. Sarà solo molto difficile [ah auguri per i mini giochi visto che alla difficoltà maggiore la possibilità di attivare l’invincibilità per superare un a piccola porzione di livello non sarà attivabile N.d.R.].
A livello tecnico il gioco si comporta benissimo sia in modalità singolo che in modalità co-op, non ci è mai capitato di subire dei rallentamenti; a livello artistico siamo ad alti livelli sia per la grafica, che per la palette di colori che per le animazioni che sono sempre molto fluide.
Una cosa che di certo non è cambiata, nel bene o nel male, è il marchio unico di umorismo della serie. Anche se non possiamo dire che il gioco non ci abbia strappato [forzatamente N.d.R.] qualche risata con alcuni dialoghi e gag, la maggior parte delle battute sono decisamente basse e tenderete a non “arrabbiarvi” se doveste perdere alcuni stralci di dialogo perché lo scambio di battute sarà molto veloce. La mia più grande lamentela però [prima del punto davvero dolente del gioco N.d.R.] è che il titolo non possiede una co-op multiplayer on line. La parte co-op in locale è perfetta, ma non è pensabile nel 2020 se si mette una modalità cooperativa in un picchiaduro lasciarla relegata solo al locale, soprattutto visto quanto è divertente e ben riuscito il sistema di combattimento. Mentre, per quanto riguarda il comparto audio, se dal lato doppiaggio il lavoro è stato più che ottimo, per quello della soundtrack non è insufficiente, ma senza infamia e senza lode.
Arriviamo alla parte dolente del titolo che non gli permette di spiccare come avrebbe dovuto. Come nel gioco del ’94, anche questo avrà un miscuglio con altri generi e diversi mini giochi e, sebbene in alcuni casi il cambiamento nel gameplay sia davvero rinfrescante, ci sono parti del gioco in cui affronterete solo mini giochi e vi dimenticherete la parte picchiaduro per più di un’ora/ un’ora e mezza; il vero problema è che questi mini giochi per la maggior parte non sono ben bilanciati o realizzati, soprattutto tenendo conto che non avrete mai un tutorial per capire cosa dovrete fare e ci è capitato diverse volte di dover perdere almeno 4/5 minuti per capire esattamente cosa fare, oltre a questo sulla lunga diventeranno noiosi ed in alcuni casi ripetitivi. Questa parte purtroppo spezza troppo il ritmo di gioco e ci è sembrata non necessaria, visto che la cosa migliore rimane il combattimento e se avessero sviluppato e approfondito di più questo ambito probabilmente sarebbe stato un gioco più che distinto e da ricordare.
Detto questo, ci ha divertito giocare a Battletoads tanto quanto ci ha fatto storcere il naso in alcune scelte e frustrato in alcuni mini giochi. La modalità cooperativa in locale è divertentissima ed è una grandissima delusione non aver la co-op in multiplayer on line. Quindi vi consigliamo l’acquisto di Battletods? La risposta è un grosso NI!
Se siete fan, nostalgici [con qualche inverno in più sulle spalle N.d.R.] e siete amanti del “brand” allora sì, altrimenti avete due opzioni: se cercate dei picchiaduro a scorrimento laterale andate su altri lidi dove ci sono esponenti di molto migliori, oppure da possessori di game pass potete scaricarvelo e godervelo in una serata con amici in cui vi possiamo assicurare che vi divertirete davvero molto. Non ci sentiamo di dare l’insufficienza perché non sarebbe giusto, anche perché il titolo ha molto potenziale inespresso e in parte rovinato da delle scelte discutibili di design. Un grosso peccato per un’occasione mancata.
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