Rilasciato su svariate piattaforme grazie a XSEED Games che ne curato la localizzazione, Corpse Party Blood Drive arriva su Nintendo Switch e, per l’occasione, ho affrontato gli orrori creati da 5pb. La domanda che ci si pone subito è: come funziona il titolo su Switch? Se siete curiosi, lo scoprirete leggendo la nostra recensione.
Prima di avvicinarsi a Corpse Party Blood Drive bisogna fare qualche piccola precisazione sul gioco. Innanzitutto, si tratta del terzo capitolo della serie, che fa da seguito al secondo capitolo intitolato Book of Shadows e che ha inizio proprio dalla fine degli avvenimenti di quest’ultimo: nello specifico dopo due mesi, quando Ayumi Shinozaki si è in parte ripresa dagli effetti devastanti dovuti all’uso del “Libro delle Ombre”, ma ogni giorno è costretta a fare i conti con la dura realtà che vede molti dei suoi compagni di scuola morti in seguito agli eventi dei due capitoli precedenti. Le cose prenderanno una piega inaspettata quando, di ritorno da scuola, alla ragazza verrà detto che esiste la possibilità di riportare in vita i suoi amici deceduti, a patto però che lei riesca a ritrovare il Libro delle Ombre, un grimorio che per generazioni la famiglia Shinozaki ha protetto e che nelle mani sbagliate potrebbe portare a conseguenze gravissime nel mondo. Ayumi deciderà cosi di partire alla ricerca del libro, che dovrebbe trovarsi presso la vecchia residenza di Makina Shinozaki, lontana parente della ragazza, e di utilizzarlo per riportare in vita i suoi amici.
La storia del gioco è interessante senza alcun dubbio, ma se non si conosce la serie o ci si avvicina per la prima volta su Switch (in quanto Blood Drive è l’unico titolo della serie disponibile per la console ibrida di Nintendo), comprendere e seguire la trama non è così semplice perché si perde molto dell’esperienza. Per il resto, come horror, il titolo si comporta molto bene, sebbene alcune scene o bad end possano essere un po’ troppo disturbanti e non adatte a tutti.
A livello di gameplay il gioco resta lo stesso di quanto visto nelle tante piattaforme sulle quali è arrivato; abbandonata la parentesi visual novel vista in Book of Shadow, Blood Drive si presenta come un gioco d’avventura con qualche piccolo elemento RPG, come barre per la vita e la stamina, la possibilità di usare la torcia elettrica per illuminare i luoghi che esploriamo alla ricerca di elementi per avanzare nella storia e, soprattutto, evitare le tante trappole e pericoli mortali che il gioco ci mette difronte. Fondamentale però sarà anche considerare della durata della batteria della torcia e della nostra vita, elementi da tenere sempre d’occhio e che potranno essere riempiti andando alla ricerca di batterie e bendaggi. La cosa funziona e il giocatore non è quindi limitato dalla natura horror del gioco, ma, anzi, aggiunge un po’ di strategia alle nostre mosse che andranno fatte con estrema cautela per non incappare in uno dei tantissimi bad end sparsi in ogni capitolo della storia, portati da scelte sbagliate o morti dovute ai pericoli del gioco. Di positivo c’è che ogni capitolo ha solo un “true end”, quindi le possibilità di errore sono più dovute al gioco “giocato” piuttosto che a scelte sbagliate durante la storia.
Come ogni horror che si rispetti non mancano nemici, figure misteriose dall’aspetto di ombre nere che inseguono i nostri personaggi e che non possono essere affrontati in maniera diretta se non tramite l’utilizzo di particolari talismani che li respingono; in caso fossimo a corto di questi oggetti, l’unica cosa da fare è fuggire per nasconderci in uno dei tanti luoghi a disposizione, tenendo però conto che i nostri personaggi non possono correre a lungo e rischiano di essere troppo stanchi e non avere più la forza per correre con l’ovvia conseguenza di incombere in una morte violenta. Un elemento che viene portato avanti da Book of Shadows è il Darkening, un particolare fenomeno che avvolge il personaggio che stiamo controllando in una sorta di aura oscura, nata dalle emozioni negative, e che si riflette in-game con un continuo oscurarsi dello schermo; l’unico modo per fermare il Darkening è tramite delle speciali bambole che possiamo trovare nel corso del gioco, oppure rallentarne gli effetti semplicemente cambiando il personaggio che stiamo controllando in modo da avere tutto il tempo di trovare una bambola.
Che differenze ci sono tra la versione Switch di Corpse Party Blood Drive e le altre? In sostanza nessuna; il gioco è un semplicissimo porting senza alcuna novità introdotta per la console ibrida, un peccato considerando che si potevano anche includere i titoli passati, o comunque qualche elemento che aiutasse a comprendere meglio la storia. Non cambia neanche la grafica, con il motore di gioco realizzato con Unity che vede personaggi in stile chibi muoversi in ambienti 3D, mentre i dialoghi si svolgono in classico stile da visual novel con modelli dei personaggi 2D; una scelta che va bene in modalità portatile e da tavolo, dove lo schermo piccolo non fa notare qualche difetto di troppo e un po’ di aliasing che in modalità TV su uno schermo più grande si notano subito, senza però andare ad intaccare l’esperienza del gioco, che invece trae giovamento da ambienti chiusi e angusti, come la scuola dove il minimo suono può farci trasalire in qualsiasi momento. Proprio il sonoro è un elemento ben riuscito del gioco, fondamentale per un horror e che aiuta a tenere alta la tensione. Per finire, la traduzione è buona, anche se solo in inglese e si riescono a seguire i dialoghi senza troppi problemi.
In definitiva, vale la pena di acquistare la versione Nintendo Switch di Corpse Party Drive Blood Drive? Quello che mi sento di dire è sì, anche se ci si avvicina al gioco per la prima volta, nonostante le mancanze nella storia che un terzo capitolo di una serie porta con il suo arrivo su una nuova piattaforma. Blood Drive è un buon horror, un genere non troppo presente su Switch, se non per qualche nome grosso, e la possibilità di giocarlo in qualsiasi momento è un fattore in più per consigliarne l’acquisto.
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