Pongiornissimo, ragazzi della Tribù! Bentornati sulle nostre pagine per un altro pezzo del sottoscritto, in cui questa volta andremo a parlare di un titolo che ho avuto il piacere di giocare nella sua versione per PC, come sempre tramite Steam.
Grazie a un codice inviatoci da 11 bit Studios, publisher del gioco, ho avuto la possibilità di provare in anteprima Creatures of Ava, un’avventura indipendente sviluppata da Inverge Studios, in collaborazione con Chibig, con un’idea molto chiara in mente. Dopo numerosi altri titoli (come Endling, Terra Nil e persino Arc of Alchemist) che ho avuto modo di giocare nel corso dei mesi, fin da praticamente subito dopo il mio ingresso in redazione, questo gioco penso sia un po’ una sorta di sintesi di numerosi temi che ho avuto modo di affrontare nel corso di altre recensioni. Dunque, dopo aver speso i miei ultimi giorni completamente immerso in questo colorato mondo, è tempo per me di sincronizzarsi sulle giuste frequenze radio… per farvi scoprire come si è comportato Creatures of Ava, buona lettura!
Come anticipato nell’introduzione, Creatures of Ava è un titolo con una forte componente ecologica, in cui gli sviluppatori hanno voluto mettere tutto il loro impegno per raccontare una storia che parlasse del rapporto tra l’uomo e la natura, passando anche per tematiche come il cambiamento, il lutto e l’inevitabilità delle cose. Tutti temi di cui la trama del gioco, così come alcune precise scelte di design, è ricca e, sin da subito, essa si mostra inoltre assai improntata a far ragionare i giocatori su di essi.
Ci troviamo dunque al fianco della giovane ricercatrice Victoria Hamilton: la ragazza fa parte di un’organizzazione per la conservazione della natura ed è stata scelta per raggiungere un pianeta chiamato Ava, in una missione molto delicata. Ava è infatti affetto da una misteriosa infezione, denominata the withering (traducibile come “appassimento”, “inaridimento”) e, secondo gli scienziati umani, sta pian piano “morendo”, così come le sue forme di vita. Prima dell’atterraggio, oltretutto, cominciano a esserci problemi e la navicella su cui lei viaggia si schianta a terra, distruggendo il suo equipaggiamento e causandole anche la visione di alcuni ricordi poco piacevoli…
Isolata così dalla sua collaboratrice, Vic [che nel corso del gioco otterrà numerosi altri soprannomi N.d.R.] si vede costretta a improvvisare per tornare raggiungibile. Nel corso dei primi minuti di esplorazione, ella fa la conoscenza di Nim’ar, un simpatico individuo appartenente alla stirpe dei Naam, abitanti autoctoni profondamente connessi alla natura. Questo improbabile alleato si rivela prezioso e i due entrano in possesso di un artefatto strabiliante, il Nafitar: questa staffa magica è legata agli antichi abitanti del pianeta, gli Antaris, e sembra in grado di curare l’infezione maligna. La missione di Vic può forse quindi trasformarsi, da salvataggio piuttosto disperato che era, in un’impresa per curare tutto il pianeta?
Potremmo approfondire ulteriormente l’intreccio del titolo, ma pensiamo che il necessario sia già stato snocciolato. Nel corso di una trama non perfetta, ma a nostro avviso coinvolgente, vi ritroverete a scoprire sia il passato della protagonista che quello del pianeta su cui state calcando piede, imparando a conoscere le sue diverse creature fantastiche e i suoi abitanti (presenti e passati)… passando anche per gli interessi dei vostri collaboratori.
Creatures of Ava è un titolo che mischia avventura e azione, mettendo il giocatore al centro di un loop di gioco che punta soprattutto sull’esplorazione e sulle diverse interazioni che si possono avere con le creature del pianeta. Al procedere della trama si avrà accesso ad abilità per esplorare nuove aree e scoprire più fauna, mentre accumulando esperienza potremo potenziare il nostro equipaggiamento e le magie. Onestamente, vi consigliamo di tenervi lontani da qualunque tipo di paragone che associ l’opera alla serie dei Pokémon, i punti di contatto sono in fondo minimi [per certi versi mi ha ricordato di più Tchia N.d.R.].
L’obiettivo di Vic è quello di studiare, catalogare e scoprire maggiori informazioni sulla fauna di Ava per aiutarla contro l’appassimento, dato che questa infezione rende gli animali, di norma docili, molto aggressivi. Parte fondamentale del titolo è sì quella di attirare le bestie grazie alla musica (ci torneremo tra poco) e trasferirle sulla BioArk, la stazione spaziale adibita alla conservazione delle specie del pianeta, ma, per quanto questo si possa considerare un gioco in cui si “catturano animali”, di certo poi non li si allena o li si utilizza per combattere.
A solidificare questa posizione chiara sin da subito vi è un altro aspetto: Vic non è una guerriera, né una cacciatrice. La giovane è una ricercatrice che mai si sognerebbe di ferire gli animali di Ava e quindi il già citato Nafitar casca a fagiolo, perché consente di interagire con loro solo in maniera non violenta, bloccandoli, proteggendola e, soprattutto, assorbendo l’infezione. Questa scelta supporta appieno la narrazione del titolo, ma purtroppo ci ha convinti solo fino a un certo punto, dato che alcuni interazioni e scontri [ho giocato, come consigliato, a difficoltà media N.d.R.] ci sono parsi un po’ tediosi date le limitate opzioni a nostra disposizione.
Creatures of Ava ha poi altre due meccaniche chiave che avremmo voluto veder esplorate meglio: la musica e gli aiuti forniti dalla fauna. La protagonista entra infatti in possesso di un flauto usato dai Naam per poter comunicare con le creature e richiamarle a sé, potendo anche prenderne brevemente il controllo, esplorando così alcune aree grazie alle loro diverse capacità. Il focus dato a questi due lati del gameplay è, a nostro parere, un po’ limitato, dato che a volte risultano più macchinosi del dovuto e anche non troppo emozionanti.
Dopo aver trattato gli aspetti legati al gameplay di Creatures of Ava, arriviamo ora a parlare della sua realizzazione, che gode di luci e ombre non eccessivamente intense né da una né dall'altra parte. Cominciamo col dire che lo studio dietro al design del mondo e, in particolar modo, delle diverse creature che lo abitano è meritevole di attenzione. Ava è un pianeta diviso in quattro aree distinte, che da tempo sono state anche isolate, quindi la fauna e la flora hanno contribuito a creare dei biomi piuttosto diversi. Non ci troviamo davanti a specie aliene folli o rivoluzionarie, ma il loro aspetto [che chiaramente punta sempre all’essere considerabile “carino” N.d.R.] è bello da vedere e comunque sensato, abbastanza contestualizzato per l'ambiente in cui si trovano e le abilità di cui dispongono. Anche gli stessi Naam hanno un certo carisma in come ci vengono presentati visivamente, coi loro usi e costumi supportati bene sul lato visivo.
In generale, quindi, il gioco ha una buona presentazione grafica a supporto della sua storia, con l’ambiente che muta anche nel corso dell’avventura in base a determinati eventi. Ava si avvia sul viale del tramonto, e noi lo possiamo percepire…
A far da contraltare al reparto grafico troviamo il lato tecnico del titolo, un po’ acerbo sotto alcuni punti di vista, anche se la maggior parte delle problematiche potrebbero essere risolte con un aggiornamento il giorno dell’uscita. Più proseguivamo nella nostra eco-avventura e più avevamo la sensazione che il gioco avesse ricevuto meno cura. Interazioni non calibrate bene, dialoghi che venivano leggermente tagliati, alcuni glitch grafici, cose di questo tipo, che nelle prime ore di gioco ci erano parse decisamente meno. Non ha aiutato l’ottimizzazione di alcune aree, che facevano abbassare i frame di gioco, o la gestione dei menu [a oggi non ci spieghiamo a quale schermata il tasto Start dovrebbe portare N.d.R.], con notifiche che non si rimuovono e informazioni forse mancanti.
Per concludere, a supporto della narrativa di Creatures of Ava, torniamo a parlare della sua musica che, fuori dal reparto gameplay, riesce bene nell’intento di immergere il giocatore in ritmi differenti in base ai quattro biomi, condendo l’esperienza con melodie ben realizzate. Di contro gli effetti sonori non ci sono sembrati sempre azzeccatissimi, mentre il doppiaggio (in inglese) ci è parso discreto.
Considerando che la storia del titolo ci ha richiesto circa dodici ore di gioco per essere completata e abbiamo dovuto lasciarci dietro un po’ tutte le missioni secondarie per rimanere nei tempi, siamo convinti che Creatures of Ava abbia molte cose in più da offrire rispetto a ciò che siamo riusciti a vedere. Ci sentiamo estremamente pressati [poiché io stesso da giocatore apprezzo conoscere questo dettaglio N.d.R.] nel dirvi che in tre diversi punti il gioco vi mette davanti alla scelta di proseguire, rischiando di perdere ciò che si è mancato sul proprio cammino, o di concentrarsi sul completamento dell’area attualmente disponibile. Vedete di procedere nella vostra avventura solo quando siete davvero sicuri di aver scoperto tutto!
Al netto di una narrazione che avrebbe probabilmente tratto giovamento dal dare qualche minuto di respiro in più ad alcune questioni (come la storia di Vic stessa), l’opera di Inverge Studios e Chibig riesce comunque nel suo intento. Creatures of Ava è un’avventura che invita ad abbandonare la nostra visione antropocentrica dei cicli della natura e della vista stessa, lasciandosi andare a pensieri piuttosto lontani da quelli che la mente umana è solita prendere per “giusti”. Se siete arrivati fino a questo punto pensando che questo gioco ricordi un po’ Avatar di James Cameron, probabilmente non avete mancato di troppo il bersaglio, ma vi possiamo assicurare che il titolo cerca di affrontare la questione naturalistica in un modo decisamente più peculiare. Consigliamo dunque questa avventura indie a chiunque voglia provare un gameplay che può risultare familiare, ma con un twist, e, soprattutto, a coloro che sono alla ricerca di un titolo con un’impronta narrativa e tematica piuttosto marcata. Le sue sbavature non vi impediranno di emozionarvi!
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