Scrivere di videogiochi è un mestiere particolare, soprattutto quando si tratta di affrontare una recensione. Al giorno d’oggi, infatti, è difficile mettersi davanti alla propria console e giocare qualcosa di cui si conosce poco o nulla, con la possibilità di trovarsi davanti un prodotto magari noioso, ma che va completato comunque o con la fortuna di giocare ad un capolavoro. Inizio così questa recensione perché l’arrivo di Crystar in Occidente è stata l’occasione per me di provare un titolo che mi ha stupito come pochi negli ultimi anni e, senza esagerare, uno dei migliori JRPG usciti nel 2019, e nelle prossime righe vi spiegherò i motivi di quanto affermo.
Crystar si apre in maniera alquanto criptica, giusto per far capire il tipo di storia che andremo a vedere. Iniziato il gioco siamo ai comandi di una farfalla intenta a vagare in un luogo non meglio specificato, che sembra aver perso la memoria. Una voce le fa da guida, dicendo di non lasciarsi andare e cercare di ricordarsi chi sia: la giovane Rei, protagonista del titolo. Riacquistata la piena consapevolezza, Rei inizia a muoversi ed esplorare i dintorni, finché non incontra sua sorella minore, la piccola Mirai; le due decidono così di trovare il modo di tornare a casa, ma Rei nota come quel luogo in cui si trovano ricordi vagamente il quartiere dove vivono, inclusa la propria casa. Ancora più confuse da quanto sta succedendo, un mostro fa la sua apparizione e, per salvare la sorella, Rei ottiene il potere che fa di lei una Executor, ma una volta sconfitto il nemico fa la sua apparizione una donna di nome Anamnesis, che ingannando Rei e facendole perdere il controllo dei suoi nuovi poteri la spinge ad uccidere la sorellina.
Ad approfittare della situazione arrivano due demoni, Mephis e Pheles, che raccontato ad una Rei ormai disperata che esiste la possibilità di riportare in vita la sorella a patto di recuperare la sua anima prima che questa raggiunga le profondità del luogo in qui si trovano: il Purgatorio. I due demoni sono le amministratrici di questo luogo e sono state loro a fare di Rei una Extecutor, individui in grado di combattere i Revenant, anime pericolose che popolano il purgatorio e che devono essere eliminate. La situazione di Rei è perfetta per Mephis e Pheles, in quanto possono sfruttarla per i loro scopi e al tempo stesso raccogliere le cosiddette “Idee”, indispensabili, a detta loro, per riportare in vita Mirai ed è così che avrà inizio il viaggio di Rei attraverso il purgatorio, viaggio che presto si rivelerà non aver intrapreso da sola in quanto vi sono altri Executor, ognuna delle quali combatte per ragioni diverse.
Fin dall’inizio la storia di Crystar fa capire come quello che ci aspetta sarà un viaggio all’insegno della tristezza, da Rei che ha perso la sorella per colpa sua e che si ritrova a dover eliminare quelle che comunque erano anime di esseri umani ad altri personaggi quali Kokoro, che ha perso l’uomo che amava e il bambino che portava in grembo, Sen, unica sopravvissuta ad un incidente stradale che ha causato la morte di tantissime persone, inclusa sua madre, fino alla giovane Nanana, una Revenant particolare che si scopre essere arrivata nel Purgatorio in seguito al suo suicidio. Insomma il background dei personaggi è un vortice di disperazione, ma è proprio questo che li rende così interessanti: durante il gioco assisteremo alla loro crescita e alla loro forza di superare le difficoltà che la vita ha messo loro davanti e sono questi gli elementi che rendono la storia di Crystar così appassionante.
Sviluppato da Gemdrops e prodotto da FuRyu, Crystar si presenta come il tipico action RPG. Ognuno dei quattro personaggi giocabili ha uno stile di combattimento e abilità diverse che vengono apprese semplicemente salendo di livello e delle quali possono esserne equipaggiate solo quattro. I dungeon sono divisi per sezioni, ognuno basato sul livello del Purgatorio nel quale ci troviamo e qui, oltre ai normali nemici chiamati Specter, potremo imbatterci in versioni più potenti che altro non sono che i Revenant. Ogni livello del Purgatorio conta dai tre ai quattro dungeon in totale, ciascuno dei quali è suddiviso a sua volta in tre mappe o quattro, con la quarta mappa che consiste in una sorta di arena dove affronteremo il boss finale del capitolo che stiamo giocando. Sul lato gameplay, Crystar fa quindi il suo “compitino”, senza eccellere e senza fallire, finendo però col diventare monotono un po’ troppo presto a causa della sua struttura alquanto ripetitiva: dungeon, elimina i nemici, elimina il boss, passa al dungeon successivo e ripeti. La vera meccanica di rilievo nel gioco è quella legata alle lacrime, che rende le cose più interessanti sia nei combattimenti che nello sviluppo dei personaggi.
Rei, Kokoro, Sen e Nanana possiedono una barra speciale chiamata “Tear Gauge”, la quale va riempita abbattendo i nemici o subendo danni e che, una volta al massimo, permette di evocare i Guardian, entità nate dalla psiche delle ragazze e che ci daranno una mano in battaglia per un periodo di tempo limitato o finché non decideremo di utilizzare l’attacco speciale in loro dotazione. Esiste anche la possibilità di riempire la Tear Gauge più in fretta piangendo, ma farlo comporta un rischio in quanto il personaggio resta immobile e alla mercé dei nemici.
Sempre legato al pianto vi è tutta la parte del gioco relativa all’uso di equipaggiamenti e armi. Sconfiggendo i Revant potremo raccogliere i Sentiments, ricordi delle anime sconfitte che, se purificate, ci daranno armi, armature e accessori di vario genere, il tutto però in maniera casuale. Questo significa che potremo ottenere oggetti rari o comuni in qualsiasi momento e indipendentemente dal tipo di sentiment raccolto.
Un’altra parte di Crystar alquanto interessante è la Stanza di Rei (Rei’s Room). Qui potremo compiere una serie di azioni diverse come accedere ai dungeon, purificare i sentiments, potenziarli e modificarli in modo da renderli adatti a tutte le situazioni; non mancano inoltre sezioni dedicate ai nemici, dove è possibile leggere la loro biografia e scoprire qualcosa sul loro passato in base ai sentiments raccolti. Tra le altre attività nella stanza di Rei abbiamo la possibilità di accedere al guardaroba per cambiare costume e scegliere quello che preferiamo o telefonare alle sue amiche. Per finire, è possibile passare del tempo con Thelema, il cane della ragazza che le tiene compagnia e le dà conforto nei momenti più duri.
La particolarità del luogo è che qualsiasi cosa noi sceglieremo di fare sarà accompagnata da splendide inquadrature che cambiano di volta in volta. Anche una semplice attività, come scegliere di ascoltare le musiche del gioco, vedono Rei indossare la cuffie e sentire musiche col suo lettore MP3 in mano, oppure leggere le biografie vedranno la giovane intenta a prendere dei libri dagli scaffali. Persino purificare i sentimens ha una scena dove Rei è intenta a piangere. Piccoli gesti e situazioni che aiutano ad apprezzare ancora di più il titolo, senza però dimenticarci l’importanza di avanzare nella trama e continuare il viaggio attraverso il Purgatorio.
A livello tecnico Crystar ha svariati alti e bassi. Il gioco non brilla graficamente e sembra più adatto a console di passata generazione piuttosto che quelle attuali ormai alla fine del loro ciclo vitale. Bisogna dire comunque che questo è il primo gioco di FuRyu sviluppato su questo tipo di hardware dall’inizio, altro contrario di titoli passati realizzati sempre su console portatile prima. I modelli dei personaggi non sono male, hanno fattezze reali e sono alquanto dettagliati; di contro, il design dei nemici è incredibilmente poco ispirato e sono sempre gli stessi tranne che per il colore e i boss, per non parlare delle animazioni, alquanto statiche e legnose sia per le ragazze che i nemici e poco servono i 60fps stabili del gioco. I dungeon sono molto belli da vedere e ispirati, alcuni di essi basati sui sentimenti e le esperienze dei personaggi, altri più relativi al concetto di Aldilà e Purgatorio, ma hanno il difetto di essere ripetitivi e con una struttura lineare composta da corridoi e stanze. Promosse sono la colonna sonora, mai banale e sempre adatta alla situazione con tantissimi brani che rispecchiano l’umore malinconico dei personaggi, e il doppiaggio, disponibile sia in un più che buono inglese che nella traccia originale in giapponese. Notevole è anche la traduzione di Spike Chunsoft, fedele ai testi originali e che non sfocia in banalità come meme gratuiti che spesso di vedono inseriti a forza in questa tipologia di titoli di nicchia in ambito di localizzazione, anche perché, viste le tematiche di Crystar, dei testi a sfondo ironico sarebbero decisamente fuori luogo. Tutto sommato il lavoro di Gemdrops sul gioco e quello di Spike Chunsoft sulla traduzione rendono il titolo godibile a chiunque.
Chiudo con questa frase la recensione, perché altro non si può aggiungere su questo titolo. Crystar è una sorpresa, un JRPG che spicca nell’oceano del genere da cui proviene è che non deve assolutamente finire nel dimenticatoio solo perché si tratta di un prodotto di nicchia. Sappiamo tutti bene come definire un videogioco bello o brutto sia pratica meramente soggettiva, ma cosa c’è di più bello che provare un titolo al buio, senza sapere nulla, e restare colpiti in positivo dall’esperienza vissuta? Crystar è questo. Il Purgatorio vi attende.
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