Nell’industria esistono alcune personalità che non vengono mai ostracizzate e la cui riverenza è sempre dovuta. In alcuni casi, però, la grandezza di una persona viene riconosciuta globalmente e persino chi non apprezza totalmente le sue opere è in grado di vederne la genialità e la chiara impronta che viene imposta a una certa produzione. Questo è il caso di Hideo Kojima, che nel mondo dei videogiochi è stato divinizzato grazie alle sue capacità di racconto e alla creazione di un brand leggendario come Metal Gear Solid. Due anni fa ha debuttato su Playstation 4 l’ultimo lavoro del suo studio, quel Death Stranding che è stato il primo dopo la burrascosa fine della storia con Konami e soprattutto il primo titolo che è stato rilasciato da Kojima Productions per gli studios targati Sony. A un anno dalla recensione della versione PC, torniamo a parlare di Death Stranding grazie alla Director’s Cut uscita su Playstation 5 nel mese di settembre, che ripropone le avventure di Sam Porter alla riscoperta dell’America.
Vista la sua natura di semplice porting su next gen con alcune – poche – aggiunte, questa recensione non andrà a trattare in profondità le meccaniche di Death Stranding ma solo le modifiche e le nuove missioni con anche dettagli sulla nuova versione e come sfrutta le caratteristiche next gen di Playstation 5. Non ci esimeremo però dal parlare in breve di cosa parla il gioco (anche perché c’è la recensione della versione PC per avere tutti i dettagli voluti), e delle sue tematiche, di come in questa pandemia la riscoperta dell’America di Sam Porter Bridges sia forse una delle esperienze più introspettive che potremo trovare nel mondo videoludico.
Death Stranding infatti ci mette nei panni di Sam Porter Bridges, un uomo che fa parte dei cosiddetti corrieri che si occupano della consegna di vari oggetti. In un periodo come quello che abbiamo appena vissuto, e di cui forse stiamo vedendo ora la luce in fondo al tunnel, Death Stranding è uno perfetto spaccato di vita che Kojima ha sagacemente presagito e che permette al videogiocatore di immergersi nella vita di Sam. Questi infatti viene assunto per un compito fondamentale, riconnettere tutta l'America e riaccendere la speranza - ormai persa - delle persone che si ritrovano ad avere a che fare con eventi paranormali e con le CA, delle creature che simboleggiano in maniera quasi poetica proprio questi collegamenti perduti sotto forma di persone. La Director's Cut porta anche su next gen le avventure di Sam e probabilmente sarà complice proprio il periodo storico che stiamo attraversando, ma ogni dialogo e ogni situazione sembra appositamente scritta con in mente proprio questa pandemia e giocarlo ora è profondamente diverso rispetto ad averlo affrontato all'uscita.
In un gioco basato sulle connessioni, Death Stranding ripropone la solitudine dell'uomo contro le avversità come tema principale adottando però al contempo anche alcune soluzioni più action in modo da raggiungere più tipologie di giocatori possibili, pur continuando a non essere un gioco per tutti. Le missioni aggiuntive di trama, vanno proprio verso questa direzione con Kojima che non si dimentica del proprio passato e con alcune strizzatine di occhio [che non sono passate inosservate ai giocatori N.d.R.] rimanda molto a Metal Gear Solid in modo più o meno velato. Le missioni aggiuntive non aggiungono molto a livello di gameplay ma approfondiscono enormemente il background di alcuni personaggi che nell'avventura principale venivano lasciati un po' a loro stessi, grazie ad alcune sequenze particolarmente impattanti e i soliti approfondimenti scritti meravigliosamente dal team di Kojima Productions.
Queste missioni saranno un colpo al cuore per i fan di Solid Snake e alimentano quelle speranze che i giocatori in fondo al cuore ripongono su una possibile riappacificazione tra Konami e Kojima a favore di un ritorno, in qualche modo, del brand. Ottima anche la possibilità di riaffrontare alcune delle boss fight presenti in Death Stranding interagendo con le action figure presenti nella stanza di Sam, in modo da poter rivivere alcuni scontri e migliorare il proprio punteggio mettendolo a confronto con quello dei giocatori mondiali.
Come già indicato in precedenza, non approfondiremo gli aspetti del gameplay ma tratteremo essenzialmente di ciò che viene introdotto e modificato in questa Director's Cut. Parte delle critiche più feroci dei fan provenivano dalla presenza di alcuni strumenti in grado di semplificare enormemente alcune situazioni particolari. Infatti, ad esempio lo stabilizzatore potenziato rischia di rendere inutili scale e chiodi, visto che tende a diminuire i danni subiti da Sam dopo grandi cadute oppure; allo stesso modo, anche le rampe rischiano di rendere quasi inutili le teleferiche che prima venivano usate per velocizzare gli spostamenti ed evitarsi ore di camminate tra un punto e l'altro. L'utilizzo delle strumentazioni sono ovviamente correlate ai giocatori e alla loro volontà di "rompere" il gioco, ma è chiaro come Hideo Kojima e il suo team abbiano voluto rendere meno irritanti alcune particolari sezioni che hanno messo in difficoltà i giocatori meno esperti. Infatti, soprattutto nelle prime ore, il tutorial è stato rielaborato rendendo più semplice il passaggio e l'inizio del viaggio di Sam, oltre all'introduzione dei nuovi strumenti già elencati in precedenza man mano che il gioco prosegue, dando così ai giocatori nuove opportunità per affrontare zone che al day one abbiamo affrontato diversamente. Seppur inizialmente viste male dai fan, le migliorie aggiunte alla strumentazione in questa Director's Cut sono invece messe con molta intelligenza da Kojima Production non andando a rovinare l'esperienza di gioco ma, anzi, fornendo più possibilità per arrivare all'obiettivo.
All'interno del mondo di Death Stranding, però, ecco arrivare anche alcuni minigiochi in modo da ammazzare il tempo tra una consegna e l'altra. Sam infatti potrà cimentarsi sia in missioni VR - proprio in stile Metal Gear Solid - che in gare che permetteranno al giocatore di sbloccare nuovi elementi di lore e praticamente costringendolo anche in questa nuova - e a dir la verità un po' noiosa - parte per vedere tutto quello che ha da offrire la Director's Cut.
Prima di dare l'ultimo giudizio su Death Stranding Director's Cut, è necessario parlare della scelta di Sony che è sembrata fare un passo avanti rispetto alla DC di Ghost of Tsushima e al contempo uno indietro. Nato come gioco Playstation 4, infatti, Death Stranding Director's Cut è invece disponibile solamente per la console che tra qualche settimana farà il suo primo anno di vita. Su PS5 infatti sarà possibile acquistare a 50 euro (prezzo minore rispetto ad altre produzioni) la Director's Cut nel caso non si abbia possesso di altre versioni di Death Stranding oppure effettuare l'upgrade al prezzo di 10 euro. Se questa mossa ci ha convinto particolarmente rispetto al prezzo di Tsushima, i dieci euro ci stanno per i contenuti presentati, la scelta di non rendere disponibili le nuove parti di storia e i documenti anche su Playstation 4 ci è sembrato inutilmente limitante visto che queste feature non sfruttano l'hardware più potente di Playstation 5.
Già sulla precedente console, infatti, Death Stranding era un gioco meraviglioso da vedere con modelli e ambientazioni da urlo, con solo i 30 fps a rendere l'esperienza limitata, il salto generazionale da questo punto di vista non ha colpito come avrebbe dovuto.
Nonostante questo consigliamo ai fan dei giochi narrativi di tuffarsi nel mondo di Death Stranding. La storia del maestro Kojima è probabilmente tra le più contorte di sempre ma viene raccontata nella solita maniera magistrale a cui ci ha abituato nel corso degli anni con Metal Gear Solid. L'upgrade a questa Director's Cut è senz'altro consigliato per potersi godere al 100% (e con i 60 fps finalmente) anche su console dell'ultima fatica di Kojima Productions, con nuovi strumenti in grado di differenziare l'esperienza rispetto all'originale. L'esperienza vissuta è sicuramente tra le più particolari degli ultimi anni e la sua nomea di "Bartolini Simulator" è sicuramente limitante rispetto a quello che realmente è Death Stranding, un gioco che tutti dovrebbero giocare nel corso della propria vita per capire cosa realmente questo medium può dare a ognuno di noi.
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