In ambito videoludico si tende spesso a progredire con la tecnologia e con le esperienze, senza stare a guardare eccessivamente al passato, soprattutto per quanto riguarda delle saghe tanto importanti, quanto lunghe, come quella di Final Fantasy. La fantasia finale, infatti, salvò SquareSoft dal fallimento e contribuì a cambiare enormemente il panorama videoludico giapponese, specialmente quello di un genere – come quello dei JRPG a turni – che viaggia di tendenze.
Nel corso degli anni il brand è cambiato enormemente e sempre più persone tendono a conoscere un Final Fantasy diverso da quello che tanti di noi hanno, invece, avuto modo di provare e giocare quando eravamo piccoli. Nel corso degli scorsi anni, Square Enix ha iniziato un’operazione di remaster e remake di vari titoli della serie Final Fantasy che, però, ha rischiato di rovinare il vero feeling originale. Lo sviluppo, quindi, di una remaster pura e semplice ha dato vita a quella che oggi è la Pixel Remaster, uscita tra il 2021 e il 2022 su PC e lo scorso mese su PlayStation 4 e Nintendo Switch, con una serie di importanti modifiche che vanno a migliorare l’esperienza precedentemente provata dagli utenti Steam. Dopo una lunga prova, siamo pronti a parlarvene sulle nostre pagine.
La Final Fantasy Pixel Remaster nasce con l’intento di portare nell’epoca moderna tutta la serie, in quanto alcuni episodi erano stati relegati a remake che andavano a snaturare la loro origine oppure a porting disponibili solo su vecchie console ormai in disuso. Come intuibile dal nome, infatti, la Pixel Remaster tende a offrire solo un lavoro di rimasterizzazione, con un upgrade sostanziale dal punto di vista grafico e una lavorazione dei modelli pixellati derivanti proprio dallo stile dell’epoca. I capitoli presenti in questa collezione (acquistabile anche singolarmente) – infatti – fanno forte uso dello stile pixellato che andò per la maggior parte degli anni '90, fino all’introduzione di PlayStation e del 3D che è riuscito a rivoluzionare un po’ le meccaniche precedenti. Questo cambiamento nella serie è avvenuto con Final Fantasy VII, un titolo capace di spaccare la fanbase in due parti ben definite: coloro che lo reputano un capolavoro e coloro che, invece, reputano il suo predecessore il miglior gioco della serie insieme al quarto capitolo.
La pixel art sta tornando in auge in quest’ultimo periodo e per questo dobbiamo ringraziare proprio la compagnia giapponese che ha pensato di portare alcuni dei suoi ultimi capolavori (come Octopath Traveler II o Triangle Strategy) con un HD-2D totalmente rimaneggiato in grado di rivaleggiare, per l’incredibile stile, con i giochi dell’epoca.
Tornando alla Pixel Remaster, invece, il lavoro che è stato fatto sui primi sei capitoli della serie Final Fantasy è incredibile; i giochi sono finalmente resi graficamente all’altezza di essere visualizzati anche su grandi schermi con risoluzione moderna e sono stati totalmente rilavorati anche per quanto riguarda modelli e interfaccia grafica, pur mantenendo lo charme che da sempre ha caratterizzato alcune avventure. L’uso dell’HD-2D citato precedentemente è servito enormemente a Square, visto la presenza di alcune scene che ne fanno utilizzo come la famosa Opera Lirica in Final Fantasy VI.
Nonostante nella nostra prova ci siamo soffermati particolarmente sul sesto capitolo della serie, la remaster permette ai fan di godersi anche i giochi meno conosciuti grazie ad alcune migliorie in grado di far sentire nettamente lo stacco rispetto all’epoca in cui sono stati prodotti: parliamo di funzioni come il salvataggio rapido in qualsiasi momento o la possibilità di inserire modificatori in grado di variare incredibilmente l’esperienza permettendo, al contempo, ai giocatori meno esperti di semplificarsi la vita e a quelli più esperti di fare speed run oppure affrontare challenge personali. Nei vari menù, infatti, è possibile variare la frequenza di incontri casuali, gil ed esperienza ottenuti andando a diminuire o aumentare questi valori. È possibile impostare – ad esempio – l’ottenimento dell’esperienza x4 o x0 in modo da rendere più facile o difficile l’intera avventura e il tutto non impedisce l’ottenimento dei trofei, fondamentali per alcune tipologie di giocatori che vogliono ottenere il massimo dal proprio gameplay, con la possibilità, ulteriore, di velocizzare le battaglie grazie al comodissimo auto-battle in grado di far risolvere alla CPU i conflitti secondari. L’atmosfera, nonostante queste implementazioni, rimane la stessa e il consiglio è quello di evitare questi accorgimenti nel caso foste giocatori che mettono mano per la prima volta a quel determinato capitolo… oppure di creare direttamente la vostra challenge in grado di darvi il massimo dell’esperienza e godervi fino alla fine il gioco scelto. Ogni capitolo, tra l’altro, è acquistabile sia in bundle con gli altri oppure singolarmente, a un prezzo indicato tra i 10 ai 20 euro in base a quale gioco si decida di portare a casa.
Oltre a questo, però, Square Enix ha deciso di implementare alcune variazioni sulle versioni console, andando a differenziarle ulteriormente da quelle PC uscite precedentemente. Parliamo infatti di piccole implementazioni dal punto di vista grafico che riescono a far percepire l’amore e la cura che sono state profuse in queste versioni rispetto alla precedente: la possibilità di cambiare la colonna sonora da quella rimasterizzata a quella originale in tempo reale, oppure - e questo è un cambiamento di quality of life che andava inserito anche su PC - la possibilità di scegliere il font originale della Pixel Remaster o uno più simile a quelli usati su SNES. Una delle lamentele della versione PC di queste remaster, infatti, riguarda il font scelto che creava problemi su tutte le risoluzioni possibili; in quel caso sono stati i modder a permettere l’inserimento di un carattere migliore, mentre su console il fix è stato fatto direttamente da Square Enix, contribuendo a voler sottolineare l’importanza di questo titolo nell’economia della compagnia giapponese.
Le differenze tra i vari Final Fantasy sono ormai conosciute e stra conosciute (soprattutto tra i fan), ma è incredibile vedere il vero gap generazionale esistente tra i primi tre capitoli e i successivi, con la trama che comincia ad acquisire più importanza e una narrazione ben strutturata solo dal quarto capitolo in poi, con alcune libertà in meno riguardanti il gameplay che inizia a essere considerato un elemento “secondario”. Quello che abbiamo avuto modo di vedere è come Square Enix abbia voluto creare un vero e proprio museo del videogioco con la serie Final Fantasy, che ormai è disponibile dal primo al 12esimo capitolo (in attesa di qualche lavoro sulla saga di Lightning) su quasi la totalità delle console attuali, il tutto prima dell’uscita di Final Fantasy XVI che promette di rivoluzionare la concezione avuta dai videogiocatori fino ad ora dell’opera.
Definitivamente, la Pixel Remaster dei primi sei Final Fantasy è un’opera che serve principalmente a far conoscere l’inizio di una serie che è stata, nel bene e nel male, uno dei fulcri del videogioco moderno e senza la quale non ci sarebbero tanti titoli osannati al momento come Persona/Shin Megami Tensei, Suikoden e tanti altri JRPG che hanno fatto la storia.
L’acquisto è assolutamente consigliato su Nintendo Switch in modo da poter sfruttare la portabilità per brevi sessioni, vista anche la poca potenza grafica necessaria per far girare al meglio i giochi. La possibilità di acquistare separatamente i vari capitoli è stata giocata ottimamente da Square Enix, in quanto, con un costo complessivo effettivamente inferiore acquistando il bundle, viene donata al giocatore la scelta se portare a casa l’intera offerta o se iniziare magari solo dal proprio preferito, passando successivamente all’acquisto generale. La qualità della rimasterizzazione, infatti, potrebbe portare qualcuno a valutare un recupero massivo della serie intera, respirando un po’ di quell’aria di classicità che trasuda e che non fa mai male per imparare ad apprezzare il presente.
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