Ci sono eventi che a volte non si possono spiegare, misteriose tragedie di cui non si riesce a comprendere cosa ne ha scaturito il tragico destino; ad esempio, l’incidente di Dyatlov Pass:
Un gruppo di studenti russi decide di partire per una spedizione nella parte nord dei Monti Urali; purtroppo, la squadra non riesce a raggiungere l’obbiettivo designato e vengono ritrovati successivamente morti; ma le circostante della causa del decesso non sono mai state spiegate.
Kholat è un esperienza in prima persona ispirata a questi fatti in cui vi è l’obbiettivo di partire alla ricerca del motivo per cui il gruppo di studenti sia morta in questa spedizione.
Questo titolo indie si pone come un’immersiva esperienza che passa dal senso di ansia a quello di smarrimento; l’avventura inizia in un villaggio apparentemente abbandonato mentre ci si avvia verso il luogo dell’incidente, dai binari ghiacciati si passa a percorsi innevati per poi essere catapultati in qualcosa di inaspettato.
Ci si risveglia improvvisamente all’interno di una tenda, forniti del giusto necessario per l’esplorazione: un diario, una torcia, una mappa e una bussola.
La prima cosa che cade all’occhio sono le maestose colonne di ghiaccio che formano un cerchio, risaltate dall’unica luce riflessa dalla luna in quello che appare come una maestosa catena montuosa di ghiaccio e rocce. Da qua inizia la vera esperienza di Kholat, quello che posto davanti agli occhi è un insieme di sensazioni tra rivelazioni che viaggiano nella mente della psiche umana, mischiandolo a credo e cultura di quelle terre.
Non vi sarà alcuna hub ma solo un forte senso di dispersione tra i sentieri innevati, dato che questa storia avviene in un mondo aperto esplorabile liberamente senza vincoli con un gameplay e una trama non lineare; l’obbiettivo principale è quello di trovare specifici punti di interesse segnati sulla mappa con delle coordinate per scoprire i misteri che avvolgono i monti Urali: non vi saranno molti aiuti, anzi; saranno ben pochi, perché quello che chiede Kholat è sapersi orientare usufruendo della mappa, guardarsi attorno e avere ad esempio una memoria fotografica o punti di riferimento per muoversi in questi ramificati sentieri.
Si potranno intravedere questi punti da raggiungere perché (se intravisti) saranno attorniati da un aura rossa, l’unico colore che si distingue dai toni della notte, della neve e il ghiaccio; camminando per i sentieri si potranno intravvedere, su alcune superfici, una coordinata: Sta a indicare il punto in cui attualmente ci si trova e lo si dovrà cercare nella mappa per capire dove ci si trova (dato che su di essa non vi sarà mai indicato in tempo reale la propria posizione e ci si dovrà trovare da soli per sapersi orientare).
Kholat si mostra essere un thriller paranormale che porta a vivere una solitaria ricerca della verità camminando su sentieri, salendo sulle montagne, camminando nei boschi o esplorando profonde caverne: si percepirà continuamente un forte senso di smarrimento, con la continua sensazione di essere osservato e che possa accadere qualcosa in qualsiasi momento; vi saranno dei pericoli come oscure presenze dall’aura rossa che, al contatto diretto, vi porterà subito alla morte, ed essi non sempre si potranno intravvedere vista la continua tempesta di neve e la vista offuscata quando si eseguono scatti di non lunga durata, che portano ad avere il fiatone.
Durante questo viaggio si troveranno sparsi documenti come diari o articoli di giornale che daranno informazioni o delucidazioni che cercano di farne comprendere la trama; quando questi vengono trovati (come anche altri elementi particolari del gioco tipo una tenda con fuoco acceso) saranno segnati sulla mappa.
I documenti raccolti saranno un salvataggio rapido che permetteranno, in caso di morte, di ricominciare da quel punto; mentre l’unico mezzo di salvataggio sono le tende citate poco fa perché basterà avvicinarsi ad esse per salvare la partita quando si vuole dato che altre opportunità non ve ne saranno (e se si muore dopo un lungo percorso fatto lo si dovrà rifare).
Kholat sfrutta il motore grafico Unreal Engine 4 e con esso si è potuto ricreare delle ambientazioni oniriche e dettagliate: seppure si parli di valli e catene montuose, lo spettacolo che si ha davanti agli occhi è di ottima fattura, l’immedesimazione di trovarsi in queste montagne è impressionante; questo è dovuto anche alla tempesta di neve che porta a disorientare durante l’esplorazione. Il paesaggio riesce comunque a variare passando da sole rocce a un intera foresta innevata dove perdersi tra lo frastagliare dei rami per poi raggiungere un fiume completamente ghiacciato; la luce riflessa della luna riesce a dare un’evocativa onniscienza sull’ambiente di gioco, riuscendo ad equilibrarsi tra le zone illuminate da essa e le zone oscurate.
Tutto questo si accompagna a un eccellente comparto audio tra musiche evocative, ululati con le narrazioni fatte durante i ritrovamenti di alcuni documenti per poi arrivare alla voce di Sean Bean che fa da narratore della storia.
In conclusione Kholat è un titolo che sa emozionare; è un avventura che punta in pochi frangenti sul fattore paura; ma s’incentra sull’ansia, i pochi aiuti e la tempesta di neve riesce a immergere la sensazione di dispersione:
Si pone quindi una buona sfida, dato che richiederà una buona capacità di orientamento mentre si scoprono i misteri dei Monti Urali, con un racconto che riesce ad emozionare e turbare con quello che si scoprirà in questa storia libera e non lineare.
Se si apprezza quindi un titolo basato sulla narrazione vivendo una serie di eventi anomali, Kholat è un titolo molto adatto; il tutto grazie anche al buon lavoro di doppiaggio sui ritrovamenti e la voce di Sean Bean.
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