Bentornati a tutti, sempre sulle pagine di Tribe Games, sempre in compagnia del IlNonnoMarbleCat e ancora una volta alle prese con Life is Strange 2.
Quest’oggi siamo qui per parlarvi del terzo episodio della serie dal titolo Wastelands, che è stato rilasciato il 09 Maggio 2019.
Con il secondo episodio, abbiamo conosciuto più approfonditamente i nostri protagonisti e ci siamo appassionati alle loro vicissitudini, in un finale non perfetto, non altisonante, ma nemmeno completamente deludente; però siamo rimasti nel dubbio e nell’insicurezza, in puro stile Dontnod, di non avere idea di dove il gioco volesse andare a parare, di quale fosse il plot principale a cui fare attenzione.
L’incidente di Seattle e la conseguente fuga di Sean e Daniel, saranno una “scusa” che permette ai nostri protagonisti di iniziare il viaggio e i poteri di Daniel saranno in qualche modo utili per un futuro intreccio, oppure il senso di tutto il viaggio sarà proprio legato alle vite dei due ragazzi?
Questo terzo episodio avrà fatto dei passi in avanti nella narrazione orizzontale della storia, oppure ci lascerà di nuovo l’amaro in bocca di una pietanza fenomenale, bella da vedere, dal profumo incredibile e che pregusti di mangiare da tempo ma che, una volta assaggiata, si rivela semplicemente buona ma non soddisfa le aspettative?
Molte volte sono le aspettative che rovinano un prodotto e anche Life is Strange 2 non è immune da questo problema.
Se una persona aspetta mesi o addirittura anni per poter proseguire una storia, un racconto o un'avventura, si aspetta che il prodotto nuovo che dopo tanto tempo si ritrova per le mani sia stratosferico, sconvolgente, perfetto e che abbia un finale [magari con un bel cliffhanger. NdN], che lo lasci talmente fomentato da avere voglia di ricominciare l’attesa per l’episodio successivo e per il finale della storia.
Questo è il rischio maggiore dei prodotti narrativi ad episodi, siano essi videogiochi, libri, film o serie tv; se non sono realizzati in modo impeccabile e attento, rischiano di perdere per strada un sacco di utenza.
Per fare qualche esempio personale, in senso positivo potremmo citare Breaking Bad o Harry Potter; mentre in senso negativo potremmo citare Hitman o Prison Break.
Non confondiamoci, abbiamo fatto degli esempi negativi ma non perché stiamo parlando di brutti prodotti, tutti gli esempi citati sono ottimi e non banali, solo che nel primo caso l’utenza è talmente coinvolta e trascinata dagli avvenimenti da non poter fare a meno di continuare la fruizione del contenuto perché DEVE sapere come il tutto si concluderà, mentre nel secondo esempio, strada facendo, l’interesse scema perché la narrazione è lenta, piatta, monotona. Non abbiamo citato Cinquanta sfumature o il film della Torre Nera di cui, dopo aver letto l’incipit, non ti frega nulla del se e del come la storia proseguirà.
Il problema di questo Life is Strange 2 è proprio il non riuscire a collocarlo in nessuna delle categorie viste finora a livello di aspettativa e questo, sicuramente per due motivi principali.
Il primo è che attendere 5 mesi tra un episodio e il successivo è una attesa infinitamente lunga per un prodotto che poi si “consuma” in poco più di tre ore, mentre il secondo è che per ora, gli episodi stanno avendo uno svolgimento inaspettato e “pericoloso” nell’ottica delle aspettative.
Tutti gli episodi partono piano, con il recap della situazione in cui ci si trova e la spiegazione della nuova ambientazione, appiattiscono tutto con un gameplay già visto e senza innovazione e arrivano ad un bel finale, a c. d. [iykwim. NdN], che ci lascia stupiti e pieni di domande, ma amareggiati per il “poco” che si è visto in tutto l’episodio.
Manca il crescendo della parte centrale, la pancia della narrazione, che dovrebbe prepararci al plot twist della fine.
Questo terzo episodio non fa differenza, addentriamoci un po’ nella trama e andiamo ad approfondire questo Wastelands.
Nel finale del precedente episodio abbiamo lasciato Sean e Daniel in fuga da Beaver Creek dopo i burrascosi avvenimenti in compagnia di Chris, che salgono clandestinamente su di un treno per fuggire alla polizia e ci viene fatto capire, che si sono riuniti con Cassidy e Finn, nel loro viaggio attraverso gli Stati Uniti assieme ad altri ragazzi spiantati.
Così come è stato anche per l’episodio precedente, questo terzo episodio si colloca a livello temporale più avanti di circa un mese o due rispetto al finale che abbiamo visto circa 5 mesi fa.
I nostri protagonisti hanno trovato rifugio in una piantagione di cannabis, in compagnia di altri ragazzi e qui hanno trovato proprio ciò di cui avevano bisogno in questo momento. Un luogo in cui nascondersi dall’autorità e in cui “dimenticare” la realtà da cui fuggono, un lavoro retribuito che gli può dare la possibilità di mettere da parte i soldi per raggiungere il Messico e Puerto Lobos e anche dei compagni con cui potersi aprire e con cui condividere le stranezze della propria vita.
Mentre Roads ci aveva mostrato Daniel in compagnia di Chris, un suo coetaneo con cui aprirsi e con cui ricercare la normalità, questo terzo episodio sposta l’attenzione su Sean, che si trova suo malgrado a fare da genitore al fratello minore e che incontra dei coetanei con cui confrontarsi.
Il tono della narrazione è molto più adulto e, come di consueto, tocca argomenti sempre molto elevati: la violenza domestica, l’abuso di droga, il sesso, l’amicizia, la fede, la voglia di libertà e la ricerca di una vita senza problemi.
Il filo conduttore di tutto però è sempre lo scontro tra Sean e Daniel, che in questo episodio la fa da padrone molto più che in passato, con Sean alle prese con le sue preoccupazioni da “adulto”, dall’incertezza della vita nel futuro prossimo e dalla sua adolescenza strappata dalla normalità di casa e con Daniel che si ribella alle decisioni del fratello in un modo forse esagerato [o pubertoso. NdN] e che, così come è stato negli episodi precedenti, sarà la causa dello “stravolgimento” [lo chiamo così per non fare spoiler. NdN] del finale di episodio.
Perciò tra bagni al lago, umori adolescenziali [volendo anche di diverso orientamento sessuale. NdN], fuochi all’aperto e tante canne, si arriva ad un finale di episodio [il più bello e triste fino ad ora. NdN], che ci eravamo immaginati in pieno ancora prima di arrivarci, ma che ci ha stupito nell’inquadratura finale e per la scena post-credit che danno al titolo dell’episodio un significato differente rispetto all’inizio.
Da desolazione a deserto il passo non è poi così lungo.
A livello tecnico questo Wastelands ha mostrato le stesse note positive dei precedenti, così come anche quelle negative.
Stessa qualità grafica, senza grosse sbavature se non per alcuni sottotitoli italiani non presenti o alcuni dialoghi non perfettamente tradotti.
Come al solito, le musiche sono ottimamente integrate e perfette per le varie situazioni in cui ci troveremo, con la prevalenza di questa chitarra folk/country per lo più pizzicata o arpeggiata, che ben si adatta ad un gruppo di adolescenti, in una notte attorno al fuoco.
Una cosa che abbiamo apprezzato è stata la scelta variegata dei personaggi con cui ci troveremo ad interagire; una disomogeneità di storie, di etnie, di punti di vista, che permettono di osservare l’ambiente e gli avvenimenti da punti di vista differenti e che perciò arricchiscono piuttosto che confondere.
Come abbiamo già spiegato nella parte iniziale di questa recensione, non è facile inquadrare questo Life is Strange 2.
Ha una storia sicuramente appassionante ma non ricca di colpi di scena o di cose da fare; per adesso non possiamo nemmeno giudicarlo come un titolo immancabile nell’esperienza videoludica di ogni videogiocatore, nonostante questo Wastelands sia senza ombra di dubbio il migliore dei tre usciti fino ad ora.
Probabilmente il suo problema maggiore è che sembra sminuire, molto più che in altri casi, il fattore del gioco a scelte multiple “che hanno delle conseguenze”, mostrandosi in realtà “senza veli” come un unico, grosso tunnel, destinato a terminare in un modo predestinato e in cui le varie scelte che facciamo non cambiano in modo significativo gli avvenimenti.
Questa sensazione la si avverte anche in altri titoli, ma in questo Life is Strange 2 la sensazione è amplificata e la si può comprendere meglio rigiocando il capitolo in modalità Collezionista, in cui possiamo effettuare scelte differenti da quelle del salvataggio principale, senza intaccare i nostri progressi. Provare per credere.
Questa recensione si conclude qui.
Esco dall’impersonalità del recensore e mi rimetto i panni soggettivi da Nonno.
Mio malgrado [se avete giocato Wastelands sapete a cosa mi riferisco. NdN], la previsione di trama che feci tanti mesi fa a Perrin si sta piano piano, per ora, realizzando.
Se Life is Strange 2 dovesse terminare in un modo anche lontanamente simile a come me lo sono immaginato, oltre ad essere estremamente felice per il fatto di aver avuto lo sguardo così lungimirante da prevedere una trama così complessa, sarei oltremodo contento per come tutti i tasselli delle nostre avventure nell’universo di Life is Strange siano andati al posto giusto.
Il 22 agosto uscirà il quarto e penultimo episodio e potremo vedere come si dipaneranno le avventure di Daniel e Sean, noi saremo lì, pronti e ansiosi di emozionarci ancora una volta.
Vi invito a lasciare un commento qui sotto per farmi sapere se questa recensione vi è piaciuta o meno, a farci sapere se state giocando Life is Strange 2 o se avete intenzione di farlo e in caso cosa ne pensate.
Adesso devo proprio andare, perché Sean mi ha spedito un pacchetto e devo vedere cosa contiene e soprattutto se ho ancora cartine. Alla prossima.
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