Ok, la prima cosa che potrebbe venirvi in mente leggendo questa recensione è: “che diavolo è OneeChanbara Origin?“, quindi ecco le dovute spiegazioni. Se il nome non vi è nuovo, probabilmente vi ricordate di OneeChanbara Z2 Chaos, ma Origins in realtà è un remake di due giochi: The Onechanbara and The Onechanbara 2, usciti su PS2 tra il 2004 e il 2005. Gioco di parole che fonde “onee-chan” (“sorellona” o “sorella maggiore” se preferite) e “chanbara” (tradotto in “combattimento con le spade”), la serie di Oneechanbara ha per protagoniste belle ragazze in abiti succinti che combattono contro orde di zombie a colpi di spada; insomma, stiamo parlando della tipica “giapponesata” a tratti folle e con quel pizzico di fanservice tanto caro ai giapponesi.
Arrivato su PS4 e PC lo scorso ottobre con una localizzazione in lingua inglese, OneeChanbara Origin ha come obiettivo quello di far conoscere all’Occidente le origini di questa serie.
Protagonista della storia e della serie in generale è Aya, una ragazza addestrata dal padre al combattimento con la katana, in quello che è un mondo alle prese con un’apocalisse zombie, di cui Aya è cacciatrice esperta. Scopo della bella protagonista, che se ne va in giro in bikini e con un cappello da cowgirl, però non è sterminare i non-morti, ma ritrovare sua sorella minone Saki, di cui non ha più notizie da qualche tempo. L’occasione per trovare Saki arriva quanto Aya inizia a ricevere telefonate dalla misteriosa Lei, per la quale inizierà a lavorare come cacciatrice allo scopo di avvicinarsi alla sorella. Di base questa è la trama del primo gioco, con la seconda che vede sia Aya che Saki alla ricerca del padre e in cui entrambe le ragazze sono disponibili come personaggi giocabili. Il tutto condensato in circa 2-3 ore di gioco totali a livello normale, divise in più di 20 missioni principali, veramente troppo poco anche per un gioco del genere che non pretende molto e che fa del gameplay la sua colonna portante.
Come detto sopra, OneeChanbara Origin offre due personaggi giocabili, Aya e Saki, ciascuna con il proprio stile di combattimento e armi a disposizione. Aya combatte con la katana, singola o doppia, e le sue mosse sono incentrate parecchio su tecniche di spada di vario tipo, mentre Saki può vantare nel suo arsenale uno spadone, lento ma capace di colpire a lungo raggio, o in alternativa il combattimento corpo a corpo, che mischia un po’ le carte in tavole e offre più varietà nei combattimenti contro orde di zombie: questi ricordano molto i musou di Omega Force e altri giochi di Tamsoft come Senran Kagura in un tripudio di violenza, smembramenti vari e tanto sangue; quest’ultimo è protagonista di una particolare meccanica che porta a due trasformazioni che potenziano enormemente il personaggio in uso. Più Aya e Saki si sporcheranno di sangue, più l’apposita barra aumenterà fino alla trasformazione, la Berserk Form. Durante questa particolare forma, però, la barra può continuare a riempirsi continuando ad uccidere nemici fino a sbloccare la Xtatic Form (dove le ragazze assumono l’aspetto di vere e proprie Succubi dall’aspetto altamente erotico), che da un lato le rende praticamente invincibili, dall’altro vede gli hp calare continuamente diventando così un’arma a doppio taglio.
Completando i vari livelli di gioco, non solo otterremo soldi da spendere per l’acquisto di oggetti di recupero o potenziamento e accessori vari, ma punti esperienza che andranno ad aumentare il livello delle due ragazze e, man mano che aumenta, andrà a sbloccare nuove combo. Questo è un aspetto molto curato dagli sviluppatori, con svariati tipi di attacchi che non consistono solo nel premere bottoni a caso, ma invitano il giocatore a fare un uso massiccio delle cosiddette Cool combos, ovvero premere i vari tasti col giusto tempismo (vibrazione del controller o per i meno avvezzi un comodo indicatore a schermo che può essere implementato dal menù delle opzioni) in modo che ogni attacco infligga sempre più danni fino al colpo finale, al quale poi possiamo aggiungere la Cool Finishers, ovvero la mossa speciale in dotazione ad Aya e Saki attivabile quando l’apposita barra è piena. Tutto ciò tenendo anche conto che man mano che eliminiamo i nemici, le armi si sporcano continuamente di sangue, cosa che diminuisce di molto i danni inflitti e rende necessario il “reload”, che le pulisce e permette di continuare ad attaccare ed eseguire combo senza perdere il tempismo.
Questo è praticamente tutto quello che offre il gioco, inclusa una modalità “survival” che ci invita a combattere nemici in un serie di piani il cui scopo è quello di accumulare soldi, esperienza, e per chi arriva al 100° darà in premio Lei come terzo personaggio giocabile.
La grossa differenza tra OneeChanbara Origin e gli altri capitoli della serie è senza dubbio il comparto grafico. Se nei giochi originali e Z2 Chaos lo stile proposto era in CG per rendere il tutto un po’ più realistico, in Origins è stato scelto un cel-shading di eccellente fattura, abbellito dal character design di Enami Katsumi (Baccano!, Zero e Ao no Kiseki tra le opere più famose); certo, i modelli di Aya, Saki, Lei e gli altri personaggi principali della storia sono fatti veramente bene e molto dettagliati, ma dall’altro lato il design dei nemici è banale e ripetitivo, discorso che si applica anche ai vari livelli di gioco, scarni e in molti casi uguali a quelli visitati nei livelli precedenti. Ovviamente non bisogna dimenticare che qui si sta parlando del classico gioco di nicchia giapponese, dove di conseguenza il budget non è certo dei più alti. Tuttavia, la sensazione generale è che se si fosse svolto un lavoro più accurato in termini di level desing, il gioco ne avrebbe sicuramente giovato, anche in virtù della sua scarsissima longevità ai limiti dell’imbarazzante, ovvero il difetto più grande di tutta l’opera di una Tamsoft che comunque ancora una volta dimostra che qualsiasi gioco realizzi sia realmente valido a differenza di Senran Kagura, dove l’eccessivo e forzato fanservice finisce col rovinare il gioco e l’intera esperienza perché si ci limita e concentra solo su quello. Al contrario, in altri giochi proprio come questo OneeChanbara Origin il fanservice c’è (Aya, le trasformazioni), ma che non è fine a se stesso e banale, bensì piuttosto accattivante e che aggiunge varietà al gameplay.
Oltre alla grafica, di positivo c’è la tenuta del framerate, stabile e a 60fps (almeno su PS4 Pro dove ho avuto modo di testare il gioco), un elemento che in un action game non dovrebbe mai mancare.
In definitiva OneeChanbara Origin è un buon gioco, nulla di veramente innovativo ed eccezionale, ma che fa quello che deve, ovvero intrattenere, anche se per poco tempo, e visto il prezzo di listino forse conviene aspettare che scenda un po’ prima di prendere in considerazione l’acquisto…a meno che l’idea di smembrare zombie con una cowgirl in bikini e una studentessa giapponese vi faccia letteralmente impazzire di gioia, in quel caso andate sul sicuro e acquistate immediatamente il gioco.
Devi essere connesso per inviare un commento.