Tra l’anno 2009/2010 nel mondo Gaming per PC il genere del Survival Horror prende un aspetto alternativo, dopo i vari Action Horror come Resident Evil 5 o Left 4 Dead, si passa al Survival Horror nudo e crudo in Prima Persona con titoli come Slenderman o Amnesia dove non vi è nessuna arma per uccidere i mostri che vi risiedono nel gioco; l’unico metodo è quello di scappare e nascondersi.
L’onda di successo di questi titoli citati ha fatto si che nel Settembre 2013 il team di Red Barrels lanciasse sul mercato il suo prodotto che ha spaventato e sconvolto migliaia di giocatori in tutto il mondo: Outlast!
Il protagonista di questo incubo è Miles Upshur, un giornalista freelance che cerca lo scoop del secolo e questa potrebbe essere per lui la volta buona, o almeno così crede.
La sua opportunità è scoprire cosa si nasconde all’interno dell’Ospedale Psichiatrico di Mount Massive dopo aver ricevuto una mail da un informatore segreto in cui vi è scritto di strani fatti che avvengono all’interno della struttura.
Una volta addentratosi nel manicomio con la sua fidata videocamera, Miles si troverà difronte a orrori di ogni immaginazione; vedrà gente impazzita che oramai sta in un angolo a vegetare oppure agitarsi spasmodicamente legato a un lettino, alcuni di essi avranno strane mutilazioni sul proprio corpo; organi e sangue sparsi in ogni dove arrivando a trovarsi davanti energumeri o pazzi che hanno il solo intento di farlo letteralmente a pezzi.
L’unico “aiuto” che abbiamo a volte è quello di Padre Martin, un uomo vestito da prete che necessità dell’aiuto di Miles per uno scopo ancora non ben chiaro.
L’obbiettivo quindi è quello di trovare un modo per uscire vivo dal manicomio e, nel mentre, trovare gli indizi che diano una spiegazione su cosa sia successo.
Seppur le meccaniche di Gameplay possano apparire molti semplici Outlast si sa difendere bene grazie alle diverse ambientazione buie e claustrofobiche che compongono il gioco seguiti dalle musiche che sanno incalzare i momenti di spavento e tensione con momenti di totale silenzio dove si rimane sempre sul chi va la.
Si basa principalmente sull’esplorazione delle varie ambientazioni; si dovranno trovare meccanismi, leve da attivare, chiavi, ecc… per risolvere i non troppo complicati enigmi che si pareranno davanti.
Seppure la risoluzione dei puzzle sarà di per se semplice la difficoltà sarà causata dai folli pazienti che inseguiranno Miles nelle varie sezioni del manicomio per ucciderlo, non essendo armato l’unico metodo per sopravvivere sarà la fuga e il nascondersi nei vari armadi o angoli buoi del posto; assieme allo stridolio del violino Miles respirerà affannosamente seguite da palpitazioni del cuore sempre più veloci.
Durante l’esplorazione, oltre a fuggire, si potranno trovare diversi documenti che serviranno a svelare alcuni dei misteri che si nascondono nel Mount Massive e delle batterie per la sua più preziosa amica, la videocamera.
Quest’ultima sarà fondamentale per tutta l’avventura; la sua funzione principale è la modalità infrarossi che servirà nelle zone buie per vedere in buona parte cosa si nasconde nelle tenebre grazie anche all’aiuto dello zoom, ovviamente finché la batteria è carica; un altra utilità della camera sarà quella di registrare dettagli particolari come scritte sulle pareti fatte con il sangue o eventi e ambientazioni gore che verranno annotati negli appunti di Miles con una sua descrizione personale.
La cura nei dettagli delle diverse ambientazioni che compongono il manicomio, dai corridoi bui alle putride fogne, sono realizzati in maniera ben dettagliata cospargendo il tutto con elementi splatter e gore come teste o parti di corpo mozzate, scritte sui muri fatte con il sangue e altre inquietanti sorprese.
Anche gli effetti di luci e ombre sono ben realizzate con ombre dinamiche e le diverse sfumature di luce; al buio con la camera in infrarossi si provano forti sensazioni di ansia nell’intravvedere 2 piccole sfere luminose che possono essere quelle di un pazzo che fissa solamente il vuoto o quelle di un carnefice che si sta avvicinando per uccidere.
Su questi ultimi, il lavoro fatto per creare i futuri accompagnatori degli incubi dopo aver giocato ad Outlast è di tutto rispetto con un elevato dettaglio per quanto riguarda le espressioni e la varietà di mutilazioni che hanno subito.
Il comparto audio è eccelso, la tensione che porta il gioco permette di percepire ogni singolo rumore come i passi di qualcuno sul pavimento di legno, l’ansimare o il grugnire di qualche pazzo o i passi di Miles stesso su una superficie non effettivamente solida.
Le musiche variano passando da semplice accompagnamento durante ile rare fasi di quieta esplorazione passando a sbalzi audio d’impatto che porteranno a sobbalzare dalla sedie seguite successivamente da musiche più adrenaliniche o ritornando al silenzio più totale.
Outlast non ha una trama particolarmente originale ma riesce riesce comunque a coinvolgere e sa colpire nel segno con i forti impatti visivi che lasciano un senso di disagio e disgusto tanto da chiedere che cosa sta succedendo; come in un classico horror i momenti di spavento potrebbero essere creati da impatti audio accompagnati con la visione di pazzi che spuntano nel nulla aggredendo e sbraitando con rabbia, follie e disperazione.
In certe situazioni sapranno cogliere alla sprovvista e fare prendere un bel batticuore mentre in altri la “sorpresa” sarà più prevedibile.
La storia può concludersi in circa 5-6 ore, una volta che si è conclusa si sbloccherà un maggiore livello di difficoltà per chi desidera mettersi alla prova; per avere una maggiore durata si può tentare di concluderlo nuovamente cercando tutti i file e le annotazioni che si potranno trovare all’interno del titolo.
Si può dire che il team di Red Barrels abbia centrato il bersaglio creando un titolo che riesce a trascinare in un baratro di pura follia assistendo a situazioni inquietanti e spettacoli disumani seguiti dall’agonizzante ansia che in qualsiasi momento possa sbucare un pazzo pronto a far vivere un brutto quarto d’ora mentre si cerca una via d’uscita.
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