L’universo Pathfinder è conosciutissimo dagli appassionati dei giochi di ruolo cartacei, in quanto comoda evoluzione di quello che Dungeon and Dragons è stato per anni. Nato nel 2009, infatti, Pathfinder si è sempre contraddistinto come un “D&D 3.75” e un’alternativa alle stringenti mani del prodotto targato Wizard and the Coast. Un anno e mezzo fa fece il suo arrivo sugli schermi degli utenti PC un port videoludico dell’intero mondo del Golarion, in quello che si è rivelato un ottimo gioco: Pathfinder Kingmaker. Il titolo OwlCat Games ha appassionato i fan tanto da aiutare l’arrivo del seguito ufficiale – Wrath of the Righteous – tramite il canale Kickstarter della compagnia. Nel corso degli ultimi mesi, però, OwlCat Games non si è adagiata sugli allori e ha continuato a lavorare su Kingmaker, arrivando a migliorare il suo titolo e portandolo anche su console fissa, con la Definitive Edition, uscita qualche giorno fa su Xbox One e Playstation 4. Come si comporta su home console un titolo costruito appositamente per il PC? Andiamo a scoprirlo insieme.
La storia di Pathfinder Kingmaker non tende a differire rispetto alla versione già recensita qualche mese fa proprio sulle nostre pagine. Il nostro personaggio – personalizzabile in mille modi, proprio utilizzando le regole di Pathfinder – si ritroverà nel castello di Jamandi Aldori. Proprio qui, la regnante ci chiederà di recuperare le agognate Terre Rubate; durante la notte però un gruppo di assassini proverà a ucciderla e sarà nostro compito salvarla riunendo un piccolo party sfruttando alcune personalità che erano, come noi, presenti nel Castello, chiamate da Aldori per formare un gruppo di possenti mercenari e partire così al recupero di ciò che era suo. Seppur l’incipit non sembri totalmente originale o intrigante, la storia che si apre non appena finito il breve prologo fa rabbrividire qualsiasi fan dei giochi di ruolo cartacei. L’opera è infatti fedele a qualsiasi regola e tutti gli appassionati – infatti – potranno trovare un vero e proprio paradiso.
Una delle aggiunte principali di questa Definitive Edition è proprio l’agognata modalità a turni. Infatti nella versione originale su PC il combattimento avveniva in tempo reale, con il giocatore impegnato a destreggiarsi tra l’utilizzo di mille personaggi e le tattiche per battersi contro il solito grande numero di avversari che il Master (in questo caso gli sviluppatori) tende a lanciare contro il gruppo. In realtà, una modalità a turni è stata sviluppata dai giocatori e aggiunta come mod grazie alle enormi possibilità che garantisce il gaming su PC; questa mod è stata largamente utilizzata dagli sviluppatori per capire come poterla implementare ufficialmente e finalmente abbiamo avuto la possibilità di testarla con enorme soddisfazione. Il combattimento a turni, infatti, rende il tutto molto più tattico e meno caciarone, andando ad assottigliare quella grandissima differenza che c’era tra il gioco cartaceo e quello su schermo. Ogni personaggio può effettuare – almeno di base – un movimento e un’azione completa per ogni turno prima di dover passare la mano al proprio compagno. Un round è passato non appena tutti finiscono le proprie azioni e si va così a ricominciare fino alla fine della battaglia. Abbiamo testato la modalità a turni inserita dagli sviluppatori sia sulla versione PC che su quella PS4 che abbiamo analizzato in questa recensione e i risultati sono strabilianti. Ovviamente, la necessità di giocare con il pad limita un po’ le azioni e rende tutto macchinoso e un po’ confuso rispetto all’interfaccia PC, però il risultato è quello di rendere un titolo come Pathfinder Kingmaker utilizzabile anche dagli appassionati console e permettere a chi non possiede un PC da gaming di godersi una delle storie più interessanti del panorama GdR degli ultimi anni.
Quello che ci siamo trovati davanti è lo stesso identico titolo analizzato mesi fa con l’aggiunta di una modalità a turni che fa la completa fortuna dell’intero gioco. Infatti, su console la complessità di un GdR come può essere un derivato di D&D, soprattutto nella sua versione 3.5, sarebbe stato un completo fallimento se lasciato come nella sua versione originale. L’unico vero problema è purtroppo insormontabile ed è la complessità di come viene gestito il menù che necessita di molti passaggi, non molto chiari e – soprattutto – mai veramente spiegati durante il corso del tutorial. Ad esempio, su PC è semplice poter cambiare l’equipaggiamento, basta andare col mouse sopra un’arma, selezionare lo slot e trascinarla in modo da inserirla nell’inventario del personaggio scelto. Su console invece è necessario prima di tutto aprire il menù dell’equipaggiamento, successivamente con il tasto apposito aprire il sottomenù per selezionare il personaggio e in terza battuta posizionare il cursore sullo slot, selezionarlo e andare a scegliere l’arma o l’armatura da impostare. Stessa complessità anche per utilizzare un’abilità durante il combattimento o un oggetto su un compagno per guarirlo dopo un combattimento difficile.
Tolti questi inconvenienti, probabilmente risolvibili tramite l’utilizzo di mouse e tastiera su Playstation 4, il port console di Pathfinder Kingmaker è probabilmente uno dei migliori di questo genere. La possibilità offerta da OwlCat Games è una di quelle importanti e non saremo mai grati abbastanza per aver deciso di puntare anche sul mercato console proprio per permettere a tutti di godere di titoli di questo calibro, nella speranza che anche in futuro si possano vedere sempre più sviluppatori puntare in questa direzione.
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