Dopo il successo di Pathfinder: Kingmaker gli sviluppatori di Owlcat Games tornano sotto i riflettori con un nuovo capitolo della serie sempre ambientato a Golarion, ma con una storia completamente inedita. Come tale, anche se sarete nuovi non avrete problemi a godervi Wrath of the Righteous, ma anzi, dato che storia, geografia e personaggi non hanno nulla in comune, potrete saltare il primo capitolo senza troppe remore. Detto questo Wrath of the Righteous non è semplicemente un more of the same rispetto al suo predecessore spirituale, ma, come vedremo, si tratta di una nuova avventura con un bel po’ di differenze ed una storia molto accattivante.
La nostra storia in Pathfinder: Wrath of the Righteous non inizia certo nel migliore dei modi: feriti e ad un passo dalla morte saremo infatti portati nella piazza della cittadina di Kenabres, proprio nel bel mezzo di alcune celebrazioni festose. A ridurci in fin di vita l’attacco di alcuni demoni, proprio in prossimità delle mura cittadine, a due passi dalla Pietra Guardiana (Wardstone) che si presume dovrebbe proteggere ogni grande città di Golarion dall’attacco di queste nefaste creature. Sarà Terendelev, protettrice di Kenabres, a sanare le nostre ferite, anche se non in modo definitivo. La sacerdotessa ci dirà infatti che per quanto sia riuscita a curare in larga misura il nostro corpo, non è riuscita a farlo in modo definitivo e ci invita il giorno seguente a tornare a parlare con lei per trovare una soluzione al problema. Lasciati liberi per la piazza saremo quindi in grado di avvicinarsi alle varie attrazioni, ma non avremo molto tempo per rilassarci; a interrompere bruscamente il momento di pace sarà infatti l’attacco di un Signore Demoniaco in persona che non solo riuscirà a sbaragliare la protettrice della città in men che non si dica, ma porterà con sé orde di mostri e cultisti pronti a seminare morte e distruzione. Che decidiate di scappare o tentare il tutto e per tutto fronteggiando il mostruoso avversario, l’esito sarà sempre il medesimo e, dopo aver incassato un poderoso colpo del Lord Demoniaco, finiremo scaraventati in una fenditura atterrando in un sistema di grotte posto al di sotto della città. A partire da questo momento inizierà la nostra vera e propria avventura, un percorso lungo il quale incontreremo moltissimi personaggi con cui interagire ed eventualmente stringere amicizia. Assieme dovremo raccogliere le forze per dipanare il mistero che si cela dietro questo attacco demoniaco, e contrastarlo fino alla sua radice.
Uno degli elementi più interessanti di questa nuova iterazione di Pathfinder sono proprio i cammini mitici, ovvero dei percorsi che potremo intraprendere durante la nostra avventura effettuando determinate scelte o seguendo le direttive di alcuni personaggi che incontreremo. In totale nel gioco esistono dieci cammini mitici, ognuno dei quali vi darà accesso a contenuti unici per evolvere il vostro personaggio, oltre che a situazioni e opzioni di dialogo esclusive. Detto ciò, seguire fino in fondo un cammino mitico non è sempre facile e spesso si tratta di sequenze di azioni, o anche missioni, che dovremo seguire partendo da un determinato punto della trama, motivo per cui è necessario fare attenzione ai vari personaggi ed alle varie situazioni che incontreremo per non perdere alcune ghiotte occasioni. Senza voler anticipare nulla, e quindi rovinarvi l’esperienza, sappiate che non tutti i cammini sono disponibili da subito nel gioco, alcuni potrete iniziarli nelle prime ore di gioco, altri dovrete invece proseguire negli atti prima di avere l’occasione giusta per poterli percorrere o per poterli continuare. Quello che dovete sapere è che, nella maggioranza dei casi [ma non in tutti N.d.R.], il gioco vi segnalerà per ogni opzione di dialogo speciale a quale cammino mitico appartiene, cosa che facilita, almeno in alcuni casi, la vita a chi vuole magari percorrere un cammino specifico.
Per la restante parte Pathfinder: Wrath of the Righteous non è però affatto banale o semplice. Al contrario, come ben potete immaginare il titolo affonda le sue radici nel granitico regolamento di Pathfinder prima edizione e come tale presenta un discreto numero di regole divise tra classi, razze, magie e mostri vari. Data la natura complessa ed estremamente verbosa di questa sezione di gameplay, non ci dilungheremo troppo nello spiegare le singole meccaniche di gioco, ma ci concentreremo su ciò che questo titolo ha di interessante, e sui concetti base senza approfondire troppo la creazione e la gestione del personaggio. Questa è infatti estremamente ramificata e complessa, e vi consente di costruire il vostro alter ego virtuale ed anche i suoi compagni, avendo a disposizione un nutrito numero di classi e sottoclassi tra cui scegliere come inizio, un buon numero di classi di prestigio a cui mirare per la sua crescita e una mole sorprendente di magie ed oggetti magici che potrete trovare durante le vostre avventure.
Già Pathfinder Kingmaker a suo tempo aveva portato un numero incredibile di personalizzazioni all’interno del motore di gioco. La cosa particolare sta nel fatto che queste personalizzazioni riguardano più le meccaniche di gioco e la difficoltà, piuttosto dell’aspetto estetico. Anche in Wrath of the Righteous, infatti, potremo personalizzare solamente il protagonista e gli eventuali mercenari che potremo assoldare, mentre gli NPC avranno già sia un aspetto predefinito, che una storia di background che li colloca nelle vicende del gioco. Come il suo predecessore, però, anche in questo caso le impostazioni riguardanti il livello di difficoltà e le meccaniche di gioco sono molteplici e consentono di costruire la nostra personale esperienza. Sarà quindi possibile stabilire il quantitativo di danno inflitto dai nemici agli eroi, quantificare il danno critico piuttosto che permettere ai personaggi di non morire mai in modo definitivo e persino scegliere se rimuovere o meno gli status negativi durante il riposo negli accampamenti.
A tutto questo si aggiunge anche la possibilità di adottare il sistema di combattimento in tempo reale con l’uso della pausa tattica, oppure quello a turni in modo da disporre di un sistema più inquadrato ed ordinato per assegnare i comandi ai nostri compagni. Questa opzione tra le altre cose può essere modificata senza bisogno di navigare nei menu di gioco, ma sarà disponibile direttamente nell’HUD visibile a schermo. Se poi siete dei giocatori particolarmente neofiti o non volete pensare troppo alle azioni dei vostri personaggi, potete persino abilitare la funzione AI su ogni singolo compagno della squadra [protagonista incluso N.d.R.]. Questa opzione permette ai personaggi di agire in modo automatico, selezionando anche per i personaggi caster eventuali trucchetti [magie di livello 0 che non hanno limiti di lancio N.d.R.] da lanciare in sostituzione dell’attacco base dell’arma equipaggiata. Sappiate però che questa opzione non preclude la possibilità di impartire ordini ai componenti della squadra, al contrario avrete ancora il controllo dell’intero gruppo, semplicemente il vostro input andrà ad avere la priorità sul comportamento dettato dalla AI che interverrà solamente nel momento in cui un personaggio si ritrovasse in combattimento senza ordini diretti.
Il mondo di Golarion è sicuramente ricco di eventi e incontri che potremo fronteggiare a mano a mano che esploreremo la città di Kenabres e i suoi dintorni. Come in Kingmaker la nostra esplorazione avviene su di una mappa in stile tavolo di guerra dove compariranno tutti i luoghi in cui dobbiamo eseguire delle missioni, o che comunque abbiamo sentito nominare. In questa schermata potremo selezionare la nostra destinazione e iniziare così il nostro itinerario verso di essa. Una cosa che dovete sapere è che il tempo ha il suo peso all’interno del gioco. Non solo i personaggi accumuleranno stanchezza e risulteranno sempre meno efficaci, ma anche il mondo attorno a noi evolverà presentandoci nuovi eventi ed incontri che ci ritroveremo ad affrontare. Questi ultimi potrebbero influire anche notevolmente sull’evoluzione della nostra partita permettendoci di avere accesso ad un nuovo compagno, o richiamandoci a difendere punti chiave contro i demoni.
Per mantenere un certo equilibrio nel gioco saremo quindi costretti di tanto in tanto a fare visita a dei posti sicuri, ovvero avamposti dove potremo riposare in santa pace e senza paura di essere colti alla sprovvista. Durante il nostro vagabondare ci sarà infatti consentito accamparci e riposare [un po’ la trasposizione del riposo breve e riposo lungo di D&D 5e N.d.R.] recuperare vita e incantesimi, ma questo avrà dei rischi ed anche un costo che dovremo pagare ogni volta. Accamparci è infatti un’azione molto forte che ci permette di mettere a buon uso le abilità dei nostri compagni di viaggio sia per proteggere il luogo del nostro riposo, sia per trascrivere pergamene e altre attività utili. Quando avremo stabilito il nostro accampamento avremo a disposizione un menu che indica come vorremo suddividere i compiti tra i vari personaggi, mostrandoci per ogni attività quali sarebbero i migliori. Capiterà quindi di poter mettere qualcuno di guardia, qualcuno potrà ad esempio cercare di occultare la nostra presenza o anche ridurre la corruzione che potrebbe corromperci. In funzione dei risultati di queste prove potremmo ritrovarci a dover fronteggiare un attacco contro di noi durante le ore notturne così come potrebbe andare tutto bene permettendoci di riposare tranquillamente. Resta però da chiarire una cosa riguardo la corruzione; quest’ultima, infatti, si accumulerà sul nostro party a mano a mano che passeremo tempo in luoghi non sicuri e sotto l’influenza demoniaca, e questo significa che finché saremo lontani dai pochi porti sicuri che il gioco ci presenterà, la corruzione salirà inevitabilmente con il passare delle ore, soprattutto se decideremo di trascorrere del tempo accampati. Le conseguenze di questo accumulo sono tutt’altro che simpatiche e ben presto potremo incappare in malus permanenti che verranno inflitti a tutta la squadra. Maggiore sarà la corruzione accumulata, maggiori saranno i malus sofferti. Non disperate però, sarà per voi possibile fare visita e riposare entro i confini di un luogo sicuro per liberarvi della corruzione accumulata.
Pathfinder Wrath of the Righteous non è sicuramente un miracolo di tecnica, ciò non di meno presenta un comparto tecnico sicuramente più rifinito di Kingmaker e anche con una sua identità artistica ben definita [siamo a conoscenza dei molteplici bug riscontrati dalla comunità, però nella nostra partita dobbiamo ammettere di non essere incappati in nulla di particolarmente serio o grave N.d.R.]. Questo permette al gioco di avere un colpo d’occhio estremamente interessante, anche senza essere graficamente sfarzoso o particolarmente fotorealistico. Oltre a ciò non è nella pura estetica che gli sviluppatori hanno puntato, bensì su un quantitativo di contenuti impressionante, ed anche di una qualità decisamente elevata.
Non solo finire il gioco portando a termine una parte delle secondarie potrebbe portarvi via quasi 100 ore di gioco, ma se vorrete spremere a dovere ogni centimetro di mappa, risolvere ogni mistero, e portare avanti anche qualche romance con i vostri compagni, questo tempo è destinato a lievitare ulteriormente, immaginiamo verso le 120 o qualcosa di simile. A coronare questa serie di delizie però vi è anche un dolore non da poco per alcuni giocatori: Pathfinder è infatti disponibile solamente localizzato in inglese e, come si buon ben intuire dalla natura del titolo, il testo ha una grandissima importanza nel gameplay. Questo significa che per potervi godere appieno la narrativa, gli eventi ed i misteri del titolo dovrete avere una discreta competenza della lingua d'oltremanica.
Siamo dunque giunti al momento topico della recensione, quel momento in cui dobbiamo tirare le somme e dirvi, a conti fatti, se questo nuovo capitolo della serie merita la vostra attenzione o meno. Immagino avrete già una mezza idea di quale potrebbe essere la nostra valutazione, ma vale la pena fare un veloce sunto prima di scrivere la parola fine. Pathfinder Wrath of the Righteous è infatti un lavoro gigantesco, e non solo per la longevità da capogiro, ma anche per la qualità che abbiamo potuto trovare in queste ore. Certo non si tratta di un titolo per tutti, lunghe letture, colonne sonore epiche e molte scelte, decisioni ed evoluzioni da apportare non sono il pane quotidiano proprio di tutti i videogiocatori. Ad onor di ciò però il comparto narrativo e le sensazioni trasmesse durante il gameplay ci hanno convinto, donandoci un’immersione veramente rimarchevole ed interessante, anche a dispetto di alcuni bug e sbavature facilmente riscontrabili qua e la. Le sottotrame introdotte dai compagni, gli eventi casuali, un mondo che evolve in funzione dei nostri successi e fallimenti, ma soprattutto i cammini mitici danno un sapore nuovo ad ogni storia che potrà essere narrata in questa parte di Golarion offrendo a nostro modo di vedere un’esperienza veramente unica ed irripetibile. Con questo non stiamo certo ulrando al capolavoro della generazione, ma sicuramente Pathfinder Wrath of the Righteous merita un plauso ed una menzione speciale proprio in virtù di tutto questo.
Se siete appassionati del genere RPG in tempo reale o a turni e conoscete la lingua inglese, avete davvero poche scuse per non buttarvi a capofitto in questo mondo. Sappiate però che è anche vero il rovescio della medaglia e, se siete appassionati di giochi rapidi e dinamici, con pochi testi e molta azione, questo proprio non fa per voi.
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