E’ finalmente giunto tra le nostre agognanti mani Sekiro: Shadows Die Twice, il nuovo titolo di From Software diretto da Hidetaka Miyazaki.
Dopo la parentesi narrativa di Dèracinè, l’autore di Dark Souls e Bloodborne torna su un terreno a lui più familiare, proponendo un titolo puramente Action che unisce la sua genesi come sequel spirituale di Tenchu ad una sovrastruttura abbastanza familiare per gli aficionados della famiglia Soulsborne, immergendo il tutto nel look intramontabile del Giappone feudale.
Come già detto durante la nostra anteprima presso la Gamescom 2018, ci teniamo però a precisare che Sekiro: Shadows Die Twice non è categorizzabile come un Soulslike, anche se le tracce del DNA dei precedenti lavori di Miyazaki sono chiaramente visibili al suo interno. Tanto action, tanto stealth e poco rpg, queste sono le parole chiave di Sekiro, una brutale avventura che è riuscita a conquistarci grazie alla sua natura Arcade e Trial and Error che ci ha ricordato un’epoca del gaming ormai passata.
Lasciate perdere i soliti discorsi che parlano del “gioco più difficile di sempre”, Sekiro è un’avventura impegnativa che premia il giocatore attento e chi sa osservare e apprendere le meccaniche di un gioco, mentre punisce l’utente casuale che non ha intenzione di impegnarsi.
Se vi sentite pronti ad accettare la sfida, non mi resta che darvi il benvenuto nella regione di Ashina, giovani Shinobi.
Sekiro è ambientato in una versione alternativa del Giappone del XVI secolo, al tramonto dell’Epoca Sengoku. In questi anni tormentati, il potente signore della guerra Isshin Ashina è riuscito a portare a termine un sanguinoso colpo di stato, conquistando la ricca regione di Ashina.
Al termine della battaglia conclusiva della campagna di Isshin, uno Shinobi Vagabondo noto come il Gufo incontra un giovane orfano intento a recuperare armi dai cadaveri dei caduti. Affascinato dal coraggio dimostrato dal giovane, il Gufo decide di adottarlo, insegnandogli le regole del Codice di Ferro degli Shinobi e tramutandolo in un efficace e letale Ninja, che presto si metterà al servizio del giovane Lord Kuro della regione di Hirata come sua guardia del corpo.
Il potere degli Ashina è rimasto saldo nelle mani del clan per due intere decadi, ma la grave malattia che ha colpito l’ormai anziano Isshin e l’avanzata dei sempre più agguerriti avversari hanno fortemente indebolito il suo dominio. Nel disperato tentativo di evitare la caduta del clan, il nipote di Isshin, Genichiro, decide di rapire Lord Kuro per mettere le mani sul “Retaggio del Drago”, una forza posseduta dal giovane in grado di concedere l’immortalità, nel tentativo di creare un esercito immortale.
Il giovane allievo del Gufo, il nostro protagonista, decide di infiltrarsi nel palazzo di Ashina per salvare il suo protetto, ma viene scoperto da Genichiro e sconfitto, perdendo il braccio sinistro nel duello. Sopravvissuto grazie al potere del giovane Kuro, lo Shinobi viene soccorso da un misterioso Scultore, un ex-ninja che gli concede in dono il Braccio Prostetico, un sofisticato braccio artificiale dotato di un rampino e di numerosi gadget e armi nascoste.
Equipaggiato con la sua nuova arma e ribattezzato come Sekiro, ovvero il Lupo con un solo braccio, lo Shinobi decide di tornare al Castello di Ashina per salvare il suo signore.
Per quanto Sekiro abbia una trama lineare piuttosto comprensibile, From Software non ha rinunciato al concetto di “Lore” e di Narrativa ambientale che tanto l’ha resa celebre, nascondendo nelle descrizioni dei dialoghi, nei discorsi con gli NPC e nella semplice composizione degli scenari la storia occulta delle origini del potere della Resurrezione, i suoi effetti sulla popolazione ed i suoi insidiosi pericoli.
In particolare, un pregio va attribuito alle quest degli NPC, missioni secondarie molto ricche a livello di narrativa e piuttosto intuitive e comprensibili da portare a termine (a differenza di quanto avvenuto ad esempio in Dark Souls 3). Riuscire a completare alcune di queste side quest influenzerà inoltre quale dei possibili finali sarà possibile ottenere: Sekiro ha infatti ben 4 epiloghi diversi tutti da scoprire.
Come è stato ribadito anche in sede di anteprima, Sekiro è un titolo Action puro, che rinuncia agli elementi RPG dei Souls e che propone una versione incredibilmente differente del concetto di Strategic Swordplay coniato da From Software.
In Sekiro è infatti scomparsa la Barra della Stamina ed il giocatore può affrontare i combattimenti con una libertà di movimento mai vista prima, correndo senza limiti attorno ai propri avversari, saltando, rimbalzando sulle pareti oppure coprendo grandi distanze utilizzando il rampino presente all’interno del braccio prostetico.
La possibilità di approcciarsi al combattimento in maniera piuttosto varia si incarna alla perfezione nella componente Stealth del titolo. Sfruttando l’erba alta e muovendosi in posizione accucciata sarà possibile attaccare i nemici alle spalle con un colpo letale, eliminando all’istante gli avversati più piccoli e addirittura dimezzando la barra vitale dei MiniBoss presenti in buona quantità nelle varie mappe di gioco. Inizialmente lo Stealth non sarà troppo efficace, ma una volta ottenute alcune abilità aggiuntive, il vostro Sekiro potrà trasformarsi in un Ninja letale, in grado di decimare intere guarnigioni nemiche apparendo e scomparendo dalle ombre.
Vi saranno dei momenti nei quali lo Stealth non sarà però applicabile e sarà dunque il caso di gettarsi nella mischia, imparando a conoscere lo stratificato e reattivo sistema di combattimento di Sekiro. Da questo punto di vista, il nuovo titolo di From Software è l’incarnazione definitiva del concetto di “Git Gut” ideato dalla community amante dei Souls, un concetto idealmente simile a quello di “Trial and Error”. Essendo assente in Sekiro la componente rpg classica, che prevede l’ottenimento di punti esperienza e dunque il Level Up delle statistiche fisiche dei personaggi, il successo nei combattimenti e nelle bossfight sarà tutto legato alla capacità del giocatore di apprendere i pattern di attacco dei nemici e memorizzare le strategie giuste per contrattaccarne le mosse, studiando con attenzione quando è bene attaccare e quando è più saggio ritirarsi.
Una volta iniziato un duello, Sekiro dimostra sin da subito l’unicità del suo sistema di combattimento. Lontano anni luce dalla lentezza del combattimento di Dark Souls e prendendo le basi di quello di Bloodborne, il battle system di Sekiro promuove l’approccio aggressivo ma ragionato ai duelli. Punto focale di questo sistema sarà il concetto di Postura: sia Sekiro che i suoi nemici saranno dotati di una particolare barra che rappresenta la loro capacità difensiva. Subendo attacchi o limitandosi a parare i colpi avversari questa barra si riempirà lentamente e una volta piena, nel caso di Sekiro, lascerà il guerriero scoperto ad un attacco avversario. Quando sarà invece un nemico a subire una rottura della Postura, Sekiro potrà procedere ad un Colpo Mortale e ucciderlo in un colpo solo, indipendentemente dalla quantità di vita rimanente. Le barre della vita e della postura saranno direttamente collegate: più bassa sarà la vitalità, più lentamente si svuoterà la barra della Postura, perciò riuscire a mettere a segno dei colpi sarà importante per facilitare la rottura della Postura nemica.
Se con i nemici più semplici di inizio gioco sarà possibile attaccare a ripetizione, riempiendo pian piano la loro barra della Postura, già con i primi miniboss la situazione inizierà a farsi tosta: i nemici infliggeranno danni ingenti alla vitalità di Sekiro se andranno a segno direttamente, ma infliggeranno anche enormi danni alla sua Postura nel caso si decida semplicemente di parare un colpo. Come fare dunque? Ecco entrare in scena la Deviazione: premendo il tasto della parata al momento giusto, ovvero quando la lama avversaria sta per incrociare la vostra, riuscirete a deflettere il colpo dell’avversario senza subire aumenti alla Postura e, anzi, provocando ingenti danni a quella avversaria, il tutto accompagnato da effetti sonoro e luminoso unici.
Attenzione però, anche gli avversari potranno utilizzare questa tecnica, quindi la soluzione migliore per trionfare nei combattimenti sarà il riuscire a combattere in maniera ritmica, imparando le mosse dell’avversario e comprendendo quando premere il tasto della parata al momento giusto, quando attaccare e quando evitare il colpo. Vi saranno infatti degli attacchi che non potranno essere né parati né riflessi, ma andranno semplicemente evitati. Questi attacchi verranno anticipati da un simbolo di pericolo rosso, che però non specificherà nel dettaglio che tipo di attacco sta arrivando e starà dunque al giocatore capire come reagire: gli affondi dovranno essere evitati scostandosi di lato o utilizzando il potente contrattacco Mikiri (se appreso), gli attacchi a spazzata dovranno essere saltati mentre le prese andranno semplicemente evitate a tutti i costi.
Osservare, Apprendere e Reagire saranno le parole chiave per superare le toste boss fight del gioco, complessi scontri con nemici in grado di subire due o più Colpi Mortali prima di cedere, spesso dotati di una barra della vita e della Postura immense e in grado di cambiare radicalmente stile di combattimento dopo aver subito un colpo letale.
Ad aiutare il nostro Shinobi negli scontri più ardui vi saranno anche due abilità speciali: Le Arti di Combattimento, utilizzabili premendo L1 e R1, e concettualmente simili alle Weapon Arts viste in Dark Souls 3, e gli Strumenti Prostetici, armi speciali che potranno essere inserite nel braccio prostetico e utilizzate premendo il tasto R2.
Di questi armi ve ne sono 10 nel titolo, ciascuna con effetti diversi e se ne potranno inserire fino a 3 nel proprio set up. Analogamente alle armi da fuoco di Bloodborne, ciascuna di queste armi consumerà una particolare risorsa, Gli Emblemi Spiritici, oggetti ottenibili sconfiggendo i nemici, acquistandoli o trovandoli sulla mappa.
Per quanto adrenalinici, rapidi ed intriganti, i combattimenti di Sekiro non però sono immuni ai classici difetti della serie dei Souls. In primis, la telecamera durante i combattimenti creerà spesso dei problemi, portando a morti ingiuste, soprattutto quando i nemici ci incastreranno negli angoli della mappe. A questi problema si aggiungono poi le classiche compenetrazioni ormai marchio di fabbrica di FromSoftware, che permetteranno ai nemici di colpire i giocatori anche attraverso porte e pareti senza particolari problemi. Al tutto si aggiungono infine delle hitbox non sempre corrette, specialmente quando i nemici sono dotati di lance.
Sekiro: Shadows Die Twice è un titolo complesso e non semplice, a volte fin troppo punitivo visto gli enormi danni che in nemici sono in grado di infliggere all’eroe, ma non è mai ingiusto o troppo frustrante: tutte le boss fight si potranno superare abbastanza facilmente una volta appresi i ritmi e i movimenti nemici. Il gioco si basa dunque sul senso di apprendimento, del ritmo e dell’abilità del giocatore nell’usare le Deviazioni, tutte capacità ottenibili con la pratica e la ripetizione.
E’ indubbio però che la natura Trial and Error del titolo renderà la morte in Sekiro una situazione piuttosto ricorrente ed è qui che il sottotitolo del gioco acquisterà il suo senso: il nostro Shinobi possiede infatti il potere di ritornare in vita dopo la prima morte. Questo potere, utilizzabile un massimo di tre volte ma con la limitazione di dover eseguire un Colpo Mortale tra un utilizzo e l’altro, permetterà a Sekiro di tornare in vita una volta ucciso. Oltre ad essere una seconda chance per continuare a lottare e sconfiggere un nemico, la resurrezione ha anche un valore strategico: una volta morto infatti Sekiro avrà circa 30 secondi di tempo per decidere di tornare in vita, secondi nei quali i nemici comuni, dandolo per morto, torneranno ai propri giri di pattuglia, dando allo Shinobi la possibilità di attaccarli alle spalle o recuperare le forze nascondendosi dal loro cono visivo.
Lasciare terminare il timer oppure morire quando non sono disponibili resurrezioni porterà alla Morte definitiva di Sekiro: il nostro Shinobi si risveglierà al più vicino checkpoint e perderà metà dei punti esperienza e dei denari accumulati (ad eccezione di quelli depositati in speciali saccocce acquistabili dai mercanti), a meno che non abbia la fortuna di ottenere un Aiuto Divino, una benedizione piuttosto rara che permette di morire senza subire penalità.
Abbiamo citato il concetto di Punti Esperienza perché, anche se Sekiro non è nella sua natura un RPG, presenta un basilare sistema di crescita del personaggio. Ogni nemico sconfitto infatti permetterà al nostro Shinobi di ottenere dell’esperienza che, una volta raggiunta una certa cifra, si tramuterà in un punto abilità, spendibile all’interno di diversi rami di abilità (alcuni ottenibili completando delle missioni secondarie) per ottenere nuove Arti di Combattimento, abilità legate allo Stealth e bonus passivi di vario genere.
Per aumentare le statistiche del personaggio si dovrà invece far ricorso alle maniere forti: sconfiggendo i boss ed utilizzandone le Memorie si potrà potenziare il Potere d’Attacco dello Shinobi, mentre ottenendo delle speciali Perle sconfiggendo MiniBoss o trovandole sulla mappa sarà possibile aumentare la Vitalità e la Postura massime.
L’immortatà di Skeiro non è però un dono senza conseguenze: essendo questo potere legato in maniera intrinseca alla Lore del titolo, quando Sekiro morirà e utilizzerà la resurrezione troppo volte in una stessa area, potrà accidentalmente scatenare una piaga nota come Male del Drago. Questa malattia infetterà ogni NPC nell’area, bloccandone le quest e riducendo la possibilità di ottenere l’Aiuto Divino. L’unico modo per curare questa piaga sarà scovare e usare un raro oggetto.
Spendiamo infine due parole per le mappe di Sekiro, delle aree complesse ed interessanti che, grazie alle possibilità offerte dal rampino, riescono a proporre uno sviluppo in verticale inedito per il genere. Saltare agilmente tra le torri del colossale palazzo di Ashina sarà un’esperienza memorabile, così come il lanciarsi tra pareti di roccia all’apparenza impossibili da scalare, esplorando valli ignote e montagne gelate.
Molto apprezzata è anche la possibilità di nuotare e addirittura, una volta raggiunto un certo punto del gioco, immergersi.
Indubbiamente le mappe di Sekiro sono veramente stimolanti e ricche di NPC segreti, aree nascoste ed oggetti bonus, nonché un vero parco giochi per i giocatori che voglio approcciarsi al combattimento in maniera alternativa.
Nonostante questi pregi, il titolo soffre però di una certa linearità e in definitiva l’area giocabile totale di Sekiro è leggermente ridotta rispetto a quella vista nei titoli della serie Souls. Una delle critiche che è possibile rivolgere al gioco è una certa ripetitività degli ambienti: il gioco infatti costringerà a ripercorrere alcune aree più di una volta e spesso capiterà di incontrare numerose volte lo stesso miniboss.
L’assenza di aree segrete particolarmente ampie e le presenza di soli due boss opzionali, unite ad una personalizzazione del personaggio quasi nulla essendo assenti gli elementi RPG tipici dei precedenti titoli di FromSoftware, rendono in definitiva Sekiro un titoli non troppo rigiocabile al di là dei 4 finali possibili, e con una longevità piuttosto scarsa, effettivamente completabile in circa un paio d’ore durante una run successiva alla prima.
Apprezzabili sono però le scelte lasciate al giocatore in ambito di difficoltà: Sekiro infatti, anche se all’apparenza è un gioco arduo, in realtà diventa piuttosto semplice per un giocatore abile una volta compresi i moveset dei nemici. Per questo motivo From Software ha nascosto nella mappa una campana segreta che, una volta suonata, aumenta in maniera esponenziale la potenza dei nemici e i danni che infliggono, migliorandone nel frattempo il loot. A questo si aggiunge un’interessante feature del New Game Plus: rimuovendo un oggetto dall’inventario durante il prologo, Sekiro inizierà a subire danni alla Vitalità anche parando i colpi nemici, rendendo Le Deviazioni l’unica opzione disponibile per sopravvivere.
Arriviamo infine al punto dolente di Sekiro: le prestazioni tecniche. E’ ormai comune e quasi di prassi tra i fan ironizzare sulla scarsa capacità di From Software di ottimizzare i suoi titoli, ma in Sekiro questi difetti vengono a galla in maniera forse addirittura più palese del solito.
Il problema principale del titolo è il frame rate: se la versione PS4/Xbox One del titolo si comporta come i precedenti titoli della compagnia, ovvero con un framerate bloccato ai 30 FPS con occasionali (ma non troppo soventi) cali, sulle console mid-gen la situazione appare più critica. Su PS4 Pro e Xbox One X il titolo infatti ha un framerate sbloccato che oscilla in continuazione tra i 40 ed i 50 Fps. Per quanto queste fluttuazioni non siano sempre percettibili, specie ad un occhio non allenato a notarne le differenze, il frame rate incostante può creare non pochi problemi in alcune bossfight del titolo, dove il ritmo della Deviazioni diventa fondamentale per sopravvivere ai colpi avversari, portando spesso a sconfitte ingiuste. Dopo aver visto la fluidità del combattimento di Nioh, effettivamente Sekiro (su console) può far storcere il naso ai giocatori più tecnici.
Tralasciando le prestazioni, il titolo graficamente si comporta piuttosto bene, mantenendo inalterato il motore grafico e la resa visiva ormai familiari ai veterani di Bloodborne e Dark Souls 3
L’accompagnamento musicale, per quanto non sempre presente, quando si palesa fa veramente un’ottima figura, sfruttando alla perfezione orchestrazioni e strumenti tradizionali nipponici, in particolari tamburi e percussioni, per dare alle composizioni una sensazione di ritmo in grado di entrare nella mente del giocatore e aiutare la concentrazione e il ritmo di parate e contrattacchi.
Ottimo anche il doppiaggio, disponibile in svariate lingue. Tralasciando il traumatico doppiaggio Inglese, riconosciamo il merito all’ottimo doppiaggio italiano del titolo anche se a nostro parere il doppiaggio originale giapponese risulta insuperabile.
Sekiro: Shadows Die Twice è un interessante esperimento da parte di From Software: il DNA di Tenchu e dei Souls (in particolare Bloodborne) si fondono in un Action game frenetico ed intrigante, un titolo in grado di mettere alla prova la pazienza, la capacità di apprendimento e la reattività dei videogiocatori.
Grazie all’eliminazione dei concetti di farming, crescita del personaggio e delle evocazioni di alleati in battaglia, From Software è riuscita ad andare oltre la formula Souls, forgiando un’esperienza dal sapore Arcade, che non può non riportare alla mente il gaming di una volta, dove la costanza e la volontà di imparare e di mettersi alla prova erano il cuore dell’esperienza videoludica. Sekiro è un titolo che può risultare incredibilmente difficile per il giocatore sprovveduto ed incredibilmente facile per il giocatore più abile ad apprenderne i ritmi di gioco e le regole che lo governano.
L’esperimento di From Software, per quanto buono, non è però riuscito al 100% poiché, in contrapposizione ad una storia nipponica dal sapore epico e con meccaniche intriganti, vengono proposte mappe non sempre stimolanti e una varietà di nemici non sempre esaltate.
Il problema più grave del titolo è il fatto che From Software ha dimostrato nuovamente di non essere una software house interessata a correggere i propri difetti, tornando a propinare ai giocatori problemi di framerate, telecamere, collisioni e hit box piuttosto fastidiosi, soprattutto considerando il fatto che gli ottimi lavori della concorrenza hanno dimostrato che questi sono tutti problemi risolvibili con un certo know-how tecnico.
Sekiro non è un capolavoro, ma è un’esperimento brillante, una formula nuova ed eccitante che speriamo possa venire espansa in futuro. E’ un titolo consigliato a tutti? Forse no, ma di certo è un titolo consigliato a coloro che vogliono mettersi alla prova con un’esperienza ben diversa da quella dei precedenti titoli di From Software.
Devi essere connesso per inviare un commento.