Pongiornissimo, ragazzi della Tribù! Sembra ieri di esserci seduti qui per parlare della mia ultima recensione, vero? Eppure siamo già qua, a distanza di nemmeno un paio di settimane, per chiacchierare di un altro titolo, che ho avuto il piacere di giocare sempre grazie al suo publisher europeo, nuovamente su Nintendo Switch.
Se il mio precedente pezzo era riuscito a mettermi di fronte ai miei più ardui scogli, riguardanti gusti e generi narrativi, anche il gioco di oggi è riuscito a fare altrettanto, andando però a parare su punti piuttosto diversi. Il titolo di cui andremo a parlare oggi è infatti Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island, un roguelike che ha messo a dura prova la mia pazienza, stimolandomi a non abbattermi, e la mia abilità di videogiocatore… facendomi abbastanza sentire una schiappa, inutile girarci attorno. Ma non indugiamo oltre, addentriamoci nella recensione di questo ultimo lavoro di Spike Chunsoft!
Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island (che per comodità d’ora in poi chiameremo Shiren the Wanderer 6) è, per l’appunto, il sesto capitolo di questa saga omonima, a sua volta derivata dalla ben più grande e nota serie Mystery Dungeon [se pensate a Pokémon Mystery Dungeon fate bene, quelli non sono altro che dei crossover tra i mostriciattoli tascabili e le meccaniche di questi giochi N.d.R.].
Shiren, il protagonista silente, è un rōnin, un guerriero vagabondo (da cui il nome della serie stessa), che gira per quello che, all’atto pratico, è una sorta di Giappone feudale fantastico. Pur non avendo una specifica calendarizzazione, le avventure narrate all’interno di questo capitolo si piazzano a metà della cronologia di giochi già pubblicati di Shiren the Wanderer, col ragazzo che è ancora piuttosto giovane. Serpentcoil Island è una delle isole di questa versione fittizia del Paese del Sol Levante, nonché ambientazione di quest’ultimo gioco della saga, in cui il nostro giunge, assieme al suo fidato furetto parlante Koppa, apparentemente attirato da leggende di incredibili ricchezze sepolte qui dai pirati.
Pare però che ci sia qualcosa di più importante del semplice oro a muovere il giovane e il suo peloso amico a tal punto da spingerli sull’isola. I due hanno infatti ricevuto la visione di una fanciulla che dice di essere prigioniera di un tremendo mostro, Jakaku, colui che risiede nelle profondità più recondite dell’isola e che tiene per sé le più grandi ricchezze del luogo.
“Quando comincia il gioco?”, vi starete chiedendo. Beh, poco prima di affrontare Jakaku in persona [tranquilli però, non siamo davanti al finale circolare citato da Aldo, Giovanni e Giacomo N.d.R.]! Per via di un’amnesia, Shiren perde infatti la memoria di ciò che è accaduto fin dal suo arrivo sull’isola e si ritrova nella stanza del pericoloso nemico. La sconfitta, inevitabile, lo farà però risvegliare in una locanda, facendoci scoprire la capacità unica di questo dungeon misterioso: esso riporta all’inizio del percorso tutti gli avventurieri che vi si addentrano quando questi dovrebbero invece raggiungere la loro dipartita. Al protagonista non resta altro che rimboccarsi le maniche e lottare ancora per tornare sulla vetta, ma ciò non sarà per nulla facile…
Shiren the Wanderer 6 è, a pieno titolo, un vero e proprio roguelike dungeon crawler, duro come l’acciaio e inflessibile nella sua brutalità. Il gioco sfrutta una griglia e un sistema di turni per gestire gli spostamenti del giocatore, che quindi può affrontare l’esperienza in modo estremamente lento o anche più veloce (grazie ai diversi comandi disponibili). Muoversi consuma man mano la “pienezza” (fullness in inglese) di Shiren mentre i colpi avversari erodono la sua barra vitale, che di contro è però ricaricabile col passare del tempo. Combattendo si guadagnano livelli, denaro e tante cosine utili e, nel giro di qualche partita, ci si rende conto che l’inventario, dacché pareva immenso, va gestito in modo attento per poter sfruttare ogni singolo slot.
Quando cadrete a terra, il ritorno all’area iniziale comporterà la perdita di tutto: dovrete dire addio alle vostre armi, agli oggetti e anche ai tanto sudati livelli. Al punto di partenza vi ritroverete colla vostra esperienza di giocatori e ciò che sarete riusciti ad annotare nel vostro diario, che terrà conto di qualsivoglia cosa utile che potrete incontrare nei pericolosi corridoi del dungeon.
Come impone il genere di appartenenza del titolo, ogni partita genererà proceduralmente piani da esplorare diversi, rendendo tutto sempre imprevedibile sotto tanti punti di vista. Imparando a conoscere meccaniche, nemici e sistemi di gioco, sarete chiamati a far tesoro delle vostre (tante) sconfitte. Approfondire ulteriormente singoli aspetti del gameplay di Shiren the Wanderer 6 richiederebbe una conoscenza che non sentiamo di avere [penso, anzi, di aver ancora veramente tanto da scoprire N.d.R.], quindi ci fermeremo qui. Riassumendo: il loop funziona e stimola, ma può essere frustrante per chi non è abituato!
Se pensate che la vostra partita corrente sia DAVVERO eccellente e non vada sprecata, il gioco consente anche di chiamare aiuto online o, per la prima volta nella serie, salvarsi letteralmente “da soli”. Ricominciando lo stesso tipo di dungeon in cui siete caduti, voi o un altro giocatore avrete la possibilità di raggiungere il corpo tramortito di Shiren e risvegliarlo, salvandolo/si così in corner. Aiutando altri viandanti si guadagnano inoltre speciali punti che possono essere spesi per rendere più semplici le missioni di salvataggio.
Come di consueto, giungiamo ora a parlare dei diversi aspetti tecnici del gioco, che sono stati in grado di soddisfarci appieno per tutta la durata della nostra esperienza.
Possiamo per esempio iniziare a elogiare la commistione di dettagli grafici e sonori del gioco, molto fedeli alle radici della serie stessa. Tra onigiri, ninja, tengu e tanti altri elementi tipici (anche per noi occidentali) della cultura giapponese, Shiren the Wanderer 6 è ricco di riferimenti a ciò a cui la saga ha abituato i suoi appassionati. Visivamente il gioco non è il top del top, e probabilmente su alcuni frangenti si poteva fare di più [soprattutto per quanto riguarda la pulizia del binomio mappa-ambienti N.d.R.], ma al contempo il suo stile relativamente semplice, che ne evidenzia gli aspetti più cartoon e quindi morbidi, ben si sposa col tono leggero e variegato delle musiche, che cambiano ogni volta che ci si ritrova a esplorare una nuova area. I ritratti dei personaggi durante i dialoghi sono inoltre molto graziosi e mostrano un ampio ventaglio di espressioni, mentre le animazioni sono piuttosto basilari, ma efficaci. Non ci si stanca mai, poi, della musica del level-up!
Il comparto di questa categoria che più si è comportato bene è forse però quello tecnico vero e proprio, dato che il gioco non ci ha causato mai nessun tipo di problema dopo il suo avvio [certo, durante le prime scene animate non è possibile modificare le opzioni e il volume ci è parso altissimo, ma stiamo parlando di qualcosa che ci ha fatto più sorridere che altro N.d.R.]. Pur avendo dei menù e dei controlli a volte un po’ ostici da padroneggiare, le meccaniche del gioco vengono introdotte grazie a tutorial sempre (ri)consultabili, mentre una funzione di collegamento delle parole chiave permette di passare agilmente da una voce all’altra. Va inoltre fatto notare come il gioco dia accesso a una vasta gamma di opzioni di personalizzazione della schermata, consentendo soprattutto di visualizzare la propria partita in tre modi differenti, ovvero riportando a schermo molti dettagli, con una selezione di statistiche chiave o, anche, con nessuna informazione riguardo al personaggio, al suo equipaggiamento e all’inventario.
Fanalino di coda è purtroppo il dettaglio che il gioco non è disponibile in lingua italiana, anche se l’inglese resta molto affidabile.
Shiren the Wanderer: The Mystery Dungeon of Serpentcoil Island è un titolo decisamente orgoglioso di essere un roguelike. Dopo una breve introduzione vi prenderà e vi getterà a capofitto nella sconfitta per farvi imparare quanto possa essere stimolante ritrovarsi al punto di partenza, pronti a ripartire solo accompagnati dalle proprie conoscenze. Se sarete attenti e calcolatori, avrete modo di aiutare il voi del futuro, lasciando in precisi punti oggetti utili [rinunciandovi nel momento corrente, beninteso N.d.R.], ma la strada per la riuscita della missione di Shiren sarà costellata comunque di fallimenti.
Con una storia che si scopre pian pianino, date anche le sottotrame legate a personaggi (vecchi e nuovi) che procederanno solo dopo determinati tentativi o il raggiungimento di punti specifici, il titolo ha in serbo per i più coriacei un ammontare di ore difficile da quantificare, ma resta un acquisto un po’ improbabile per chi non è fan del genere. Non demoralizzatevi, quindi, imparate dai vostri errori e ricordate: non si ruba al negoziante!
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