recensione

Tchia - PC

Un’avventura che parla al cuore

Pubblicato il 19 Maggio 2024 alle ore 9:50
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Pongiornissimo, amici della Tribù! Era da un po’ che non comparivo su queste pagine per darvi il mio parere su un gioco, vi sono per caso mancato? Dovete sapere che le ultime settimane sono state particolarmente intense per il sottoscritto (e non a livello videoludico), infatti il pezzo di oggi sarebbe dovuto uscire decisamente molti giorni fa…
Ma non dilunghiamoci troppo in preamboli, dato che il titolo di oggi merita il giusto spazio! Proprio come l’anno scorso mi era capitato di recensire uno dei candidati nella categoria “Games for Impact” nella notte dei Game Awards, quest’anno ho avuto il piacere di recensire il vincitore di questo stesso premio, ovvero Tchia. Mi sono approcciato a questo gioco, sviluppato da Awaceb e pubblicato da Kepler Interactive, senza conoscerne i dettagli e ne sono rimasto incredibilmente colpito; dunque, ora, spero di potervi portare anche solo un minimo con me nel viaggio dei ricordi di ciò che questo colorato titolo mi ha lasciato. Ricordandovi che ho avuto il piacere di giocare, grazie a un codice inviatoci dal publisher, alla versione del gioco uscita il mese scorso per Steam, vi auguro buona lettura!

Capitolo 1: Buon compleanno, Tchia

Trasportandoci sulle spiagge di alcune isole liberamente ispirate a un angolo di mondo realmente esistente, la Nuova Caledonia, la storia del titolo si apre mostrandoci l’arrivo di un ragazzino in un orfanotrofio. Il giovane, visibilmente a disagio, viene comunque accolto da un clima ospitale e caloroso, con l’anziana signora incaricata di tenere d’occhio i bambini del posto che, giunta la sera, decide di raccontare quella che (a suo dire) è una storia che gli altri ospiti del luogo hanno ormai sentito mille volte. La storia che verrà quindi narrata è quella della coraggiosa Tchia, la nostra storia.
Tchia altri non è che una ragazzina di dodici anni, caratterizzata da una vistosa eterocromia, che, il giorno del suo compleanno, è sempre colta da una grande malinconia. Ella vive assieme al padre, Joxu, sulla piccola isola di Uma, con pochissimi contatti col mondo esterno, dato che l’unica persona che pare fare loro da tramite è un simpatico hippie su d’età [impossibile trovare un modo migliore per descriverlo N.d.R.] di nome Tre.

Malgrado l’umore della ragazza, questo dodicesimo compleanno passa nel migliore dei modi, tra regali fatti col cuore e una cena attorno al fuoco, ma la pace sta per giungere al termine… Pwi Dua, un losco individuo a bordo di uno strambo velivolo, infatti, appare sulla scena e rapisce Joxu, permettendo però a Tchia di risvegliare dei misteriosi poteri.
Messasi in salvo grazie a Tre, la ragazza decide di partire, pronta a tutto pur di ritrovare il padre, apparentemente divenuto prigioniero del dispotico sovrano della zona, il misterioso (e disgustoso) Maevora. Armata di un ukulele, e di poteri che deve imparare a padroneggiare, la giovane dovrà fare affidamento sul suo ingegno e su una zattera per esplorare un arcipelago a lei pressoché ignoto. Nel corso del suo viaggio, Tchia incontrerà poi tante persone, con cui stringerà rapporti significativi che le permetteranno di crescere e di scoprire un passato da cui è sempre stata tenuta all’oscuro, in un’avventura ricca di magia, amore e un po’ di umorismo [ce l’avete il lasciapassare A38? N.d.R.].

Capitolo 2: La via del ritorno

Si dice che nessuno inventi, soprattutto in un settore [per quanto “giovane” N.d.R.] come quello dei videogiochi, dove una grande varietà di gameplay e meccaniche sono stati esplorati da diversi studi. Tchia di sicuro rispetta questa affermazione, poiché sono numerosi i titoli di giochi che ci sono balenati in testa mentre planavamo, navigavamo e “possedevamo” oggetti nel corso del nostro viaggio, eppure… tutto ci ha però dato l’idea di essere proprio al suo posto!
Gli sviluppatori di Awaceb hanno preso a piene mani da grandi pietre miliari, intrecciando sapientemente meccaniche ormai familiari ai giocatori di tutto il mondo e tessendo così un’elegante avventura, che pulsa al ritmo che vuole darle il giocatore e che, concedetecelo, ha molto il sapore di un titolo Nintendo. Ed è così che, a sorpresa, la libera esplorazione open world di The Legend of Zelda: Breath of the Wild (passando per la navigazione di Wind Waker) incontra in modo super fluido la possibilità di sfruttare le abilità di ciò che ci circonda vista in Super Mario Odyssey.

Badate bene: lungi da noi sostenere che Tchia “copi” da altri titoli, ci pare solo giusto palesare la fattuale e forte ispirazione che ha alle spalle. Il gioco di cui stiamo parlando ha infatti dalla sua molte trovate interessanti, che spingono il giocatore ad avventurarsi in una grandissima quantità di attività diverse in tutto il mondo di gioco. Ci sono zone dedicate alla vostra abilità nel colpire bersagli usando la fionda, aree da cui tuffarsi in mare mentre si eseguono acrobazie per guadagnare più punti possibili, gare di corsa che mettono alla prova il vostro platforming, accampamenti nemici da distruggere usando il fuoco (e un po’ di furtività)... senza dimenticarsi delle sezioni musicali con ukulele e non! Insomma, in Tchia c’è tanto da vedere e soprattutto da provare.
Il rovescio della medaglia, se così si può dire, è che nessuna parte del gameplay del gioco è eccessivamente approfondita, raggiungendo altissimi livelli di complessità. Ci è parso però palese che il gioco non si prefiggesse nemmeno un obiettivo del genere.

Capitolo 3: La Coutume

Siamo ora giunti alla porzione dell’articolo in cui andremo a discutere degli aspetti più tecnici del titolo di oggi e possiamo già anticiparvi che Tchia si è comportato estremamente bene. A livello grafico il gioco non tenta di essere una bomba tirata a lucido, ma non rinuncia a una gamma cromatica veramente bella da vedere e che varia nel corso delle giornate, dato che il tempo scorre e i paesaggi attraversano le varie ore del giorno, venendo illuminati in modo dinamico e vario. Lo stile scelto dagli sviluppatori per i modelli è piuttosto low poly, cionondimeno il titolo ha una grande personalità anche grazie a come i suoi personaggi, la flora e gli animali vengono resi.
A livello tecnico, inoltre, il gioco non ci ha dato praticamente nessun tipo di problema, girando con impostazioni quasi al massimo per tutta la durata dell’avventura. Cogliamo inoltre l’occasione per elogiare la grande quantità di opzioni e impostazioni dedicate non solo alla grafica, ma anche all’accessibilità e a come regolare la difficoltà dell’avventura.

L’audio [registrato in loco dagli stessi sviluppatori con persone del luogo N.d.R.] è però, a nostro avviso, il comparto migliore che Tchia ha da offrire, e vogliamo dedicargli un paragrafo apposito. Non solo stiamo parlando di una colonna sonora originale incredibilmente ispirata e che, grazie alle sue sonorità esotiche e autentiche, riesce a trasportare il giocatore in questi paesaggi lontani, ma anche di una grande attenzione a tutto ciò che riguarda il suono in sé e per sé. Dagli strumenti musicali tradizionali suonati da alcuni dei personaggi, fino a molti dei suoni ambientali, Tchia è un gioco che risulta vivo grazie alle sue musiche e ai suoi rumori.
Infine, menzione di merito per un dettaglio che ci è parso incredibilmente di spessore, ovvero le due lingue usate per far parlare i personaggi, che sono doppiati o in francese o in drehu [uno degli idiomi appartenenti all’agglomerato linguistico della Nuova Caledonia N.d.R.], e che, proprio grazie a questa particolarità, arricchisce anche a livello narrativo l’avventura.

Conclusioni: Un gioco ispirato dalla Nuova Caledonia

Sapete dove si trova la Nuova Caledonia? Anzi, sapevate che esiste la Nuova Caledonia? Tchia nasce come una lettera d’amore a questo lontano paese dell’Oceano Pacifico [ecco QUI la pratica pagina di Wikipedia per i più curiosi N.d.R.], luogo natio di una buona dose dei membri appartenenti allo studio francese che ha lavorato al gioco, e si vede. È un po’ come se un gruppo di sviluppatori italiani decidesse di ambientare il proprio gioco in una fittizia isola del Lago Maggiore per esprimere il proprio amore per l’Italia. Il gioco pullula dunque di una sincera affezione per quelle spiagge, quei colori, quei sapori, quei visi che solo chi ha davvero nel cuore un luogo sa esprimere. I videogiochi sono un prodotto che viene fatto e confezionato per essere venduto, certo, ma possono essere anche qualcosa di più, e questo è proprio il caso di Tchia.
Che siate dei fan sfegatati degli open world o che siate semplicemente alla ricerca di un gioco rilassante in cui divertirvi con un po’ di sano escapismo videoludico, pensiamo che Tchia meriti l’attenzione di molti giocatori. Con una storia che parla di amicizia e di crescita senza essere infantile, sia per il suo gameplay leggero, ma comunque ben studiato, che per l’incredibile cura e passione dimostrata da chi ci ha lavorato, Tchia vi porterà di sicuro via molto più tempo della semplice decina di ore necessarie per concludere la sua trama. Senza contare che [almeno a mia memoria N.d.R.] questo è il primo e unico titolo in cui si può diventare un dugongo, e ciò rende il gioco veramente speciale ai nostri occhi.

Good

Comparto audio sublime
Gameplay rilassante ed estremamente vario
Narrativamente ispirato...
Grande senso di libertà
Stile grafico pulito, colorato e caratteristico
Molte opzioni per regolare difficoltà e accessibilità
L’ho già detto che si può diventare un dugongo?

Bad

Alcune compenetrazioni dei modelli
Nessuna parte del gameplay è eccessivamente approfondita
... anche se la storia forse è un po’ troppo “veloce”
8.5
PEM-PEM

Sviluppatore: Awaceb
Distributore: Kepler Interactive
Data di uscita: 21 marzo 2023 (Epic, PS4, PS5), 21 marzo 2024 (Steam), 27 giugno 2024 (Switch)
Genere: Avventura dinamica
PEGI: 12+
Piattaforme: PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch

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