Quella che mi accingo a scrivere è una recensione, per me, molto particolare.
Probabilmente, è una delle più personali tra tutte quelle fatte finora.
Questo per diversi motivi: alcuni personali, umani e alcuni legati al gioco in se.
Cercherò di spiegarvi al meglio ogni singolo aspetto. Voi cercate di seguirmi con attenzione, punto per punto.
Il gioco che sto recensendo è: THE AQUATIC ADVENTURE OF THE LAST HUMAN.
Sviluppato e pubblicato da una piccola, piccolissima, casa di sviluppo indipendente dallo strano nome YCJY che, per loro stessa ammissione, non ha ancora nemmeno un logo definitivo. La casa di sviluppo, con sede a Goteborg in Svezia, è stata fondata nel 2014 da Christopher Andreasson e Josef Martinovsky, due amici che nel 2014 iniziano a sviluppare il loro primo gioco: Keep Walking. Un piccolo gioco di prova, con grafica in 8 bit.
Dopo questa prima esperienza, i due sviluppatori decidono di cimentarsi con qualcosa di più grande e impegnativo; la loro idea di partenza era di creare un gioco ambientato sott’acqua, in cui il protagonista fosse un sottomarino. Successivamente, ispirandosi a: Star Wars, Il Pianeta delle Scimmie, Super Metroid e Shadow of the Colossus, il gioco ha assunto la struttura che ha oggi.
In questo modo, ha avuto inizio la creazione di The Aquatic Adventure of the Last Human.
Lo sviluppo del titolo è stata finanziato tramite una campagna Kickstarter, che ha raggiunto il proprio obiettivo economico ed ha passato anche la selezione degli utenti che partecipano a Steam Greenlight, prima di essere rilasciato definitivamente il 19 gennaio 2016.
Oggi è possibile acquistare The Aquatic Adventure of the Last Human, oltre che su Steam, anche su Gog, su Humble Bundle e sul sito della casa di sviluppo.
Onestamente ho iniziato a giocare questo titolo, con non poco scetticismo.
Nella mia storia da videogiocatore non sono mai stato schizzinoso o legato solo ai titoli più famosi; ho sempre apprezzato titoli di tutti i generi e di tutte le fattezze.
Anzi, alcuni tra i miei titoli preferiti di sempre sono probabilmente giochi molto di nicchia e non recentissimi.
Eppure, la prima impressione che mi ha dato The Aquatic Adventure of the Last Human, era di un titolo un po’ buttato li; con una grafica poco curata, suoni semplici, in “loop” e, soprattutto, con dei comandi dal feeling un po’ “impastato”, come se stessimo guidando un sottomarino minuscolo, in un vasetto di miele.
Eppure mi sono dovuto ricredere su tutta la linea.
Partiamo dall’ultima parte del titolo del gioco raccontando praticamente il significato, delle prime scene che ci vengono mostrate nei primi secondi di gioco.
Nell’anno 2971, il livello delle acque sul pianeta terra inizia a salire vertiginosamente, fino ad arrivare a ricoprire ogni cosa; la superficie terrestre si ghiaccia e la razza umana è costretta ad adattarsi a vivere nelle profondità marine, per non estinguersi definitivamente.
La vita subacquea, inizialmente, consente agli esseri umani di coltivare nuovi cibi e di estrarre dal pianeta, risorse energetiche; ma, con il passare del tempo, queste risorse iniziano sempre più a scarseggiare.
Come ultima risorsa, la razza umana manda nello spazio una nave spaziale/sottomarino, con la missione di cercare un nuovo pianeta da abitare e su cui ricostruire una nuova civiltà.
Per fare ciò, la nave spaziale Argo 9 entra in un wormhole (una sorta di buco spazio-dimensionale), apparso nella nostra galassia; una volta entrata nel wormhole, questo si richiude dietro l’astronave.
Passano gli anni… Migliaia di anni… Ed in un futuro imprecisato, il wormhole si riapre vicino alla Terra, lasciandone uscire la navicella Argo 9 che conclude il suo viaggio tornando sulla crosta terrestre, rompendo il ghiaccio superficiale formatosi e ritrovandosi, ancora una volta, sott’acqua.
Non si sa nulla di ciò che in tutti questi anni, è accaduto al pilota della navicella Argo 9.
Tutto ciò che si vede e si capisce, è che la civiltà umana sottomarina è stata completamente distrutta e noi siamo l’ultimo essere umano rimasto.
Il gioco inizia da qui, poco sotto la superficie dell’acqua, in un sorprendente mondo in 8 bit.
La schermata di gioco, ci mostrerà in alto a sinistra l’equipaggiamento attivo del nostro sottomarino; al centro, la nostra energia/vita rimanente, che si ricaricherà da sola nel tempo ed a destra in alto una comodissima minimappa, riferita alla stanza o alla zona i in cui ci stiamo muovendo.
Il nostro sottomarino potrà muoversi all’interno di questi “dungeon” a 360 gradi; ma solo in 2 dimensioni, come se fosse un Pacman subacqueo. Ho messo la parola dungeon tra virgolette, perché ci troveremo sempre in ambienti molto grandi da esplorare; ma senza nemici ricorrenti.
La visuale di gioco non è a scorrimento; la telecamera sarà sempre fissa su di noi e la zona che stiamo esplorando cambierà quando troveremo un passaggio percorribile a bordo mappa, che farà cambiare tutta l’area di gioco e la mappa.
La prima parte del gioco è un po’ guidata e ci porta ad esplorare il fondale marino, mostrandoci alcune rovine delle strutture umane. Il nostro sottomarino, non sarà ancora equipaggiato con nessuna arma e potremo solamente esplorare l’ambiente circostante.
Le prime 2 o 3 aree di gioco ci mostreranno alcuni elementi ostili, che saranno presenti per quasi tutto il titolo.
Le cozze assassine che potranno danneggiarci e respingerci lontano creando, in alcuni casi, un effetto flipper assolutamente mortale.
I tubi di scolo emettono in continuazione gas tossici e ci danneggiano fino alla morte, soprattutto nelle prime fasi di gioco.
Alcune piante sputano, in diverse direzioni, proiettili molto fastidiosi che possono danneggiarci.
Correnti marine più forti che ci impediranno di superare una certa zona, zone protette da piante rampicanti invalicabili o da rocce indistruttibili e mine di profondità che, esplodendo a contatto, ci uccideranno senza pietà.
Troveremo anche qualche elemento positivo in questo ambiente inospitale. Prima di tutto, esplorando le varie zone, potremo trovare degli upgrade e dei potenziamenti per il nostro sottomarino; poi, disseminati per tutta l’area di gioco, troveremo degli “holo tape”: una sorta di messaggi “olografici”, che non saranno altro che notizie sullo stato della vita degli esseri umani sott’acqua, informazioni sulle loro difficoltà e sui pericoli delle zone successive.
La prima arma, che troveremo quasi subito, è l’Arpione. Inizialmente, potremo sparare l’arpione solo al di sotto di noi, muovendo il puntamento di 180 gradi; l’arpione sarà il uno dei nostri migliori amici per tutto il gioco ed imparare a padroneggiarne l’uso, sarà assolutamente fondamentale fin da subito.
Oltre ad attaccare i nemici con l’arpione, potremo attivare degli interruttori che apriranno dei portoni maestosi che bloccano l’accesso ad alcune aree. Per sparare più lontano avremo bisogno di qualche secondo, per caricare il tiro.
Preso l’arpione e scoperto il suo funzionamento, ci troveremo in una grotta stretta e lunga, da cui non sarà possibile fuggire e saremo costretti ad affrontare il primo mostro: un verme gigantesco, che ci attaccherà cercando di speronarci, oppure sputandoci addosso una miriade di vermicelli molto cattivi; dopo essere morti una quindicina di volte e aver scoperto come sconfiggere il “cagnotto troppo cresciuto”, si aprirà un varco che ci permetterà di tornare nella prima zona di gioco.
Proseguendo nell’esplorazione e leggendo i vari “holo tape” che troveremo, sarà possibile capire che gli esseri umani, per sopravvivere, hanno dovuto costruire diversi distretti in cui rifugiarsi, man mano che le zone precedenti diventavano invivibili.
Durante la nostra esplorazione sottomarina non troveremo altri nemici, se non quelli “ambientali” già descritti;
però incontreremo molti mostri e creature gigantesche, che dovremo necessariamente uccidere per procedere con l’esplorazione. Questo perché, la maggior parte delle volte, uccidendo un boss avremo come premio un upgrade per il nostro sottomarino o un nuovo accessorio indispensabile per proseguire nel gioco.
Prima, vi ho detto che l’arpione sarà uno dei nostri migliori amici; ora è tempo di presentarvi gli altri due. Tra i tanti accessori che troveremo, quelli veramente indispensabili saranno l’Elica e la Lampada.
L’Elica, ci permetterà di effettuare uno scatto in ogni direzione e sarà fondamentale, sia per superare alcune zone in cui il gas tossico ci impedisce di passare e sia per schivare un attacco durante un combattimento contro un boss; ho detto proprio schivare, come se fosse una rotolata in Dark Souls. Tra l’altro, l’Elica usa un sistema di cariche, molto simile alla stamina di un qualsiasi altro “action adventure”. All’inizio potremo schivare 4 volte e poi dovremo attendere che si ricarichi la barra dell’Elica, per effettuare altre schivate.
La Lampada invece, come è comprensibile pensare, servirà per illuminare alcune zone sottomarine più profonde, in cui la luce del sole non arriva e, nel buio più totale, verremmo altrimenti uccisi da mine nascoste o bloccati da ostacoli non visibili.
Altri oggetti che serviranno ad equipaggiare il nostro sottomarino, saranno: l’Arpione superiore, con cui potremo sparare a 360 gradi; la Sega, con cui potremo tagliare le piante che bloccano alcuni accessi; il Torpedo, un missile molto potente ma non direzionabile, con cui potremo distruggere le rocce; lo Scudo, che ci permetterà di subire un colpo, senza che la nostra energia ne risenta; il Motore, che ci permetterà di viaggiare più velocemente ed infine il Drone, che servirà solo nelle fasi finali del gioco e di cui vi parlerò in seguito.
Per concludere, troveremo anche diversi upgrade che serviranno ad aumentare l’energia massima disponibile del nostro sottomarino, o accorceranno il tempo di carica dell’arpione.
I boss sono molto vari e anche molto difficili da sconfiggere. In quasi tutti gli scontri mi ci sono voluti almeno una ventina di tentativi, prima di uscirne vincitore (in alcuni casi, anche molti più); questo perché imparare a muoversi e magari schivare in una direzione, mentre nel frattempo si spara nella direzione opposta, non è semplicissimo. Oltretutto, quasi tutti i boss hanno più di una fase di combattimento, che si attiva nel momento in cui la loro vita scende al di sotto di un certo livello; perciò alcune volte, cambiano stile o direzione di attacco o fanno apparire dei “minion”, che uccidono inesorabilmente.
Però, una volta sconfitto il mostro, la sensazione di soddisfazione che il giocatore prova è veramente impagabile.
All’inizio di uno scontro nuovo, il sentimento che avremo addosso sarà: questo mostro è impossibile da sconfiggere. Ma continuando e riprovando, riusciremo a fargli sempre un po’ più di danno e arriveremo alla fine a capire cosa stia per fare e magari a distruggerlo senza subire danni, avendo prima ragionato su quali fossero i suoi punti deboli e i nostri punti di forza. Un’altra sensazione, paragonabile al famoso gioco sopracitato, è accentuata anche dalla scritta “YOU’RE DEAD” che apparirà quando verremo distrutti.
L’ultimo upgrade per il nostro sottomarino sarà costituito da un Drone, che orbiterà attorno a noi. Dovremo raccogliere due pezzi di questo Drone, di modo da averlo completamente operativo e la sua unica funzione, sarà quella di aprire la porta che ci introdurrà alla parte finale del gioco.
Durante tutto il gameplay, la speranza quasi spasmodica del giocatore sarà quella di trovare altri umani in vita e non vi nascondo che, quando finalmente riusciremo ad aprire l’ultimo, gigantesco portone, mi aspettavo proprio di riuscire a salvare gli ultimi essere umani rimasti; per poi, magari, poter ricostruire la razza umana nel mondo sottomarino ripulito dai mostri.
Invece, il gioco ci metterà davanti ad un ultimo boss guardiano veramente ostico, il cui combattimento finale ha fasi associabili ad un “bullet-hell”. Una volta sconfitto il guardiano, questa realtà viene finalmente spiegata con chiarezza per mezzo di una sorta di terminale/dio, che lascia veramente a bocca aperta per la sua veridicità e schiettezza. Una sorta di spiegazione in stile “agente Smith di Matrix”, che non voglio “spoilerare” troppo; ma che, se associata alla realtà esistente al giorno d’oggi, lascia il giocatore con un groppo allo stomaco e lascia soprattutto il nostro ultimo umano, solo nelle profondità di un mondo sommerso.
Durante le 20 ore che ho impiegato per concludere il gioco, la mia opinione iniziale è andata via via cambiando completamente, rispetto alla prima impressione che ne ho avuto.
Nonostante la grafica ad 8 bit, le ambientazioni sono fantastiche e rendono perfettamente l’idea di un mondo sottomarino sommerso; questo grazie anche all’uso di diversi piani di immagine sovrapposti, in cui vedremo magari pesci nuotare vicino a noi e poi scomparire dietro una roccia, oppure piante o altri elementi passare davanti a noi, in primissimo piano, nascondendo la vista del fondale sottostante.
Le musiche sono molto azzeccate per il gameplay e danno una sensazione di malinconia e profondità, favorendo in tutti i sensi l’immersione del giocatore, in un mondo subacqueo in cui siamo gli unici esseri senzienti umani.
I comandi, nonostante all’inizio si possa arrivare ad odiarli, si riescono a padroneggiare durante il gameplay. Personalmente, ho preferito giocare con tastiera e mouse, invece che con il gamepad; questo perché durante gli scontri con i vari boss, il mouse garantisce un’immediatezza di puntamento e di cambio nella direzione di fuoco, a mio parere irraggiungibile con un gamepad.
Le opzioni del gioco invece, le ho trovate un po’ scarne e appena sufficienti, sia per quanto riguarda l’aspetto video che relativamente ai suoni; di cui manca, ad esempio, la semplice regolazione del volume.
Una volta concluso il gioco la prima volta, verrà sbloccata nel menù Extras: la possibilità di fare una Boss Rush (cioè di affrontare in sequenza, con solo 3 vite disponibili, tutti gli 11 boss presenti nel gioco); sarà anche disponibile anche una specie di “bestiario”, con informazioni e dettagli di tutte le creature affrontate.
Inoltre, scoprendo e distruggendo all’interno della mappa tre grossi cristalli ben nascosti, sarà possibile sbloccare la modalità del gioco Hardcore, in cui dovremo affrontare tutta la storia; ma senza che la vita si ricarichi automaticamente.
Oltre a questo segreto, molti dei potenziamenti saranno nascosti all’interno di passaggi nascosti anche al di fuori della mappa.
Le uniche due pecche che ho trovato, sono state l’assenza di molte personalizzazioni audio e video; ma soprattutto, la mancanza di una specie di diario, in cui vengano riportati i testi degli “holo tape” rinvenuti. In questo modo, si perde un po’ la completezza nel riuscire a ricostruire la storia e gli avvenimenti.
In conclusione, è un gioco che consiglio a tutti.
Con un’atmosfera ed un audio molto coinvolgenti ed un gameplay che, nonostante a volte richieda l’assistenza celeste, può garantire diverse ore di divertimento.
La recensione termina qui.
Se non vi ho ancora stancato a sufficienza, vi invito a leggere anche alcune opinioni personali aggiuntive, che riporto qui sotto. Fatemi sapere con un commento, il vostro punto di vista a riguardo.
Alla prossima.
Il vostro MarbleCat.
Vi ho parlato a lungo dei pregi e dei difetti del gioco.
Vorrei però aggiungere qualche parola, da umano qualsiasi, sensibile agli argomenti trattati nel gioco.
Leggendo i vari “holo tape” ci viene spiegato, anche se non direttamente ma solo tramite accenni e frasi indicative, come i fattori che hanno portato l’estinzione dell’uomo sulla terra, siano diversi.
Il gioco ne introduce 3: i cambiamenti climatici, dovuti dal nostro modo sconsiderato di utilizzare le risorse terrestri; il terrorismo, per sciocchi motivi ideologici e di religione; il progresso tecnologico sconsiderato, che ottenebra i cervelli.
Nonostante stiamo vivendo in un era in cui tutte queste cose sono davanti agli occhi di tutti, vederli mostrati in modo così crudo e diretto in un gioco di questo tipo, mi ha sicuramente suscitato una riflessione personale. Penso che nessun umano dovrebbe rimanere insensibile rispetto a questi temi trattati.
Così come si potrebbe dire ad esempio di un gioco come “This War of Mine”.
Non nascondo che nella mia valutazione personale del titolo, avere il coraggio per una “software-house” così piccola di trattare in maniera così chiara degli argomenti così spinosi, si merita il mio 10 pieno sotto la voce Umanità; anche se questo voto, non farà media con tutte le altre valutazioni del titolo e per questo, metto in calce queste riflessioni.
Se mai un giorno qualche casa di sviluppo più grande leggesse questa mia recensione, vorrei che cogliesse il non tanto nascosto consiglio di usare il mezzo videoludico, per portare alle persone anche messaggi del genere e che non venisse usato come mero veicolo di guadagno personale.
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