Negli ultimi mesi vi ho parlato molto della serie Trails, da com’è nata fino agli ultimi giochi rilasciati in Giappone, tutto in preparazione a questo giorno. A distanza di due anni dall’uscita in patria, The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III arriva finalmente in Occidente su PlayStation 4. Un titolo di fattura eccezionale che si guadagna di diritto la palma di miglior capitolo della saga di Falcom e uno dei migliori JRPG degli ultimi anni.
Volete sapere il perché? Allora leggete la nostra recensione.
Se avete seguito i nostri speciali allora siete già a conoscenza della storia del gioco, ma ai fini della recensione un riassunto è d’obbligo. Ambientato circa un anno e mezzo dopo gli avvenimenti di Cold Steel II, in questo terzo capitolo della serie torna come protagonista Rean, ormai diplomatosi con successo all’Accademia Militare Thors e conosciuto in tutto l’Impero come l’Ashen Chevalier, l’eroe di Erebonia che ha messo fine alla guerra civile. Per Rean arriva il momento di una nuova sfida: insegnare presso la sede secondaria di Thors, il Thors Branch Campus. Qui si trovano studenti proveniente sia dall’Impero che dai paesi conquistati di recente, come Crossbell, città che fa da sfondo ai due capitoli della serie mai localizzati in Occidente e che ricopre un ruolo fondamentale in questo gioco. Rean sarà così messo a capo di una nuova Classe VII, composta inizialmente da tre studenti, Altina Orion, Kurt Vander e Juna Crawford, ai quali si aggiungeranno dopo Ash Carbide e la misteriosa Musse Egret.
A differenza dei due capitoli precedenti, nei quali impersonavamo uno studente, in CSIII Rean è un insegnante, con tutte le conseguenze che questo comporta; fulcro della storia, infatti, è il rapporto che si creerà tra il protagonista e la sua classe, ma non solo: il Thors Branch Campus è un istituto molto più piccolo rispetto a quello principale, e nel corso della storia avremo modo di conoscere tutti gli altri studenti tramite svariati eventi secondari, dando vita così ad una situazione diversa rispetto a quanto visto in passato, quasi più “intima”. Come sempre, Falcom pone grande attenzione alla caratterizzazione degli NPC e CSIII ne è l’esempio perfetto, ma ovviamente i più importanti sono i rapporti dei personaggi principali, ovvero Rean, i suoi studenti e l’originale Classe VII che fa il suo ritorno. Se c’è un elemento in cui il gioco eccelle sono proprio gli eventi secondari dedicati al cast principale, i cosidetti “Bonding Event”, marchio di fabbrica della serie di Cold Steel che non potevano proprio mancare. Se da una parte assistiamo a come si è evoluto il rapporto tra Rean e i suoi vecchi amici, dall’altro è straordinario vedere quello che si crea tra il protagonista e i suoi studenti, in particolare con Altina, personaggio che si rivela molto importante per la crescita di Rean come insegnante e persona. Come succedeva in passato esiste anche la possibilità di avere una relazione sentimentale con uno o più personaggi femminili della vecchia classe VII, in maniera molto simile a quanto visto nella serie Persona di Atlus, ma nonostante la libertà di scelta, andando ad analizzare i singoli eventi è chiaro come il gioco ci “imponga” solo una scelta, Alisa Reinford, scelta motivata da alcune parti della trama principale e dall’importanza del personaggio. Ovviamente il giocatore è libero di non scegliere Alisa e approfondire il rapporto con il suo personaggio preferito, ma così facendo si perde qualcosa della storia.
Perdersi qualcosa della storia, ecco l’unico difetto, grave, del gioco. Nonostante una narrazione magistrale, Cold Steel III ha un grosso problema a livello narrativo dovuto alla mancata localizzazione della duologia di Crossbell. Anche se vi sono molti riferimenti a quanto accaduto in questi due giochi, seguire la storia di CSIII senza conoscere i titoli in questione non solo risulta difficile, ma in alcuni casi crea veri e pochi buchi nella trama che non vengono spiegati perché si dà per scontato che chi gioca conosca già gli avvenimenti precedenti. Un vero peccato, vista la qualità della storia e il fatto che questo sicuramente non era nelle intenzioni di Falcom, in quanto il gioco è stato creato principalmente per il Giappone e quindi il problema non esiste per il pubblico nipponico; però, visto e considerato che qui si parla della versione occidentale, a rimetterci siamo noi giocatori, ragion per cui è giusto togliere qualche punticino ad una storia altrimenti perfetta.
Il debutto della serie su PS4 ha spinto Falcom a innovarsi, non solo dal punto di vista tecnico, come vedremo più avanti, ma anche sul lato del giocato. Cold Steel III, infatti, presenta numerose novità in termini di gameplay senza però stravolgere gli elementi base che ci hanno accompagnato fin dal primo capitolo della serie Trails. La prima novità che salta subito all’occhio è un completo restyling dell’interfaccia grafica in battaglia, che dice addio al classico anello per un UI “alla Persona 5”, dove ad ogni tasto corrisponde un azione. X serve all’attacco, O per muoversi nell’area dove si combatte, quadrato per usare le Arts (l’equivalente dei Trails delle magie) e triangolo per le Craft, le classiche abilità speciali dei personaggi. I tasti direzionali, invece, sono dedicati alla fuga dalla battaglia, il cambio tra i personaggi che combattono e quelli nelle retrovie a disposizione, l’uso di item e per ultimo il Brave Order, un’altra delle novità introdotte in CSIII. Come suggerito dal nome, i Brave Order sono ordini che possiamo impartire in battaglia utilizzando i Brave Point, già presenti in passato e che tornano anche qui. Utilizzando questi ordini speciali potremo beneficiare di una serie di bonus per un numero limitato di turni, bonus che variano in base all’ordine utilizzato e che spaziano dall’aumento dell’attacco e difesa, alla possibilità di lanciare magie senza attendere il caricamento, respingere qualsiasi tipo di attacco e così via. A differenza delle Craft, i Brave Order possono essere utilizzati in qualsiasi momento da tutti i personaggi, a prescindere da quello che stiamo utilizzando nel turno attuale, ovviamente a patto di avere abbastanza Brave Point per attivare l’ordine desiderato.
La presenza dei Brave Point significa il ritorno di un’altra meccanica di gioco presente in Cold Steel I e II, il Link Attack System, la funzione che permette di legare due personaggi insieme e portare attacchi di gruppo o eseguire azioni di supporto in base al livello del link tra i due personaggi selezionati. Il sistema funziona esattamente allo stesso modo dei capitoli precedenti, con un attacco link che sarà attivato quando effettueremo un colpo critico e che, una volta accumulati 2 o 5 punti, permette l’uso di un attacco di gruppo, o con i due personaggi legati dal link o con tutto il party.
Le novità però non sono finite: Cold Steel III introduce il Break System, una barra aggiuntiva a quella degli HP presente solo nei nemici e nei boss. Il giocatore ha la possibilità di portare a vantaggio anche gli scontri più difficili sfruttando appieno i Brave Order e il Link in modo da azzerare la barra Break del nemico; così facendo, esso entrerà in uno stato chiamato “break” che lo vede vulnerabile a qualsiasi tipo di attacco, impossibilitato ad agire e soprattutto con una difesa ai minimi livelli per massimizzare i danni che possiamo infliggergli, utile contro i boss, meno negli scontri normali perché di norma i nemici non hanno HP a sufficienza e muoiono prima di andare in break.
Tutte queste novità rovinano l’esperienza di gioco e facilitano troppo gli scontri? In teoria sì, molto meno nella pratica, perché tutti i boss del gioco, da quelli minori ai principali, possono ricorrere più volte in battaglia ad un potenziamento speciale, dove per un serie di turni non solo ricevono grandi bonus alle statistiche, ma dimezzano, se non di più, i danni subiti e sono in grado di utilizzare le S-Craft potenziate, capaci di spazzare via il nostro party in un attimo. Quindi per sopravvivere è essenziale sfruttare tutte le abilità difensive a disposizione dei personaggi.
Come si dice in questi casi, il gioco vale la candela e, grazie a queste meccaniche, gli scontri sono sempre da prendere sul serio, prestando attenzione sia alle nostre mosse che a quelle del nemico per uscire vittoriosi dalla battaglia.
Uno degli elementi migliori della serie di Cold Steel è senza alcun dubbio quello legato alle “Divine Knight Battle”, dove Rean combatte nemici particolarmente potenti a bordo di Valimar, l’Ashen Knight, un particolare Mech frammento del Great One, il Sept-Terrion of Steel, elemento principale della trama di questa serie. Ebbene, dimenticate quanto visto nei due capitoli precedenti, perché in CSIII prende tutto il meglio di quello che abbiamo visto in passato, lo stravolge e lo migliora portando le battaglie con i mech ad un livello così alto che difficilmente si può vedere qualcosa di simile in un JRPG.
Innanzitutto, va detto che queste battaglie sono esclusiva della storia e nel corso del gioco non sono tantissime (a differenza del secondo capitolo dove era anche possibile utilizzare Valimar in battaglie normali), ma è la loro durata ad impressionare: i nemici che affronteremo a bordo di Valimar non solo sono estremamente potenti e di dimensioni impressionanti, ma hanno uno spropositato numero di HP, al contrario del nostro amico robotico che ne possiede un numero piuttosto limitato. Le battaglie quindi sono più una questione di nervi, nelle quali è necessario non solo attaccare il nemico ma curarsi ogni tanto per evitare uno scontato game over. Come risolvere la situazione? Ad aiutarci ci sono i membri della Classe VII, sia vecchia che nuova. Proprio come in Cold Steel II è possibile associare un determinato pg a Valimar, in modo da ottenere bonus e la possibilità di recuperare CP ed EP, indispensabili per potersi curare. La nuova Classe VII invece prenderà parte alla battaglia grazie ai Soldats, introdotti in CSII e che nel terzo capitolo diventano utilizzabili per la prima volta. Craft a parte, l’uso dei Soldats funziona in maniera identica a quella di Valimar, con la differenza importante che è possibile utilizzare i brave point per Attacchi in link tra tutti i Mech che stiamo utilizzando, per dare vita ad un potentissimo attacco speciale, con risultati devastanti per il nostro avversario.
La possibilità di usare i link, più mech contemporaneamente e la potenza del nemico rendono le nuove Divine Knight Battle esaltanti da vedere e giocare, lasciandoci quasi con una sensazione di tristezza a battaglia finita perché non si ripeterà di nuovo.
Visto che questa è una recensione, è davvero difficile non parlare del Vantage Masters, forse uno dei più bei minigiochi mai visti in un JRPG. Per prima cosa, il nome non è nuovo ai fan di Falcom: infatti il Vantage Masters è un gioco di carte collezionabili rilasciato anni fa su console solo in Giappone. Durante il primo capitolo, Rean entrerà in possesso di un mazzo di carte di Vantage Masters, dandoci così la possibilità di sfidare alcuni NPC e personaggi principali ad un duello. Proprio il fatto che si tratta di un gioco completo all’interno di CSIII rende questo minigioco così avvincente (basti pensare che nella versione Giappone ci ho passato circa 30 ore, se non di più). Scopo del gioco è quello di eliminare la Carta Master dell’avversario utilizzando quelle in nostro possesso. Ogni carta possiede abilità speciali, elemento (Neutro, Fuoco, Acqua, Terra) e ognuna di esse una un determinato numero di punti attacco; non mancano anche carte Magie e Trappole, tutto è lecito per vincere. Fondamentale è il numero di punti a nostra disposizione per poter utilizzare le carte e le loro abilità, numero che aumenta ad ogni turno, ma che inizialmente è basato sul livello della nostra carta master. Avere una carta master di alto livello significa poter usare carte di livello superiore fin dall’inizio, potando quindi grossi vantaggi fin da subito, ma non sempre una carta del genere è utile alla battaglia, in quanto può avere pochi punti vita e quindi essere distrutta in tempi brevi. Andando avanti con la trama sarà possibile acquistare nuove carte, ma anche vincerne di speciali battendo i nostri avversari; l’obiettivo quindi è quello di creare il mazzo da gioco perfetto capace di sbaragliare chiunque voglia affrontarci. Inoltre, questo minigioco porta anche benefici ingame, in quando alza il livello del legame tra Rean i suoi compagni.
Cosa hanno in comune Cold Steel I e III? Molto più di quello che si possa pensare. Il primo capitolo della serie presentava una struttura a capitoli che vedeva Rean e la sua classe non solo alle prese con la vita da studenti, ma anche ad andare in giro per varie città dell’Impero per dei compiti speciali. Lo stesso accade in Cold Steel III, sebbene con le dovute differenze: Rean infatti adesso è un insegnante e il suo compito è ovviamente quello di istruire i suoi allievi. Non cambia però la struttura, che ad ogni capitolo ci vede prima alle prese con il campus e i suoi studenti, dilettandoci in attività come sub quest e i bonding event per approfondire la conoscenza dei personaggi, e successivamente con il viaggio verso la città di turno, dove anche qui saremo chiamati a intraprendere una serie di quest tra principali e secondarie. A differenza del primo CS, vi è la parte finale della visita della città, che vede Rean insieme alla vecchia Classe VII e qualche nuovo personaggio proveniente da altri Trails alle prese con incarichi particolari assegnatici direttamente dal Cancelliere Osborne e che sono legati alla trama e alle attività di Ourobous. Con una struttura simile arrivano però gli stessi difetti, come un’eccessiva limitazione delle nostre azioni e dei luoghi che possiamo esplorare, legati in maniera imprescindibile al posto che stiamo visitando al momento e che ci costringe a non allontanarci .
Se da un lato i giochi sono simili, dall’altro la differenza a livello tecnico è notevole. Con l’arrivo su PS4, Falcom tira fuori dal PhyreEngine (il motore di gioco) il suo lavoro migliore in termini grafici e prestazionali: i modelli dei personaggi sono ottimi, con animazioni di gran lunga migliori di CSI-II, ambienti veramente splendidi da ammirare e ricchi di vita e il tutto interamente a 60fps, insolito per un RPG a turni. Su PS4 Pro, inoltre, le cose migliorano ulteriormente, con una risoluzione a 4K (ovviamente a patto di avere le TV che lo supporta) e un maggiore livello di dettaglio. Falcom è conosciuta per le sue colonne sonore e Cold Steel III ne ha una delle migliori mai realizzate dalla compagnia, cosa che le è valsa il massimo punteggio possibile e ampiamente meritato. E’ impossibile non menzionare il doppiaggio, disponibile sia in inglese, col ritorno dello stesso cast dei capitoli precedenti, sia soprattutto quello originale in giapponese, d’obbligo in questo tipo di gioco.
Per finire, è giusto spendere qualche parola sulla localizzazione. L’annuncio di NIS America a gennaio ha destato molti dubbi dopo quanto accaduto con Ys8, lanciato con una traduzione non all’altezza e che avuto bisogno di una patch correttiva mesi dopo l’uscita. Lecito avere dubbi, quindi, ma NISA li ha spazzati via tutti: la traduzione di Cold Steel III rasenta la perfezione, senza dubbio il lavoro migliore della compagnia. A dir la verità, la versione testata inizialmente presentava quale errore grammaticale banale, come ad esempio un “litle sister” invece di “little”, ma NISA aveva comunicato che al d1 ci sarebbe stata una patch per correggere questi difetti. Ebbene la patch è uscita prima del d1, sistemando quindi tutti gli errori di traduzione durante la prova del gioco.
Torniamo quindi a quanto ho detto all’inizio di questa recensione: Trails of Cold Steel III non solo è il miglior capitolo della saga e di tutta la serie, ma anche uno dei migliori JRPG usciti negli ultimi anni. La storia narrata in maniera impeccabile, le tante innovazioni del gameplay (ispirate non a caso al capolavoro che è Persona 5, cosa che certamente aiuta qualsiasi titolo del genere), i tanti contenuti a disposizione e una longevità di tutto rispetto sono solo alcuni degli elementi che rendono il gioco così speciale. Peccato solo l’obbligo ad avere una buona conoscenza di tutta la saga per poter apprezzare appieno il titolo, ma è a questo che sono serviti gli speciali dedicati alle serie pubblicati nel corso di quest’anno; quindi fatevi un favore, leggete gli speciali, comprate Cold Steel III e lasciate che il gioco vi prenda e non vi lasci più.
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