Sia l’anno scorso che quest’anno abbiamo avuto di che parlare della serie Trails svariate volte, dalla serie di speciali del sottoscritto alle recensioni dei primi tre capitoli di Cold Steel in versione PS4 e anche in versione Switch (per quanto riguarda CSIII). Sono passati 16 anni da quando Falcom ha rilasciato The Legend of Heroes: Trails in the Sky (Sora no Kiseki in Giappone), il primo capitolo di una serie destinata a fare la storia sia della compagnia che dei videogiochi in generale, in quanto ad oggi si tratta della serie più ambiziosa di sempre, divisa in 3 diverse sotto saghe, ma tutte collegate in termini narrativi in quello che è un mondo unico e complesso e dove gli avvenimenti hanno una grande importanza in tutti i giochi, indipendentemente dal fatto che il cast sia diverso. Oggi, a distanza di un anno dall’uscita di Trails of Cold Steel III in Occidente, è finalmente arrivato il momento di Trails of Cold Steel IV, capitolo finale non solo della serie di Cold Steel, ma come avrete modo di scoprire, anche il capitolo che chiude un filone narrativo iniziato proprio in quel fatidico 24 giugno 2004 con Trails in the Sky e segna la fine della prima metà della storia per la serie Trails in generale. Questa è la “Fine della Saga”.
Il paragrafo che segue avrà alcuni spoiler relativi al finale di CSIII, inevitabili al fine di raccontare al meglio la storia nel suo incipit iniziale.
Intitolato non a caso “The End of Saga” in Giappone, Trails of Cold Steel IV è il capitolo che mette la parola fine alla storia di Rean, la Classe VII e dell’arco narrativo di Erebonia. Ambientato subito dopo il finale traumatico del terzo capitolo, Osborne ha dichiarato Guerra e Calvard e non solo, mirando ad un’egemonia totale sull’intero continente di Zemuria, complice anche il ritorno della “Maledizione” che ha colpito non solo l’impero, ma pian piano si sta espandendo su tutti i paesi adiacenti. In un mondo sull’orlo di una guerra globale, la Nuova Classe VII composta da Juna, Kurt e Altina si risveglia nel villaggio di Erin, il luogo dove vivono le streghe del Clan Hexen, mentre non è dato sapere che fine hanno fatto Ash e Musse, al contrario di Rean che si trova in un luogo sconosciuto, incatenato e ormai alla mercé del suo stesso potere che ha preso il sopravvento su di lui. Da questi eventi prende il via la storia, divisa in 3 atti principali, 2 interludi e il capitolo finale.
Il primo atto ha per protagonista il gruppo composto da Juna, Kurt ed Altina che, insieme alla vecchia classe VII, hanno il compito di riuscire a trovare il punto esatto in cui si trova il Black Workshop, famoso luogo creato dagli Gnomi la cui ubicazione è sconosciuta. In questa parte di gioco, della durata non indifferente di 15-20 ore, avremo modo di scoprire la situazione nell’Impero e di ricongiungerci con Ash e Musse, quest’ultima a capo di un intero esercito che ha lo scopo di opporsi ad Osborne. Terminato l’atto 1 e il successivo primo interludio, ecco iniziare il gioco vero e proprio tra un susseguirsi di eventi mozzafiato, colpi di scena e rivelazioni che stravolgono il significato di eventi avvenuti dei giochi precedenti a CS4 fino ad arrivare l’epico finale per una storia della durata complessiva di circa 45-50 ore, senza ovviamente contare tutte le attività extra e secondarie di cui vi parlerò a breve.
L’unica pecca è, con ogni probabilità, l’eccessiva semplicità nel modo in cui sono state risposte ad alcuni fatti, quasi come a volersele levare di torno velocemente per arrivare in fretta al finale, scelta discutibile, ma anche dettata dal fatto che un quinto CS non sarebbe stato ben visto dai fan, come ammesso da Falcom stessa. Altro problema, sebbene di natura secondaria, è quello legato ai cosiddetti “bonding event”. Se da un lato quelli dei personaggi maschili sono in linea con quanto visto nei tre capitoli precedenti, la gestione degli eventi dedicati al cast femminile è alquanto pessima perché si riduce ad un banalissimo “tutte amano Rean” così dal nulla, soprattutto se andiamo a fare il paragone con i bonding event in CS3. Come ammesso da Falcom in interviste passate, la scelta è stata fatta per far felici i fan, ma facendo questo si è andato a snaturare uno degli elementi migliori di Cold Steel, con buona pace di chi non li ha mai digeriti. Ultimo difetto della storia, se proprio vogliamo definirlo tale, è che come già detto non si tratta semplicemente della conclusione della serie, ma anche della storia iniziata con Trails in the Sky, quindi conoscere gli avvenimenti delle saghe di Liberl e Crossbell è pressoché obbligatorio per comprendere e soprattutto apprezzare al meglio certi elementi della storia.
Tolti questi “difetti” (che sono comunque altamente passabili), Cold Steel IV chiude degnamente non solo la serie di CS, ma anche quella storia iniziata 16 anni fa e lo fa nel migliore dei modi, con tanto di sorprese quali due finali più un filmato segreto che ci proietta verso il futuro della serie, che ricordo nuovamente è arrivata soltanto a metà della storia generale.
Sarò chiaro da subito: Cold Steel IV è un mostro di longevità e contenuti, tanto da poter rivaleggiare con titoli quali Persona 5 Royal e The Witcher 3. Falcom ha creato quello che è senza dubbio il titolo più grande della compagnia ad oggi (compresi i più recenti Ys IX e Hajimari no Kiseki già disponibili in Giappone e la cui durata non è lontanamente paragonabile a CS4).
Inizialmente il gioco si svilupperà in modo molto lineare, in modo simile a quanto visto in CS1 e CS3, ovvero con il giocatore intento a visitare alcuni luoghi senza la possibilità di esplorare liberamente la regione dove si trova, ma piuttosto si è limitati a completare qualche quest secondaria e avanzare con la trama, questo fino alla fine del primo interludio. Arrivati all’atto 2 ecco che ha “inizio” il gioco vero e proprio, con la possibilità di esplorare una moltitudine di luoghi già visitati in precedenza, ma con più libertà di azione, e proprio libertà e luoghi sono quelli che aumentano in modo esponenziale man mano che si avanza nella trama, fino ad arrivare a poter esplorare senza limiti quasi tutto l’Impero verso le battute finali del gioco. Questo tipo di impostazione può ricordare CS2 e infatti CS4 non è altro che una versione molto più grande di quel secondo capitolo che offriva appunto una struttura più libera, ma con le parecchie differenze.
In termini di gameplay, il gioco è pressoché identico al terzo capitolo, dall’UI al sistema dei Brave Order al Link System. Le novità sono invece gli oltre 39 personaggi giocabili (che diventano 42 se includiamo alcuni NPC che potranno essere utilizzati in alcune quest secondarie), con la possibilità di formare il team che si preferisce, tranne nel caso in cui dovremo usare personaggi specifici in punti particolari della storia. Sempre parlando di elementi nuovi, ogni personaggio in Cold Steel 4 può adesso equipaggiare un Master Quartz secondario, cosa che gli permette l’uso di Arts appartenenti anche ad altri personaggi se scegliamo di usare uno dei loro Master Quartz come secondari; questa opzione permette di sopperire alle lacune di alcune personaggi in termini di magie a disposizione, senza contare che è possibile ottimizzare Master Quartz primario, secondario e Orbment per ottenere un party che può contare un vantaggio elementale contro qualsiasi nemico che non sia un boss (che di norma non hanno debolezze specifiche, solo tanti HP). Per finire, abbiamo i Soldats e i Divine Knight: se in CS2 Rean poteva utilizzare valimar liberamente in tutte le battaglie per tre turni, in Cold Steel IV i membri della nuova Classe VII, Rean e Crow sono tutti capaci di utilizzare questi potenti mech in battaglia, ma solo come Craft utilizzabile una volta a combattimento. Il motivo della scelta è semplice, perché con la possibilità di creare un party fatto esclusivamente di utilizzatori di mech, se questi potessero essere stati utilizzati per più turni avrebbe reso il gioco veramente troppo semplice, da qui le limitazioni nel loro uso almeno per quanto riguarda uno scontro normale.
In quello che è un titolo che mette grossa enfasi sugli scontri tra mech, le “Rivalry of the Seven”, durante la storia le battaglie con i Divine Knight e i Soldats abbonderanno, diluite saggiamente in modo da non sembrare né poche né fuori luogo; preparatevi a scontri lunghi e impegnativi, con nemici e alleati pieni di HP in battaglie dove colpire il punto debole sarà fondamentale per massimizzare i danni, aumentare i BP ed eseguire attacchi in link per avere la meglio nello scontro.
Tutto quanto detto finora è solo una minima parte di quello che offre il gioco; con un mondo così grande da esplorare le quest secondarie e quelle nascoste non mancheranno, alcune con piccole sotto-trame e divise in più fasi (come quella nel villaggio di Erin nelle battute finali del gioco). Fatte le quest, non mancano i classici bonding event, con il gioco che a differenza dei capitoli precedenti è molto più generoso in termini di punti a disposizione e ci permette di poter accedere a quasi tutti gli eventi dedicati ai personaggi in una singola run, quindi il giocatore è libero di scegliere i personaggi che preferisce. Non vi basta? CS4 offre una pletora di minigiochi, dal ritorno del Vantage Master, il gioco di carte collezionabili, all’immancabile pesca fino alla “novità” del Pom Pom Party, praticamente Candy Crush in versione Trails, virgolette perché questo minigame non è nuovo a chi ha giocato la duologia di Crossbell, ma non è finita qui: sia durante l’Atto 1 che nel capitolo finale potremo accedere a Mishelam, parco divertimenti dove è possibile divertirsi con le attrazioni sotto forma di piccoli minigiochi o scegliere di fermarci al Casinò di Raquel e giocare a Blackjack. Altro? Andare in giro per l’Impero a fare foto per ottenere ricompense speciali, dedicarci alla cucina o parlare con i tanti NPC sparsi per città e villaggi e semplicemente fermarsi 5 minuti ad ammirare alcuni dei bellissimi panorami che offre il gioco.
Come detto, Cold Steel IV è un gioco enorme, che può richiedere tranquillamente 150 ore e oltre per essere completato a seconda del livello di difficoltà o di quanto tempo passiamo con i minigiochi (io mi sono fermato a quasi 120, con tutte le subquest completate incluse quelle nascoste).
Dal lato tecnico il gioco è identico a quanto visto in CS3, dal motore grafico alle animazioni, sono i tanti luoghi che avremo modo di visitare a fare la differenza, tra città e villaggi mai visti primi o dungeon inediti che offrono panorami incredibili, tanto da voler far sperare che graficamente questa serie potesse offrire di più: se c’è un difetto nei Trails, questo è da sempre il comparto grafico, arretrato e che a volte non rende giustizia alla grandezza che questa serie ha raggiunto, ma le cose potrebbero presto cambiare grazie al nuovo motore grafico in sviluppo da Falcom che promette un notevole passo avanti rispetto a quanto visto in CS3/CS4. Per quanto riguarda il lato audio, quella di Cold Steel IV è una delle migliori colonne sonore della serie, merito anche dell’inclusione di alcuni brani dei giochi passati e musiche inedite a dir poco eccezionali (opening e ending su tutte) e che dire del doppiaggio, sempre al top come del resto lo è stato quello originale giapponese fin dal primo capitolo, mentre quello inglese vede il ritorno del vecchio cast, salvo qualche piccolo cambiamento per dei personaggi (Laura) le cui cause sono al momento sconosciute ma potrebbero essere state causate dalle difficoltà dovute COVID-19 che stiamo vivendo.
Non è un caso che abbia citato la pandemia, perché questa ha messo a dura prova l’industria videoludica e vista la poca fiducia di alcuni nei confronti di NISA, togliamoci subito il dubbio: la localizzazione di Cold Steel IV è un lavoro perfetto, di qualità altissima e fedele ai testi originali giapponesi (e ve lo dice uno che il gioco in giapponese lo ha spolpato nel 2018). Non solo NISA ha fatto un lavoro superiore rispetto a CSIII, ma ha commesso anche meno errori, in quanto ho avuto modo di notare veramente pochissimi errori grammaticali, immancabili quando parliamo di un gioco con così tanti testi, ma che verranno sistemati a poco a poco con delle patch (di cui una già uscita durante la prova del gioco)
È tempo del verdetto finale: Trails of Cold Steel IV è uno dei JRPG giochi più completi e tra i migliori di questa generazione di console, nonché con ogni probabilità l’ultimo, grande esponente del genere ad uscire su PS4. Certo, il gioco ha le sue imperfezioni, più dovute ad alcune scelte in ambito narrativo che altro, ma parliamo di un titolo così ben realizzato che si può passare sopra qualsiasi difetto. NISA ha reso finalmente giustizia alla serie di Falcom e adesso restiamo in attesa in attesa di Hajimari no Kiseki e la saga successiva.
E voi cosa aspettate?
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