The Outer Worlds è un gioco che fin dalle sue origini, complice anche un team di sviluppo di tutto rispetto, ha suscitato l’interesse del pubblico e le sue aspettative. Obsidian Entertainment può infatti vantare tra le sue produzioni precedenti Fallout New Vegas, che a suo tempo è stato particolarmente apprezzato dai fan e che in questa nuova produzione fa prepotentemente capolino a più riprese. Detto questo, The Outer Worlds non è affatto una copia o una prosecuzione della loro precedente fatica, ma è invece un gioco a sé stante con una sua identità e un suo mondo narrativo di tutto rispetto.
L’umanità ha ormai raggiunto le stelle ed iniziato ad espandere il suo impero al di là del nostro piccolo giardino galattico, dando così vita a nuovi insediamenti e nuove opportunità. Questa opportunità si chiama Halcyon, si tratta di una colonia composta da diversi avamposti sparsi per il medesimo sistema planetario che, nel tempo, ha rappresentato una promessa di una nuova vita per molti coloni e brillanti scienziati. Il viaggio verso questa nuova colonia umana non è però una bazzecola: al contrario richiede ben 10 anni da passare in ibernazione e il nostro alter ego virtuale sarà proprio uno di questi. La nostra nave, la Speranza, non avrà però un viaggio proprio regolare e, per motivi ancora non del tutto chiari, gli occupanti del nostro vascello verranno lasciati in stato di ibernazione ai margini della colonia di Halcyon. Sarà qui che uno scienziato pazzo, a noi sconosciuto, riuscirà a sottrarre la nostra capsula criogenica per poi risvegliarci e chiedere il nostro aiuto. A quanto pare la colonia stessa sembra non passarsela troppo bene e, secondo il nostro salvatore, gli occupanti della Speranza rappresentano la soluzione al problema. Sfortunatamente non è semplice togliere da un’ibernazione così prolungata (la nave è rimasta ben più di 10 anni in volo) senza effetti collaterali potenzialmente letali e il nostro compito è propri quello di recuperare del materiale per il nostro scienziato pazzo che, manco a dirlo, è ricercato e non può farlo di persona.
Inizierà dunque in questo modo la nostra avventura su Terrarium II, in quello che sarà un viaggio pieno di nemici, fazioni in lotta tra loro e scelte cruciali che definiranno in un modo o nell’altro il futuro di Halcyone.
Una cosa che ci teniamo a mettere subito in chiaro è che The Outer Worlds NON è uno sparatutto in prima persona. Sebbene le armi da fuoco siano onnipresenti e occupino una grossa fetta del gameplay (soprattutto del combattimento), esse non rappresentano il focus principale del gioco. The Outer Worlds è infatti principalmente un Gioco di Ruolo con diverse componenti Action e, come Fallout, integra un vasto sistema parametrico che definisce la nostra efficacia all’interno del gioco. Questo si rispecchia in larga misura proprio sull’interpretazione del nostro personaggio e sulle sue abilità oratorie (Persuasione, Inganno, Intimidazione) che ci permetteranno non solo di avere dei vantaggi o delle informazioni aggiuntive, ma ci offriranno anche delle soluzioni vere e proprie, permettendoci di risolvere interi segmenti di gameplay senza sparare un colpo. Questa componente è, con ogni probabilità, la parte meglio riuscita in questo titolo. Oltre ad integrarsi nella trama del gioco in modo coerente e fluido, infatti, permette al giocatore di avere una grandissima libertà nell’approcciarsi alle singole missioni, principali e secondarie, oltre a dare grandissimo margine interpretativo a chi ama delineare il proprio alter ego non solo esteticamente, ma anche a livello caratteriale. In molti momenti potremmo infatti scegliere se sgattaiolare inosservati dentro un edificio, sfruttando le nostre abilità di scasso, hacking e furtività per passare inosservati, ma potremo anche scegliere di provare un approccio più diplomatico cercando di circuire o convincere i nostri nemici a trovare un compromesso vantaggioso, o ancora optare per un approccio più diretto entrando dall’ingresso principale per sparare su tutto ciò che si muove. A questo si aggiungono le conoscenze mediche, scientifiche e meccaniche, utili a garantirci nuove opzioni, che ci permetteranno di offrire al nostro personaggio nozioni altrimenti impossibili da avere e che spesso ci permetteranno affrontare una situazione in modi alternativi o particolari, magari facendo anche colpo su qualche individuo del mestiere.
Se da un lato la componente narrativa e interpretativa rappresenta la colonna portante di questa produzione, vale la pena spendere due parole anche sulla sua componente più action, e questo significa parlare di combattimenti, evoluzione del personaggio e furtività. Come ogni buon gioco di ruolo che si rispetti, infatti, anche The Outer World contiene al suo interno la classica progressione del personaggio a livelli. Ogni livello vi permetterà di aumentare le vostre abilità e, non a tutti gli incrementi, di ottenere dei vantaggi.
Le abilità rappresentano le vostre armi principali e sono divise in diversi ambiti, ad esempio Comunicazione comprende Persuasione, Intimidazione e Menzogna. Ad ogni livello disporrete di 10 punti da investire in un ambito. Questo farà aumentare di 1 punto tutte le abilità che comprende, ma attenzione, questo vale fino al 50, valore oltre il quale non sarà più possibile investire nell’ambito, ma sarà necessario investire i punti direttamente nell’abilità prescelta. Aumentare le abilità non è però solo un modo per ottenere dei punteggi migliori superando così le prove più agilmente: ogni singola abilità sbloccherà, al raggiungimento di determinati valori, dei bonus passivi che andranno ad influenzare gli ambiti in cui l’abilità sarà impiegata. Se poi doveste rendervi conto di aver investito malamente i vostri punti, niente panico, il gioco vi permette di riallocare tutto tra le vostre abilità in ogni momento andando presso una macchina apposita che vi richiederà solo un piccolo pagamento.
I vantaggi, disponibili ogni tot incrementi di livello, ma sbloccabili anche accettando alcuni malus [il gioco a tratti vi propone dei difetti che, se accettati, vi sbloccheranno un punto Vantaggio N.d.R.], sono invece delle abilità passive che influenzeranno direttamente il gioco, come un aumento della capacità di carico, un bonus ai danni di certi tipi di armi ecc… Questi sono divisi in tre livelli ed ognuno diventa accessibile solo dopo che sono stati spesi almeno 5 punti nel livello precedente.
Per concludere, ad influire direttamente nel nostro gameplay troviamo gli equipaggiamenti e le loro modifiche. Durante il nostro viaggio potremo portare con noi ben due alleati, ed entrambi, come il nostro protagonista, potranno disporre di diverse armi [il giocatore dispone di 5 slot armi, mentre gli alleati solo 2 N.d.R.] e di un’armatura, composta da torso ed elmetto. Le armi possono a loro volta essere armi da fuoco, oppure da mischia e, in entrambi i casi, potranno montare delle modifiche che aggiungeranno bonus passivi, o addirittura essere “manipolate” per incrementarne la potenza. Stesso discorso vale per le armature, l’unica accortezza è che i modificatori non vanno bene per tutto: in altre parole, un mirino sarà montabile solo su un fucile, mentre un’impugnatura o un modificatore alle corazze solo su un’arma da mischia o un’armatura. Attenzione però perché una volta applicate le modifiche non saranno più rimovibili, salvo migliorare notevolmente le nostre abilità di riciclatori per avere una chance di recuperare la modifica quando smantelliamo un oggetto. [anche se durante la nostra avventura abbiamo trovato modifiche in abbondanza ed altrettante armi. Salvo quindi una modifica compulsiva, se esplorate per bene troverete ben più del necessario N.d.R.]
A voler trovare dei difetti in questa produzione, che fino ad ora ha solo raccolto punti positivi; le prime due cose che ci saltano in mente sono proprio gli scontri a fuoco e la componente stealth. Entrambe queste meccaniche funzionano infatti, e fanno il loro lavoro, ma analizzandole nel dettaglio ci si rende conto di come siano effettivamente sottotono rispetto al resto della produzione.
Lo shooting non offre un feedback immediato e, mancando un po’ della fisicità tipica degli sparatutto, non riesce ad offrire un riscontro appagante come magari ci si aspetterebbe. Considerando che il gioco si basa su una forte componente parametrica, un colpo alla testa del nostro nemico non è affatto detto equivalga ad una morte certa; al contrario in The Outer Worlds corrisponde solo ad un critico che, talvolta, è ben lungi dal decretare la dipartita del nemico. Questo porta molti combattimenti a protrarsi molto a lungo e soprattutto a scaricare interi caricatori in testa ai nostri nemici senza che questi diano segni di cedimento. A venirci in soccorso, però, ci sono due meccaniche molto utili. La prima è il ricorrere alle abilità dei nostri alleati, che però dispongono di un certo tempo di recupero, e la seconda è la nostra strana abilità di rallentare la percezione del tempo, cosa che ci darà modo di analizzare i nostri bersagli e mirare con calma per massimizzare il danno da infliggere. Anche così, però, sul fronte armi da mischia non siamo messi meglio, perché pure qui il feedback dei colpi è particolarmente privo di peso e, anzi, spesso e volentieri non sarà subito quantificabile il danno che saremo riusciti ad infliggere. Questi difetti, ad onor del vero, sono destinati a scemare mano a mano che progrediamo nel gioco. Disporre di abilità più potenti, e ottenendo armi più uniche, variegate e forti, giova non poco al combat system, permettendo di ammortizzare i limiti del gunplay anche significativamente.
Altro ambito non del tutto riuscito è il discorso furtività. Infatti, le sezioni stealth non sono tra le più ispirate e, oltre a disporre di un sistema che rende poco chiaro il campo visivo dei nemici, offre dei segmenti di gamplay in realtà molto brevi e relativamente semplici. Ci capiterà dunque di dover entrare in zone riservate, dove se venissimo scoperti verremmo impallinati come lepri istantaneamente. In questi casi sarà possibile ricorrere ad un chip biometrico per ottenere i dati di qualcuno che dispone dell’autorizzazione necessaria e usarlo per dissimulare noi ed i nostri compagni. Sfortunatamente questo espediente ha una durata limitata e, una volta terminato, non garantirà più la sua efficacia. Per nostra fortuna però il travestimento non finirà subito, ma si avranno un certo numero di tentativi per giustificare la nostra presenza e ricaricare così al massimo il nostro tempo a disposizione. Se qualcuno ci noterà mentre il nostro tempo è finito ci sarà un breve dialogo durante il quale, grazie alle nostre virtù oratorie, potremo convincere il nostro aguzzino che si sbaglia e che siamo perfettamente autorizzati ad essere lì. Come già detto, questo funzionerà per un certo numero di volte, poi non si potrà più abusarne finché non si esce dalla zona riservata. Tenete però sempre a mente che anche aprire il fuoco contro ogni cosa mobile è ugualmente un’opzione valida.
Alla fine del nostro viaggio su Halcyon, che è durato tra le 14 e le 15 ore, abbiamo affrontato l’intera missione principale ed un congruo numero di missioni secondarie, sbloccando tutti gli alleati e potenziandoci per bene. Si è trattato di un gran bel viaggio, ricco di momenti divertenti, scontri appassionanti e un sacco di dialoghi tra il serio e il comico. The Outer Worlds è un gioco che spesso non si prende troppo sul serio, salvo poi metterti di fronte a scelte morali con conseguenze anche di grande peso. Non possiamo quindi fare altro che promuovere a pieni voti questo titolo, realizzato da Obsidian Entertainment, a dispetto di quelli che sono i limiti e i piccoli difetti riscontrati. Tenendo a mente inoltre che su Pc e Xbox One il gioco è disponibile con il Game Pass, non possiamo che consigliarvi caldamente di dare un possibilità a questo gioco di ruolo incredibilmente promettente e valido.
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