Funcom prende un luogo che dovrebbe essere significato di allegria e gioia come quello di un Luna Park e lo trasforma in un posto dove i più oscuri segreti emergono; come ad esempio quelli nel cuore e nella mente di Lorraine mentre è alla disperata ricerca di suo figlio Callum.
Non sarà un gioco dinamico ma bensì un’esperienza incentrata nell’esplorazione e l’immedesimazione mentre si viaggerà sulle decrepite e cigolanti attrazioni di Atlantic Island Park; ma basteranno una trama e una ambientazione inquietante a rendere The Park un ottimo titolo?
Come citato poco prima, la storia principale si incentra su Lorraine, madre single, che inizialmente va a chiedere al centro informazioni se sa qualcosa sul peluche perso da suo figlio Callum; quest’ultimo decide di sua iniziativa di entrare nel parco e Lorraine decide di inseguirlo.
Improvvisamente si passa dal tramonto alla notte in una frazione di secondo e quello che potrebbe essere un bel parco divertimenti è in realtà un insieme di attrazione inquietanti e disturbanti; nel proseguire l’inseguimento del proprio figlio si troveranno una serie di articoli, documenti e fogli in cui viene spiegato come quello che dovrebbe essere un allegro parco giochi sia invece il centro di misteriosi quanto violente morti.
Nel mentre ci si addentrerà nei meandri più oscuri del parco si vivrà anche un esperienza psicologica sui pensieri di Lorraine, del rapporto con suo figlio, del passato e i suoi dubbi più intimi.
Tutto ciò avviene in un fin troppo semplice, quanto guidato, viaggio nelle varie attrazioni del parco dove le semplici cose da fare è attivare l’attrazione del parco o leggere i documenti sparsi nel gioco; questi ultimi vengono messi in evidenza da un breve effetto di lente distorta mentre si chiama il figlio Callum.
Oltre a questo non vi è molto altro: Ci si dirige nel luogo d’interesse, nel mentre si leggono i vari documenti, si vivono le esperienze inquietanti delle (poche) attrazioni presenti, si ascoltano i pensieri di Lorraine durante il passaggio tra queste e si assiste allo pochissime cutscene presenti; per quanto il titolo punti a essere un esperienza narrativa psico horror è forse fin troppo semplificato.
Ciò che non aiuta ulteriormente la situazione è la breve durata della storia che si può aggirare sui 40 minuti solamente alla prima run di gioco; seppure appare porsi la presenza di più finali, le meccaniche eccessivamente semplificate impediscono di comprendere quali possono essere le scelte da compiere per poter accedere a questi eventuali finali multipli presenti nella storia.
La trama in se e la sua evoluzione sono di buon potenziale e ispirazione mentre si assiste ai pensieri di Lorraine con gli inquietanti eventi e visioni presenti nell’avventura; ma tutto ciò sfortunatamente non basta.
Tecnicamente l’esperienza di The Park possiede molti bassi e pochi alti; levandoci adesso i vari sassolini nella scarpa, a livello tecnico il titolo non riesce a sfruttare appieno le potenzialità del nuovo Unreal Engine 4.
Seppure alcune texture sono ben applicate e le location risultano in se ben ispirate (così come il desing delle varie attrazioni che compongono il parco), tante altre invece risultano poco convincenti così come i modelli poligonali degli unici 4 personaggi presenti in gioco che vedremo veramente pochissime volte nella loro interezza, perlomeno sono apprezzabili gli effetti di luci e ombra.
Di buona fattura vi è almeno il comparto audio con delle buone musiche che accompagneranno l’esperienza di The Park e il doppiaggio di Lorraine che riesce a trasmettere i suoi pensieri e soprattutto le sue emozioni mentre affronta questo abissale viaggio.
In conclusione cosa rimane di The Park?
Il titolo aveva in se il potenziale per essere un interessante esperienza narrativa horror/psicologica, sfortunatamente le meccaniche fin troppo semplici e la bassissima longevità (lo abbiamo finito in 40 minuti alla prima run) rendono questo titolo uno sfortunato piede nella fossa se si tieni in considerazione il rapporto qualità/quantità prezzo a cui viene venduto al pubblico.
Inoltre, visto come viene vissuta la storia, il titolo sarebbe stato leggermente più apprezzabile se ci fosse stata la possibilità di poterlo giocare tramite supporto ottico (che sarebbe calzato a pennello) al posto dei soli mouse e tastiera.
Tolto il comparto audio, sfortunatamente, il gioco non riesce a essere quell’esperienza emotiva/narrativa che ci si aspettava; ma bensì una breve sessione che una volta conclusa lascia solo un senso di vuoto all’interno di se stessi.
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