Netflix si sta preparando a rilasciare una nuova serie originale (di produzione danese) intitolata The Rain, che approderà sulla piattaforma a partire dal 4 Maggio.
La serie è creata da Jannik Tai Mosholt (Borgen, Rita, Follow the Money), Esben Toft Jacobsen (Il grande orso, Beyond Beyond) e Christian Potalivo (Dicte, The New Tenants, Long Story Short).
Noi di Tribe Games abbiamo avuto modo di vedere i primi tre episodi (su otto in totale) di questa prima stagione, e come sempre vi ricordiamo che la valutazione si basa solamente sugli episodi visualizzati e che tale potrà variare, sia in positivo che in negativo, a visione della stagione completa.
Come si deduce dal titolo, The Rain mette come nemesi l’acqua, un elemento essenziale della natura dalle mille sfaccettature: principale fonte vitale per la Terra e i suoi abitanti quanto letale nemesi durante tempeste e inondazioni.
In questo caso, la forma con cui metterà in ginocchio la razza umana è tramite la pioggia; sin dall’inizio viene spiegato che vi è qualcosa in essa, un virus letale, che al solo contatto può uccidere un essere umano.
La storia ruota attorno la giovane Simone e suo fratello minore Rasmus, i quali vengono portati dal padre in un bunker; quest’ultimo sa cosa sta succedendo, dando a Simone il compito di proteggere suo fratello a qualunque costo perché, per un motivo non ancora definito, lui è la chiave di tutto.
Una volta assicuratosi che fossero al sicuro, il padre esce nel mondo esterno, promettendo che prima o poi sarebbe tornato; in poco tempo la ragazza si trova sulle spalle un peso enorme, massacrante data la giovane età, dovendo badare al piccolo Rasmus mentre l’umanità sta morendo e loro non possono uscire da li.
Passano sei anni ed alcune circostanze (come l’oramai mancanza di cibo) costringerà i due ad uscire, trovandosi in un mondo molto diverso da quello che ricordavano, dove i concetti di moralità e umanità sono messi in bilico per la sopravvivenza.
La pioggia rimane sempre la più grande nemesi dell’uomo e con essa l’essere umano stesso.
C’è chi può mostrare ancora empatia verso il prossimo, ma molti altri invece sono ormai diventati dei selvaggi pronti a tutto pur di avere qualcosa da mangiare.
I due ragazzi si troveranno con un piccolo gruppo di sopravvissuti, ognuno con la propria storia, in cui si cerca ancora di mantenere emozioni e sentimenti umani, sia nel bene che nel male.
Questi tre episodi da noi visionati affrontano diverse fasi e situazioni: la prima sarà un forte pugno allo stomaco che cerca di portare empatia per i due giovani protagonisti, mentre secondariamente verranno lanciate alcuni appigli narrativi legati ai genitori dei ragazzi, la misteriosa Apollon e altri piccoli indizi.
I successivi episodi danno spazio a due personaggi del gruppo di sopravvissuti, così da dare anche a loro uno spazio nel cuore degli spettatori nel mentre viene mostrato com’è il mondo attuale, cosa ci si può trovare davanti e le nuove regole a cui legarsi se si vuole vivere.
Se il primo episodio (più lungo di durata rispetto agli altri due) riesce a creare un turbine di emozioni, non è possibile dire lo stesso nei successivi, i quali cercano di altalenare interessanti colpi di scena con piccoli momenti quieti d’intervallo. Ciò che non riescono a trasmettere è la scarica emotiva pari a quella del primo episodio, questo poiché esso risultata talmente forte da avere una risonanza “negativa” sui successivi che, pur rimanendo interessanti, presentano un impatto minore.
The Rain riesce sicuramente a mettere in risalto le emozioni umane, questo grazie a diversi primi piani fatti ai personaggi e allo stesso tempo mediante l’ottimo lavoro degli attori. Di grande spessore l’interpretazione di Alba August (Reliance, Jordskott e Unga Astrid) nel ruolo di Simone, un personaggio particolarmente difficile da interpretare; si parla di una normale ragazza che perde gli amici e molte persone a lei care, trovandosi isolata in un mondo ormai morente, con la responsabilità di badare al fratello minore con un ruolo più da madre che da sorella.
Un peso enorme, in cui deve reprimere al meglio che può tutte le paure e il dolore davanti al piccolo Rasmus per non fargli perdere la speranza, creando una maschera che si deteriora nel tempo mentre attende il ritorno del padre.
Dall’altra parte abbiamo quindi un cresciuto Rasmus, interpretato da Lucas Lynggaard Tønnesen (Tidsrejsen, Department Q: The Keeper of Lost Causes), che desidera vedere il mondo, stufo di aspettare per tutti questi anni un papà che ritiene ormai morto. Una volta all’esterno si ritrova ad affrontare un misto di emozioni: da un lato l’ingenuità di un bambino verso un mondo spietato, dall’altro una serie di sentimenti per lui ancora sconosciuti, mentre cerca di apparire un uomo per proteggere ciò che gli è più caro.
Il loro legame li ha aiutati a fronteggiare questi anni, e adesso tale rapporto dovrà essere più forte che mai, perché dovranno diventare adulti in fretta se vogliono sperare di trovare loro padre.
Al cast si aggiunge un combattuto Martin, interpretato da Mikkel Boe Følsgaard (Royal Affair, Il testamento), in continuo conflitto con i suoi ricordi mentre tiene in primo piano la logica della sopravvivenza, accompagnato da una Beatrice, interpretata da Angela Bundalovic (Dark Horse, Blood Sisters), di cui il nome non sembra dato a caso.
Per gli altri tre personaggi del gruppo sappiamo ancora poco, ma speriamo che gli episodi successivi ci aiutino a comprendere maggiormente come sono sopravvissuti e quale legame li abbia uniti.
Questi primi tre episodi hanno saputo realizzare un buon lavoro di inquadrature, dai primi piani per risaltare lo stato emotivo dei personaggi, alle panoramiche per mostrare com’è il mondo dopo la catastrofe, il tutto accompagnato da musiche che riescono ad enfatizzare ogni situazione.
Una delle poche pecche presenti è nelle prime scene a inizio serie: se gli effetti speciali per la pioggia e alcune riprese in slow motion sono stati esaguiti in maniera egregia, c’è stato un piccolo effetto green screen che ha lasciato un lieve amaro in bocca.
A livello narrativo, la storia sembra scritta e interessante, se non fosse per alcuni punti per cui bisogna aspettare i restanti episodi della serie al fine di rispondere ad alcuni quesiti narrativi che appaiono altrimenti attualmente illogici.
In conclusione, questi primi tre episodi di The Rain riescono a proporre un interessante racconto post-apocalittico; anche se per alcuni apparirà per certi aspetti qualcosa di già visto, un agglomerato di ambientazioni ed eventi famigliari presi da film noti. Tuttavia quello visto fino ad ora ci ha comunque soddisfatti, perché nella tragedia apocalittica vengono messi in risalto le emozioni rispetto all’azione.
Non resta che attendere il rilascio della serie completa per scoprire quali misteri verranno svelati e quali altri colpi di scena potranno giungere.
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