Quando abbiamo sentito parlare per la prima volta di The Shore, e siamo venuti a conoscenza della sua ambientazione dichiaratamente lovecraftiana, non abbiamo potuto evitare di imbarcarci al volo in questo interessante titolo con grandi speranze e le dita strettamente incrociate. Nell’ultima decade, infatti, abbiamo potuto assistere ad una produzione particolarmente prolifica di giochi legati a questo filone narrativo, con risultati spesso altalenanti e anche deludenti. Nella maggioranza dei casi il tema dei miti lovecraftiani viene adottato per fare breccia nel pubblico, per poi essere abbandonato a sé stesso e relegato a qualche accenno o citazione ammiccante.
The Shore si è presentato ai nostri occhi come uno di quei pochi titoli che attinge a piene mani dalla mitologia dei grandi antichi e degli orrori cosmici, ma per darvi le nostre impressioni e dirvi se vale la pena o meno acquistare questo titolo è necessario fare un passo indietro e raccontarvi un paio di cose. Quindi mettetevi comodi, buttatevi assieme a noi in questa recensione e, mi raccomando, non dimenticate: “Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn”.
Naufraghi su un’isola di cui non conosciamo l’ubicazione e l’origine, circondati da una serie di misteriosi simboli e creature appartenenti ad una civiltà sconosciuta ed in cerca della nostra figlioletta scomparsa. Arrivati fin qui, i richiami al racconto Dagon di Howard Philip Lovecraft sono abbastanza evidenti, e lasciano ben poco spazio ai fraintendimenti; certo, non si tratta di una somiglianza uno ad uno, ciò non di meno questo è solo uno dei molti richiami alle opere del famoso scrittore di Providence.
The Shore è infatti un’avventura grafica che pone la narrativa al centro della vicenda e propone come corollario una serie di enigmi e situazioni basate per lo più sull’esplorazione. Sarà infatti grazie a questa che saremo in grado di mettere insieme i pezzi per risolvere il mistero di quest’isola. In prima battuta saremo infatti completamente digiuni di informazioni, non sapremo nemmeno bene chi siamo e come siamo finiti ad avventurarci in mare in cerca di non si sa bene cosa.
L’unica cosa certa è che siamo prigionieri di questa massa insulare e, a dispetto dei tentativi fatti da noi e da altri, nessuno sembra riuscire a lasciare l’isola. Al contrario, ogni sforzo condotto per allontanarsi da essa è finito con un amaro ritorno sulle medesime rive poco prima abbandonate. In questo il gioco fa un uso molto intelligente dei messaggi in bottiglia, veri e propri frammenti di una memoria perduta abbandonati come appelli di aiuto alla corrente, ed altrettanto dolorosamente ritornati indietro per arenarsi in giro per tutte le spiagge della nostra sabbiosa prigione. Raccogliendo questi messaggi saremo in grado di mettere insieme diversi elementi legati alla storia dell’isola, dandoci ulteriore conferma che non siamo i primi a finire in questa prigione senza tempo.
Come già detto poco fa, in The Shore la componente più importante del gameplay è l’esplorazione. Esaminare l’ambiente, leggere messaggi e fogli abbandonati in giro, ispezionare oggetti e decifrare enigmi saranno le nostre armi tanto per progredire nel gioco, quanto per comprendere gli eventi di cui saremo testimoni e in parte protagonisti. L’isola su cui siamo prigionieri è infatti composta da diverse zone e, sebbene all’inizio disporremo di una certa libertà esplorativa, a mano a mano che progrediremo dovremo sbloccare l’accesso a nuove zone risolvendo enigmi e puzzle ambientali. La cosa estremamente interessante in tutto ciò è che ogni area sarà spesso e volentieri piena di riferimenti a racconti di Lovecraft o, comunque, presenterà degli indizi che denotano un grande antico o un orrore cosmico descritto in una delle sue opere. Questo premierà tutti coloro che hanno una certa familiarità con lo scrittore, permettendo loro di riconoscere i racconti e le entità con cui avremo a che fare ancora prima che il gioco li possa rendere manifesti attraverso la sua narrazione. Oltre a ciò, anche il modo con cui alcuni enigmi e aree sono presentati è un fortissimo richiamo alla narrativa lovecraftiana, e ciò non può che fare piacere agli amanti del genere. Gli enigmi, i puzzle, i misteri, tutto è curato e, anche se non perfetto, è estremamente coerente con l’ambientazione.
Purtroppo però, con la progressione della trama, alcuni elementi vengono in parte abbandonati per fare spazio a nuove meccaniche e a un ritmo decisamente più serrato. Senza fare particolari spoiler, sappiate che ad un certo punto il nostro protagonista verrà in possesso di un artefatto misterioso che ci conferirà la possibilità di combattere. In questa nuova parte del titolo ci ritroveremo ad avere sezioni nuove, dove dovremo alternativamente scappare o combattere alcune creature tutto tranne che amichevoli. Tenendo a mente il ritmo del movimento e le movenze del protagonista non proprio precise, queste porzioni di gioco sono il vero e proprio punto debole della produzione: i nemici sono enormi ed estremamente veloci, mentre noi saremo spesso lenti e goffi nei movimenti. L’artefatto ci consente di eliminare alcuni nemici, ma in alcuni casi sarà solo in grado di rallentarli per permetterci di scappare. In questi frangenti saremo spesso costretti a camminare all’indietro per tenere a bada il nostro inseguitore, con la diretta conseguenza che finiremo spesso con l’incastrarci contro pareti o anfratti che non abbiamo visto in tempo. Anche il combattimento non risulta molto naturale e anche in quegli scontri contro creature più grosse o titaniche si ha più l’impressione di avere di fronte un enigma piuttosto che un vero e proprio combattimento.
The Shore è un titolo molto breve, ma che ci ha intrattenuto a dovere. Per portare a termine il nostro viaggio ci abbiamo messo poco più di tre ore, tempo che difficilmente potrà superare le quattro anche per i giocatori più completisti. Vero è che non si tratta di una longevità enorme, ma la storia e la narrazione sono interessanti anche se non siamo di certo di fronte ad un capolavoro del genere. I continui richiami e ammiccamenti ai lavori di H. P. Lovecraft ci sono e, per chiunque ami questo tipo di narrativa, sono impossibili da non notare. Altrettanto vero che il ritmo di gioco passa da un’avventura narrativa basata su puzzle ed enigmi ambientali ad una decisamente più action e meno posata [momento che perde parecchio smalto ed attrattiva a causa di controlli di movimento goffi ed una struttura decisamente poco ispirata N.d.R.]. La storia riprende poi sul finale, dove finalmente riusciremo a mettere insieme i fili della trama e tutto ci verrà infine svelato per quello che è.
Tirando le somme, dunque, The Shore appare ai nostri occhi come un titolo interessante, ma con alcune scelte piuttosto controverse; un gioco adatto a chi prova una forte attrattiva verso i miti lovecraftiani, ma sicuramente meno indicato per chi non conosce questo mondo letterario o non lo apprezza.
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