Nel panorama attuale sono diversi i titoli che, nel bene o nel male, hanno esplorato la follia dei mondi lovecraftiani e The Sinking City giunge a noi proprio con questa specifica volontà. Nei panni dell’investigatore privato Charles W. Reed giungeremo quindi nella cittadina di Oakmont, o per meglio dire saremo chiamati a raggiungere il centro abitato da una volontà tanto oscura quanto misteriosa. Di questi ultimi tempi sono diverse le persone che senza una precisa ragione si sono mosse inspiegabilmente verso questa città maledetta, su cui imperversano eventi soprannaturali e inspiegabili. Ad accomunare tutti questi pellegrini inconsapevoli un fattore comune, sogni ed incubi, voci e visioni che, a lungo andare, logorano la mente anche dei più resilienti.
Giungere ad Oakmont è, però, solo il primo passo di un lungo cammino, e la risposta alle domande che affollano la nostra mente di detective non arriverà portata dal vento, bensì andrà cercata e portata in superficie scavando tra le putride e sordide vicende che serpeggiano tra i borghi semi alluvionati dell’agglomerato urbano. Sembra infatti che da qualche tempo a questa parte Oakmont stessa abbia iniziato a sprofondare, sommersa in modo del tutto innaturale da acque misteriose e, come se non bastasse, infestata da mostri ed altre creature tutt’altro che amichevoli. Nell’approcciare la situazione, però, non perderemo molto tempo in preamboli; al contrario, appena giunti sul molo del porto cittadino ci ritroveremo subito invischiati nella nostra prima indagine, circostanza che ci condurrà a comprendere alla svelta come, per trovare delle risposte, dovremo finire con l’ingraziarci, o almeno il non inimicarci, le forze potenti che si muovono nel sottobosco cittadino. Dietro infatti a gran parte dell’attività criminale e persino quella benefica che si può osservare in città, si nascondono potenti famiglie e individui che, dalle loro case sicure e dai loro salotti, muovono i fili di interminabili ed invisibili burattini, definendo così il futuro della città stessa. Partendo da questo primo evento inizieremo a conoscere la città e i suoi abitanti in modo sempre più approfondito, affrontando scelte logiche, morali e decidendo infine da che parte offrire i nostri servigi.
The Sinking City è un gioco che fa della narrativa un punto cardine, offrendo al giocatore una serie di indagini, principali e secondarie, in cui immergersi per avere così accesso ad informazioni e risorse necessarie per il raggiungimento della verità. Potrà infatti sembrare strano, ma durante le nostre avventure saremo chiamati a fare i conti non poco con le nostre risorse e, sebbene sia effettivamente esagerato definire il gioco un Survival Horror, è innegabile che in più di un’occasione sarà necessario fare il conto di quante pallottole si hanno a disposizione e, di conseguenza, ponderare se usarle o meno. Nel gioco si troveranno infatti pochissime munizioni, un quantitativo del tutto insufficiente a gestire gli scontri a fuoco che affronteremo; a questo aggiungete pure le cure fisiche e mentali che dovremo somministrarci e altri eventuali attrezzi che potremmo adoperare lungo la nostra avventura. Per integrare le nostre scarse risorse sarà quindi fondamentale fare largo uso del crafting, cosa che ci permetterà di fabbricare munizioni, cure, trappole e persino bombe tramite un semplice menu spendendo i materiali raccolti qua e là.
Una cosa certa in The Sinking City, ed anche uno degli elementi che più ci è piaciuto, è il fatto che non è un gioco che ti prende per mano e ti fa trovare tutta la pappa pronta. Con questo intendiamo che all’interno del gioco saremo chiamati noi stessi a piazzare i punti di navigazione per muoversi nella mappa e a fare ricerche su sospetti, luoghi o criminali. In primis, spesso ci verrà chiesto di trovare una personalità specifica o magari un luogo; potremmo dover trovare un criminale oppure un paziente con un tipo di ferita particolare. Ogniqualvolta ci troveremo in uno di questi casi, potremmo ricorrere alla ricerca presso alcuni edifici pubblici. L’ospedale, la sede del giornale, la biblioteca, il municipio e persino la centrale di polizia ci metteranno a disposizione i loro archivi, e questo ci permetterà di eseguire ricerche estese per risolvere i nostri casi. La procedura è uguale per tutti e prevede, una volta selezionato l’indizio su cui vogliamo indagare, di scegliere tre voci su cui concentrarci. Ad esempio, all’ospedale potremo cercare dei pazienti ricoverati in un reparto e che provengono da un quartiere specifico della città, oppure potremmo indagare su delle pubblicità messe in circolazione nel medesimo luogo in un determinato anno, e così via. Una volta scelto in modo corretto i tre elementi su cui focalizzare la nostra attenzione potremo tranquillamente ricevere dei risultati che, si spera, potranno esserci di aiuto nella risoluzione del caso.
A tal proposito, spesso gli indizi che troveremo indicheranno un luogo dove andare e, per la cronaca, nemmeno qui il gioco ci verrà in aiuto più di tanto. Gli indizi, infatti, indicano spesso e volentieri delle coordinate fatte di strade ed incroci; indicazioni che ci permetteranno di piazzare, con le nostre sante manine, gli indicatori di missione cercando il quartiere giusto ed infine restringendo il campo fino all’edificio che cerchiamo. Una meccanica che sicuramente non ostacola più di tanto il giocatore, ma che aggiunge non poco colore all’esperienza finale, e che ci sentiamo di lodare in quanto aiuta l’immedesimazione ed il coinvolgimento nella storia e nell’ambientazione.
The Sinking City non è però solo esplorazione e ricerche, al contrario tra i nostri viaggi a piedi, o in barca, ci ritroveremo volenti o nolenti ad affrontare nemici umani o meno. Queste situazioni, come già detto, metteranno alla prova la vostra gestione delle risorse e, oltre a offrire saltuari momenti da TPS, integrano il discorso follia in modo diretto nel gameplay. Come ben potete immaginare, infatti, Reed disporrà di due risorse principali: vita e sanità mentale. La prima è chiaro come funziona, e per recuperarla avrete a disposizione i Kit Medici. La sanità mentale è invece molto più arzigogolata. Raggiungere 0 con quest’ultima infatti non è una sentenza di morte, ma credetemi non è affatto qualcosa di piacevole. A mano a mano che si perde questa preziosa risorsa il nostro campo visivo subirà delle interferenze e delle distorsioni sempre più marcate ed invasive. In primis inizieranno le allucinazioni e le visioni, immagini di suicidi, uomini armati che ci minacciano e mostri che prendono forma dal terreno, il secondo stadio è la perdita dei colori e delle forme intorno a noi, tutto diventerà deforme e distorto, e la nostra percezione dei colori sarà pressoché nulla. Infine, se giungeremo prossimi allo zero o proprio a zero, la nostra mente inizierà a rendere reale ciò che vediamo, partorendo mostri ed altre creature in modo talmente vivido da poterci ferire o anche uccidere [e credetemi che in alcuni momenti sarà davvero un problema n.d.r.].
A completare questa già complicata pletora di meccaniche, infine, abbiamo persino delle abbozzate componenti GDR, che in questo frangente ci saranno proposte con la foggia di abilità acquistabili per mezzo di punti abilità. Questi verranno ottenuti in alcuni momenti particolari della storia, e molto più semplicemente ad ogni level up, offrendoci potenziamenti e passive che ci daranno una mano nell’arduo compito di sopravvivere alla ridente cittadina di Oakmont.
Da un punto di vista prettamente tecnico, The Sinking City si è dimostrato un giro sulle montagne russe. Da un lato vi è il comparto artistico e grafico che, sebbene non brilli, ha fatto un ottimo lavoro nel realizzare una cittadina viva e ricca di occulto e mistero; dall’altra, ci sono diverse imperfezioni e sbavature che rendono sicuramente il gioco meno godibile, sebbene non compromettano mai veramente una partita.
Partiamo dunque con le note positive, e in particolar modo con la città. Oakmont è una cittadina incredibilmente ben realizzata, viva, ricca di dettagli e con aree significativamente diverse tra loro. Il nostro vagabondare ci porterà tra quartieri ricchi, poveri, seminterrati e persino sezioni con lo scafandro sul fondo del mare in cerca di grotte sommerse ed indizi. Navigare tra i quartieri sommersi mentre sopra alle nostre teste cittadini disperati portano avanti le loro faccende quotidiane ha sicuramente il suo fascino, e la città creata da Frogwares ha questo e molti altri scorci particolari e suggestivi che premiano i giocatori più attenti e minuziosi. A fianco di questi ottimi elementi, però, troviamo anche alcuni asset e personaggi riutilizzati in modo piuttosto evidente e poco furbo, cosa che in alcune aree e missioni risulta particolarmente percepibile. Persino con molti personaggi l’iter è piuttosto banale e, ben presto, noterete che gli NPC [esclusi quei due o tre veramente fondamentali nella storia n.d.r.] parleranno con voi una, massimo due volte per poi sparire per sempre [altrettanto vero però che con il resto della storia, ed i personaggi primari, è assolutamente vero l’opposto n.d.r.].
Infine, l’ultimo vero problema che abbiamo riscontrato giocando all’opera di Frogwares, è la pulizia del codice e la sua ottimizzazione. Per essere precisi in fase di recensione abbiamo avuto modo di giocare la versione Playstation 4 e di provare con mano le prestazioni su console PRO. Come già detto il colpo d’occhio è notevole, anche se alcuni elementi grafici risultano un pochino slavati e imperfetti, ed il gioco fa davvero un figurone. Tanta abbondanza grafica tuttavia porta con se un paio di criticità. La prima di queste è un frequente e abbastanza fastidioso screen tearing dell’immagine, specie se si ruota la telecamera orizzontalmente in modo un po’ repentino. Non è certo un elemento evidentissimo, ma facendoci un pochino di attenzione risulta palese come esso compaia più del dovuto. In secondo luogo alcuni caricamenti nel gioco sono decisamente più lunghi del normale e, sebbene non siano affatto frequenti, vi potrebbe capitare di subirne più del preventivato se doveste morire ripetutamente.
Per concludere questo viaggio assieme a voi nella sprofondata cittadina di Oakmont, ci piacerebbe tirare assieme le somme su questo interessantissimo prodotto. Come sapete The Sinking City è un’opera che teniamo d’occhio da diverso tempo, ed anche con un certo interesse. Ora che abbiamo avuto modo di avventurarcisi dentro, possiamo finalmente dirvi cosa ne pensiamo.
Iniziamo quindi con il tranquillizzarvi, il lavoro fatto da Frogwares e BigBen Interactive è infatti di ottimo livello e sa offrirvi un’avventura con un’atmosfera azzeccata e dei toni cupi e oscuri al punto giusto. Sebbene sia un gioco afflitto da alcuni problemi tecnici e qualche imperfezione a macchia di leopardo, il flusso degli eventi, le indagini così come gran parte della gestione del personaggio offrono una discreta soddisfazione, rendendo la partita un grande thriller che spazia dal poliziesco al racconto horror. A chi oltre a questo conosce bene il mondo nato dalla penna dell’autore di Providence, risulteranno particolarmente evidenti anche i riferimenti, i rimandi e le insinuazioni alla cultura ed al sottobosco di cui il titolo fa parte. Se al contrario non siete degli esperti di H. P. Lovecraft non disperate, il gioco assume sicuramente più colore grazie a questi riferimenti, ma non perde di profondità o comprensione in caso contrario, permettendo anche ad un neofita di godere appieno dell’occulto che si cela dietro ai miti e al culto dei Grandi Antichi.
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