Vanillaware è uno dei team più talentuosi che esistano nell’industria e ne ha dato dimostrazione svariate volte. Parliamo della casa che ha sviluppato capolavori del calibro di Odin Sphere, GrimGrimoire o, ancora, 13 Sentinels: Aegis Rim, il gioco che li ha lanciati nell’Olimpo degli RPG di stampo giapponese. Lo scorso 8 marzo ha fatto il suo debutto negli store di tutto il mondo Unicorn Overlord, il nuovo titolo della compagnia disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X|S e Nintendo Switch. Dopo aver passato quasi 100 ore in compagnia di Alain e compagni, siamo pronti a darvi il nostro giudizio definitivo sul prodotto frutto della collaborazione tra Vanillaware e Atlus.
Unicorn Overlord ci mette nei panni di Alain, un principe rifugiatosi su di una piccola isola per sfuggire all’ira di Valmore e alla sua mira di conquista. Il Generale, chiamato ora Galerius, si è ribellato alla monarchia della regina Ilenia (madre di Alain) e ha deciso di prendere possesso forzatamente dei territori per ristabilire l’antico governo Zenoriano, riuscendo in soli 10 anni a conquistare ogni terra. Cresciuto quindi sulla piccola isola di Palevia, portando con sé l’ultimo ricordo della madre, l’anello dell’Unicorno, e il suo fido cavaliere Josef, Alain si ritrova ad avere sulle spalle il destino dell’intera regione. Eppure il tempo non gioca dalla sua e anche quel piccolo fazzoletto di terra viene attaccata dall’esercito di Zenoira. Insieme a Josef, il giovane amico Lex e la sacerdotessa Scarlett, il principe intraprende un viaggio per liberare i territori occupati da Galerius e garantire a tutti la libertà che gli è stata tolta.
La storia di Unicorn Overlord si basa su una formula tanto semplice quanto collaudata: la rivincita del principe a cui è stato strappato ingiustamente il suo governo e ha subito la perdita più importante, quella della madre. Alain è il classico principe senza macchia e senza paura, consigliato sempre ottimamente dal fido Josef che funge da vero e proprio traghettatore anche per il giocatore. Il cavaliere, infatti, è una delle prime unità a toccare il level cap sin dall’inizio del gioco in modo da aiutare l’utente inesperto del genere verso una prima fase più semplificata a livello di gameplay, oltre che un vero e proprio Virgilio adatto alle necessità di Alain di scoprire di più sul continente e sulla sua storia.
Delle quasi 100 ore che abbiamo passato su Unicorn Overlord (95, per la precisione) la maggior parte riguardano le missioni secondarie, necessarie per acquisire la totalità dell’incredibile roster a disposizione per la riconquista del legittimo trono. Esplorando il mondo, infatti, è possibile incappare in numerose storie che necessitano del nostro aiuto per essere risolte, tra la malvagità zenoriana e guerrieri che sono stati ingannati da Galerius per lottare al suo posto. Tra essi possiamo trovare alcune storie scritte in maniera ottima mentre altre solo accennate, ma, ovviamente, il piatto forte sta nell’interazione che le varie unità possono raggiungere con i classici livelli di amicizia. Più esse interagiscono tra loro in combattimento (o tramite apposite taverne) più aumenta l’affinità, andando a sbloccare dialoghi unici che possono approfondire o meno il carattere dei compagni a nostra disposizione.
Oltre alle classiche missioni secondarie, sono presenti numerose attività di liberazione delle città dal controllo nemico e incarichi riguardanti il mondo di gioco, con indovinelli da risolvere o la visita di certi monumenti che permettono di ottenere armi incredibili per l’endgame. Le opzioni sono tantissime, ma contemporaneamente è anche possibile completare la storia in pochissimo tempo grazie alla libertà concessa da Vanillaware, con la possibilità di sbloccare il combattimento finale praticamente appena arrivati nel continente di Cornia.
Unicorn Overlord è in tutto e per tutto un gioco di ruolo dalla classica ispirazione tattica dei Fire Emblem e altri esponenti del genere, anche se leggermente diverso dai canoni a cui possiamo essere abituati. Rispetto a tattici normali, infatti, non è la singola unità a contare sul campo di battaglia, ma l’unione di esse in uno schieramento ben preciso. Ogni gruppo può infatti contenere fino a un massimo di cinque unità (ogni spazio è sbloccabile con la Fama dell’esercito e apposite medaglie acquisibili durante i vari stage) ed esistono delle combinazioni in grado di rompere facilmente il gioco. Durante le prime fasi, però, le poche unità e l’impossibilità di inserirne più di 3 in una sola squadra porta il giocatore a testare le combinazioni più disparate, così da trovare quella più comoda per il proprio stile di gioco. Una volta entrati nei vari stage, siano essi principali, secondari o “missioni di liberazione”, potremo schierare le squadre utilizzando i punti Valore a disposizione. Questi possono essere guadagnati facilmente conquistando avamposti, sconfiggendo nemici, raccogliendo oggetti o utilizzandone alcuni appositi che potremo guadagnare o acquistare nel corso del gioco. Con il Valore è possibile schierare unità, oppure utilizzare delle speciali abilità che possono ribaltare completamente il risultato della sfida, rendendo fondamentale l’accumulo di questa valuta durante i combattimenti (soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati). Gli scontri sul campo di battaglia vengono effettuati in maniera autonoma, con il giocatore che potrà solamente guardare le varie (splendide) animazioni in 2D che Vanillaware ha sviluppato, in modo da studiare se le combinazioni selezionate possano essere efficaci oppure no. La casa di sviluppo, però, non si è fermata a un semplice sistema di abilità base, ma ha implementato un perfetto incastro di istruzioni per tutte le situazioni, andando a simulare molto quel che ha fatto Square Enix con Final Fantasy XII in passato con il Gambit. Questo garantisce libertà totale al giocatore nel far eseguire le istruzioni alle unità, in modo da collegare mosse tra loro apparentemente slegate eseguendo combinazioni totalmente fuori di testa in grado di distruggere qualsiasi nemico.
Il sistema di combattimento, però, non si ferma solo a questo. Difatti si aggiungono altri elementi di cui tener conto: la Resistenza e l’unità Leader. La prima indica quante volte è possibile utilizzare quel determinato gruppo in combattimento (o come assist, ma di questo parleremo tra poco), mentre la seconda indica chi è il leader di una squadra, applicando una serie di passive in grado di fornire aiuto in determinate situazioni. Le unità volanti, ad esempio, possono scavalcare ostacoli come le montagne o le barricate nemiche, mentre gli arcieri (insieme ai maghi) possono fornire fuoco di sostegno in caso di combattimenti che coinvolgono gruppi nei dintorni. Ogni elemento influenza il gameplay e la maggior parte del tempo viene passato soprattutto nei menù, così da ragionare su come comporre una determinata squadra ed equipaggiare (costruendo al contempo le istruzioni stile Gambit) le unità per creare la perfetta macchina da guerra.
Questo rende il titolo molto tattico e strategico, ma al contempo persone esperte possono rompere facilmente ogni equilibrio di gioco in pochi istanti con delle combinazioni che sono incredibilmente efficaci. Questo è considerabile un problema, soprattutto se il titolo viene affrontato alle difficoltà più alte, in quanto semplifica troppo l’esperienza e rende alcuni stage totalmente una passeggiata, annullando per molti aspetti l’intrigante elemento di sfida. Dal punto di vista di chi vi scrive questo problema è uno dei motivi più grandi per la mancata assegnazione del voto più alto possibile, nonostante il numero che potete vedere sotto questo testo sia assolutamente di valore.
Punto forte dell’intera opera è il comparto artistico, uno dei punti dove Vanillaware può tranquillamente definirsi caposaldo per l’industria videoludica. Anche questa volta il team di sviluppo ha realizzato un “dipinto” interattivo, che mischia fondale dipinto a mano e sprite bidimensionali meravigliosamente animati. Durante la nostra prova abbiamo avuto modo di testare il gioco su PlayStation 5 in vari formati: su televisione 55’’, su monitor 27’’ e su Steam Deck tramite Chiaki e lo streaming della console. In tutti i casi il gioco si comporta magnificamente, soprattutto vista la sua natura lontana dall’action che tutti vogliono realizzare in questo periodo. Data la sua leggerezza a livello di engine e di risorse richieste ci sentiamo di consigliare vivamente la versione Nintendo Switch, in modo da portare il gioco sempre con sé per goderselo in ogni momento possibile.
Un plauso ulteriore va fatto a Basiscape, team di compositori capeggiato da Mitsuhiro Kaneda, che ha tirato fuori il meglio delle proprie capacità con una colonna sonora in grado di supportare degnamente il ritmo della narrazione. Vogliamo però fare un discorso più ampio, per quanto possibile, circa la localizzazione nella nostra lingua che presenta numerose differenze con il giapponese (una delle due lingue disponibili per il doppiaggio). Il nostro adattamento si avvicina molto di più a quello inglese, pur prendendosi svariate libertà, e ogni discorso fila nonostante il senso di alcune frasi sia stato completamente stravolto rispetto all’originale. Il nostro consiglio è di evitare la traccia inglese in toto, visto che spesso le frasi non trovano corrispondenza tra le due lingue e l’effetto può essere straniante.
Definitivamente Unicorn Overlord si unisce, già a marzo, nella grande lotta al Game of the Year che vede già presenti alcuni grandi contendenti come Like a Dragon: Infinite Wealth e Final Fantasy VII Rebirth. Ovviamente non ci aspettiamo che possa essere realisticamente candidato dai media più grandi, viste le prossime uscite di giochi più “mainstream” e con nomi più altisonanti (vedasi Shadows of the Erdtree, per esempio) rispetto al gioco targato Vanillaware. Nel nostro piccolo, però, ci sentiamo di consigliarlo a qualsiasi condizione, dato che il gioco è palesemente un prodotto di quelli che vanno apprezzati e vissuti in tutto e per tutto, con una quasi totale mancanza di difetti (a parte alcune piccolezze che possono essere sicuramente soprassedute). Parliamo, ad esempio, della scrittura della trama o della difficoltà troppo bassa in modalità normale, ma al contempo il gioco riesce a introdurre un gameplay più intenso e ragionato rispetto ad altri esponenti del genere grazie ad alcune meccaniche ardite.
Una volta sbloccata l’intera offerta ludica, Unicorn Overlord diventa orgasmo puro per gli amanti della strategia, con le istruzioni che mostrano come realmente sia possibile realizzare uno strategico di alto livello andando semplicemente a coprire ogni possibile situazione da vivere sul campo di battaglia. Per chiudere è impossibile non citare il comparto artistico, uno dei pezzi migliori delle produzioni Vanillaware che anche con Unicorn Overlord riesce a piazzarsi tranquillamente nell’Olimpo artistico di tutti i tempi.
Devi essere connesso per inviare un commento.