Avventura dinamica Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/avventura-dinamica/ Videogiochi, Cinema, Giochi da Tavolo, Serie Tv, Podcast e Live Tue, 10 Aug 2021 13:28:15 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.tribe.games/wp-content/uploads/2021/08/cropped-avatar_facebook2021-32x32.png Avventura dinamica Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/avventura-dinamica/ 32 32 Outriders: demo disponibile da oggi https://www.tribe.games/outriders-demo-disponibile-da-oggi/ https://www.tribe.games/outriders-demo-disponibile-da-oggi/#respond Thu, 25 Feb 2021 11:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/outriders-demo-disponibile-da-oggi/ SQUARE ENIX è lieta di presentare un’anteprima della demo giocabile gratuita di OUTRIDERS, l’attesissimo sparatutto RPG di People Can Fly, gli sviluppatori di Gears […]

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SQUARE ENIX è lieta di presentare un’anteprima della demo giocabile gratuita di OUTRIDERS, l’attesissimo sparatutto RPG di People Can Fly, gli sviluppatori di Gears of War: Judgment e BULLETSTORM, e Square Enix External Studios, gli ideatori di SLEEPING DOGS e JUST CAUSE.

Guarda il video sulle 10 ragioni per cui devi giocare alla demo di OUTRIDERS  qui:

Il quinto Broadcast di OUTRIDERS, “Into the Fray!“, offre un’anteprima dei fantastici contenuti inclusi nella demo gratuita che esce oggi 25 febbraio, in cui sarà possibile giocare all’intero capitolo iniziale della campagna di OUTRIDERS. I giocatori potranno giocare per circa 3 ore, creando vari personaggi e provando tutte e quattro le classi disponibili nel gioco: Distruttore, Piromante, Tecnomante o Mistificatore.

Inoltre, chi acquisterà il gioco completo di OUTRIDERS per la stessa piattaforma, potrà trasferire i progressi della campagna.

Il quinto Broadcast di OUTRIDERS ha svelato anche dei dettagli della versione per PC di OUTRIDERS e del modo in cui People Can Fly si è impegnata per creare uno sparatutto RPG compatibile con varie specifiche di sistema e includere alcune delle nostre funzionalità preferite per PC.

Per maggiori informazioni, guarda il resto del Broadcast n°5 di OUTRIDERS, intitolato “Into the Fray!” semplicemente CLICCANDO QUI!!!

La demo di OUTRIDERS uscirà oggi 25 febbraio, alle 18:00 e sarà gratuita per tutti i giocatori su PlayStation 5, Xbox Series X|S, PlayStation 4, Xbox One, PC/Steam e GeForce Now.
OUTRIDERS uscirà il 1° aprile 2021 su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, Steam, Epic Store, GeForce NOW su PC e Google Stadia.

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The Last of Us Parte II: la meravigliosa brutalità della narrazione https://www.tribe.games/the-last-of-us-parte-ii-la-meravigliosa-brutalita-della-narrazione-speciale/ https://www.tribe.games/the-last-of-us-parte-ii-la-meravigliosa-brutalita-della-narrazione-speciale/#respond Mon, 06 Jul 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/the-last-of-us-parte-ii-la-meravigliosa-brutalita-della-narrazione-speciale/ The Last of Us Parte II è finalmente arrivato nei negozi di tutto il mondo lo scorso 19 giugno, dopo anni […]

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The Last of Us Parte II è finalmente arrivato nei negozi di tutto il mondo lo scorso 19 giugno, dopo anni e anni di seghe mentali siamo arrivati finalmente a scoprire il destino di tanti dei nostri personaggi preferiti. Se avete letto la nostra review (e se non lo avete fatto male, eccovi il link) avrete anche capito che il gioco è pressoché perfetto, sia dal punto di vista ludico sia da quello narrativo. Uno degli elementi che, però, spiccano nell’intera avventura è la violenza che viene esasperata in tutti e due i lati, e si pone come terzo elemento in un composto altamente esplosivo. È inevitabile che andremo a toccare delle corde particolarmente in linea con le tematiche del gioco e con gli spoiler, per cui se non avete terminato l’avventura non proseguite con la lettura.

Vendetta

The Last of Us Parte II è un gioco di quelli all’apparenza non particolarmente complessi, ma che nascondono una grandissima verità al loro interno. La visione d’insieme arriva spesso solo dopo due/tre run e, nonostante gli avvenimenti sembrino facili da comprendere, solo la discussione e l’interazione tra persone la rende definitivamente chiara. Tematica fondamentale dell’intero viaggio è la vendetta, cosa che si palesa praticamente immediatamente visto che il prologo (della durata di un paio d’ore) termina con il motivo che scatenerà questa sete da parte di Ellie e compagni: l’omicidio di Joel da parte di un gruppo di persone apparentemente sconosciute, tra cui una ragazza con una treccia che sembra essere il leader. Il tutto avviene sotto gli occhi di Ellie che, inizialmente stordita dalle emozioni, dopo qualche giorno decide di partire per Seattle alla ricerca del gruppo per ucciderli tutti e vendicare l’uomo che ha fatto di tutto per lei nei 5 anni precedenti.

Arrivati a questo punto, The Last of Us Parte II ci mette davanti a una serie di situazioni che mostrano come la nostra anti-eroina sia ormai decisa a ucciderli tutti arrivando anche a mettere in pericolo la donna che ama e il suo futuro. Giunta insieme a lei a Seattle, infatti, Dina rivela che è probabilmente in dolce attesa costringendo così Ellie a metterla da parte per non sacrificarli e prosegue con la sua sete di sangue in totale solitudine. Già nelle prime ore Druckmann ha inserito tutte le carte per il lieto, fine senza però tener conto di una cosa: il circolo della vendetta è una spirale senza fine. Paradossalmente questo è un concetto che il team ha cercato di spiegare anche in termini di gameplay con alcuni elementi molto semplici: infatti, se doveste uccidere un nemico i suoi compagni iniziano a urlare il suo nome disperati e si mettono alla ricerca di Ellie cercando di vendicarlo, salvo poi finire vittime della rabbia della protagonista.

Nel corso del suo viaggio a Seattle Ellie rintraccia praticamente tutti coloro facenti parte della spedizione punitiva che Abby – la ragazza che ha dato il colpo di grazia a Joel – ha organizzato per non ben specificati motivi. Nella mente del giocatore tutto ciò che sta facendo Ellie è giusto, “cavolo hanno ammazzato Joel, sono dei bastardi che devono pagarla”, ma a schermo quello che si presenta è una cosa totalmente senza senso. La crudezza di alcune scene lasciano scossi i giocatori – un esempio su tutti? L’ospedale e la tortura a Nora per scoprire dove si trova Abby – che continuano, però, a credere nella bontà delle azioni di Ellie. D’altronde lei è la buona no?

Destino

A contribuire al senso di giustizia di Ellie Naughty Dog ha pensato bene di inserire numerose scene ambientate negli anni “di vuoto” tra la fuga dalle Luci e la morte di Joel, con il rapporto tra quest’ultimo e la ragazza che ha iniziato inevitabilmente a incrinarsi a causa della bugia che ha chiuso il primo capitolo. Queste scena servono ad aumentare nel giocatore quel senso di giustizia e fargli pensare che la ragazza stia facendo bene a vendicarsi, insomma, hanno ammazzato l’uomo che l’ha cresciuta e che l’ha protetta… come fa a essere in errore? Beh, il culmine si raggiunge verso la metà dell’avventura, quando Ellie uccide – quasi costretta – Owen e Mel (incinta, come Dina) e fugge verso il teatro con Tommy e Jesse con l’idea di tornare a Jackson e smetterla con tutta la storia di Abby e della vendetta, lasciando quest’ultima incompiuta. La ragazza, però, non è dello stesso avviso e dopo aver visto morire tutti i suoi amici torna da Ellie pronta a vendicarsi anche lei per la morte dell’uomo amato e di tutti coloro che l’hanno accompagnata negli anni. Vendetta: il sentimento che alla fine muove il mondo e, soprattutto, le persone. Qui il giocatore tende a essere ancora dalla parte di Ellie, senza pensare a ogni gesto che ha fatto e alle persone uccise praticamente senza pietà, ma, ancora una volta, Druckmann e il team hanno deciso di stravolgere tutto e ci mostrano il punto di vista di Abby in uno dei colpi di scena più incredibili a cui solo Hideo Kojima aveva pensato. Scopriamo che a muovere le azioni di Abby c’è stato un sentimento che ormai abbiamo imparato a conoscere come se fosse nostro: la vendetta per la morte del padre. Quest’ultimo infatti è il dottore che è stato ucciso da Joel al termine del primo capitolo quando compie un autentico massacro per salvare Ellie, condannando il mondo alla distruzione a causa del Cordyceps. Il circolo vizioso della vendetta colpisce ancora e scopriamo come il motivo che ha mosso Abby è sempre stato quello di vendicarsi di Joel Miller e il motivo per il quale non hanno ucciso Ellie o Tommy è stato perché semplicemente loro non avevano fatto nulla.

Nei panni di Abby vediamo un mondo totalmente diverso a quello che è stato dipinto: lei è una ragazza che sotto la scorza dura è ancora infatuata di Owen, ma che ha deciso di metter tutto da parte per il suo benessere e quello di Mel, la donna che sta per dare alla luce suo figlio. Scopriamo come Manny sia un dongiovanni che tende ad andare a letto con qualsiasi donna e che Nora è una donna che vuole solo il bene dei suoi compagni e permette a Abby di introdursi nell’ospedale nonostante venga poi ricercata dal WLF per aver disertato. Il gruppo che ha ucciso Joel è un gruppo normalissimo, fatto di persone che fanno di tutto per sopravvivere, esattamente come han fatto il contrabbandiere ed Ellie per tutti questi anni. Il WLF non è questo ente cattivo – così come non lo erano le Luci nel primo The Last of Us – che è stato dipinto da tutti, ma semplicemente un corpo militare che cerca di sopravvivere come può, arrivando a stipulare una pace – anche se poi è andato tutto a quel paese – con i Serafiti per evitare di spargere ulteriore sangue. Durante la sua avventura – nell’arco dei tre giorni narrati in Parte II – Abby incontrerà due ragazzi (fratello e sorella) che fanno parte della fazione Serafita, i quali decidono di fuggire per dei non precisati motivi (che – invece – durante l’avventura diventeranno sempre più precisi e profondi, ma non sono utili in questo contesto) e che decidono di salvarla da morte certa. Abby impara a conoscerli e insieme a loro attraversa un processo che la rende consapevole di come non voglia più combattere a Seattle, ma tornare insieme ai suoi amici dalle Luci, cercando un modo per salvare l’umanità. Nel mentre stringe un rapporto quasi fraterno con Lev, il ragazzo (che in realtà scopriamo essere una ragazza), che le farà da partner per gran parte dell’avventura arrivando a prenderlo sotto la sua ala durante la fuga da Haven. Dopo aver affrontato praticamente l’inferno, Abby torna all’Acquario dove ha lasciato Owen e Mel, decisa a partire con loro e tornare a casa, salvo scoprire che qualcuno li ha uccisi facendo così cascare tutto il suo mondo e lasciandola con niente da perdere. Con la furia in corpo, Abby si scontra con Ellie arrivando quasi a uccidere Dina, ma Levi glielo impedisce, quasi come a salvarla dall’ennesima vendetta che non avrebbe fermato il cerchio.

Future Days

Quella di The Last of Us Parte II può sembrare una storia banale con il solo scopo di far vedere come la vendetta sia inutile, ma sotto le tematiche che tocca sono più profonde di quel che inizialmente si vuol far intendere. Inizialmente Naughty Dog mostra al giocatore come Abby e i suoi compagni siano dei bastardi, salvo poi raccontare tutta la storia, mostrando come le apparenze possano ingannare e si possa arrivare a sostenere quella che fino a 20 ore prima era una “stronza assassina” con una semplicità disarmante. Tutti abbiamo un passato che ci rincorre e che spesso muove i nostri fili, e se dall’esterno le azioni possono sembrare fuori luogo o folli, in realtà per noi hanno senso. Naughty Dog ha cercato di imporre questo concetto nella mente dei giocatori, manovrandoli come burattini e facendo quasi passare Ellie dalla parte del torto. Un esempio? Durante la parte all’acquario con Ellie, un cane ci attacca e saremo costretti a ucciderlo di cattiveria. Qual’è una delle prime cose che ci fanno fare quando comandiamo Abby? Giocare con quello stesso cane che fino a un’ora fa ci separava dal vendicarci di Joel. Druckmann ha inserito la violenza in The Last of Us Parte II non come puro collante per il gameplay o per essere controverso – anzi tutto il contrario – ma più per mostrare come questa in realtà non serva assolutamente a nulla e che spesso viene utilizzata totalmente a caso. Non è stata la trama a essere abbellita con la violenza, ma, al contrario, la violenza stessa a essere parte della narrazione per mandare un messaggio e per far riflettere. Proprio per questo motivo una volta terminato The Last of Us Parte II tutto quello che rimane dentro è un enorme vuoto e una grandissima sensazione di smarrimento, questo perché Druckmann e soci hanno colpito in pieno un tasto dolente come il dolore e hanno voluto far sì che il giocatore stesso prima provasse quella sensazione di vendetta per poi tramortirlo con la retorica e la morale sull’inutilità della stessa. Pochi hanno avuto il coraggio di giocare con i sentimenti dei giocatori e ancora meno sono riusciti nell’intento, proprio per questo è ora di inserire Neil Druckmann tra i grandi del medium a seguire autori del calibro di Hideo Kojima.

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The Last of Us: la storia di un viaggio verso la speranza https://www.tribe.games/the-last-of-us-la-storia-di-un-viaggio-verso-la-speranza-speciale/ https://www.tribe.games/the-last-of-us-la-storia-di-un-viaggio-verso-la-speranza-speciale/#respond Tue, 16 Jun 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/the-last-of-us-la-storia-di-un-viaggio-verso-la-speranza-speciale/ Venerdì arriverà The Last of Us Parte II, uno dei giochi più attesi dell’anno che la critica ha già premiato come […]

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Venerdì arriverà The Last of Us Parte II, uno dei giochi più attesi dell’anno che la critica ha già premiato come il titolo della generazione insieme a Red Dead Redemption 2. In attesa della nostra recensione, che arriverà dopo aver spolpato con attenzione l’ultima fatica di Naughty Dog, vogliamo fare qualche passo indietro, esattamente a 7 anni fa. Nel giugno 2013, qualche mese prima dell’arrivo di Playstation 4 e Xbox Oneveniva rilasciato The Last of Us, titolo di Naughty Dog che, dopo Uncharted, cercava di portare i giocatori in un nuovo universo facendo qualcosa di diverso rispetto a quello che s’era visto precedentemente e finendo per rivoluzionare tutto il possibile. La storia di Ellie e Joel, ma anche un po’ la nostra, è una sequenza incredibile e mozzafiato di vita che ha cambiato un po’ dentro chi lo ha giocato, portando a serie riflessioni che un videogioco mai aveva imposto.

Uno strano incontro

The Last of Us ci porta subito dentro la vita di Joel, un uomo che – insieme alla figlia Sarah – vive una vita tranquilla, senza particolari preoccupazioni, perlomeno fino allo scoppio di una pandemia. Sembra la storia dell’umanità nel 2020, forse Naughty Dog ci aveva già visto lungo, ma il Cordyceps inizia a farsi strada negli Stati Uniti e il caos scoppia inesorabilmente. Nella fuga Joel cerca, con l’aiuto del fratello Tommy, a salvaguardare lui e sua figlia ma – purtroppo – l’incontro con un soldato che ha avuto l’ordine di uccidere tutti quanti toglie la vita a quest’ultima. È la tragedia personale di Joel, che a questo punto ha perso tutto: la normalità, la tranquillità e Sarah.

Il gioco ci proietta vent’anni dopo, nel 2033 con Joel che è sopravvissuto, iniziando a fare il mercenario per tirare avanti e continuare a vivere, seppur con il dolore della perdita della figlia ancora dentro di sé. L’ennesimo incarico, però, gli svolta la vita: durante una missione per recuperare delle armi – insieme a Tess – incontra Marlene, una donna appartenente a un gruppo chiamato Luci. Ferita, Marlene affida a Joel e Tess un incarico particolare: portare fuori dalla città in quarantena una ragazzina chiamata EllieQuesto è il primo incontro tra Joel ed Ellie e i due non attaccano immediatamente: per lui è solo l’ennesimo compito per distrarsi dalla situazione che si sta vivendo, mentre per lei è l’occasione di vedere l’esterno che ha sempre sognato e immaginato tramite i racconti di una sua vecchia amica. Ovviamente nulla va per il verso giusto e i tre si ritrovano a viaggiare braccati dai militari e sempre in allerta visto che gli infetti sono ovunque, anche nei posti più disparati e nascosti. Durante il viaggio Joel e Tess scoprono che Ellie, in realtà, è un’infetta che però non riscontra i sintomi del Cordyceps nonostante sia stata morsa ormai settimane prima e – quindi – potrebbe trattarsi del primo caso di essere umano immune dall’infezione. I due capiscono subito l’importanza di questa scoperta e capiscono che le Luci stanno lavorando alla ricerca di una cura con Ellie come parte fondamentale di questo immenso puzzle.

Arrivati al punto di ritrovo, però, trovano i membri delle Luci massacrati; dichiarando fallita la missione, Joel prova a tornare a casa, ma Tess lo ferma e lo costringe ad andare avanti: lei è stata morsa e la sua infezione è peggiorata in poche ore. Ellie potrebbe essere la salvezza di tutta l’umanità se solo riuscisse a consegnarla alle Luci. L’unico modo per farlo è il fratello di Joel, Tommy, che faceva parte del gruppo e che ora se ne è distaccato. Mentre Tess si sacrifica distraendo i militari arrivati in zona, Joel ed Ellie iniziano il loro viaggio in solitaria verso la salvezza dell’umanità.

Durante il percorso, i due incontrano una serie di persone che – nel loro piccolo – cercano di sopravvivere, come l’eremita Bill e i fratelli Sam ed Henry che, dopo averli accompagnati per un breve periodo, finiscono tragicamente la loro storia. Questa è, probabilmente, la parte più cruda di The Last of Us e quella che ai tempi colpì di più: Sam si ritrova infettato dopo l’incontro con un’orda ed Henry decide di ucciderlo, prima di spararsi in testa per aver colpito il proprio fratellino. La resa in video della scena colpisce al cuore (e noi ve la mostriamo quied è forse il primo segno – dopo il sacrificio di Tess – di come Naughty Dog voglia raccontare non solo una storia di speranza, ma anche la disperazione dell’animo umano e come a volte sia necessario fare dei gesti disperati a causa delle proprie azioni.

Superata l’estate si arriva all’autunno e Joel ritrova, finalmente, il fratello Tommy. Joel è arrivato qui con l’obiettivo di lasciare a lui la consegna di Ellie alle Luci e di tornare a casa, stanco di tutto quello che è successo fino a quel momento. Ellie, però, è contraria perché si è affezionata a Joel – prima e vera figura paterna della ragazza – e scappa a cavallo pronta ad andarsene chissà dove per fuggire al dolore della separazione. Joel e Tommy riescono a trovarla e dopo una furiosa litigata finalmente i sentimenti dei due vengono fuori: lei si è sempre sentita un pacco da consegnare nonostante abbia iniziato a considerare l’uomo una figura importante, mentre lui si è tenuto a distanza perché gli ricordava troppo Sarah, la figlia perduta ormai vent’anni prima. Tornando verso il campo, l’uomo però pensa a tutto quello che è successo e decide di accompagnare lui Ellie verso l’Università del Colorado, l’affetto per la ragazza inizia a venire fuori e non vuole lasciarla da sola.

I due compagni arrivano all’Università, dove teoricamente era posizionato un laboratorio delle Luci e iniziano la ricerca nonostante sia ormai chiaro che questo posto sia stato abbandonato diverso tempo dopo. Dopo aver trovato un registratore in grado di fornire indicazioni sulla posizione attuale delle Luci e del loro laboratorio, si scontrano con dei cacciatori e Joel finisce – tragicamente – impalato da un paletto di metallo che gli trafigge lo stomaco. In un momento che raccoglie tutta la disperazione di Ellie, la ragazza riesce – a fatica – a portare Joel al sicuro, ma l’uomo è gravemente ferito e la scena si chiude, con un sapiente taglio di regia, con lei che non sa cosa fare.

La maturità e l’incoscienza

Il cliffanger rimane per tutta la prima parte dell’inverno, in cui giocheremo nei panni della giovane Ellie intenta a cacciare un cervo. Poco dopo l’incontro con David e James ci fa intuire quale sia la sorte di Joel: la ragazza infatti chiede ai due di portarle degli antibiotici in cambio del cervo per sfamare il loro campo. Ellie e David si ritrovano a dover fronteggiare degli infetti riuscendo a cavarsela mentre l’uomo svela alla ragazza che i predoni che hanno attaccato lei e Joel all’Università facevano parte del loro gruppo ma – una volta tornato James – la lascia andare dicendo che non serba rancore e che è libera di fare ciò che vuole.

Finalmente rivediamo Joel, è ferito e molto debole con la ragazza che ha fatto il suo meglio per cercare di curarlo, ma, ovviamente, i guai non tardano a farsi sentire. I membri del gruppo di James e David l’hanno rintracciata riuscendo poi a catturarla, complice la sua fuga per portarli lontani da Joel. Dopo un alterco con David riesce a fuggire, uccidendo nel mentre James, ma non dura molto in quanto l’uomo la rinchiude in un ristorante e gli da fuoco, costringendola a uno scontro mortale. Nel mentre Joel riesce a riprendersi e, notando l’assenza di Ellie, inizia a cercarla massacrando il gruppo di David arrivando poi al ristorante dove trova la ragazza intenta a massacrare con il machete il suo nemico che, pochi secondi prima, ha provato a ucciderla. I due si abbracciano e fuggono dal posto chiudendo l’ennesima stagione e arrivando vicino al loro obiettivo.

28 Aprile 2034, il viaggio è quasi al termine e i due riescono a raggiungere l’ospedale Saint Mary dove le Luci dovrebbero essersi radicate. I due si avventurano per un tunnel dove vengono attaccati da degli infetti riuscendo a sopravvivere con l’idea che presto possono tirare un sospiro di sollievo. Un’incidente, però, rischia di rovinare tutto: Ellie cade in acqua e non sapendo nuotare viene trascinata in uno stato di panico e sviene, Joel riesce a salvarla e viene trovato da un uomo delle Luci che, fraintendendo la situazione, lo stordisce. L’uomo si risveglia all’interno dell’Ospedale ritrovando così Marlene che lo rassicura che Ellie è salva, per ora. La donna spiega a Joel che hanno preparato già tutto per operare Ellie, toglierle l’infezione mutata e creare così un vaccinoL’intero processo, però, significa che la ragazza dovrà morire per poterlo estrarre, in quanto l’infezione si sviluppa per tutta l’estensione del cervello. Joel si ribella e inizia la sua rincorsa alla ragazza, uccidendo tutte le Luci che incontra sul suo cammino, riuscendo trovarla giusto in tempo in quanto il dottore stava per iniziare l’operazione. Joel uccide il medico e gli assistenti, portando poi via Ellie e incontrando Marlene nel parcheggio. La donna prova a far cambiare idea a Joel con un semplice fatto: la vita di Ellie scambiata per il bene di tutto il mondo, così da farlo tornare quello di prima ed evitare ulteriore dolore e garantendo un futuro sereno a tutti quanti. Joel uccide Marlene e salva Ellie, portandola lontana verso quello che scopriremo essere l’accampamento di Tommy. Durante il dialogo tra i due Joel mente alla ragazza dicendole che lei non è la sola immune all’infezione e che le Luci non sono più interessate alla cura.
In una delle scene più significative dell’intero titolo, Ellie guarda Joel e gli chiede se tutto ciò che le ha raccontato corrisponde all’assoluta verità e di giurarlo, l’uomo – chiaramente mentendo – conferma la versione e lei sembra non essere convinta della sua risposta, ma l’accetta.

The Last of Us

La storia raccontata da Naughty Dog è probabilmente semplice ma d’impatto, in quanto la scrittura è incentrata totalmente sul rapporto tra i due protagonisti. Inizialmente Ellie e Joel non sono una coppia affiatata, la prima spera solo di essere utile ed è entusiasta di vedere il mondo esterno, mentre l’uomo la vede solo come un pacco da consegnare. Il trovare dei sopravvissuti come loro – Sam ed Henry – inizia a far capire a Joel come la ragazza, invece, sia semplicemente una persona come lui e che non sa cosa voglia dire una vita normale, senza infetti e senza la paura di morire da un momento all’altro morsa da un infetto o massacrata da un essere umano. L’evoluzione personale di Ellie è un crescendo che raggiunge l’apice nello scontro con David; qui la ragazza si ritrova da sola in una situazione dove le basta una semplice distrazione per morire e render vano l’intero viaggio e l’istinto di sopravvivenza ha la meglio: deve uccidere per evitare di essere uccisa. Il percorso emotivo della giovane ha la sua fine proprio con le ultime battute del gioco, lei non crede minimamente alle parole di Joel e sa che lui ha mentito e capisce anche perché, ma evita di parlarne proprio perché lo capisce e non riesce a dargli torto.

D’altra parte, invece, Joel cambia idea sulla ragazza proprio quando se ne deve separare, capisce come il tempo passato con lei sia stato di grosso impatto su di lui, che la ferita lasciata aperta dalla morte della figlia può essere rimarginata grazie ad Ellie e che le due si assomiglia tanto, forse troppo. Il momento in cui viene messo davanti al fatto che lei sarebbe dovuta morire per dare una speranza al genere umano è quello del dolore più assoluto: perdere anche Ellie sarebbe stato troppo e decide di essere egoista fino in fondo, salvandola e condannando – al contempo – l’umanità a subire gli effetti del Cordyceps ancora per molto tempo.

The Last of Us è una storia semplice, ma al tempo stesso complicata. Una storia composta da mille piccole sottostorie, tutte in grado di straziare il cuore e che non possiamo neanche approfondire perché altrimenti staremmo qui a a parlarne per giorni e giorni, perché tutto è stato studiato nel più perfetto dei dettagli. La storia di Bill, quella di Tommy, dei fratelli Henry e Sam, di David e del suo gruppo e – infine – quella delle Luci sono degli approfondimenti in grado di far capire la situazione in un mondo in cui la speranza non esiste e la disperazione più totale la fa da padrona; l’insieme di tutti questi elementi è The Last of Us, il viaggio di Ellie e Joel e dei giocatori alla scoperta di un mondo in rovina.
Tra pochi giorni potremo scoprire cosa ci aspetta in questo seguito, uno dei giochi più crudi e violenti degli ultimi anni secondo i pareri della stampa che ha già messo mano al titolo, e possiamo già anticiparvi che noi non siamo pronti a quello che ci si parerà davanti dal 19 giugno.

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The Last of Us Parte II era davvero necessario? https://www.tribe.games/the-last-of-us-parte-ii-era-davvero-necessario-speciale/ https://www.tribe.games/the-last-of-us-parte-ii-era-davvero-necessario-speciale/#respond Wed, 27 May 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/the-last-of-us-parte-ii-era-davvero-necessario-speciale/ Amici della Tribù, non manca tanto tempo all’arrivo di The Last of Us Parte II nei negozi . Il 19 Giugno si […]

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Amici della Tribù, non manca tanto tempo all’arrivo di The Last of Us Parte II nei negozi . Il 19 Giugno si avvicina a grandi cavalcate in questo periodo di quarantena, di libertà parziali e onestamente per noi giocatori non può che essere un bene. Molti dubbi circondano questa seconda avventura di Ellie e Joel e tanti di questi non sappiamo neanche se saranno dissipati con questo gioco. Infatti, quello che tutti si son domandati sin dall’annuncio è stato: ma è davvero necessario un secondo capitolo? La risposta è un po’ più complicata del semplice “Si” o “No”, per questo cercheremo di darla nella maniera più esaustiva possibile nel corso di questo editoriale.

Una storia autoconclusiva

The Last of Us parla di tutti noi: di Joel che dopo la morte di Sarah ha cercato di sopravvivere in un mondo devastato da un’infezione in grado di uccidere i suoi amici, la sua vita e di Ellie che la vita – come noi la conosciamo – non l’ha mai vissuta essendo cresciuta nella paura e nell’ansia. The Last of Us racconta come questi due universi si incontrano, si uniscono e dopo un viaggio durato praticamente un anno si conclude con una bugia. Joel è riuscito a superare la morte di Sarah e considerare Ellie come una sua seconda figlia e non l’ha voluta abbandonare al suo destino infame di cavia sacrificale anche se questo poteva salvare miliardi di vite e sconfiggere l’infezione. Ellie, d’altro canto, ha conosciuto il mondo e ha imparato a viverlo volendo così sacrificarsi per dare a ciò che tanto amava una speranza visto che, non sappiamo perché, la ragazza è immune dagli effetti del Cordycepts e non può trasformarsi. La storia di The Last of Us poteva benissimo dirsi conclusa con quella bugia, con quell’alone di mistero sulla sorte dei due personaggi e sulla sorte del mondo per poi spostarsi su qualche altra storia e avventura di coppie alla ricerca di una cura, di storie potenzialmente ce n’erano un’infinità e non sappiamo neanche la metà di quello che Naughty Dog poteva fare con questo universo narrativo. 

Quella di The Last of Us era una storia unica, da vivere con la consapevolezza che si trattava di un racconto che finiva in una botta sola senza aspettarsi seguiti o approfondimenti sulla stessa. La potenza di quel finale, quelle frasi conclusive rischiano di perdere completamente di senso se dovessimo pensare a un seguito. La potenza della scrittura di Naughty Dog con The Last of Us si basa, appunto, sulla possibilità di avere una storia che inizia e si conclude in una sola battuta, con l’ammissione solo di un DLC che andava a riempire due buchi con lo stesso contenuto: come è stata infettata Ellie e, sopratutto, cosa è successo a Joel tra l’Autunno e l’Inverno? Ovviamente non conosciamo i contenuti di questa Parte II (e già il fatto che si chiami “Parte II” e non si parli di secondo capitolo fa capire già tutto) ma dai trailer si è capito come sia in tutto e per tutto un seguito della storia di Ellie e Joel in cui la ragazza diventa finalmente adulta e inizia a comportarsi come il suo “patrigno” anni prima. 

Come si è evoluto il mondo?

Dall’altro lato, però, The Last of Us ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Le battute conclusive lasciavano alludere a un futuro per la coppia composta da Ellie e Joel, un futuro in cui avrebbero fatto di tutto per combattere per riportare la normalità pur evitando di dover sacrificare la vita della giovane per sconfiggere il virus. Quell’ultima bugia di Joel avrebbe meritato un continuo, un vedere come Ellie avrebbe reagito alla più evidente delle bugie su uno dei temi più importanti per la ragazza. E siamo contenti che Naughty Dog ci dia la possibilità di vedere di più dietro alla storia di questa coppia che, per certi versi, sentiamo anche un po’ nostra sopratutto dopo questo periodo di quarantena causato da un virus per certi versi imbattibile anche se meno pericoloso del Cordyceps che ha mietuto milioni di vittime nel gioco. Ovviamente si arriverà a punto nel quale si dovrà chiudere questa avventura e la narrazione non può proseguire all’infinito, però ci pare giusto dare un senso agli ultimi istanti di un titolo che ha fatto delle parole e dei gesti non detti un suo vero e proprio mantra mantenendo per certi versi anche il mistero su alcune delle vicende che hanno accompagnato la coppia durante questo viaggio verso la speranza. Da quel che è possibile vedere nei trailer Ellie è cresciuta e vive ormai la propria maturità cercando di capire come stare in quel mondo che lei ha conosciuto essere come l’unico in cui ha vissuto, ma che in realtà non è mai stato così crudele come in quei tempi di pericolo e l’unica possibilità che conosce la ragazza è la lotte mentre, un invecchiato Joel potrebbe farle capire che in realtà non è quella la soluzione. The Last of Us Parte II è sicuramente interessante sotto questo punto di vista, la possibilità di vedere ciò che è diventato rispetto a ciò che è stato in passato, il tutto a causa dell’infezione che ha devastato il mondo e che al momento è senza cura, è sicuramente interessante perché è lo scontro di due mentalità e sopratutto, perché il passato tra i due rende l’intera narrazione aperta a qualsiasi sorpresa e colpo di scena.

Bene o male?

Ovviamente entrambi i punti di vista vanno bene, ci sta che una persona sia scontenta di questa seconda parte delle avventure di Joel ed Ellie perché The Last of Us è un capolavoro reso speciale appunto dalla sua unicità e dalla potenza di una narrazione che lascia praticamente senza parole alla fine. Il sottoscritto, però, crede che questa seconda parte sia necessaria perché la potenza di quel finale è praticamente nullo senza vedere la reazione di Ellie, senza vedere come reagisce a una chiara – e poco velata – bugia atta semplicemente a difendere lei e non l’umanità come Joel ha sempre dichiarato di fare. The Last of Us Parte II è l’occasione per Naughty Dog di narrare il continuo di una storia già di per sé incredibile ed emozionante combinando però ulteriori dinamiche in grado di evolvere una relazione così travagliata e complessa come quella tra Ellie e Joel. L’errore che va evitato, però, è quello di prolungare inutilmente una storia solo perché il brand funziona e i fan se lo aspettano, per cui non ci sarebbe da meravigliarsi se con questa seconda parte possano andare a tagliare un’eventuale terza avventura e, invece, decidano di continuare a sfruttare l’IP spostando però la narrazione su altri personaggi e altre situazioni pur mantenendo lo stesso setting e ambientazione. Solo dal 19 Giugno potremo vedere cosa realmente ci aspetta e, onestamente, non vediamo l’ora. 

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I Rōnin e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/i-ronin-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/i-ronin-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 06 May 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/i-ronin-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ben ritrovati cari amici della Tribù nell’ultimo della serie di speciali che ci hanno accompagnato fin qui, in attesa dell’uscita […]

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Ben ritrovati cari amici della Tribù nell’ultimo della serie di speciali che ci hanno accompagnato fin qui, in attesa dell’uscita di Ghost of Tsushima, prevista per il 17 luglio. In questo articolo approfondiremo una figura misteriosa che ha ispirato moltissime leggende nel corso della storia: rōnin.

UOMINI ONDA

Rōnin 浪人, i cui kanji letteralmente significano “uomo onda”, era il nome che prendeva un samurai senza signore. Questo poteva accadere per la morte del feudatario del quale era a servizio oppure per averlo disonorato. Questa figura si diffuse particolarmente nel Periodo Tokugawa quando, in seguito all’abolizione di molti feudi, tanti samurai si ritrovarono senza qualcuno da servire e a vagare per le terre del Giappone. Normalmente, però, un rōnin diventava tale quando il signore che serviva moriva oppure quando quest’ultimo perdeva la fiducia nel guerriero in seguito a un errore o a un oltraggio e lo congedava dal servizio: in questo caso, il samurai poteva riabilitarsi commettendo seppuku, oppure, se rifiutava, perdeva il proprio onore e diventava un guerriero errante. Nel Giappone feudale questo significava perdere il sostegno del proprio clan e la dignità.

Nel corso della storia il termine rōnin prese un’accezione negativa perché indicava un individuo fuori dalla società e dalle regole, non essendo più legato all’etica del bushidō. Molti rōnin per sopravvivere si riunivano e offrivano i loro servigi come mercenari o come insegnanti di arti marziali, oppure si rifugiavano nella vita monacale praticando il Buddhismo Zen.

I SAMURAI DI AKO

Una delle storie più affascinanti riguardante i rōnin è quella dei samurai di Ako al servizio di Asano Naganori. Durante il Periodio Tokugawa l’imperatore Higashiyama mandò dei messi ad omaggiare lo shogun. Lo shōgun al tempo era Tokugawa Tsunayoshi, il quale incaricò alcuni daimyō con l’aiuto di Kira Yoshinaka, maestro di cerimonie e alto funzionario, di preparare il ricevimento.
daimyō dovevano portare dei doni a Kira per ringraziarlo dei suoi insegnamenti, ma il regalo di Asano venne ritenuto inadeguato dal funzionario che, per vendicarsi, cominciò ad insultarlo pubblicamente e a renderlo ridicolo.
Asano, dopo l’ennesimo sgarbo, perse la pazienza e colpì Kira con il pugnale ferendolo sulla fronte. Il fatto che l’attacco avvenne all’interno del palazzo dello shōgun rappresentò un aggravante a cui i due contendenti dovettero rispondere.
Kira venne perdonato, ma Asano subì l’ira dello shōgun: il suo feudo venne confiscato, suo fratello costretto agli arresti domiciliari e ad Asano venne concesso di morire onorevolmente compiendo il seppuku.
I samurai al servizio di Asano persero il loro signore e di conseguenza divennero rōnin. Essi si riunirono e discussero sul da farsi; alla fine decisero di abbandonare Ako. Però Oishi Kuranosuke, conosciuto come di Oishi Yoshio, e alcuni altri rōnin giurarono che si sarebbero vendicati di Kira, il quale, temendo una qualche vendetta, si circondò di guardie del corpo. I guerrieri decisero quindi di aspettare un momento più opportuno e ciascuno prese una strada diversa, dando l’impressione che ormai avessero rinunciato alla loro idea. Oishi addirittura divorziò dalla moglie per proteggerla da eventuali conseguenze e cominciò a frequentare bordelli e taverne. Una sera Oishi, ubriaco, cadde sulla strada senza riuscire a rialzarsi mentre passava un samurai che lo insultò e lo colpì per il suo comportamento disonorevole, anche se tutto questo faceva parte di un piano ben preciso.
Kira, rassicurato infine dal comportamento dei rōnin, pensò ormai di essere al sicuro e congedò le guardie del corpo.
Nel dicembre del 1702 finalmente il gruppo composto da quarantasette rōnin cominciò i preparativi per la vendetta e il 14 dicembre 1702 attaccarono la residenza di Kira.
Oishi gli offrì la possibilità di compiere seppuku, ma poiché egli esitava, lo uccise con lo stesso pugnale usato da Asano per suicidarsi. Al funzionario venne poi staccata la testa per portarla sulla tomba di Asano, che adesso era stato vendicato.
Il gruppo di rōnin che arrivò al Sengakuji ( il tempio in cui si trovava la tomba del loro signore) comprendeva quarantasei uomini; del quarantasettesimo non si hanno notizie certe: alcuni dicono che morì nello scontro, altri raccontano che venne mandato dallo shogun per riferire l’accaduto. Dopo aver onorato la tomba del loro signore e aver deposto la testa di Kira, il gruppo si costituì. I rōnin avevano violato l’ordine dello shogun di non compiere vendetta, ma d’altro canto avevano mostrato le qualità dei veri guerrieri samurai, fedeli fino alla fine al loro signore; inoltre, il popolo era dalla parte di Oishi e dei suoi compagni. Per questo motivo alla fine Tokugawa Tsunayoshi concesse al gruppo di morire tramite seppuku e recuperare così l’onore.
La vicenda dei rōnin è stata ripresa in tantissimi modi sia nel teatro che nel cinema, ed è una storia che affascina sempre, perché le gesta dei valorosi guerrieri divennero un esempio di moralità, disciplina e virtù del bushidō.

Eccoci dunque arrivati alla fine di questa serie di articoli dedicati al Giappone che scopriremo in Ghost of Tsushima; abbiamo toccato diversi argomenti e approfondito alcune vicende accadute. Ora non ci resta che aspettare l’uscita del titolo e vi ringraziamo per averci fatto compagnia in questo viaggio!

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Kublai Khan e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/kublai-khan-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/kublai-khan-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 29 Apr 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/kublai-khan-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ciao a tutti, ragazzi e ragazze, ed eccoci di nuovo qui per il quinto speciale dedicato a Ghost of Tsushima. Ho […]

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Ciao a tutti, ragazzi e ragazze, ed eccoci di nuovo qui per il quinto speciale dedicato a Ghost of Tsushima. Ho deciso di dedicare questo pezzo all’approfondimento della figura di Kublai Khan, storico condottiero mongolo che guidò il suo esercito nel tentativo di invadere il Giappone. Dunque, dopo gli articoli su bushidō, Periodo Kamakuraninja e kamikaze, continuiamo il nostro percorso per arrivare al 17 luglio preparati e ferrati sull’argomento.

GRAN KHAN

Kublai Khan apparteneva a una famiglia di condottieri mongoli, nipote di quel famoso Gengis Khan che fu l’unificatore dei vari clan e fondatore nel 1206 dell’impero mongolo.
Da giovane Kublai fu un fervente studioso e appassionato della cultura cinese e in seguito, durante il suo impero, molti intellettuali cinesi vennero convocati come suoi consiglieri. Dopo che suo fratello maggiore divenne Khan dell’impero mongolo, a Kublai venne dato l’incarico di conquistare la Cina; in seguito egli venne nominato governatore dei territori a sud dell’impero mongolo. Dopo la morte del fratello maggiore, si crearono delle ostilità tra Kublai, favorevole a una fusione tra la cultura mongola e quella cinese, e suo fratello minore, che voleva al contrario imporre i propri usi e costumi alle popolazioni assoggettate. Dopo un violento scontro tra i due che sfociò in guerra civile, la vittoria andò a Kublai, il quale venne nominato Gran Khan dei mongoli. In seguito a queste vicende, l’ormai vastissimo impero che si era venuto a creare (andava dal Pacifico al Baltico e al Mediterraneo, includeva Mongolia, Cina, Corea, la Persia, la Mesopotamia, le steppe e coste russe del Mar Nero, per una superficie di circa 24 milioni di chilometri quadrati) raggiunse il suo massimo splendore e venne suddiviso in quattro khanati, ossia dei territori governati ciascuno da un khan, che rispondevano al Gran Khan. Oltre che Gran Khan dei mongoli, Kublai fu nominato anche Imperatore della Cina e fu il fondatore della dinastia sino-mongola Yuan nel 1271; sotto il suo comando l’impero conobbe una grande crescita economica, vennero realizzate numerose opere pubbliche e favorite l’integrazione delle popolazioni nomadi e la diffusione del Buddhismo.

L’impero di Kublai Khan intrattenne rapporti commerciali con l’Estremo Oriente, l’India, il Giappone, le Repubbliche Marinare e il Nord Africa; tra il tredicesimo e la metà del quattordicesimo secolo i viaggi lungo la Via della Seta si intensificarono e mercanti genovesi e veneziani, missionari e diplomatici viaggiavano dal Mediterraneo verso Pechino. Quando anche Marco Polo arrivò in Cina venne invitato proprio dal Gran Khan a visitare la sua corte e molti luoghi dell’impero, che incluse e descrisse nel suo resoconto di viaggio “Il Milione”. I mongoli non avevano pregiudizi etnici o religiosi e ammettevano la presenza di molti stranieri ai quali affidavano incarichi economici e da funzionari, come accadde a Marco Polo che collaborò per diciassette anni con Kublai Khan.
Come abbiamo già avuto modo di vedere, Kublai tentò per due volte di invadere il Giappone. Inizialmente inviò una missiva nel 1266 in cui chiedeva al Paese del Sol Levante di entrare a far parte volontariamente dell’impero; tuttavia la richiesta fu ignorata dai giapponesi (come tutte le seguenti) e questo portò il Gran Khan a salpare con una flotta nel 1274 e successivamente nel 1281, ma entrambe le volte dei violenti tifoni colpirono le navi dell’esercito mongolo, aiutando i giapponesi a respingere la minaccia. Successivamente, Kublai si impegnò nell’invasione del Vietnam, ma anche questi tentativi finirono male poiché i vietnamiti erano già pronti per un eventuale attacco e si seppero difendere bene. Tuttavia, ormai il grande condottiero stava invecchiando e negli ultimi anni della sua vita fu colpito da gotta e da altri disturbi alimentari. Infine, morì nel 1294 e il suo corpo fu riportato in Mongolia per essere sepolto in patria. Da questo momento in poi la separazione dei diversi khanati si fece ancora più evidente e il vasto impero iniziò a disgregarsi.

Con questo si conclude il nostro approfondimento su colui che guiderà l’invasione dei nemici in Ghost of Tsushima e vi diamo appuntamento al prossimo e ultimo speciale, in trepidante attesa del rilascio del titolo. Alla prossima!

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Kamakura Jidai: l’inizio del Medioevo giapponese e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 15 Apr 2020 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il […]

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Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il 26 giugno.
Vediamo dunque insieme gli eventi che hanno segnato il Periodo Kamakura (鎌倉時代 Kamakura jidai) che copre l’arco di tempo dal 1185 al 1333, durante il quale è ambientata la vicenda narrata nel gioco.

UNA NUOVA CAPITALE, UN NUOVO GOVERNO

Fino al 1185 la capitale del Giappone era stata Heian (l’attuale Kyōto) che da il nome anche al periodo che va dal 794 al 1185 per l’appunto. Questo fu un periodo molto florido per la cultura giapponese, in cui si toccarono gli apici nella produzione letteraria, nell’assimilazione della cultura cinese e nello sviluppo del Buddhismo. Fu anche il periodo di ascesa della classe militare e, infatti, questo porterà, alla fine del Periodo Heian, allo scoppio della Guerra Genpei, il conflitto che vide contrapposti i clan Taira e Minamoto. La guerra, che vinsero i Minamoto, segnò la fine di questo periodo storico e il trasferimento della capitale a Kamakura, nel Kantō, che divenne il nuovo centro politico.

Nel 1192 Minamoto no Yoritomo si fece nominare shōgun 将軍 (il “generalissimo”), la carica più alta dell’esercito giapponese e instaurò il Kamakura bakufu 鎌倉幕府, il “governo della tenda di Kamakura”: nonostante formalmente fosse nominato dall’imperatore, questo titolo divenne col tempo ereditario. Il Periodo Kamakura segnò l’inizio del Medioevo giapponese, durante il quale shōgundaimyō 大名, letteralmente “grande nome”, e samurai ottennero sempre più privilegi. Lo shōgun concentrò sempre più potere nelle sue mani diventando di fatto il governatore del Giappone, mentre l’imperatore venne relegato a mera figura simbolica, affiancata da un reggente della nobile famiglia Hōjō. Si ebbe così il passaggio da un’aristocrazia di corte a un’aristocrazia guerriera e venne anche codificato il bushidō, l’etica del guerriero.

In questo periodo dominato dalla classe guerriera si collocano gli eventi raccontati in Ghost of Tsushima, ovvero l’attacco al Giappone da parte dell’esercito mongolo, nel 1274 e successivamente nel 1281. Le flotte mongole vennero però spazzate via da due violenti tifoni che si abbatterono sulle navi. Per la straordinarietà dell’accadimento, i giapponesi battezzarono questi venti kamikaze, cioè “vento divino”, a rafforzare la credenza dell’aiuto celeste per vincere contro gli invasori.
Lo shogunato instaurato da Yoritomo durò fino al 1333, durante il quale si succedettero i suoi discendenti; lo sterminio della famiglia Hōjō (che avevano eliminato i Minamoto per impossessarsi del potere) e la distruzione di Kamakura da parte di Nitta Yoshisada da un lato, e il tentativo di restaurare il potere imperiale da parte di Ashikaga Takauji dall’altro posero fine allo shogunato Kamakura e segnarono l’inizio del Periodo Muromachi-Ashikaga.

PROFONDI MUTAMENTI

Anche sul versante letterario e artistico non mancarono di certo le novità. I profondi cambiamenti socioeconomici avevano tolto gran parte del potere effettivo alla corte di Heian, la quale usò l’arma che ancora possedevano gli aristocratici: la poesia. Infatti videro la luce molti capolavori, primo tra essi lo Shinkokinwakashū (“Nuova raccolta di poesie antiche e moderne”). D’altro canto, le battaglie furono lo spunto per i racconti epici, chiamati gunki monogatari (“cronaca militare”), in cui si fondono valori vecchi e nuovi e che portano con sé la consapevolezza che la morte è sempre in agguato sui campi di battaglia.
In queste opere una grandissima rilevanza viene data alla fragilità della vita umana e tutti i testi sono intrisi del pessimismo che deriva dal senso di transitorietà del mondo che ci circonda. Qui si colloca uno dei capolavori del Periodo Kamakura: lo Heike monogatari (Storia della famiglia Taira), un’epopea del filone dei gunki monogatari incentrata su sentimenti buddhisti, che segue l’ascesa e il declino del clan Taira e il suo scontro con i Minamoto. Le battagli, l’amore, l’amicizia e i tradimenti narrati furono tutti spunti per numerose opere successive e testi teatrali.

Anche architettura, pittura e scultura subirono dei cambiamenti rispetto alla precedente epoca e in Periodo Kamakura queste acquisirono maggior realismo e naturalezza. In ogni caso lo stile fu influenzato dalla cultura cinese e dalla diffusione del Buddhismo Zen, oltre che dalla necessità di rendere il Buddhismo più accessibile anche al popolo. Una delle opere più grandiose e rappresentative è l’enorme statua in bronzo di Amida Buddha del tempio Kōtoku-in di Kamakura: è un’imponente scultura alta più di tredici metri, cava all’interno [Io ci sono entrata durante la mia visita a Kamakura, è veramente un’opera imponente N.d.R.], realizzata nel 1252.
I principi di mujō 無常 (“impermanenza delle cose”) e di mappō 末法 (la “fase finale della Legge”, intendendo quella buddhista) furono essenziali per lo sviluppo della cultura di questo periodo in ogni campo e l’incipit dello Heike monogatari ne è un perfetto esempio:

Il rintocco della campana di Gion riecheggia l’impermanenza di tutte le cose. Il colore dei fiori dei due alberi di sala (si dice che due Buddha raggiunsero l’illuminazione sotto questo albero) dimostra veramente che coloro che prosperano ineluttabilmente decadono. Gli orgogliosi sono destinati a finire presto simili a un sogno in una notte di primavera. Anche i coraggiosi infine spariranno come polvere davanti al vento.

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Kamikaze: il vento divino e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/kamikaze-il-vento-divino-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/kamikaze-il-vento-divino-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 08 Apr 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/kamikaze-il-vento-divino-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ben ritrovati cari affezionati della Tribù in questo secondo approfondimento, [QUI TROVATE IL PRIMO SPECIALE] in attesa dell’uscita di Ghost of Tsushima, il […]

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Ben ritrovati cari affezionati della Tribù in questo secondo approfondimento, [QUI TROVATE IL PRIMO SPECIALE] in attesa dell’uscita di Ghost of Tsushima, il prossimo 26 giugno. Nello speciale di oggi analizzeremo una parola giapponese molto usata e diffusa anche in Occidente in una triste accezione, ma di cui molti non conoscono il vero significato.

UN VENTO PROVVIDENZIALE

Il termine kamikaze 神風 in giapponese è composto dai due kanji kami 神 “divinità” e kaze 風 “vento”. Il significato è quindi di “vento divino” e questo termine fu coniato nel tredicesimo secolo sia per il tempismo sia per la potenza dei venti in questione. Infatti, nel 1274 e successivamente nel 1281, durante il Periodo Kamakura, il Giappone subì l’attacco da parte del condottiero mongolo Kublai Khan, nipote del famoso Gengis Khan. Kublai Khan, dopo aver sottomesso Cina e Corea, fu l’artefice di uno dei più grandi tentativi di invasione del Giappone da parte di un popolo nemico; dunque, nell’autunno del 1274 ci fu il primo attacco con un esercito di soldati provenienti da tutti i Paesi soggiogati dai mongoli e un’immensa flotta navale che si scontrarono con i giapponesi presso la Baia di Hakata, che si affaccia sullo Stretto di Tsushima, a metà strada tra Giappone e Corea del Sud. Quando ormai gli invasori sembravano aver avuto la meglio sui giapponesi, un improvviso tifone si abbatté nella Baia di Hakata e devastò la flotta mongola, affondando più della metà delle navi. L’esercito si ritirò, ma solo per riorganizzarsi e tentare nuovamente un attacco sette anni dopo. Nel 1281 Kublai Khan organizzò un’armata e una flotta ancora più numerose e si diressero di nuovo verso la Baia. Al loro arrivo trovarono una grande muraglia, costruita dai giapponesi per difendersi da eventuali nuovi attacchi, e decisero di aggirarla, ma, poiché non trovarono punti deboli e ormai le provviste stavano terminando, decisero di attaccare. Tuttavia, proprio quel giorno, in seguito a preghiere e suppliche alla dea Amaterasu -ōmikami, un altro violento tifone si abbatté sulla stessa area di sette anni prima e distrusse la flotta mongola, la quale optò per una ritirata, ormai decimata. Dopo questo secondo fallimento, i mongoli non tentarono più di invadere il Giappone.

VOLONTA’ DIVINA

Ovviamente, il fatto che in entrambe le occasioni la flotta mongola fosse stata spazzata via da due potentissimi venti con un tempismo che aveva dell’incredibile fu l’evidenza che una volontà divina proteggeva il Giappone e che lo aveva aiutato a sbaragliare gli invasori. Importantissimo fu l’elemento religioso, in particolare dello Shintoismo (il culto dei kami), secondo il quale in ogni realtà naturale vi è traccia del divino. Dunque il collegamento tra l’intervento dei kami e la vittoria fu quanto di più naturale per il popolo nipponico, e i kamikaze assunsero per l’appunto una connotazione divina.

VOTATI ALLA MORTE

Tuttavia, il termine kamikaze assunse una ben più triste accezione durante la Seconda Guerra MondialeDesignava, infatti, i giovanissimi piloti della flotta aerea giapponese che compirono attacchi suicidi, pronti a tutto per portare il Giappone alla vittoria e convinti che servisse di nuovo un “uragano” per salvare il Paese. Questo modus operandi divenne una tattica largamente utilizzata, soprattutto per attaccare e danneggiare le navi della flotta statunitense,e furono moltissimi gli aerei carichi di esplosivo che si abbatterono come un vento divino sui nemici. I primi attacchi di questo tipo si verificarono nel 1944, per poi intensificarsi nel 1945. Nonostante la certezza della morte durante questi raid, il numero di giovani volontari giapponesi era veramente alto, tanto che molti vennero respinti, tutti giovani sui vent’anni desiderosi di immolarsi per la patria e dare onore alla propria famiglia, in linea con i dettami del bushidō.

Oggigiorno kamikaze indica tutti quegli attacchi suicidi compiuti da individui o gruppi durante guerre e attacchi terroristici. Tuttavia è da notare come l’essenza protettiva di venti divini nella Baia di Hakata che intervennero in difesa dei giapponesi sia stata snaturata e trasmessa oggi in un’immagine di aggressività con accezione negativa [attualmente spesso si tratta di attacchi kamikaze contro civili N.d.R.]. Dunque possiamo dire che questa parola sia oggi usata impropriamente, a maggior ragione perché nemmeno i giapponesi la utilizzano più per riferirsi agli attacchi aerei dei giovani piloti.

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Bushidō: il codice dei samurai e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/bushido-il-codice-dei-samurai-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/bushido-il-codice-dei-samurai-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 01 Apr 2020 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/bushido-il-codice-dei-samurai-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati in questo speciale! Si tratta del primo di una serie di approfondimenti […]

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Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati in questo speciale! Si tratta del primo di una serie di approfondimenti sulla cultura giapponese che ci accompagneranno pian piano fino all’uscita di Ghost of Tsushima, prevista per il 26 giugno di quest’anno.

LA VIA DEL GUERRIERO

In questo articolo vedremo cosa si intende per bushidō, un caposaldo nella vita dei samurai e delle loro famiglie, che sicuramente molti di voi conosceranno o avranno per lo meno già sentito.
Il termine bushidō 武士道 significa letteralmente “via del guerriero”, il codice d’onore dei samurai.  道 sta a significare “via, strada”, quindi un percorso in senso metaforico, un cammino e una condotta di vita; bushi 武士 invece sta per “guerriero”, intendendo il guerriero giapponese del periodo feudale, cioè il samurai (letteralmente la parola samurai 侍 significa “colui che serve”). I samurai costituivano una casta di uomini colti al servizio dei daimyō, i feudatari locali, e dello shōgun. Essi praticavano le arti marziali ed erano addestrati all’uso di varie armi (l’arco asimmetrico, la katana, la lancia, ecc…) fin da piccoli, ma non solo: i guerrieri praticavano anche lo zen, la cerimonia del tè, l’arte della disposizione dei fiori e della scrittura e tutte queste discipline erano permeate dai valori del Buddhismo e del Confucianesimo, che andarono a costituire le fondamenta del codice di condotto dei samurai.
Infatti, il bushidō si fonda su sette principi cardine che ogni bushi doveva rispettare, in ogni ambito della vita. Essi vennero per la prima volta raccolti e scritti nella famosa opera Hagakure, “All’ombra delle foglie” o “Nascosto tra le foglie”, di Yamamoto Tsunetomo, incentrata sulla condotta e sul codice dei guerrieri.

I SETTE PRINCIPI

Il primo è GI 義 (si pronuncia “ghi”), ovvero “onestà e lealtà”: un samurai non deve avere dubbi su ciò che considera giustizia e onestà e deve essere leale nei confronti degli altri.
Il secondo principio è  勇 , ossia “valore, eroismo”: il guerriero deve possedere un coraggio eroico per affrontare rischi e pericoli, così da vivere appieno la vita.
Segue il terzoJIN 仁 , cioè “affetto, compassione”: la forza e il potere che un samurai acquisisce con l’addestramento deve essere utilizzato per il bene comune, per aiutare il prossimo e i più deboli, come donne e bambini.
La quarta virtù di un guerriero è REI 礼 , ovvero “gentilezza, cortesia”: questa è la norma più importante della vita sociale secondo il Confucianesimo e un samurai non ha bisogno di dimostrare la propria forza se non è necessario, perché esso viene rispettato non solo per la bravura nel combattimento, ma anche per come si relaziona con gli altri uomini.
Il quinto principio è MAKOTO  o SHIN 信 , la “verità, sincerità”: è la completa trasparenza tra l’intenzione dell’azione e il compimento della stessa, perché un guerriero non usa sotterfugi e non ha bisogno di dare la sua parola.
La sesta virtù è MEIYO 名誉 , “onore”: l’onore rappresenta i più alti valori di una persona ai quali si tiene fede fino alla morte, perché le azioni sono il riflesso di ciò che siamo in realtà.
Infine abbiamo CHŪGI 忠義 , ossia “fedeltà e devozione”: un samurai è fermamente leale alle persone di cui si prende cura e di cui è responsabile, assumendo piena responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze.

Se per qualche motivo un samurai veniva meno a una delle virtù richieste, aveva un solo modo per porre rimedio e recuperare il suo onore: compiere seppuku, il suicidio rituale. Il seppuku veniva eseguito con un rituale codificato, per sfuggire a una morte disonorevole o per espiare una colpa: in periodo Edo (1603-1868) esso raggiunse i massimi livelli di ritualizzazione e divenne il modo per giustiziare con onore un appartenente alla casta dei samurai. Durante il seppuku il suicida si praticava un taglio da sinistra a destra e poi verso l’alto con il tantō, il pugnale, mentre un fidato compagno, chiamato kaishaku, doveva decapitarlo non appena eseguito il taglio all’addome.
I principi del bushidō si estendevano anche ai membri della famiglia di un bushi e anche per le donne era previsto un suicidio per gli stessi motivi, chiamato jigai, con la differenza che il taglio veniva eseguito alla gola.

Insomma, il bushidō è stato per la casta dei guerrieri la regola di vita, di condotta morale e d’azione per tutto il periodo in cui essi hanno goduto di influenza e privilegi speciali. Dopo la Restaurazione Meiji (1866-1869) il loro ruolo cambiò e sostanzialmente la loro ragion d’essere divenne quella di proteggere e servire l’imperatore, gettando le basi del nazionalismo giapponese.

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[Gamescom 2019] Liberated – Hands On https://www.tribe.games/gamescom-2019-liberated-hands-on/ https://www.tribe.games/gamescom-2019-liberated-hands-on/#respond Thu, 05 Sep 2019 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/gamescom-2019-liberated-hands-on/ Liberated è un titolo narrativo molto curioso del team polacco Atomic Wolf, realizzato in collaborazione con L.inc Games, che mescola […]

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Liberated è un titolo narrativo molto curioso del team polacco Atomic Wolf, realizzato in collaborazione con L.inc Games, che mescola la narrazione di una graphic novel a fumetti ad un gameplay dinamico action, con stile grafico molto noire.

Critica sociale

Il gioco si propone con una volontà di critica sociale nei confronti dei media e del progresso che li porta a fare del terrorismo mediatico sulle popolazioni e su come politica e danaro controllino non solo il mercato, ma anche la povera gente costretta a subire in silenzio, a seguire le parole degli stessi sviluppatori“I giocatori vivranno una storia ambientata in un mondo dove le autorità governative utilizzano la tecnologia avanzata per manipolare la popolazione. I diritti civili sono una cosa che appartiene a un tempo passato, con il governo che si dedica a sorvegliare in tutto e per tutto ogni cittadino sulla faccia della Terra. Le attività sui social media, i pagamenti online e le coordinate del GPS sono solo alcuni degli strumenti che vengono utilizzati per monitorare le persone.
In questo mondo ci sono dei ribelli che vogliono combattere questa oppressione e lottare per la loro libertà, mentre gli agenti del governo cercano di mantenere l’ordine e il controllo.In Liberated i giocatori sperimenteranno entrambi i lati del conflitto, dove ogni singola scelta che essi compiono influenza e cambia il corso della storia”. Sono queste quindi le premesse su cui Liberated si basa fin dal principio.

Questione di gameplay

Il gameplay di Liberated è molto singolare, abbiamo delle vere e proprie vignette dentro le quali muoverci, ma il gioco ci catapulta in un mondo sporco crudele e senza anima, dove ci vengono proposte scelte, che chiaramente andranno a voltare o svoltare la storyline che vivremo all’interno dell’esperienza. Il grande lavoro grafico ed il colorscript cupo aiutano il fruitore ad entrare ancora più a fondo, cimentandosi in fasi action alternate da flowchart a scelta multipla, attraverso la quale compiere la storia, la nostra storia.

In conclusione

Il gioco è molto sperimentale, frutto di un lavoro, se pur indipendente, con basi narrative ben salde, la sceneggiatura si dirama in ogni fronte lasciando finali multipli e conseguenze a cui fare fronte. Il titolo verrà rilasciato per PlayStation 4, PC, Xbox ONE e Nintendo Switch durante questo 2019.

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