Biohazard Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/biohazard/ Videogiochi, Cinema, Giochi da Tavolo, Serie Tv, Podcast e Live Fri, 12 Apr 2024 16:41:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.tribe.games/wp-content/uploads/2021/08/cropped-avatar_facebook2021-32x32.png Biohazard Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/biohazard/ 32 32 Resident Evil Village: Chi è la vecchia megera? https://www.tribe.games/resident-evil-village-chi-e-la-vecchia-megera/ https://www.tribe.games/resident-evil-village-chi-e-la-vecchia-megera/#respond Fri, 07 May 2021 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/resident-evil-village-chi-e-la-vecchia-megera/ Il 7 maggio 2021 è la data di uscita del nuovo Resident Evil e noi della Tribù abbiamo deciso di contribuire all’indiscutibile successo del […]

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Il 7 maggio 2021 è la data di uscita del nuovo Resident Evil e noi della Tribù abbiamo deciso di contribuire all’indiscutibile successo del gioco (disponibile per altro su Ps4, Ps5, XBox One, XBox Series X/S, Steam e Stadia) recensendolo ed analizzandone un paio di aspetti cruciali.

The “Old Hag”

Nell’ottavo titolo di casa Capcom, Resident Evil Village, ci troviamo nuovamente nei panni di Ethan Winters.
Questa volta lo sfortunatissimo protagonista si trova catapultato in un villaggio sperduto, immerso in un suggestivo flair medievale.
In seguito ad un incidente accaduto in circostanze misteriose, Ethan si avvia in direzione dell’unico segno di civiltà ed è qui che immediatamente incontra la figura della quale ci occuperemo in questo articolo: the old Hag, che si traduce molto sommariamente in “la vecchia strega”.
Già il nome che Capcom ha deciso di assegnare alla figura ci fa presagire la difficoltà nel decifrare il ruolo di questa misteriosa donna, ma noi della Tribù non ci facciamo scoraggiare!
Cari lettori, care lettrici, preparatevi un tè, cercatevi uno snack e godetevi questo piccolo excursus nel mondo distorto di Resident Evil Village.

La prima domanda che sorge alla vista della protagonista dell’articolo di oggi è ovviamente: chi è la vecchia megera?
Rispondere a questa domanda è inaspettatamente difficile!
Per cominciare proviamo a chiarire un po’ il significato del suo nome originale: the Old Hag.
Il termine “hag” deriva dall’inglese antico (Old English) “haegtes”, parola che si è evoluta e che tutt’ora troviamo nella lingua tedesca “hexe”, che significa appunto “strega”.
Il significato affonda le sue radici nelle antiche superstizioni germaniche che vedono nella hag una donna di età avanzata, o di uno spirito di una donna, responsabile di sensazioni quali il disagio, lo sconforto e la paura.
Una delle leggende vuole che l’occupazione di questa entità sia visitare le persone dormienti e sedersi sui loro petti scatenando sensazioni di prostrazione e abbattimento a cui è associata.
Altre leggende la identificano come demone o come la responsabile delle intemperie.
Non ci deve quindi stupire che Capcom abbia scelto di introdurre una figura tanto avvolta nel mistero in un numero altrettanto misterioso della serie Resident Evil.

Baba Yaga o Mother Miranda? Contiene spoiler

Proseguiamo ora in acque meno esplorate ed addentriamoci nel mare delle supposizioni che circolano online.
Molti fan della serie hanno avanzato ipotesi a riguardo, che si lasciano dividere principalmente in due blocchi: c’è chi suppone si tratti della famigerata Baba Yaga, una strega di cui trattano molte leggende slave, e chi suppone si tratti invece di un altro personaggio presente nel gioco, che cerca il contatto con gli abitanti del villaggio (ed Ethan) in false vesti e che si tratti in realtà di Madre Miranda, l’arcinemico, il final boss del survival Rpg.

Consideando che la storia si svolge in un insediamento nell’Europa dell’est, isolato dal resto del mondo (così Capcom stessa definisce il villaggio), il collegamento con la leggenda della Baba Yaga risulta abbastanza intuitivo.
Canonicamente la strega è descritta come una donna anziana, dai capelli bianchi e con gli occhi lattiginosi, agghindata di ossa umane, sporca e crudele.
Di ossa umane è composta anche la recinzione attorno alla sua casa mobile, giacente su di un paio di enormi zampe di gallina.
Da questa breve descrizione possiamo già trarre parecchi spunti riconducibili alla vecchia megera di Resident Evil Village: gli occhi offuscati, o le molte ossa con le quali si adorna, che sono per altro chiaramente percepibili a livello sonoro nel gioco stesso e paiono voler ricordare incessantemente il fato che attende gli abitanti del villaggio ogniqualvolta la strega ne attraversa le strade. É inoltre tipico per la nostra protagonista aiutare la gente, in cambio ovviamente di una ricompensa che lei stessa riterrà adeguata, perciò non deve stupirci il fatto che nel gioco la donna vacilli tra il dare ad Ethan dritte molto importanti su come recuperare sua figlia, ma dall’altro lato lo lasci brancolare nel buio e nell’inconsapevolezza dell’avvenire.
La strega stessa sembra, in un primo momento, aiutare Ethan (ad esempio a raggiungere un luogo sicuro), il che non sarebbe affatto in linea con gli interessi di Madre Miranda, dandoci un altro buon motivo per considerarla una possibile raffigurazione della Baba Yaga. La donna rivela ad Ethan come per Rose sia troppo tardi o “quasi troppo tardi”, citando la sua espressione “sono quasi morto”, e rivelandogli che Rose si trova in grave pericolo; queste sono frasi che non combaciano con la linea di pensiero di Miranda, che vede Rose come un’opportunità e come ancora di salvezza, piuttosto che come un essere in pericolo.

Se però è da molti considerata la Baba Yaga, da altrettanti altri è considerata Madre Miranda.
Anche questa ipotesi ahimè, è supportata da numerosissimi indizi, il che rende difficile scegliere quale sia l’opzione più probabile.
Madre Miranda è la guida spirituale del villaggio. Il suo titolo di leader del proprio culto se lo è guadagnato in giovane età, venendo a contatto con the mold (la muffa) per la prima volta, e traendo da quest’ultima gli straordinari poteri che manifesta nel gioco, grazie ai quali ha infettato i suoi quattro Signori e la restante popolazione, sfigurandoli al punto da privarli di pressoché ogni aspetto umano.
Basandoci sulla trama ufficiale del gioco, possiamo stimare Madre Miranda come ultracentenaria, il che spiegherebbe l’apparizione come vecchia megera: in questo caso rivela ad Ethan la sua vera forma.
Inoltre, essa non rivela mai le proprie intenzioni né il suo nome, ma si ripresenta periodicamente, come per tenere d’occhio il protagonista, senza mai perdere l’occasione di confondergli le idee.
La donna ci viene mostrata come una fedele devota di Madre Miranda, portatrice di grandi saggezze, quindi nonostante la stessa popolazione del villaggio si renda conto che qualcosa non vada con lei e la consideri imprevedibile e pericolosa, è comunque una figura stabilita e a suo modo rispettata dalla sua comunità.
Un altro parallelo va tirato poi durante la sua ultima apparizione, nella quale la sua presenza pare fondersi con quella di Madre Miranda: non è più chiaro chi stia parlando, da quale bocca vengano le parole, fino a che la vecchia strega scompare dallo schermo, senza lasciare alcuna traccia, lasciandoci pensare che non fosse nessun’altra che Madre Miranda in una delle sue tante forme.

Il folklore dell’est Europeo

Come abbiamo ormai potuto intuire, RE8 attinge in questo numero della sua serie al folklore slavo e lo elabora per far sì che la narrativa si incastri in quella del mondo di Resident Evil.
I temi più popolari sono i vampiri, i licantropi e gli spiriti maligni.
Capcom si è fortemente ispirata alle maggiori leggende rumene per il suo titolo e ciò si riconosce anche nelle scelte che circondano la vecchia strega, che questa sia in fin dei conti la Baba Yaga o meno.
Dirigiamoci ora su di un sentiero fiabesco: com’è conosciuta la Baba Yaga?
In primis ci pare adeguato specificare che, come di ogni leggenda, anche di questa esistono infinite versioni, che differiscono l’una dall’altra a volte più, a volte meno.
La nostra intenzione qui non consiste nel fornirvi la versione definitiva, ma semplicemente nel fornire un piccolo approfondimento sulla materia.
Tanto per cominciare, in Romania (dove con ogni probabilità hanno luogo le vicende di Resident Evil Village), la Baba Yaga si chiama Muma Pădurii, ed è una vecchia donna, malvagia e selvaggia e dall’aspetto più che spiacevole, che rapisce neonati e li rimpiazza con degli esseri umanoidi sproporzionati e deboli. Si dice che questa entità abiti le foreste rumene e protegga e curi queste dai danni causati dagli umani, a scapito loro. I bambini che rapisce vengono in seguito schiavizzati, se non addirittura divorati dalla creatura.

In modo simile si comporta anche la nostra Baba Yaga.
Anch’essa infatti abita le foreste balcaniche, risiede in un antro sostenuto dalle iconiche zampe di gallina e divora bambini e forestieri ignari.

È molto comunemente raffigurata sul suo mortaio volante, il cui pestello funge da sterzo.
Così come per Muma Pădurii, anche la Baba Yaga concilia in sé sia una parte crudele e spaventosa sia una parte neutrale e accondiscendente.
Nella versione della leggenda di Alexander Afanasyev, vediamo la strega balcanica mantenere la parola data alla protagonista Vasilisa: non solo la Baba Yaga dona uno dei suoi teschi portanti il fuoco che brucia in eterno, ma libera Vasilisa della sua matrigna e delle sue sorellastre.
La megera quindi può essere considerata una creatura maligna, che agisce solo in funzione di sé, senza curarsi se le sue azioni rechino danni ad altri o meno, ma in grado di discernere (in un certo senso) una distorta versione di bene, da lei creata, dal male.
È ciò che in inglese si definisce “a lawful villain”, ossia una figura malvagia, che agisce nel proprio interesse senza curarsi di concetti quali la libertà, la dignità o la vita altrui, ma si attiene strettamente ad un proprio codice pseudo-morale, alle tradizioni ed ha altissimo riguardo per la lealtà.

Quindi…?

A questo punto voi lettori vi starete chiedendo: ma quindi di chi si tratta? The old hag è la Baba Yaga o Mother Miranda?
Noi possiamo solo rispondere: potrebbe essere entrambi!
Questa risposta è da leggersi sia nel senso che divide i due personaggi, per cui la vecchia potrebbe essere la strega balcanica o Madre Miranda, che nel senso per cui la strega potrebbe essere sia l’una che l’altra figura.
Un’opzione potrebbe essere che Capcom abbia attivamente deciso di conferire a Madre Miranda questa forma oscura in contrapposizione a quella di santa angelica che ha per gli aderenti al suo culto.
Potrebbe essere che Madre Miranda, portatrice di saggezza, come la Baba Yaga del resto, passeggi sotto forma di megera per il villaggio spargendo leggende su sé stessa che alimentino il mito e che tengano sotto controllo i fedeli.
È anche possibile interpretare la sua abilità di cambiare aspetto e di creare Cadou (le dosi di muffa da iniettare alle sue vittime, che solo in pochissimi casi sopravvivono) come quelle della Baba Yaga, che è in alcune versioni della leggenda in grado di cambiare forma e che miscela pozioni a chiunque le richieda e sia in grado di raggiungere le sue aspettative.
Così come la Baba Yaga, anche Miranda ha scelto come alloggio un luogo associato al terrore e alla morte: la recinzione ricavata dagli scheletri delle sue vittime in un certo senso rispecchia gli orrori di casa Dimitrescu.

Come ulteriore prova abbiamo il tema dei bambini: Madre Miranda è ossessionata dall’idea di riportare in vita la sua bambina Eve, morta di febbre spagnola, e finisce per rendere il tema di neonati, feti, bambini e giocattoli più che espliciti durante il gioco; tra le menzioni a riguardo troviamo la dicotomia Eve-Rose, il mostro-feto che si aggira tra le stanze della tenuta Beneviento, la radice di mandragora (che assomiglia molto ad un neonato od un feto se vogliamo) che si trova nell’emblema alato di Madre Miranda, ed infine l’infinità di bambole di Donna Beneviento, che ci rimandano alla sua infanzia perduta.
La Baba Yaga è, tra le altre cose, conosciuta per divorare bambini ed odiarli profondamente, in alcune versioni del mito viene descritta addirittura come la nonna del diavolo (implicando che essa stessa abbia avuto figli). Da notare è anche l’etimologia del termine: Baba significa “nonna” o “vecchia signora”, mentre si pensa che Yaga derivi dal verbo russo yagat, che significa “fare del male”, “abusare”.
Un’ultima feature abbastanza interessante della strega è che usi spazzare via le proprie tracce con una scopa adornata di teschi ed ossa, ricavata da una betulla: se osserviamo bene l’immagine della vecchia megera di RE8, notiamo che anche lei porta con sé un bastone che, in seguito ad un’ispezione più attenta, potrebbe essere una scopa.
Questo è forse anche il motivo per cui non ci è possibile seguirla nel gioco, dopo che, andandosene, ci blocca il passaggio, che è parte del fascino che si è creato intorno a questa figura.
Paiono esserci quindi più che sufficienti affinità tra le due figure, il che ci fa pensare che forse, in fondo, le due potrebbero essere una sola entità.

Ora la parola sta a voi, cari membri della Tribù: di chi si tratta secondo voi?
Questa è di sicuro uno dei personaggi più suggestivi ed enigmatici del gioco e, se questo articolo non è bastato a rendere l’idea, convincetevi andando a leggere tutti i nostri articoli a tema Resident Evil!

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Resident Evil Village: L’evoluzione del Licantropo https://www.tribe.games/resident-evil-village-levoluzione-del-licantropo-speciale/ https://www.tribe.games/resident-evil-village-levoluzione-del-licantropo-speciale/#respond Mon, 03 May 2021 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/resident-evil-village-levoluzione-del-licantropo-speciale/ Bentrovati prodi lettori della Tribù. Eccoci ancora una volta attorno al falò per dare inizio alla seconda parte del nostro viaggio, […]

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Bentrovati prodi lettori della Tribù.

Eccoci ancora una volta attorno al falò per dare inizio alla seconda parte del nostro viaggio, con uno speciale dedicato ad un’altra tipologia di redivivi di Resident Evil Village: i Licantropi. È noto ormai, per le rivelazioni offerte da Capcom, che il licantropo sarà una figura cardine nel gioco, come suggerisce la locandina stessa; penso quindi che comprenderne le caratteristiche attraverso una attenta disamina possa aiutare a fronteggiare questo ferino rivale.

Perchè proprio il Licantropo e qual è il suo significato?

Fra le dichiarazioni rilasciate Morimasa Sato, game director del team di sviluppo, emerge una frase: ‘’Volevamo creare un nemico che rappresentasse il villaggio’’. Servendoci di queste parole, che rivelano l’importanza che il mannaro avrà nella storia del gioco, possiamo cominciare la nostra analisi per comprendere meglio come è arrivato sino a Resident Evil VIII Village e come, in questo stesso titolo, potrebbe porsi a noi, che difficoltà incontreremo nel confronto e quale possibili forme, oltre quelle già trasparire dai vari trailer, assumerà per ostacolarci.

La figura del lupo mannaro, come quella del vampiro, ha origini davvero remote, che si si spingono addirittura all’epoca greca da cui deriva la radice stessa della parola licantropo: lykos (lupo) e anthropos (uomo). Questa si porterà sino alla latinità medioevale, assumendo la forma di ‘’lupus hominarius’’ ovvero “lupo umano”. La caratteristica più avvincente della storia antica di questo mostro è proprio la mitologia che lo genera: una primigenia fusione, avvenuta nell’età del bronzo, fra i miti lunari dei popoli europei e le religioni solari delle popolazioni indoarie [localizzate in parte dell’Asia meridionale N.d.R.]. In origine, quindi, la sovrapposizione della cultura solare della caccia con quella lunare legata alla fertilità propose un’immagine del lupo misterico come venerabile icona garante della fertilità e propiziatore della fecondazione. Andando avanti col tempo, la figura migrò in tutti i più noti immaginari mitologici e folklorici delle società antiche. La vediamo in quella egizia nella forma di Anubis, in quella greca quando compare come metamorfosi dell’egioco Zeuse del divo Apollo, oppure, nella sua accezione più mostruosa, come trasformazione punitiva per Licaone.

Quale miglior popolo, se non quello di Roma, evoca una profonda relazione con il lupo? Nessuno, e tale risposta ha subito una valida giustificazione. Nell’antichità romana il lupo era visto con rispetto e ammirazione, tanto da essere venerato in una festività che celebrava il rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, i Lupercali. Questa festività rituale si presentava tutti gli anni, il 15 di febbraio, ed era rivolta alla trasposizione latina del dio Pan, ossia Luperco, in onore del quale il sacerdote dava inizio alla cerimonia agghindato con pelli di lupo e passando un pugnale, insanguinato da un sacrificio, sulle fronti degli adolescenti. Con l’andare del tempo, la figura venne alimentata da centinaia e centinaia di storie e favole che dal medioevo in poi consacrarono la parola licantropo ad un’atmosfera di bestiale perdita del senno e dilagante terrore notturno, alla quale si poteva rispondere in una sola maniera: ROGO! Durante il periodo fra il 1300 e il 1600 esplose la paura per questi soggetti orrorifici e si attestano circa ventimila processi che condannavano gli imputati per licantropia fra Germania e Francia. Si stimano numeri prossimi alle centomila vittime per processi siffatti e fittizie accuse di licantropia, e lascio alla vostra immaginazione lettori pensare a quante realmente siano state le vittime di tale pazzia.

Come si è evoluta la figura nella modernità?

ROMANZI E FILM

Nella modernità il licantropo ha sempre popolato la maggior parte degli horror, evolvendosi e mutando le sue potenzialità. Vediamo quindi le sue prime manifestazioni romanzesche e cinematografiche e cerchiamo di comprenderne l’evoluzione.

Nel susseguirsi dei secoli, con l’alba della modernità, il lupo mannaro ebbe a suo seguito una grande produzione romanzesca, che comincia dal 1824 con Charles Robert Maturin, fecondo scrittore e drammaturgo di opere gotiche. Egli ci consegna la prima versione moderna del licantropo estratta direttamente dalle fiabe e dai bestiari medioevali, che niente ha di straordinario dal punto di vista dei poteri o delle metodologie di metamorfosi. Procedendo per la strada che conduce ai giorni nostri notiamo tantissime altre manifestazioni della licantropia nella romanzesca che mantengono la canonica concezione di lupo mannaro, come quella de ‘’Le Meneur des Loups’’ di Alexandre Dumas [scrittore famosissimo per ‘’I Tre Moschettieri, ‘’Il Conte di Montecristo’’ e altrettanti romanzi di rilievo di metà ottocento N.d.R.]; troviamo anche quella Guy de Maupassantnel racconto ‘’Le Loup’’ o quella di Rudyard Kipling [scrittore de ‘’Il Libro della Giungla’’ N.d.R.] nel suo romanzo ‘’Il Marchio della Bestia’’. Potrei proseguire elencando nomi a profusione, fra cui ancora Stokero addirittura Pirandello, ma la figura che tutti questi portano è quella tipica del mannaro non senziente, a mala pena in grado di identificare i suoi simili e dalle indomite caratteristiche di forza, agilità e famelicità che scaturiscono ad ogni plenilunio. La nostra mira invece è, come dicevamo all’inizio, osservarne le modificazioni nelle varie manifestazioni al fine di poter anche soltanto intuire che tipologia di nemico ci troveremo davanti nel gioco Resident Evil VIII Village. Perciò passerò a presentare le forme che secondo noi portano il lupo mannaro ad un altro livello. Iniziamo dunque dal cinema.

Il cinema, come è successo anche per il vampiro, ha apportato notevolissime modifiche ai poteri del classico lupo mannaro, ma queste arrivano con il tempo e con l’evolversi del cinema stesso, con il genere horror e gotico. La prima apparizione della figura del lupo mannaro nella storia del cinema la si attesta nel 1913, con The Werewolf, il cortometraggio muto del 1913 di Henry MacRae, facente parte della misteriosa categoria dei film sepolti dalla storia, meglio noti come ‘’film perduti’’ [ovvero quei film di cui oggi non si può più guardare la pellicola, perché sperduta o distrutta N.d.R.]. Infatti, di questo cortometraggio si sa solamente che tutte le copie esistenti andarono distrutte in un incendio nel 1924 e questa già è una misteriosa ed incalzante presentazione del personaggio. Più in là con gli anni vediamo altre numerose e canoniche apparizioni del mannaro nella storia del cinema, ma nulla di così variato rispetto all’originale. Balziamo quindi avanti nel tempo sino a conoscere la figura del licantropo come super-villain, oppure, nella sua seconda accezione cinematografica, come “spray anti-vampiro” [cosa che sembra aver riscosso molto successo nella canonistica moderna N.d.R.]. Il primo soggetto d’analisi corrisponde quindi alla rappresentazione del mannaro del film Van Helsing (2004), che già ha fornito un fecondo esempio per il precedente speciale; qui non fa differenza, questo film è riuscito ad ammodernare la figura del licantropo come quella del vampiro, regalando al pubblico la giusta componente di effetto mostruoso e demoniaco per consegnarlo alla dimensione del fantascentifico-spooky. In Van Helsing (2004) il mannaro possiede, oltre alle canoniche virtù, la prerogativa di poter essere eliminato solamente grazie a pallottole d’argento, in quanto la sua forza rigenerativa non è in grado di curarlo da tali ferite. L’anno dopo fece la sua comparsa la serie TV Supernatural (2005), in cui il mannaro sembra investito dall’obbligo di ottemperare all’ordine naturale del plenilunio divorando il cuore delle persone. In questa serie compaiono già le prime note di modernità nei poteri del licantropo, come la capacità di trasmettere il potere metamorfico in un uomo con il suo morso, il doversi nutrire di cuori umani per poter sopravvivere, la variante dei purosangue che consente al portatore la skill di trasformarsi in lupo divoracuori a piacimento, i sensi sovrumani, l’invulnerabilità e la rigenerazione. Procedendo abbiamo ancora una volta Underworld (2006) che propone la storica visione dicotomica: vampiri contro mannari in una epocale guerra civile fra redivivi; oppure, più in là ancora, abbiamo la versione di Twilight (2008) che, come per il vampiro, porta la bestia notturna nella dimensione della love story.

VIDEOGIOCHI

Spostandoci alla terza forma artistica che rappresenta il lupo mannaro, arriviamo al videogioco. Anche qui possiamo porre sotto la lente tre tipologie di funzioni che il redivivo assume negli intrecci in cui lo ritroviamo, ovvero:

EROE ED ANTIEROE

Nei panni dell’eroe il primo gioco che porta un esempio degno di nota è The Wolf Among Us. Il gioco, ambientato in un universo noir-fiabesco, propone l’immagine del lupo mannaro come eroe nella forma di sceriffo di una comunità di fatati. Anche se il nostro protagonista era in origine malvagio, nella parte del ‘’Grande Lupo Cattivo delle Favole’’, ora ci si presenta come votato alla sua nuova carica, la quale lo costringe, a seguito delle sue malefatte, ad asservirsi a tale incarico senza possibilità di scelta. Vestire i panni del guardiano di Fabletown apparirà come la principale mansione del nostro redivivo fiabesco il quale dovrà investigare sull’assassino che terrorizza i cittadini fatati col fine di porre termine all’isteria di massa provocata. Come figura di antieroe, invece, vi portiamo come esempio il gioco di lancio della nostra amata PS4: The Order 1886. Qui i licantropi, noti come lycan, compaiono sotto le vesti di una terribile minaccia alla corona britannica di questo fantastico universo immaginario steampunk, e sarà compito dell’ordine sterminarli e salvare l’inghilterra. Certo, argomentare la lore di questo gioco purtroppo poco sviluppata, con la mira di definirne antefatti e sviluppi, diventa difficile, ma possiamo accontentarci della visione che ci hanno offerto. Qui di fatto il mannaro o il lycan, come dir si voglia, viene dipinto nella sua forma più ferina e non senziente, dotato della sovrumana bestialità che prorompe oltre gli schemi della canonica dinamica di combattimento: il nemico qui è veloce, e questa è la prima cosa da tenere bene a mente, invulnerabile certo, ma lealmente veloce. I cavalieri dell’ordine certo ne sono consapevoli e non si dimostrano impreparati: pallottole d’argento, ramponi e fiocine saranno le migliori contromisure che l’impero offrirà ai suoi devoti difensori.

LO STRUMENTO

Considerando sempre valida la premessa strumentale fatta nello scorso articolo, proponiamo, come per il vampiro, una visione funzionale del licantropo all’interno dei videogame e vi portiamo, come vessillo, il gioco di The Elder Scroll V: Skyrim in cui il lupo mannaro assume la consueta dicotomica versione bestiale e selvaggia ,in opposizione alla potente e raffinata forma vampirica che, nel DLC Downgard, Bethesda ha scelto di offrirci. Il gioco quindi offre la forma del mannaro sotto la veste del potenziamento del proprio PG, garantendo power-up ed incrementi in skill e abilità. La possibilità di sbloccare nuove funzioni del personaggio attraversa di pari passo le varie prerogative offerte dalla canonistica e dalla cinematografia, trasportando nella regione di Skyrim attraverso la gilda di Witherun l’opportunità di acquisire il potenziamento. Tale potenziamento prevede, come per il vampiro, l’aggiunta del ramo del mannaro all’albero dei potenziamenti, grazie al quale potremo avere enormi vantaggi nel combattimento fisico corpo a corpo, la possibilità di mutare in aspetto secondo la regola denti-artigli-pelliccia e, infine, i vantaggi recati dalla notte che si espanderanno man mano che il livello del PG aumenta.

Qual è la sua forma finale?

Esaurita l’analisi storico-artistica che comprende il nostro licantropo, è ora importante comprendere quali poteri ci si aspetta che abbia il mannaro di oggi e quali, fra questi, potrebbe finire per avere nella sua versione Capcom. Cominciamo dalla metamorfosi. Il mannaro è tale perché, a seguito di un morso o di un contatto prolungato con un umano, è in grado di trasmettere la sua maledizione metamorfica a quest’ultimo, rendendolo della sua stessa risma, di fatto, nelle manifestazioni romanzesche, cinematografiche e videoludiche in cui compare. Di solito questa è la sua prerogativa originaria, quella da cui il soggetto umano, dopo essere stato contagiato, non potrà più muovere a ritroso, rimanendo imprigionato in una torturante angoscia ad ogni sorger della luna piena. La seconda, sulla quale soffermarsi è d’obbligo, è la metamorfosi che interessa il soggetto durante l’esposizione ai notturni raggi della pallida luna. In questo tipo di circostanza, il malcapitato umano prende a confrontarsi principalmente con due sintomi: il mutare del suo aspetto fisico e la perdita del senno in alcuni casi. Per quel che concerne la mutazione fisica, notiamo, nella stra grande maggioranza dei casi, una trasformazione che porta dalla forma umana a quella di una sorta di metalupo in grado di ergersi su due zampe e correre in posizione eretta, menano fendenti coi lunghi artigli oppure letali morsi con le sue fauci zannute. La forza ed i suoi sensi sovrumani sono l’altra caratteristica principale. Un mannaro si distingue da un lupo per le dimensioni e la postura anzitutto, ma il tratto realmente distintivo è la forza impareggiabile che muove i suoi passi ed i suoi attacchi. I sensi invece, che si alternano fra i mannari dotati di senno e quelli che nono lo sono, si ascrivono a quelle prerogative tattiche che consegnano il licantropo all’albo dei cacciatori più strategici, in grado di meditare una battuta con minuziosa perfezione ed orchestrarla con pari maestria, dall’inseguimento della preda grazie all’olfatto e all’udito mostruosamente accresciuti sino all’uccisione della stessa grazie alla sua forza bestiale.

Gli ultimi fattori che dipingono il mannaro come una proverbiale macchina da guerra sono la sua invulnerabilità ai colpi e la sua capacità rigenerativa che lo difende dalla maggior parte delle sferze letali. Un mannaro, quindi, è capace di curarsi, rigenerare le estremità cadute e di tornare alla carica dopo poco riposo curativo [spero che, a fronte di tutto ciò, i nostri presagi in merito non saranno poi così fedeli nella sua rappresentazione in Resident Evil VIII Village, altrimenti come potremmo terminarlo o semplicemente sfuggirgli? N.d.R.]. Pertanto la domanda, come per i vampiri, sorge spontanea per i licantropi: come li si uccide? Le metodologie analizzate non offrono un vasto rateo di opportunità come invece è per il vampiro; il mannaro appare molto più resistente della sua storica nemesi e molto più arduo da abbattere. Le opzioni che ci si prospettano sono a dire il vero solamente due, e una in comune col vampiro: l’argento, che sia un pugnale, una spada, una lancia o un proiettile non fa differenza, questo canide sovrannaturale detesta tutto ciò a cui l’argento da forma e, di riflesso, il materiale stesso, che ne provoca la metamorfosi ulteriore da lupo a umano e la morte, se colpiti i suoi punti focali quali la testa o il cuore. L’altra metodologia che si ascrive alle uniche due utilizzabili è lo smembramento, difficile da applicarsi in un contesto disorganizzato e di fortuna e forse più attuabile se il cacciatore muta in prigioniero. Sembrare un mannaro per terminarne i giorni di caccia si prospetta come un metodo che elude la sua capacità rigenerativa, non essendo in grado di ricostruirsi ogni estremità in breve tempo e contemporaneamente appare sopraffatto dall’atto e cade preda della morte. Quindi l’immagine del lupo mannaro che abbiamo analizzato fino a qua si propone come una quasi indistruttibile bestia da guerra. Sarà così anche in Resident Evil oppure Capcom ci concederà un poco di respiro in più? A voi scoprirlo il giorno dell’uscita del gioco il 7 maggio 2021.

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Resident Evil: La scuola del buon remake https://www.tribe.games/resident-evil-la-scuola-del-buon-remake-speciale/ https://www.tribe.games/resident-evil-la-scuola-del-buon-remake-speciale/#respond Fri, 27 Mar 2020 13:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/resident-evil-la-scuola-del-buon-remake-speciale/ Uno dei grossi rischi da parte delle software house è realizzare il remake di un gioco che ha avuto un […]

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Uno dei grossi rischi da parte delle software house è realizzare il remake di un gioco che ha avuto un grande successo ed è rimasto nel cuore dei giocatori. Questo perché i fan più accaniti si fanno grandi aspettative e sono pronti a trovare ogni minimo difetto per screditarlo.
Prima di parlare del soggetto principale, puntualizziamo su quando si può applicare il termine Remake: si usa questa definizione nel momento in cui viene preso un gioco uscito tempo addietro, riproponendolo nel mercato sulle nuove piattaforme, con l’evoluzione ed aggiunta di contenuti; questo senza stravolgere eccessivamente gli elementi principali da cui è tratto.
Importante non confondere la parola remake con reboot (ripartire da zero, ad esempio Tomb Raider) e remastered, ma quest’ultimo lo citeremo poco più avanti.

Nel 1996 viene pubblicato il primo capitolo di un brand che lascerà la sua impronta nel mondo dei survival horror: stiamo parlando di Resident Evil per console PlayStation.
Il titolo originale giapponese è BioHazard, ma fuori dal continente nipponico ne venne cambiato il nome perché quest’ultimo poteva venire collegato a una banda metal avente lo stesso nome, particolarmente criticata per questioni eticamente immorali.
Il suo successo aveva portato la Capcom a iniziare lo sviluppo di Resident Evil 2 dopo un mese dal rilascio del primo capitolo.
Purtroppo alcuni elementi come la trama stessa, che risultava auto conclusiva e impediva la possibilità di realizzare nuovi capitoli, portarono la software house a ripartire da zero nonostante fossero quasi alla fine.
Per ingannare l’attesa e scusarsi di questo, la Capcom ha rilasciato Resident Evil Director’s Cut, che aggiungeva una difficoltà extra e includeva un secondo disco con la demo di Resident Evil 2; il vecchio progetto di quest’ultimo si può trovare online, nominato dagli utenti come Resident Evil 1.5, giocabile tramite emulatore.

Nel 2002 venne pubblicato in esclusiva Nintendo GameCube il remake del primo capitolo, intitolato Resident Evil ReBirth; il gioco era su due mini dischi e fu un enorme successo, anche se non si poteva dire lo stesso (sfortunatamente) per la console di casa Nintendo.
Uno dei primi e grossi cambiamenti che saltavano all’occhio era sicuramente il comparto tecnico, con una qualità grafica elevata, avente lo scopo di mostrare quale livello visivo poteva arrivare una console così piccola.
Se già l’originale instillava un enorme senso di terrore ad ogni angolo che si svoltava per via del sistema a telecamera fissa (presente anche nel remake), aumentate questa sensazione dieci volte tanto.
Possiamo citare l’effetto temporale con tuoni improvvisi, seguito dalla potenziale proiezione di ombre per via dei fulmini, mostrando le possibili ombre di zombie dietro l’angolo o una finestra, pronti a sfondarla in qualsiasi momento.
Il dettaglio tecnico dei mostri presenti, capaci in alcuni casi di corrervi dietro e sfondare alcune porte pur di braccarvi, erano molto difficili da dimenticare in quel periodo.
Alcuni dei puzzle sono famigliari ma rielaborati, seguiti dall’aggiunta di nuovi enigmi, zone da esplorare e la presenza di alcune meccaniche, come l’arma di difesa personale.
Sparsi nella villa era possibile trovare dei coltelli monouso, batterie per il teaser (esclusiva di Jill) e granate accecanti (esclusiva di Chris).
Se si veniva catturati da uno zombie o da un’altra eventuale creatura presente nel gioco, tramite la pressione di un tasto ci si liberava dalla presa (consumando un’unità dell’arma di difesa personale) e in alcuni casi uccidere il nemico.
Anche la trama subì delle piccole aggiunte e modifiche, ma senza stravolgere gli eventi principali con cui i giocatori hanno conosciuto la storia presente nel titolo originale.

Sfortunatamente (e immeritatamente) la console GameCube non ebbe un grande successo e il titolo non poté meritarsi le attenzioni che doveva ricevere, Capcom ritentò nel 2008 con un porting del gioco sulla successiva console Nintendo Wii.
Dopo una lunga attesa e continua richiesta da parte dei fan nel corso degli anni, Resident Evil ReBirth diventa finalmente disponibile per tutti, venendo distribuito nel 2015 su: PC (Steam), PlayStation 3PlayStation 4Xbox 360 e Xbox One.
Pubblicato come Remastered, il gioco praticamente è lo stesso uscito originariamente su Nintendo GameCube, ma con una pulizia grafica per renderlo molto più bello alla vista e fluido con il framerate.

L’enorme successo che ha avuto questo remake portò gli utenti a sperare nell’arrivo di lavori successivi con gli altri capitoli del brand principale; l’attesa si faceva sentire sempre di più e le vane speranze dei giocatori stavano per essere colmate, ma non dalla Capcom.
Una piccola casa di sviluppo italiana diede il via ad un progetto amatoriale, col remake non ufficiale di Resident Evil 2.
Il team rilasciò su YouTube un video alpha di gameplay, per mostrare cosa stavano realizzando, ottenendo un elevatissimo numero di visualizzazioni in poco tempo; questo dato dimostrava chiaramente quanto la gente stesse desiderando apertamente di vedere il remake del secondo capitolo.
Tale successo richiamò l’attenzione della Capcom stessa, invitando la software house italiana direttamente alla loro sede in Giappone. La casa nipponica gli fece i complimenti e ammirarono quanta dedizione era stata messa da un così piccolo gruppo di persone.
Purtroppo dovettero informare che questo loro progetto doveva terminare, dato che la Capcom stava effettivamente lavorando al remake di Resident Evil 2; ovviamente non avrebbero reso vano lo sforzo e l’impegno profusi dalla piccola casa italiana, per cui diedero il loro supporto per far sì che… i ragazzi di Invader Studios realizzassero il loro gioco survival horror, partendo da zero con un idea completamente loro e originale; stiamo proprio parlando della casa di sviluppo italiana che ha lanciato sul mercato Daymare: 1998!

Gennaio 2019 gli utenti video realizzato il loro desiderio, ed ecco quindi trovarsi fra le mani il tanto atteso remake ufficiale di Resident Evil 2 (di cui potete trovare la recensione CLICCANDO QUI!).
Come per Resident Evil ReBirth, anche in questo caso Capcom ha fatto centro soddisfacendo una grandissima parte degli utenti; non sono mancati quelli che rimasero delusi per certe scelte che vennero applicate, ma nel contesto generale il livello raggiunto è stato veramente alto.
Sfruttando il loro motore grafico RE Engine (usato per Resident Evil 7), hanno saputo nuovamente elevare il livello di terrore ed ansia che si provarono con il capitolo originale.
In questo caso ci furono molti cambiamenti riguardo il gameplay, scenari e puzzle, però senza stravolgere gli eventi di trama più importanti e vitali che componevano la storia di Resident Evil 2.
Sono stati capaci di dare una maggiore importanza in personaggi secondari come Kendo (non stiamo a raccontarvi cosa accade nello specifico per evitare spoiler, possiamo solo dire che gli hanno dato un livello di profondità di tutto rispetto).
Per non ripetere le stesse cose già dette in passato, il resto delle nostre impressioni e l’analisi che abbiamo fatto riguardo questo remake le potete trovare nella recensione indicata precedentemente.

Pochi mesi fa, durante lo State of Play di Sony, è stato annunciato che in data 3 Aprile 2020 arriverà un altro remake: torneremo ancora una volta a Raccoon City con Resident Evil 3.
Nei panni di Jill Valentine dovremo trovare il modo di andarcene dalla città ormai invasa dagli zombie, mentre saremo braccati da una delle più pericolose Bioarmi realizzate dalla Umbrella Corporation: Il Nemesis!
In attesa della sua uscita è stata pubblicata la demo che mostra una delle fasi iniziali del gioco; a primo impatto appare anch’esso molto promettente, con le sue meccaniche uniche.
Per esempio, tornano i barili esplosivi da sfruttare per eliminare un maggiore numero di nemici in poco tempo; il coltello diventa un’arma principale che non si consuma, disponibili le granate, ma entrambe non saranno più disponibili come arma per liberarsi dalla presa dei mostri.
Al posto di questo vi è uno scatto direzionale che, eseguito col giusto tempismo durante un attacco in arrivo, permetterà una schivata perfetta.
Se pensavate che Mr X nel due fosse una minaccia, non avete visto il Nemesis, che lo fa apparire come un semplice dilettante; veloce, aggressivo, col suo tentacolo è pronto a braccare Jill per cercare di eliminarla.
Per quanto visto fino ad ora, le uniche cose che si possono fare è correre alla prima zona sicura; in alternativa infliggere abbastanza danni da bloccarlo e, mentre si “rigenera”, scappare il più lontano possibile.
All’interno di questo remake viene introdotto anche un altro gioco annunciato tempo addietro dalla Capcom, intitolato Resident Evil: Project Resistance.
Tale scelta è probabilmente dovuta alla precedente esperienza con Umbrella Corps, altro prodotto multigiocatore online che ha riscosso solo pessime critiche da parte della stampa e dei videogiocatori.
Questo mal contento ha portato i giocatori a provare diffidenza in una nuova esperienza cooperativa online; quando venne annunciato Project Resistance, il pubblico lo accolse tiepidamente e con poco entusiasmo.
Da questo si può pensare a tale mossa effettuata da Capcom di non rilasciarlo come prodotto a sé, ma incluso come contenuto aggiuntivo di Resident Evil 3 e rinominato Resident Evil Resistance (di cui è disponibile una Open Beta su console e PC da oggi fino al 3 Aprile), lasciando quindi la scelta ai giocatori se provarlo o meno.

Non ci resta che attendere la sua uscita per scoprire se anche questo remake manterrà un livello di qualità elevato, continuando a rendere la Capcom un modello da cui prendere ispirazione su “Come realizzare un remake di alta qualità”.

L'articolo Resident Evil: La scuola del buon remake proviene da Tribe Games.

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