Buddhismo Zen Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/buddhismo-zen/ Videogiochi, Cinema, Giochi da Tavolo, Serie Tv, Podcast e Live Wed, 06 May 2020 06:00:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.tribe.games/wp-content/uploads/2021/08/cropped-avatar_facebook2021-32x32.png Buddhismo Zen Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/buddhismo-zen/ 32 32 I Rōnin e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/i-ronin-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/i-ronin-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 06 May 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/i-ronin-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ben ritrovati cari amici della Tribù nell’ultimo della serie di speciali che ci hanno accompagnato fin qui, in attesa dell’uscita […]

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Ben ritrovati cari amici della Tribù nell’ultimo della serie di speciali che ci hanno accompagnato fin qui, in attesa dell’uscita di Ghost of Tsushima, prevista per il 17 luglio. In questo articolo approfondiremo una figura misteriosa che ha ispirato moltissime leggende nel corso della storia: rōnin.

UOMINI ONDA

Rōnin 浪人, i cui kanji letteralmente significano “uomo onda”, era il nome che prendeva un samurai senza signore. Questo poteva accadere per la morte del feudatario del quale era a servizio oppure per averlo disonorato. Questa figura si diffuse particolarmente nel Periodo Tokugawa quando, in seguito all’abolizione di molti feudi, tanti samurai si ritrovarono senza qualcuno da servire e a vagare per le terre del Giappone. Normalmente, però, un rōnin diventava tale quando il signore che serviva moriva oppure quando quest’ultimo perdeva la fiducia nel guerriero in seguito a un errore o a un oltraggio e lo congedava dal servizio: in questo caso, il samurai poteva riabilitarsi commettendo seppuku, oppure, se rifiutava, perdeva il proprio onore e diventava un guerriero errante. Nel Giappone feudale questo significava perdere il sostegno del proprio clan e la dignità.

Nel corso della storia il termine rōnin prese un’accezione negativa perché indicava un individuo fuori dalla società e dalle regole, non essendo più legato all’etica del bushidō. Molti rōnin per sopravvivere si riunivano e offrivano i loro servigi come mercenari o come insegnanti di arti marziali, oppure si rifugiavano nella vita monacale praticando il Buddhismo Zen.

I SAMURAI DI AKO

Una delle storie più affascinanti riguardante i rōnin è quella dei samurai di Ako al servizio di Asano Naganori. Durante il Periodio Tokugawa l’imperatore Higashiyama mandò dei messi ad omaggiare lo shogun. Lo shōgun al tempo era Tokugawa Tsunayoshi, il quale incaricò alcuni daimyō con l’aiuto di Kira Yoshinaka, maestro di cerimonie e alto funzionario, di preparare il ricevimento.
daimyō dovevano portare dei doni a Kira per ringraziarlo dei suoi insegnamenti, ma il regalo di Asano venne ritenuto inadeguato dal funzionario che, per vendicarsi, cominciò ad insultarlo pubblicamente e a renderlo ridicolo.
Asano, dopo l’ennesimo sgarbo, perse la pazienza e colpì Kira con il pugnale ferendolo sulla fronte. Il fatto che l’attacco avvenne all’interno del palazzo dello shōgun rappresentò un aggravante a cui i due contendenti dovettero rispondere.
Kira venne perdonato, ma Asano subì l’ira dello shōgun: il suo feudo venne confiscato, suo fratello costretto agli arresti domiciliari e ad Asano venne concesso di morire onorevolmente compiendo il seppuku.
I samurai al servizio di Asano persero il loro signore e di conseguenza divennero rōnin. Essi si riunirono e discussero sul da farsi; alla fine decisero di abbandonare Ako. Però Oishi Kuranosuke, conosciuto come di Oishi Yoshio, e alcuni altri rōnin giurarono che si sarebbero vendicati di Kira, il quale, temendo una qualche vendetta, si circondò di guardie del corpo. I guerrieri decisero quindi di aspettare un momento più opportuno e ciascuno prese una strada diversa, dando l’impressione che ormai avessero rinunciato alla loro idea. Oishi addirittura divorziò dalla moglie per proteggerla da eventuali conseguenze e cominciò a frequentare bordelli e taverne. Una sera Oishi, ubriaco, cadde sulla strada senza riuscire a rialzarsi mentre passava un samurai che lo insultò e lo colpì per il suo comportamento disonorevole, anche se tutto questo faceva parte di un piano ben preciso.
Kira, rassicurato infine dal comportamento dei rōnin, pensò ormai di essere al sicuro e congedò le guardie del corpo.
Nel dicembre del 1702 finalmente il gruppo composto da quarantasette rōnin cominciò i preparativi per la vendetta e il 14 dicembre 1702 attaccarono la residenza di Kira.
Oishi gli offrì la possibilità di compiere seppuku, ma poiché egli esitava, lo uccise con lo stesso pugnale usato da Asano per suicidarsi. Al funzionario venne poi staccata la testa per portarla sulla tomba di Asano, che adesso era stato vendicato.
Il gruppo di rōnin che arrivò al Sengakuji ( il tempio in cui si trovava la tomba del loro signore) comprendeva quarantasei uomini; del quarantasettesimo non si hanno notizie certe: alcuni dicono che morì nello scontro, altri raccontano che venne mandato dallo shogun per riferire l’accaduto. Dopo aver onorato la tomba del loro signore e aver deposto la testa di Kira, il gruppo si costituì. I rōnin avevano violato l’ordine dello shogun di non compiere vendetta, ma d’altro canto avevano mostrato le qualità dei veri guerrieri samurai, fedeli fino alla fine al loro signore; inoltre, il popolo era dalla parte di Oishi e dei suoi compagni. Per questo motivo alla fine Tokugawa Tsunayoshi concesse al gruppo di morire tramite seppuku e recuperare così l’onore.
La vicenda dei rōnin è stata ripresa in tantissimi modi sia nel teatro che nel cinema, ed è una storia che affascina sempre, perché le gesta dei valorosi guerrieri divennero un esempio di moralità, disciplina e virtù del bushidō.

Eccoci dunque arrivati alla fine di questa serie di articoli dedicati al Giappone che scopriremo in Ghost of Tsushima; abbiamo toccato diversi argomenti e approfondito alcune vicende accadute. Ora non ci resta che aspettare l’uscita del titolo e vi ringraziamo per averci fatto compagnia in questo viaggio!

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Kamakura Jidai: l’inizio del Medioevo giapponese e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 15 Apr 2020 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il […]

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Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il 26 giugno.
Vediamo dunque insieme gli eventi che hanno segnato il Periodo Kamakura (鎌倉時代 Kamakura jidai) che copre l’arco di tempo dal 1185 al 1333, durante il quale è ambientata la vicenda narrata nel gioco.

UNA NUOVA CAPITALE, UN NUOVO GOVERNO

Fino al 1185 la capitale del Giappone era stata Heian (l’attuale Kyōto) che da il nome anche al periodo che va dal 794 al 1185 per l’appunto. Questo fu un periodo molto florido per la cultura giapponese, in cui si toccarono gli apici nella produzione letteraria, nell’assimilazione della cultura cinese e nello sviluppo del Buddhismo. Fu anche il periodo di ascesa della classe militare e, infatti, questo porterà, alla fine del Periodo Heian, allo scoppio della Guerra Genpei, il conflitto che vide contrapposti i clan Taira e Minamoto. La guerra, che vinsero i Minamoto, segnò la fine di questo periodo storico e il trasferimento della capitale a Kamakura, nel Kantō, che divenne il nuovo centro politico.

Nel 1192 Minamoto no Yoritomo si fece nominare shōgun 将軍 (il “generalissimo”), la carica più alta dell’esercito giapponese e instaurò il Kamakura bakufu 鎌倉幕府, il “governo della tenda di Kamakura”: nonostante formalmente fosse nominato dall’imperatore, questo titolo divenne col tempo ereditario. Il Periodo Kamakura segnò l’inizio del Medioevo giapponese, durante il quale shōgundaimyō 大名, letteralmente “grande nome”, e samurai ottennero sempre più privilegi. Lo shōgun concentrò sempre più potere nelle sue mani diventando di fatto il governatore del Giappone, mentre l’imperatore venne relegato a mera figura simbolica, affiancata da un reggente della nobile famiglia Hōjō. Si ebbe così il passaggio da un’aristocrazia di corte a un’aristocrazia guerriera e venne anche codificato il bushidō, l’etica del guerriero.

In questo periodo dominato dalla classe guerriera si collocano gli eventi raccontati in Ghost of Tsushima, ovvero l’attacco al Giappone da parte dell’esercito mongolo, nel 1274 e successivamente nel 1281. Le flotte mongole vennero però spazzate via da due violenti tifoni che si abbatterono sulle navi. Per la straordinarietà dell’accadimento, i giapponesi battezzarono questi venti kamikaze, cioè “vento divino”, a rafforzare la credenza dell’aiuto celeste per vincere contro gli invasori.
Lo shogunato instaurato da Yoritomo durò fino al 1333, durante il quale si succedettero i suoi discendenti; lo sterminio della famiglia Hōjō (che avevano eliminato i Minamoto per impossessarsi del potere) e la distruzione di Kamakura da parte di Nitta Yoshisada da un lato, e il tentativo di restaurare il potere imperiale da parte di Ashikaga Takauji dall’altro posero fine allo shogunato Kamakura e segnarono l’inizio del Periodo Muromachi-Ashikaga.

PROFONDI MUTAMENTI

Anche sul versante letterario e artistico non mancarono di certo le novità. I profondi cambiamenti socioeconomici avevano tolto gran parte del potere effettivo alla corte di Heian, la quale usò l’arma che ancora possedevano gli aristocratici: la poesia. Infatti videro la luce molti capolavori, primo tra essi lo Shinkokinwakashū (“Nuova raccolta di poesie antiche e moderne”). D’altro canto, le battaglie furono lo spunto per i racconti epici, chiamati gunki monogatari (“cronaca militare”), in cui si fondono valori vecchi e nuovi e che portano con sé la consapevolezza che la morte è sempre in agguato sui campi di battaglia.
In queste opere una grandissima rilevanza viene data alla fragilità della vita umana e tutti i testi sono intrisi del pessimismo che deriva dal senso di transitorietà del mondo che ci circonda. Qui si colloca uno dei capolavori del Periodo Kamakura: lo Heike monogatari (Storia della famiglia Taira), un’epopea del filone dei gunki monogatari incentrata su sentimenti buddhisti, che segue l’ascesa e il declino del clan Taira e il suo scontro con i Minamoto. Le battagli, l’amore, l’amicizia e i tradimenti narrati furono tutti spunti per numerose opere successive e testi teatrali.

Anche architettura, pittura e scultura subirono dei cambiamenti rispetto alla precedente epoca e in Periodo Kamakura queste acquisirono maggior realismo e naturalezza. In ogni caso lo stile fu influenzato dalla cultura cinese e dalla diffusione del Buddhismo Zen, oltre che dalla necessità di rendere il Buddhismo più accessibile anche al popolo. Una delle opere più grandiose e rappresentative è l’enorme statua in bronzo di Amida Buddha del tempio Kōtoku-in di Kamakura: è un’imponente scultura alta più di tredici metri, cava all’interno [Io ci sono entrata durante la mia visita a Kamakura, è veramente un’opera imponente N.d.R.], realizzata nel 1252.
I principi di mujō 無常 (“impermanenza delle cose”) e di mappō 末法 (la “fase finale della Legge”, intendendo quella buddhista) furono essenziali per lo sviluppo della cultura di questo periodo in ogni campo e l’incipit dello Heike monogatari ne è un perfetto esempio:

Il rintocco della campana di Gion riecheggia l’impermanenza di tutte le cose. Il colore dei fiori dei due alberi di sala (si dice che due Buddha raggiunsero l’illuminazione sotto questo albero) dimostra veramente che coloro che prosperano ineluttabilmente decadono. Gli orgogliosi sono destinati a finire presto simili a un sogno in una notte di primavera. Anche i coraggiosi infine spariranno come polvere davanti al vento.

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Bushidō: il codice dei samurai e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/bushido-il-codice-dei-samurai-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/bushido-il-codice-dei-samurai-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 01 Apr 2020 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/bushido-il-codice-dei-samurai-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati in questo speciale! Si tratta del primo di una serie di approfondimenti […]

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Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati in questo speciale! Si tratta del primo di una serie di approfondimenti sulla cultura giapponese che ci accompagneranno pian piano fino all’uscita di Ghost of Tsushima, prevista per il 26 giugno di quest’anno.

LA VIA DEL GUERRIERO

In questo articolo vedremo cosa si intende per bushidō, un caposaldo nella vita dei samurai e delle loro famiglie, che sicuramente molti di voi conosceranno o avranno per lo meno già sentito.
Il termine bushidō 武士道 significa letteralmente “via del guerriero”, il codice d’onore dei samurai.  道 sta a significare “via, strada”, quindi un percorso in senso metaforico, un cammino e una condotta di vita; bushi 武士 invece sta per “guerriero”, intendendo il guerriero giapponese del periodo feudale, cioè il samurai (letteralmente la parola samurai 侍 significa “colui che serve”). I samurai costituivano una casta di uomini colti al servizio dei daimyō, i feudatari locali, e dello shōgun. Essi praticavano le arti marziali ed erano addestrati all’uso di varie armi (l’arco asimmetrico, la katana, la lancia, ecc…) fin da piccoli, ma non solo: i guerrieri praticavano anche lo zen, la cerimonia del tè, l’arte della disposizione dei fiori e della scrittura e tutte queste discipline erano permeate dai valori del Buddhismo e del Confucianesimo, che andarono a costituire le fondamenta del codice di condotto dei samurai.
Infatti, il bushidō si fonda su sette principi cardine che ogni bushi doveva rispettare, in ogni ambito della vita. Essi vennero per la prima volta raccolti e scritti nella famosa opera Hagakure, “All’ombra delle foglie” o “Nascosto tra le foglie”, di Yamamoto Tsunetomo, incentrata sulla condotta e sul codice dei guerrieri.

I SETTE PRINCIPI

Il primo è GI 義 (si pronuncia “ghi”), ovvero “onestà e lealtà”: un samurai non deve avere dubbi su ciò che considera giustizia e onestà e deve essere leale nei confronti degli altri.
Il secondo principio è  勇 , ossia “valore, eroismo”: il guerriero deve possedere un coraggio eroico per affrontare rischi e pericoli, così da vivere appieno la vita.
Segue il terzoJIN 仁 , cioè “affetto, compassione”: la forza e il potere che un samurai acquisisce con l’addestramento deve essere utilizzato per il bene comune, per aiutare il prossimo e i più deboli, come donne e bambini.
La quarta virtù di un guerriero è REI 礼 , ovvero “gentilezza, cortesia”: questa è la norma più importante della vita sociale secondo il Confucianesimo e un samurai non ha bisogno di dimostrare la propria forza se non è necessario, perché esso viene rispettato non solo per la bravura nel combattimento, ma anche per come si relaziona con gli altri uomini.
Il quinto principio è MAKOTO  o SHIN 信 , la “verità, sincerità”: è la completa trasparenza tra l’intenzione dell’azione e il compimento della stessa, perché un guerriero non usa sotterfugi e non ha bisogno di dare la sua parola.
La sesta virtù è MEIYO 名誉 , “onore”: l’onore rappresenta i più alti valori di una persona ai quali si tiene fede fino alla morte, perché le azioni sono il riflesso di ciò che siamo in realtà.
Infine abbiamo CHŪGI 忠義 , ossia “fedeltà e devozione”: un samurai è fermamente leale alle persone di cui si prende cura e di cui è responsabile, assumendo piena responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze.

Se per qualche motivo un samurai veniva meno a una delle virtù richieste, aveva un solo modo per porre rimedio e recuperare il suo onore: compiere seppuku, il suicidio rituale. Il seppuku veniva eseguito con un rituale codificato, per sfuggire a una morte disonorevole o per espiare una colpa: in periodo Edo (1603-1868) esso raggiunse i massimi livelli di ritualizzazione e divenne il modo per giustiziare con onore un appartenente alla casta dei samurai. Durante il seppuku il suicida si praticava un taglio da sinistra a destra e poi verso l’alto con il tantō, il pugnale, mentre un fidato compagno, chiamato kaishaku, doveva decapitarlo non appena eseguito il taglio all’addome.
I principi del bushidō si estendevano anche ai membri della famiglia di un bushi e anche per le donne era previsto un suicidio per gli stessi motivi, chiamato jigai, con la differenza che il taglio veniva eseguito alla gola.

Insomma, il bushidō è stato per la casta dei guerrieri la regola di vita, di condotta morale e d’azione per tutto il periodo in cui essi hanno goduto di influenza e privilegi speciali. Dopo la Restaurazione Meiji (1866-1869) il loro ruolo cambiò e sostanzialmente la loro ragion d’essere divenne quella di proteggere e servire l’imperatore, gettando le basi del nazionalismo giapponese.

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