Kamakura Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/kamakura/ Videogiochi, Cinema, Giochi da Tavolo, Serie Tv, Podcast e Live Wed, 22 Apr 2020 06:00:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.tribe.games/wp-content/uploads/2021/08/cropped-avatar_facebook2021-32x32.png Kamakura Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/kamakura/ 32 32 I Ninja: l’altra faccia della medaglia e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/i-ninja-laltra-faccia-della-medaglia-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/i-ninja-laltra-faccia-della-medaglia-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 22 Apr 2020 06:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/i-ninja-laltra-faccia-della-medaglia-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati al nostro appuntamento settimanale con gli speciali che ci condurranno all’uscita […]

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Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati al nostro appuntamento settimanale con gli speciali che ci condurranno all’uscita del tanto atteso Ghost of Tsushima. In questo quarto speciale ci dedicheremo all’approfondimento di una particolare figura del Giappone feudale: il ninja. I ninja erano guerrieri misteriosi conosciuti per le azioni di spionaggio, sabotaggio o assassinio e spesso contrapposti a samurai, ma fermarci a queste definizioni sarebbe riduttivo. Essi sono stati sempre avvolti da un’aura leggendaria e considerati depositari di tecniche esoteriche e poteri soprannaturali, ma in una posizione ambigua rispetto ai samurai.

SPIE E ASSASSINI

Il termine ninja è una lettura dei due kanji 忍者, che significano “persona nascosta”, ma questa parola era storicamente meno diffusa rispetto ad un’altra lettura degli stessi kanji, ovvero “shinobi”, abbreviazione di 忍びの者 “shinobi no mono”, e identifica quelle persone che praticano il nijutsu, un’insieme di tattiche di guerra e strategia militare simili allo spionaggio occidentale. Ninja si diffuse soltanto nel secondo dopoguerra in Occidente e in Giappone era utilizzato solo come regionalismo, mentre la parola più utilizzata negli scritti e nei documenti storici era appunto shinobi. Al contrario dei samurai, gli shinobi appartenevano per lo più alle classi inferiori e su questi ultimi sono diffusissimi i racconti popolari, ma scarseggiano i racconti storici, incentrati principalmente sulle gesta e sul codice di condotta dei nobili bushi.
Durante il Periodo Sengoku (il periodo degli Stati combattenti, dal 1467 al 1603) gli shinobi ebbero particolare rilievo, anche se questa figura iniziò ad emergere già dal Periodo Kamakura, al servizio in segreto dei daimyō. Le funzioni di uno shinobi includevano attività clandestine come lo spionaggio, il sabotaggio, l’infiltrazione fino ad arrivare all’assassinio. Il fatto che essi utilizzassero metodi di combattimento differenti dai bushi fece sì che venissero etichettati come disonorevoli e inferiori, nonostante tra i daimyō ci fosse molta competizione per assicurarsi i servigi dei ninja migliori in circolazione.

Essi erano organizzati in clan con una rigida gerarchia. I due più importanti clan erano Iga e Koga, della prefettura di Shiga, nell’isola di Honshū. La conformazione territoriale, in cui si trovavano villaggi isolati tra le montagne, contribuì allo sviluppo del ruolo segreto degli shinobi. Questi due clan produssero veri professionisti appositamente addestrati e del clan Iga uno dei più famosi appartenenti fu Hattori Hanzō.
Tuttavia, dopo la caduta di questi due clan, i daimyō dovettero iniziare ad addestrare essi stessi gli shinobi e questa divenne ben presto una professione. In seguito, vennero scritti numerosi manuali di ninjutsu; un esempio è “Shōninki” di Natori Masazumi, maestro e caposcuola ninja del XVII secolo: come il bushidō per i bushi, anche gli shinobi possedevano un codice, regole e tradizioni che li distinguevano. In questo breve testo viene spiegato come sfruttare l’ombra degli alberi, come proteggersi dal nemico, come lavorare assieme ad un altro shinobi e soprattutto il principio di mu, ossia “il Nulla, il Vuoto”.

Un fatto interessante è che i ninja non sempre erano solamente uomini: a volte si trattava anche di abili donne addestrate, chiamate “kunoichi” くノ一 ; oltre a tutte le tecniche utilizzate dai colleghi uomini, le donne shinobi sfruttavano anche le loro abilità seduttive per portare a termine la missione.
Dopo l’unificazione del Giappone sotto lo shogunato Tokugawa (quindi con l’inizio del Periodo Edo, nel 1603) la loro figura iniziò a perdere man mano considerazione.

ARMI, TRAVESTIMENTI E MAGIA

L’incarico principale degli shinobi era lo spionaggio e, con l’aiuto di travestimenti, essi raccoglievano informazioni su persone e territori. La prima regola era sfuggire agli sguardi e celare la propria identità. L’abbigliamento che essi utilizzavano più spesso era scuro di notte e grigio-marrone di giorno, ma l’immagine del ninja fasciato di nero che vola nella notte è più che altro tipica dei media recenti. Solitamente essi usavano abiti civili e i travestimenti più utilizzati erano quelli di monaci, sacerdoti, commercianti e cartomanti, che, grazie alle vesti, potevano nascondere facilmente anche delle armi. Pugnali, spade corte e katana erano le predilette, ma anche kusarigama (una falce legata ad una catena con un peso all’estremità) e shuriken (un’insieme di armi da lancio, ad esempio dischi di metallo a forma di stella dalle punte taglienti) non mancavano nell’arsenale di una spia. Insieme a questi, gli shinobi si servivano anche di mine, freccette avvelenate e cerbottane, oltre all’appiccare incedi per operazioni di infiltrazione e sabotaggio.

Una curiosità particolarmente interessante riguardo gli shinobi è la pratica del kujikiri. Il kujikiri 九字切り “taglio dei nove caratteri” è una sequenza di particolari mudra (posizioni delle mani nel Buddhismo esoterico) con significato mistico inserita tra le arti del ninjutsu; a questi nove segni veniva attribuito il potere di influenzare sé stessi, gli avversari e l’ambiente circostante, ed erano associati alla ripetizioni di mantra (formule sacre o magiche). Si credeva che con queste tecniche gli shinobi fossero in grado di resistere al dolore, concentrarsi mentalmente, evocare spiriti e addirittura immobilizzare un avversario. Tutto questo portò a credere che i ninja fossero quindi in grado di usare le arti magiche.

In seguito, durante il Periodo Edo, l’immagine degli shinobi entrò nella cultura popolare e iniziarono a formarsi e circolare storie e leggende basate su fatti storici realmente accaduti. Più tardi ancora, cinema, manga e videogiochi hanno attinto a questo immaginario per una vastissima e fortunata produzione che riscuote ancora a oggi molto successo.

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Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati al nostro appuntamento settimanale con gli speciali che ci condurranno all’uscita del tanto atteso Ghost of Tsushima. In questo quarto speciale ci dedicheremo all’approfondimento di una particolare figura del Giappone feudale: il ninja. I ninja erano guerrieri misteriosi conosciuti per le azioni di spionaggio, sabotaggio o assassinio e spesso contrapposti a samurai, ma fermarci a queste definizioni sarebbe riduttivo. Essi sono stati sempre avvolti da un’aura leggendaria e considerati depositari di tecniche esoteriche e poteri soprannaturali, ma in una posizione ambigua rispetto ai samurai.

SPIE E ASSASSINI

Il termine ninja è una lettura dei due kanji 忍者, che significano “persona nascosta”, ma questa parola era storicamente meno diffusa rispetto ad un’altra lettura degli stessi kanji, ovvero “shinobi”, abbreviazione di 忍びの者 “shinobi no mono”, e identifica quelle persone che praticano il nijutsu, un’insieme di tattiche di guerra e strategia militare simili allo spionaggio occidentale. Ninja si diffuse soltanto nel secondo dopoguerra in Occidente e in Giappone era utilizzato solo come regionalismo, mentre la parola più utilizzata negli scritti e nei documenti storici era appunto shinobi. Al contrario dei samurai, gli shinobi appartenevano per lo più alle classi inferiori e su questi ultimi sono diffusissimi i racconti popolari, ma scarseggiano i racconti storici, incentrati principalmente sulle gesta e sul codice di condotta dei nobili bushi.
Durante il Periodo Sengoku (il periodo degli Stati combattenti, dal 1467 al 1603) gli shinobi ebbero particolare rilievo, anche se questa figura iniziò ad emergere già dal Periodo Kamakura, al servizio in segreto dei daimyō. Le funzioni di uno shinobi includevano attività clandestine come lo spionaggio, il sabotaggio, l'infiltrazione fino ad arrivare all'assassinio. Il fatto che essi utilizzassero metodi di combattimento differenti dai bushi fece sì che venissero etichettati come disonorevoli e inferiori, nonostante tra i daimyō ci fosse molta competizione per assicurarsi i servigi dei ninja migliori in circolazione.

Essi erano organizzati in clan con una rigida gerarchia. I due più importanti clan erano Iga e Koga, della prefettura di Shiga, nell’isola di Honshū. La conformazione territoriale, in cui si trovavano villaggi isolati tra le montagne, contribuì allo sviluppo del ruolo segreto degli shinobi. Questi due clan produssero veri professionisti appositamente addestrati e del clan Iga uno dei più famosi appartenenti fu Hattori Hanzō.
Tuttavia, dopo la caduta di questi due clan, i daimyō dovettero iniziare ad addestrare essi stessi gli shinobi e questa divenne ben presto una professione. In seguito, vennero scritti numerosi manuali di ninjutsu; un esempio è “Shōninki” di Natori Masazumi, maestro e caposcuola ninja del XVII secolo: come il bushidō per i bushi, anche gli shinobi possedevano un codice, regole e tradizioni che li distinguevano. In questo breve testo viene spiegato come sfruttare l’ombra degli alberi, come proteggersi dal nemico, come lavorare assieme ad un altro shinobi e soprattutto il principio di mu, ossia “il Nulla, il Vuoto”.

Un fatto interessante è che i ninja non sempre erano solamente uomini: a volte si trattava anche di abili donne addestrate, chiamate “kunoichi” くノ一 ; oltre a tutte le tecniche utilizzate dai colleghi uomini, le donne shinobi sfruttavano anche le loro abilità seduttive per portare a termine la missione.
Dopo l’unificazione del Giappone sotto lo shogunato Tokugawa (quindi con l’inizio del Periodo Edo, nel 1603) la loro figura iniziò a perdere man mano considerazione.

ARMI, TRAVESTIMENTI E MAGIA

L’incarico principale degli shinobi era lo spionaggio e, con l’aiuto di travestimenti, essi raccoglievano informazioni su persone e territori. La prima regola era sfuggire agli sguardi e celare la propria identità. L’abbigliamento che essi utilizzavano più spesso era scuro di notte e grigio-marrone di giorno, ma l’immagine del ninja fasciato di nero che vola nella notte è più che altro tipica dei media recenti. Solitamente essi usavano abiti civili e i travestimenti più utilizzati erano quelli di monaci, sacerdoti, commercianti e cartomanti, che, grazie alle vesti, potevano nascondere facilmente anche delle armi. Pugnali, spade corte e katana erano le predilette, ma anche kusarigama (una falce legata ad una catena con un peso all’estremità) e shuriken (un’insieme di armi da lancio, ad esempio dischi di metallo a forma di stella dalle punte taglienti) non mancavano nell’arsenale di una spia. Insieme a questi, gli shinobi si servivano anche di mine, freccette avvelenate e cerbottane, oltre all’appiccare incedi per operazioni di infiltrazione e sabotaggio.

Una curiosità particolarmente interessante riguardo gli shinobi è la pratica del kujikiri. Il kujikiri 九字切り “taglio dei nove caratteri” è una sequenza di particolari mudra (posizioni delle mani nel Buddhismo esoterico) con significato mistico inserita tra le arti del ninjutsu; a questi nove segni veniva attribuito il potere di influenzare sé stessi, gli avversari e l’ambiente circostante, ed erano associati alla ripetizioni di mantra (formule sacre o magiche). Si credeva che con queste tecniche gli shinobi fossero in grado di resistere al dolore, concentrarsi mentalmente, evocare spiriti e addirittura immobilizzare un avversario. Tutto questo portò a credere che i ninja fossero quindi in grado di usare le arti magiche.

In seguito, durante il Periodo Edo, l’immagine degli shinobi entrò nella cultura popolare e iniziarono a formarsi e circolare storie e leggende basate su fatti storici realmente accaduti. Più tardi ancora, cinema, manga e videogiochi hanno attinto a questo immaginario per una vastissima e fortunata produzione che riscuote ancora a oggi molto successo.

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Kamakura Jidai: l’inizio del Medioevo giapponese e Ghost of Tsushima https://www.tribe.games/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Wed, 15 Apr 2020 08:00:00 +0000 http://https://tribe.games/senza-categoria/kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-e-ghost-of-tsushima-speciale/ Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il […]

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Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il 26 giugno.
Vediamo dunque insieme gli eventi che hanno segnato il Periodo Kamakura (鎌倉時代 Kamakura jidai) che copre l’arco di tempo dal 1185 al 1333, durante il quale è ambientata la vicenda narrata nel gioco.

UNA NUOVA CAPITALE, UN NUOVO GOVERNO

Fino al 1185 la capitale del Giappone era stata Heian (l’attuale Kyōto) che da il nome anche al periodo che va dal 794 al 1185 per l’appunto. Questo fu un periodo molto florido per la cultura giapponese, in cui si toccarono gli apici nella produzione letteraria, nell’assimilazione della cultura cinese e nello sviluppo del Buddhismo. Fu anche il periodo di ascesa della classe militare e, infatti, questo porterà, alla fine del Periodo Heian, allo scoppio della Guerra Genpei, il conflitto che vide contrapposti i clan Taira e Minamoto. La guerra, che vinsero i Minamoto, segnò la fine di questo periodo storico e il trasferimento della capitale a Kamakura, nel Kantō, che divenne il nuovo centro politico.

Nel 1192 Minamoto no Yoritomo si fece nominare shōgun 将軍 (il “generalissimo”), la carica più alta dell’esercito giapponese e instaurò il Kamakura bakufu 鎌倉幕府, il “governo della tenda di Kamakura”: nonostante formalmente fosse nominato dall’imperatore, questo titolo divenne col tempo ereditario. Il Periodo Kamakura segnò l’inizio del Medioevo giapponese, durante il quale shōgundaimyō 大名, letteralmente “grande nome”, e samurai ottennero sempre più privilegi. Lo shōgun concentrò sempre più potere nelle sue mani diventando di fatto il governatore del Giappone, mentre l’imperatore venne relegato a mera figura simbolica, affiancata da un reggente della nobile famiglia Hōjō. Si ebbe così il passaggio da un’aristocrazia di corte a un’aristocrazia guerriera e venne anche codificato il bushidō, l’etica del guerriero.

In questo periodo dominato dalla classe guerriera si collocano gli eventi raccontati in Ghost of Tsushima, ovvero l’attacco al Giappone da parte dell’esercito mongolo, nel 1274 e successivamente nel 1281. Le flotte mongole vennero però spazzate via da due violenti tifoni che si abbatterono sulle navi. Per la straordinarietà dell’accadimento, i giapponesi battezzarono questi venti kamikaze, cioè “vento divino”, a rafforzare la credenza dell’aiuto celeste per vincere contro gli invasori.
Lo shogunato instaurato da Yoritomo durò fino al 1333, durante il quale si succedettero i suoi discendenti; lo sterminio della famiglia Hōjō (che avevano eliminato i Minamoto per impossessarsi del potere) e la distruzione di Kamakura da parte di Nitta Yoshisada da un lato, e il tentativo di restaurare il potere imperiale da parte di Ashikaga Takauji dall’altro posero fine allo shogunato Kamakura e segnarono l’inizio del Periodo Muromachi-Ashikaga.

PROFONDI MUTAMENTI

Anche sul versante letterario e artistico non mancarono di certo le novità. I profondi cambiamenti socioeconomici avevano tolto gran parte del potere effettivo alla corte di Heian, la quale usò l’arma che ancora possedevano gli aristocratici: la poesia. Infatti videro la luce molti capolavori, primo tra essi lo Shinkokinwakashū (“Nuova raccolta di poesie antiche e moderne”). D’altro canto, le battaglie furono lo spunto per i racconti epici, chiamati gunki monogatari (“cronaca militare”), in cui si fondono valori vecchi e nuovi e che portano con sé la consapevolezza che la morte è sempre in agguato sui campi di battaglia.
In queste opere una grandissima rilevanza viene data alla fragilità della vita umana e tutti i testi sono intrisi del pessimismo che deriva dal senso di transitorietà del mondo che ci circonda. Qui si colloca uno dei capolavori del Periodo Kamakura: lo Heike monogatari (Storia della famiglia Taira), un’epopea del filone dei gunki monogatari incentrata su sentimenti buddhisti, che segue l’ascesa e il declino del clan Taira e il suo scontro con i Minamoto. Le battagli, l’amore, l’amicizia e i tradimenti narrati furono tutti spunti per numerose opere successive e testi teatrali.

Anche architettura, pittura e scultura subirono dei cambiamenti rispetto alla precedente epoca e in Periodo Kamakura queste acquisirono maggior realismo e naturalezza. In ogni caso lo stile fu influenzato dalla cultura cinese e dalla diffusione del Buddhismo Zen, oltre che dalla necessità di rendere il Buddhismo più accessibile anche al popolo. Una delle opere più grandiose e rappresentative è l’enorme statua in bronzo di Amida Buddha del tempio Kōtoku-in di Kamakura: è un’imponente scultura alta più di tredici metri, cava all’interno [Io ci sono entrata durante la mia visita a Kamakura, è veramente un’opera imponente N.d.R.], realizzata nel 1252.
I principi di mujō 無常 (“impermanenza delle cose”) e di mappō 末法 (la “fase finale della Legge”, intendendo quella buddhista) furono essenziali per lo sviluppo della cultura di questo periodo in ogni campo e l’incipit dello Heike monogatari ne è un perfetto esempio:

Il rintocco della campana di Gion riecheggia l’impermanenza di tutte le cose. Il colore dei fiori dei due alberi di sala (si dice che due Buddha raggiunsero l’illuminazione sotto questo albero) dimostra veramente che coloro che prosperano ineluttabilmente decadono. Gli orgogliosi sono destinati a finire presto simili a un sogno in una notte di primavera. Anche i coraggiosi infine spariranno come polvere davanti al vento.

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Speciale - Kamakura Jidai: l'inizio del Medioevo giapponese [Ghost of Tsushima] https://www.tribe.games/speciale-kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-ghost-of-tsushima/ https://www.tribe.games/speciale-kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-ghost-of-tsushima/#respond Tue, 14 Apr 2020 22:00:00 +0000 https://https://tribe.games/senza-categoria/speciale-kamakura-jidai-linizio-del-medioevo-giapponese-ghost-of-tsushima/ Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of […]

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Bentornati amiche e amici della Tribù al nostro appuntamento con gli speciali che ci accompagneranno fino all’uscita di Ghost of Tsushima, il 26 giugno.
Vediamo dunque insieme gli eventi che hanno segnato il Periodo Kamakura (鎌倉時代 Kamakura jidai) che copre l’arco di tempo dal 1185 al 1333, durante il quale è ambientata la vicenda narrata nel gioco.

UNA NUOVA CAPITALE, UN NUOVO GOVERNO

Fino al 1185 la capitale del Giappone era stata Heian (l’attuale Kyōto) che da il nome anche al periodo che va dal 794 al 1185 per l’appunto. Questo fu un periodo molto florido per la cultura giapponese, in cui si toccarono gli apici nella produzione letteraria, nell’assimilazione della cultura cinese e nello sviluppo del Buddhismo. Fu anche il periodo di ascesa della classe militare e, infatti, questo porterà, alla fine del Periodo Heian, allo scoppio della Guerra Genpei, il conflitto che vide contrapposti i clan Taira e Minamoto. La guerra, che vinsero i Minamoto, segnò la fine di questo periodo storico e il trasferimento della capitale a Kamakura, nel Kantō, che divenne il nuovo centro politico.

Nel 1192 Minamoto no Yoritomo si fece nominare shōgun 将軍 (il “generalissimo”), la carica più alta dell’esercito giapponese e instaurò il Kamakura bakufu 鎌倉幕府, il “governo della tenda di Kamakura”: nonostante formalmente fosse nominato dall’imperatore, questo titolo divenne col tempo ereditario. Il Periodo Kamakura segnò l’inizio del Medioevo giapponese, durante il quale shōgun, daimyō 大名, letteralmente “grande nome”, e samurai ottennero sempre più privilegi. Lo shōgun concentrò sempre più potere nelle sue mani diventando di fatto il governatore del Giappone, mentre l’imperatore venne relegato a mera figura simbolica, affiancata da un reggente della nobile famiglia Hōjō. Si ebbe così il passaggio da un’aristocrazia di corte a un’aristocrazia guerriera e venne anche codificato il bushidō, l’etica del guerriero.

In questo periodo dominato dalla classe guerriera si collocano gli eventi raccontati in Ghost of Tsushima, ovvero l’attacco al Giappone da parte dell’esercito mongolo, nel 1274 e successivamente nel 1281. Le flotte mongole vennero però spazzate via da due violenti tifoni che si abbatterono sulle navi. Per la straordinarietà dell’accadimento, i giapponesi battezzarono questi venti kamikaze, cioè “vento divino”, a rafforzare la credenza dell’aiuto celeste per vincere contro gli invasori.
Lo shogunato instaurato da Yoritomo durò fino al 1333, durante il quale si succedettero i suoi discendenti; lo sterminio della famiglia Hōjō (che avevano eliminato i Minamoto per impossessarsi del potere) e la distruzione di Kamakura da parte di Nitta Yoshisada da un lato, e il tentativo di restaurare il potere imperiale da parte di Ashikaga Takauji dall’altro posero fine allo shogunato Kamakura e segnarono l’inizio del Periodo Muromachi-Ashikaga.

PROFONDI MUTAMENTI

Anche sul versante letterario e artistico non mancarono di certo le novità. I profondi cambiamenti socioeconomici avevano tolto gran parte del potere effettivo alla corte di Heian, la quale usò l’arma che ancora possedevano gli aristocratici: la poesia. Infatti videro la luce molti capolavori, primo tra essi lo Shinkokinwakashū (“Nuova raccolta di poesie antiche e moderne”). D'altro canto, le battaglie furono lo spunto per i racconti epici, chiamati gunki monogatari (“cronaca militare”), in cui si fondono valori vecchi e nuovi e che portano con sé la consapevolezza che la morte è sempre in agguato sui campi di battaglia.
In queste opere una grandissima rilevanza viene data alla fragilità della vita umana e tutti i testi sono intrisi del pessimismo che deriva dal senso di transitorietà del mondo che ci circonda. Qui si colloca uno dei capolavori del Periodo Kamakura: lo Heike monogatari (Storia della famiglia Taira), un’epopea del filone dei gunki monogatari incentrata su sentimenti buddhisti, che segue l’ascesa e il declino del clan Taira e il suo scontro con i Minamoto. Le battagli, l’amore, l’amicizia e i tradimenti narrati furono tutti spunti per numerose opere successive e testi teatrali.

Anche architettura, pittura e scultura subirono dei cambiamenti rispetto alla precedente epoca e in Periodo Kamakura queste acquisirono maggior realismo e naturalezza. In ogni caso lo stile fu influenzato dalla cultura cinese e dalla diffusione del Buddhismo Zen, oltre che dalla necessità di rendere il Buddhismo più accessibile anche al popolo. Una delle opere più grandiose e rappresentative è l’enorme statua in bronzo di Amida Buddha del tempio Kōtoku-in di Kamakura: è un’imponente scultura alta più di tredici metri, cava all’interno [Io ci sono entrata durante la mia visita a Kamakura, è veramente un'opera imponente N.d.R.], realizzata nel 1252.
I principi di mujō 無常 ("impermanenza delle cose”) e di mappō 末法 (la “fase finale della Legge”, intendendo quella buddhista) furono essenziali per lo sviluppo della cultura di questo periodo in ogni campo e l’incipit dello Heike monogatari ne è un perfetto esempio:

Il rintocco della campana di Gion riecheggia l’impermanenza di tutte le cose. Il colore dei fiori dei due alberi di sala (si dice che due Buddha raggiunsero l’illuminazione sotto questo albero) dimostra veramente che coloro che prosperano ineluttabilmente decadono. Gli orgogliosi sono destinati a finire presto simili a un sogno in una notte di primavera. Anche i coraggiosi infine spariranno come polvere davanti al vento.

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