preview Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/preview/ Videogiochi, Cinema, Giochi da Tavolo, Serie Tv, Podcast e Live Tue, 28 Apr 2020 22:00:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.tribe.games/wp-content/uploads/2021/08/cropped-avatar_facebook2021-32x32.png preview Archivi - Tribe Games https://www.tribe.games/tag/preview/ 32 32 Speciale – Kublai Khan [Ghost of Tsushima] https://www.tribe.games/kublai-khan-ghost-of-tsushima-speciale/ https://www.tribe.games/kublai-khan-ghost-of-tsushima-speciale/#respond Tue, 28 Apr 2020 22:00:00 +0000 https://https://tribe.games/senza-categoria/kublai-khan-ghost-of-tsushima-speciale/ Ciao a tutti, ragazzi e ragazze, ed eccoci di nuovo qui per il quinto speciale dedicato a Ghost of Tsushima. […]

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Ciao a tutti, ragazzi e ragazze, ed eccoci di nuovo qui per il quinto speciale dedicato a Ghost of Tsushima. Ho deciso di dedicare questo pezzo all’approfondimento della figura di Kublai Khan, storico condottiero mongolo che guidò il suo esercito nel tentativo di invadere il Giappone. Dunque, dopo gli articoli su bushidō, Periodo Kamakura, ninja e kamikaze, continuiamo il nostro percorso per arrivare al 17 luglio preparati e ferrati sull’argomento.

GRAN KHAN

Kublai Khan apparteneva a una famiglia di condottieri mongoli, nipote di quel famoso Gengis Khan che fu l'unificatore dei vari clan e fondatore nel 1206 dell’impero mongolo.
Da giovane Kublai fu un fervente studioso e appassionato della cultura cinese e in seguito, durante il suo impero, molti intellettuali cinesi vennero convocati come suoi consiglieri. Dopo che suo fratello maggiore divenne Khan dell'impero mongolo, a Kublai venne dato l’incarico di conquistare la Cina; in seguito egli venne nominato governatore dei territori a sud dell’impero mongolo. Dopo la morte del fratello maggiore, si crearono delle ostilità tra Kublai, favorevole a una fusione tra la cultura mongola e quella cinese, e suo fratello minore, che voleva al contrario imporre i propri usi e costumi alle popolazioni assoggettate. Dopo un violento scontro tra i due che sfociò in guerra civile, la vittoria andò a Kublai, il quale venne nominato Gran Khan dei mongoli. In seguito a queste vicende, l’ormai vastissimo impero che si era venuto a creare (andava dal Pacifico al Baltico e al Mediterraneo, includeva Mongolia, Cina, Corea, la Persia, la Mesopotamia, le steppe e coste russe del Mar Nero, per una superficie di circa 24 milioni di chilometri quadrati) raggiunse il suo massimo splendore e venne suddiviso in quattro khanati, ossia dei territori governati ciascuno da un khan, che rispondevano al Gran Khan. Oltre che Gran Khan dei mongoli, Kublai fu nominato anche Imperatore della Cina e fu il fondatore della dinastia sino-mongola Yuan nel 1271; sotto il suo comando l’impero conobbe una grande crescita economica, vennero realizzate numerose opere pubbliche e favorite l’integrazione delle popolazioni nomadi e la diffusione del Buddhismo.

L’impero di Kublai Khan intrattenne rapporti commerciali con l’Estremo Oriente, l’India, il Giappone, le Repubbliche Marinare e il Nord Africa; tra il tredicesimo e la metà del quattordicesimo secolo i viaggi lungo la Via della Seta si intensificarono e mercanti genovesi e veneziani, missionari e diplomatici viaggiavano dal Mediterraneo verso Pechino. Quando anche Marco Polo arrivò in Cina venne invitato proprio dal Gran Khan a visitare la sua corte e molti luoghi dell’impero, che incluse e descrisse nel suo resoconto di viaggio “Il Milione”. I mongoli non avevano pregiudizi etnici o religiosi e ammettevano la presenza di molti stranieri ai quali affidavano incarichi economici e da funzionari, come accadde a Marco Polo che collaborò per diciassette anni con Kublai Khan.
Come abbiamo già avuto modo di vedere, Kublai tentò per due volte di invadere il Giappone. Inizialmente inviò una missiva nel 1266 in cui chiedeva al Paese del Sol Levante di entrare a far parte volontariamente dell’impero; tuttavia la richiesta fu ignorata dai giapponesi (come tutte le seguenti) e questo portò il Gran Khan a salpare con una flotta nel 1274 e successivamente nel 1281, ma entrambe le volte dei violenti tifoni colpirono le navi dell’esercito mongolo, aiutando i giapponesi a respingere la minaccia. Successivamente, Kublai si impegnò nell’invasione del Vietnam, ma anche questi tentativi finirono male poiché i vietnamiti erano già pronti per un eventuale attacco e si seppero difendere bene. Tuttavia, ormai il grande condottiero stava invecchiando e negli ultimi anni della sua vita fu colpito da gotta e da altri disturbi alimentari. Infine, morì nel 1294 e il suo corpo fu riportato in Mongolia per essere sepolto in patria. Da questo momento in poi la separazione dei diversi khanati si fece ancora più evidente e il vasto impero iniziò a disgregarsi.

Con questo si conclude il nostro approfondimento su colui che guiderà l’invasione dei nemici in Ghost of Tsushima e vi diamo appuntamento al prossimo e ultimo speciale, in trepidante attesa del rilascio del titolo. Alla prossima!

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Ciao a tutti, amici della Tribù, e ben ritrovati al nostro appuntamento settimanale con gli speciali che ci condurranno all’uscita del tanto atteso Ghost of Tsushima. In questo quarto speciale ci dedicheremo all’approfondimento di una particolare figura del Giappone feudale: il ninja. I ninja erano guerrieri misteriosi conosciuti per le azioni di spionaggio, sabotaggio o assassinio e spesso contrapposti a samurai, ma fermarci a queste definizioni sarebbe riduttivo. Essi sono stati sempre avvolti da un’aura leggendaria e considerati depositari di tecniche esoteriche e poteri soprannaturali, ma in una posizione ambigua rispetto ai samurai.

SPIE E ASSASSINI

Il termine ninja è una lettura dei due kanji 忍者, che significano “persona nascosta”, ma questa parola era storicamente meno diffusa rispetto ad un’altra lettura degli stessi kanji, ovvero “shinobi”, abbreviazione di 忍びの者 “shinobi no mono”, e identifica quelle persone che praticano il nijutsu, un’insieme di tattiche di guerra e strategia militare simili allo spionaggio occidentale. Ninja si diffuse soltanto nel secondo dopoguerra in Occidente e in Giappone era utilizzato solo come regionalismo, mentre la parola più utilizzata negli scritti e nei documenti storici era appunto shinobi. Al contrario dei samurai, gli shinobi appartenevano per lo più alle classi inferiori e su questi ultimi sono diffusissimi i racconti popolari, ma scarseggiano i racconti storici, incentrati principalmente sulle gesta e sul codice di condotta dei nobili bushi.
Durante il Periodo Sengoku (il periodo degli Stati combattenti, dal 1467 al 1603) gli shinobi ebbero particolare rilievo, anche se questa figura iniziò ad emergere già dal Periodo Kamakura, al servizio in segreto dei daimyō. Le funzioni di uno shinobi includevano attività clandestine come lo spionaggio, il sabotaggio, l'infiltrazione fino ad arrivare all'assassinio. Il fatto che essi utilizzassero metodi di combattimento differenti dai bushi fece sì che venissero etichettati come disonorevoli e inferiori, nonostante tra i daimyō ci fosse molta competizione per assicurarsi i servigi dei ninja migliori in circolazione.

Essi erano organizzati in clan con una rigida gerarchia. I due più importanti clan erano Iga e Koga, della prefettura di Shiga, nell’isola di Honshū. La conformazione territoriale, in cui si trovavano villaggi isolati tra le montagne, contribuì allo sviluppo del ruolo segreto degli shinobi. Questi due clan produssero veri professionisti appositamente addestrati e del clan Iga uno dei più famosi appartenenti fu Hattori Hanzō.
Tuttavia, dopo la caduta di questi due clan, i daimyō dovettero iniziare ad addestrare essi stessi gli shinobi e questa divenne ben presto una professione. In seguito, vennero scritti numerosi manuali di ninjutsu; un esempio è “Shōninki” di Natori Masazumi, maestro e caposcuola ninja del XVII secolo: come il bushidō per i bushi, anche gli shinobi possedevano un codice, regole e tradizioni che li distinguevano. In questo breve testo viene spiegato come sfruttare l’ombra degli alberi, come proteggersi dal nemico, come lavorare assieme ad un altro shinobi e soprattutto il principio di mu, ossia “il Nulla, il Vuoto”.

Un fatto interessante è che i ninja non sempre erano solamente uomini: a volte si trattava anche di abili donne addestrate, chiamate “kunoichi” くノ一 ; oltre a tutte le tecniche utilizzate dai colleghi uomini, le donne shinobi sfruttavano anche le loro abilità seduttive per portare a termine la missione.
Dopo l’unificazione del Giappone sotto lo shogunato Tokugawa (quindi con l’inizio del Periodo Edo, nel 1603) la loro figura iniziò a perdere man mano considerazione.

ARMI, TRAVESTIMENTI E MAGIA

L’incarico principale degli shinobi era lo spionaggio e, con l’aiuto di travestimenti, essi raccoglievano informazioni su persone e territori. La prima regola era sfuggire agli sguardi e celare la propria identità. L’abbigliamento che essi utilizzavano più spesso era scuro di notte e grigio-marrone di giorno, ma l’immagine del ninja fasciato di nero che vola nella notte è più che altro tipica dei media recenti. Solitamente essi usavano abiti civili e i travestimenti più utilizzati erano quelli di monaci, sacerdoti, commercianti e cartomanti, che, grazie alle vesti, potevano nascondere facilmente anche delle armi. Pugnali, spade corte e katana erano le predilette, ma anche kusarigama (una falce legata ad una catena con un peso all’estremità) e shuriken (un’insieme di armi da lancio, ad esempio dischi di metallo a forma di stella dalle punte taglienti) non mancavano nell’arsenale di una spia. Insieme a questi, gli shinobi si servivano anche di mine, freccette avvelenate e cerbottane, oltre all’appiccare incedi per operazioni di infiltrazione e sabotaggio.

Una curiosità particolarmente interessante riguardo gli shinobi è la pratica del kujikiri. Il kujikiri 九字切り “taglio dei nove caratteri” è una sequenza di particolari mudra (posizioni delle mani nel Buddhismo esoterico) con significato mistico inserita tra le arti del ninjutsu; a questi nove segni veniva attribuito il potere di influenzare sé stessi, gli avversari e l’ambiente circostante, ed erano associati alla ripetizioni di mantra (formule sacre o magiche). Si credeva che con queste tecniche gli shinobi fossero in grado di resistere al dolore, concentrarsi mentalmente, evocare spiriti e addirittura immobilizzare un avversario. Tutto questo portò a credere che i ninja fossero quindi in grado di usare le arti magiche.

In seguito, durante il Periodo Edo, l’immagine degli shinobi entrò nella cultura popolare e iniziarono a formarsi e circolare storie e leggende basate su fatti storici realmente accaduti. Più tardi ancora, cinema, manga e videogiochi hanno attinto a questo immaginario per una vastissima e fortunata produzione che riscuote ancora a oggi molto successo.

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